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Red_Knight |
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Re: Darwin e l | #1712 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
Da
Messaggi: 3121
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Letto, purtroppo. Dieci minuti buttati nel cesso.
Non è vero che le tre fesserie citate come "prove contro" non compaiono nella maggior parte dei libri di testo: l'esplosione del cambriano, il cranio di Piltdown etc sono cose che ho semore sentito nominare durante la mia istruzione, e che chiunque può trovare senza problemi su Wikipedia. Fermo restando che mi sembra alquanto ridicolo tentare di confutare una teoria autoevidente portando dei comprensibili errori da parte di alcuni ricercatori. Come se Darwin dovesse contare sugli embrioni di Haeckel o su un singolo teschio per essere valido...
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mangog |
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Re: Darwin e l | #1713 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 5/1/2007
Da
Messaggi: 2857
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Citazione: da Red_Knight il 7/10/2009 17:12:34
Letto, purtroppo. Dieci minuti buttati nel cesso.
teoria autoevidente
Ci mancava anche la teoria autoevidente.
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Red_Knight |
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Re: Darwin e l | #1714 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
Da
Messaggi: 3121
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È evidente che in natura esistono numerose specie diverse, alcune molto simili fra loro. Ed è evidente che nel corso delle ere geologiche sono esistite specie che ora non ci sono più e non c'erano specie che ci sono adesso. E che alcune sono simili alle odierne, mentre altre meno. Quindi una diversificazione, di qualunque tipo, c'è stata. Dal momento che si sono succeduti climi e paesaggi diversi, e che la correlazione tra ambiente e caratteristiche è anch'essa evidente (gli uccelli che volano hanno le ali, i pesci hanno le pinne e noi che abbiamo altro da fare abbiamo delle banalissime mani), io questa diversificazione dinamica la chiamo evoluzione.
Quest'evoluzione, che sia Dio a provocarla, il caso, gli alieni, il Grande Architetto, Mago Merlino, Madre Terra o un'automatismo selettivo dell'ecosistema planetario, è comunque reale e non un'invenzione di qualche biricchino ateo.
Ora: il debole soccombe nel confronto con la natura e col forte; il debole non vive abbastanza a lungo per tramandare i propri geni, mentre il forte può tramandare tutti i suoi vantaggi ai discendenti; a lungo andare i non adatti si estinguono. Succede in qualsiasi sistema, non necessariamente biologico; di conseguenza, un minimo di diversificazione queste situazioni ricorrenti in natura devono pur causarla. Si chiama appunto selezione naturale, e anche tutto questo mi sembra piuttosto evidente.
Non è così difficile pensare che i due fenomeni siano strettamente correlati in un contesto di causa ed effetto. Senza contare che, in tempi geologici, la selezione naturale deve per forza avere impatti ben più profondi di quelli constatabili in tempi umani.
Non è ovviamente possibile dimostrare che Darwin abbia ragione al 100%, ma l'unica cosa che può essere messa in dubbio è la spiegazione delle mutazioni. Infatti, foss'anche l'intervento divino a determinare l'evoluzione delle specie introducendo modifiche "decise a tavolino", il meccanismo principale di madre natura continuerebbe a mostrarsi identico, e gli uccelli continuerebbero a essere discendenti dei dinosauri. In assenza di prove di qualcosa che acceleri la selezione naturale mi sembra legittimo pensare, in virtù del tanto vituperato rasoio di Occam, che la spiegazione di Darwin sia soddisfacente. Di fatto, è più che sufficiente a giustificare tutta l'anatomia comparata.
Per questo parlo di teoria autoevidente. Tanto è infalsificabile, per cui è anche poco sensato metterla in discussione.
Dov'è la falla nel mio ragionamento?
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Pyter |
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Re: Darwin e l | #1715 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/9/2006
Da Sidonia Novordo
Messaggi: 6250
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Dov'è la falla nel mio ragionamento?
falla n° 1
il debole soccombe nel confronto con la natura e col forte;
Questo non dimostra che ci sia evoluzione.
falla n° 2
il debole non vive abbastanza a lungo per tramandare i propri geni,
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
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Red_Knight |
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Re: Darwin e l | #1716 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
Da
Messaggi: 3121
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@Pyter Citazione: il debole soccombe nel confronto con la natura e col forte;
Questo non dimostra che ci sia evoluzione. Infatti dimostra che ci sia selezione naturale. La presenza di un processo evolutuvo è dedotta dal fatto che ieri c'erano i dinosauri e oggi ci sono i procioni (credevo di esser stato chiaro). Citazione: il debole non vive abbastanza a lungo per tramandare i propri geni, Se è abbastanza forte da sopravvivere non è un debole. Per definizione.
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Pyter |
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Re: Darwin e l | #1717 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/9/2006
Da Sidonia Novordo
Messaggi: 6250
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Red_Knight:
Probabilmente mi sfugge il significato che dai alla parola debole.
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
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Red_Knight |
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Re: Darwin e l | #1718 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
Da
Messaggi: 3121
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@Pyter
Che ha pochi hit points, naturalmente.
Scherzi a parte, intendo un individuo più vulnerabile degli altri a malattie, predatori e rivali, quando non malato o malforme. Generalmente, uno che soccombe più facilmente degli altri.
Credevo fosse chiaro; forse ne ho fatto un uso scorretto, nel caso scusatemi.
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Davide71 |
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Re: Darwin e l | #1719 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 8/7/2006
Da
Messaggi: 2108
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Ciao Red_Knight,
forse per te non fa nessuna differenza se l'evoluzione è opera di Dio, della Natura o di Mago Merlino, ma per altri questo è fondamentale. Ti assicuro che qualcuno sarebbe molto contento se nei libri di biologia fosse scritto "L'evoluzione è opera di Dio"; qualcun altro lo sarebbe molto meno... La battaglia non è tanto sugli effetti (l'evoluzione) quanto sulle cause! Per gli scienziati l'evoluzione è frutto del concorso di mutazioni genetiche casuali e selezione naturale. Entrambi sono fenomeni naturali e perciò indipendenti da un Dio personale. Io contesto che le mutazioni genetiche casuali abbiano avuto il minimo peso sull'evoluzione, in quanto i geni NON DETERMINANO LA STRUTTURA DEL CORPO! (ma solo delle cellule) La selezione naturale è una causa indiretta, e non ha tutta questa grande importanza. Gli scienziati non sono disposti a cedere su nessuno dei due punti per ragioni a mio avviso puramente politiche: 1) se gli scienziati ammettessero che i geni non contengono le istruzioni per fabbricare l'essere vivente vedrebbero volatilizzarsi tante ragioni per i loro enormi finanziamenti alla ricerca, e oltre tutto dovrebbero dare un mucchio di spiegazioni al di là della loro portata; 2) la storia della selezione naturale giustifica tutte le boiate sulla superiorità dell'uomo bianco, sul diritto del più forte (tecnologicamente) di sterminare il più debole e altre cosucce care all'elite al governo negli USA e altrove. Ovviamente gli scienziati che difendono queste tesi diventano direttori dei centri di ricerca, prendono i premi Nobel e i finanziamenti etc.
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Non date le perle ai cani e ai porci perchè non le mangeranno e vi si rivolteranno contro.
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Red_Knight |
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Re: Darwin e l | #1720 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
Da
Messaggi: 3121
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Se il DNA non determina la struttura del corpo, cosa lo fa? Citazione: la storia della selezione naturale giustifica tutte le boiate sulla superiorità dell'uomo bianco, sul diritto del più forte (tecnologicamente) di sterminare il più debole e altre cosucce care all'elite al governo negli USA e altrove. Non vedo come un semplice dato di fatto possa giustificare qualcosa. Al limite potrebbe spiegare qualcosa, e non è questo il caso visto che il "diritto" di civilizzare gli sporchi negracci con la forca l'uomo bianco se l'è dato da solo. In ogni caso un dato di fatto rimane un dato di fatto anche se è scomodo. A meno che tu non mi voglia dire che in una cucciolata di gattini sopravvive il più kawai.
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sitchinite |
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Re: Darwin e l | #1721 |
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 3/6/2007
Da Roma - Pomezia
Messaggi: 3270
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Citazione: Davide71 ha scritto: Ciao Red_Knight,
forse per te non fa nessuna differenza se l'evoluzione è opera di Dio, della Natura o di Mago Merlino, ma per altri questo è fondamentale. Ti assicuro che qualcuno sarebbe molto contento se nei libri di biologia fosse scritto "L'evoluzione è opera di Dio"; qualcun altro lo sarebbe molto meno... La battaglia non è tanto sugli effetti (l'evoluzione) quanto sulle cause! Per gli scienziati l'evoluzione è frutto del concorso di mutazioni genetiche casuali e selezione naturale. Entrambi sono fenomeni naturali e perciò indipendenti da un Dio personale.
Ma non capisco perchè ridurre il discorso ai due estremi: pura evoluzione o pura creazione da parte di un dio.
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Davide71 |
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Re: Darwin e l | #1722 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 8/7/2006
Da
Messaggi: 2108
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Ciao SITCHINITE:
sono gli uomini a creare un problema che non esiste perchè incapaci di dare un significato corretto alle parole. Per "creazione" si intende innanzitutto l'atto di "separazione" dei Cieli dalla Terra, con cui iniziano tutte le cosmologie degli antichi. Dopo di che si considera creazione l'atto per il quale una creatura che "prima non c'era" "adesso c'é". Quando si prende in considerazione il processo di sviluppo di una creatura si utilizza il termine "formazione". Per esempio noi possiamo dire che, quando pianti una quercia, essa si sviluppa a partire da un seme. Questo è il suo processo di "evoluzione" (della singola pianta) ma sappiamo che la singola quercia si sviluppa da un seme che, finché rimane seme, non é quercia. Ad un certo punto abbiamo la "creazione"della quercia che hai piantato. Ragionamento analogo vale per la specie "quercia"; se non erro essa ha al massimo 50 milioni di anni, e prima non c'era. Essa è stata "creata" 50 milioni di anni fa. Come? Ottima domanda, a cui dovrebbe rispondere la teoria dell'evoluzione. Io ritengo la risposta data dalla scienza ufficiale decisamente insoddisfaciente. Ritengo altresì che gli antichi disponessero di metodi d'indagine a noi sconosciuti e conoscessero la risposta. Per questo, oltre che per il fatto che io, al contrario di molti (te incluso...) ritengo che gli antichi abbiano molte cose da insegnarci, mi sono anche interessato di Sitchin.
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mangog |
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Re: Darwin e l | #1723 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 5/1/2007
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Altra spallata all'evoluzionismo dogmatico. Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi Pubblicato da fidest su Martedì, 3 Novembre 2009 http://fidest.wordpress.com/2009/11/03/evoluzionismo-il-tramonto-di-una-ipotesi/Roma 6 novembre 2009 ore 18,00 Sala Quadri – Hotel Columbus Via della Conciliazione, 33 presentazione del volume Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi a cura di Roberto de Mattei Cantagalli 2009 (260 pagine; 17,00 euro) Interverranno: Prof. Pierre Rabischong Biologo, Professore emerito dell’Università di Montpellier Dott. Marco Respinti Saggista, Caporedattore de Il Domenicale Prof. Roberto de Mattei Storico, Vice Presidente del CNR In occasione del bicentenario della nascita di Darwin e a centocinquant’anni dalla prima pubblicazione dell’Origine delle specie, alcuni autorevoli studiosi di diverse appartenenze culturali e disciplinari si sono confrontati sulla fortuna delle teorie darwiniane, mettendone in luce le diverse criticità. Il volume raccoglie gli atti di un convegno svoltosi di recente a Roma per iniziativa della Vice Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Da queste pagine l’evoluzionismo emerge come una teoria scientifica e filosofica, due aspetti che si sostengono a vicenda, incapace però di rispondere ad alcune questioni basilari riguardanti l’origine della vita e il mistero dell’esistenza umana. L’evoluzionismo appare inoltre come una “cosmogonia” che pretende di descrivere la storia del mondo partendo da postulati scientifici inverificabili, una dottrina spesso imposta come un “dogma”, che invece dovrebbe essere sottoposta al rigoroso vaglio della critica nazionale e scientifica, attraverso un libero confronto tra gli studiosi.
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Garrett |
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Re: Darwin e l | #1724 |
Mi sento vacillare
Iscritto il: 8/7/2009
Da The Lost City
Messaggi: 685
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Citazione: Da queste pagine l’evoluzionismo emerge come una teoria scientifica e filosofica, due aspetti che si sostengono a vicenda, incapace però di rispondere ad alcune questioni basilari riguardanti l’origine della vita e il mistero dell’esistenza umana. Non spetta nè alla scienza nè alla teoria dell'evoluzione spiegare l'origine della vita e il "mistero della vita umana"... a quello ci pensano già (ottimamente) preti e ciarlatani assortiti .
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mangog |
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Re: Darwin e l | #1725 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 5/1/2007
Da
Messaggi: 2857
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Citazione: Garrett ha scritto: Citazione:Da queste pagine l’evoluzionismo emerge come una teoria scientifica e filosofica, due aspetti che si sostengono a vicenda, incapace però di rispondere ad alcune questioni basilari riguardanti l’origine della vita e il mistero dell’esistenza umana.
Non spetta nè alla scienza nè alla teoria dell'evoluzione spiegare l'origine della vita e il "mistero della vita umana"... a quello ci pensano già (ottimamente) preti e ciarlatani assortiti .
Toh.. non vorrai insinuare che la vera scienza è di proprietà di macchiette come Odifreddi ? Centra sempre un tipo come il matematico, dove ci sono castronerie di sicuro lui da il suo appoggio .. è la sua genetica. Comunque dovresti avvisare il CNR che sono guidati da persone poco scientifiche. La prima cellula La tesi illustrata 150 anni da Darwin e portata avanti dai suoi epigoni è riassumibile in tre assiomi. Primo: «Tutti gli esseri organici che hanno vissuto su questa terra sono derivati da una singola forma primordiale, nella quale la vita è stata per la prima volta infusa» (come scritto dallo stesso Darwin nell’Origine delle specie). Secondo: la selezione naturale è stata «il più importante, anche se non esclusivo, strumento di modificazione» attraverso il quale le forme di vita più complesse si sono evolute da quelle più semplici. Terzo, non esiste alcun “progetto”: le mutazioni sono casuali e alcune rendono certi individui più adatti alla sopravvivenza; trasmettendole ai loro eredi, rendono possibile l’evoluzione. Un corpus teorico che, secondo i documenti che il Cnr sta per rendere pubblici, fa acqua da tutte le parti. Il fisico tedesco Thomas Seiler mette il darwinismo alla prova della seconda legge della termodinamica, secondo la quale l’entropia, che può essere definita come il caos in natura, non può mai diminuire. E «l’ipotetico emergere della vita da processi materiali indiretti, come suggerito dalla teoria evoluzionistica, non è conforme» a questa legge. Ma anche «la successione di piccole variazioni genetiche che portano alla costruzione di un organo completamente nuovo tramite selezione naturale», prevista dal darwinismo, «è una processo da escludere di entropia decrescente». Non a caso, nota Seiler, malgrado siano stati descritti più di 1,3 milioni di tipi di animali, «nessun organismo mostra segni di essere in evoluzione verso una complessità maggiore. Come previsto, l’entropia biologica non sta diminuendo». Insomma, la fisica stessa si ribella all’ipotesi darwiniana. L’evoluzionismo presuppone inoltre lunghissimi tempi geologici, nei quali - come affermano i suoi sostenitori, «l’impossibile diviene possibile, il possibile probabile e il probabile virtualmente certo». La sequenza degli strati dei fossili marini, ad esempio, secondo i darwinisti confermerebbe processi durati milioni di anni. Ma il paleontologo francese Guy Berthault sostiene che, calcolato con nuovi metodi più attendibili, il periodo di sedimentazione dei fossili si rivela assai più breve di quanto creduto sinora e il tempo degli sconvolgimenti geologici si accorcia drasticamente. Tanto da essere «insufficiente per l’evoluzione delle specie, come risulta concepita dai sostenitori dell’ipotesi evoluzionista». Dominique Tassot, che in Francia dirige il Centre d’Etudes et de prospectives sur la Science, invita a non confondere tra «micro-evoluzione» e «macro-evoluzione». Nel primo caso rientrano le mutazioni adattative accertate, che riguardano caratteri secondari come il colore, lo spessore della pelliccia di un animale, l’altezza, la forma del becco e così via. Ma «è paradossale», sostiene, «estendere il significato della parola “adattamento” per indicare l’evoluzione di nuovi organi del corpo», come «il passaggio dalle squame alle piume o dalle pinne alle zampe», esempi di macro-evoluzione: fenomeno «che manca di qualsiasi verifica empirica o di base teorica». Charles a scuola Il genetista polacco Maciej Giertych sottolinea che «siamo a conoscenza di molte mutazioni che sono deleterie» e anche «di mutazioni biologicamente neutrali», ma le cosiddette «mutazioni positive», che consentirebbero l’evoluzione delle specie, «sono più un postulato che una osservazione». L’esempio che più di frequente viene fatto, l’adattamento di certe erbacce al diserbante atrazina, «in nessun modo aiuta a sostenere la teoria dell’evoluzione», perché si tratta di un adattamento «positivo soltanto nel senso che protegge funzioni esistenti», ma «non fornisce nuova informazione, per nuove funzioni o organi». A conti fatti, secondo Giertych, «l’evoluzione dovrebbe essere presentata nelle scuole come un’ipotesi scientifica in attesa di conferma, come una teoria che ha sia sostenitori che oppositori. Per di più, sia gli argomenti a favore della teoria che quelli contrari dovrebbero essere presentati in modo imparziale». La verità, banale e meravigliosa allo stesso tempo, è che, come scrive de Mattei, «dal punto di vista della scienza sperimentale, entrambe le ipotesi sulle origini, sia l’evoluzionista che la creazionista, sono inverificabili. Su questi temi ultimi non è la scienza, ma la filosofia, a doversi pronunciare».
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fealoro |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1726 |
Mi sento vacillare
Iscritto il: 14/5/2007
Da
Messaggi: 544
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Beh, la lettura di questo libro potrebbe essere interessante se non altro per avere l'elenco della tipologia di critiche fatte alla teoria dell'evoluzione e a cui è già stato risposto ampiamente qui e in altri forum
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benitoche |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1727 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
Da
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“è un abitudine dell’anima riunire secondo leggi i fatti che ci si presentano: in virtù di questa abitudine ci “immaginiamo” certe leggi di natura. Ma tali leggi non sono qualcosa di oggettivo che esistono di per sé: non sono nient’altro che una riunione di fatti operata secondo un istinto della nostra anima”.
1° conferenza
Lo studio delle fenomenologie “morte” come l’analisi di reperti archeologici, scheletri e cadaveri, non può rivelare la realtà del vivente.
La Terra un tempo era vivente, pensava: solo quando divenne un cadavere fu in grado di far apparire il genere umano nella forma attuale.
Il mondo esterno non è sempre stato uguale: al principio la terra era molle, albuminosa, priva dello stato solido minerale.
Si può dire che ad esempio le nostre ossa si sono formate solo quando sono comparsi elementi minerali allo stato solido nel mondo esterno. Prima la costituzione dei corpi era molle: la medesima del mondo esterno.
Le ossa minerali entro al corpo umano sono paragonabili alle rocce rinvenibili all’esterno.
L’aspetto e lo stato della materia, dipende dal grado e dal genere di calore che vi è in essa.
Più è fredda più è solida, densa, dura; più è calda più è aerea, fluida, libera, non compatta. E’ il calore a determinare il grado di “fissità” della materia.
L’assenza di calore, (il freddo) determina l’immobilità degli elementi; il caldo il movimento degli stessi. E’ il calore a regolare e realizzare gli stati della materia: è il “mezzo” alla base di ogni trasmutazione.
Il calore fu a base anche dell’evoluzione cosmica.
Ogni stato planetario derivò da una diversa aggregazione della materia, tendente al raffredamento. Ogni diminuzione di calore creò le ere planetarie.
La febbre è un ricordo dell’antica era saturnia.
Da Saturno, in cui vi era solo calore;
Nel Sole una nube di aria calda;
Nella Luna calore+aria+acqua;
Nella Terra calore+aereo+liquido+solido.
In ogni fase planetaria si generaro anche i germi per lo sviluppo dei 4 regni che abbiamo qui sulla Terra attuale.
Da Saturno, in cui vi era solo calore: si generò il regno umano
Nel Sole una nube di aria calda; si generò il regno animale
Nella Luna calore+aria+acqua; si generò il regno vegetale
Nella Terra calore+aereo+liquido+solido. si generò il regno minerale
Gli uccelli sono discendenti di animali primordiali che si formarono durante lo stadio solare: era esseri fatti d’aria. Nubi mobili, aeriformi.
Le ossa degli uccelli sono cave, piene d’aria. Se si potesse cancellare l’intera forma fisica di un uccello e si potesse osservare solo l’aria contenuta nel sistema osseo dello scheletro avremmo l’immagine di ciò che poteva essere la primordiale forma di quell’uccello solare. Le parti solide si aggregarono al modello d’aria successivamente. Nella fase terrestre, l’elemento minerale seguì la struttura aerea dello scheletro, formando le ossa solide.
Le uova calcaree degli uccelli
Il fatto che gli uccelli e gli animali ovipari nascano da un uovo calcareo e solido, a differenza dei mammiferi, testimonia la volontà antica del mondo degli uccelli e di altri, di non voler incarnarsi subito nell’elemento solido, ma di permanere ancora nello stato aereo e liquido. Gli uccelli respinsero il “raffreddamento” del loro calore dei loro stati liquidi e aerei: questa diminuzione di calore, non potendo attecchire all’interno dell’uccello, rimase all’esterno. Respingendo la cristallizzazione del loro calore, tale elemento rimase all’esterno: si formò il guscio minerale calcareo dell’uovo.
Nell’uomo la possibilità di “mineralizzarsi”, di assumere l’elemento minerale non avviene quando è nel grembo, nell’uomo materno, ma perviene a lui anche dopo esserne uscito: tramite l’assunzione del latte, che contiene molto calcio minerale, atto a realizzare la struttura ossea solida.
Per il fatto che gli uccelli non desiderarono indurirsi, per poter restare massimamente “leggeri” interiormente, quella mineralità rifiutata apparve nella forma nell’uovo che circonda l’animale prima che venga alla luce. Gli uccelli possono escludere da sé il “riempimento” solido minerale entro le loro ossa, e rimanere cavi all’interno.
Il calcare che avrebbe potuto penetrare nelle ossa, si “ferma, trattenuto” entro l’uovo. L’uccello esprime una volontà di non voler compenetrarsi di mineralità: esige rimanere in uno stato preterrestre. E quella mineralità che lo legherebbe troppo alla terra, viene condensato nel guscio calcareo. Quel calcare anziché riempire le sue ossa, circonda il suo involucro fetale.
Embrione umano e antica luna
L’antica luna simbolizza lo stato embrionale in cui l’uomo si trova quando è feto, dentro il grembo materno. Se si osserva l’embrione umano quale essere fluido, entro l’utero nello stato iniziale, ci si potrà fare un rappresentazione della forma che l’uomo aveva nell’era lunare. A quei tempi la terra-luna era “la grande pancia”, un enorme utero: di fatto era un enorme grembo materno vivente: una sorta di macrocosmico “uovo” che conteneva al suo interno tutti i germi viventi.
Le mestruazioni
Nell’espulsione del sangue, viene partorito anche qualcosa di animico spirituale. Si realizza un parto di un essere che avrebbe potuto nascere. Ma non essendosi realizzato il concepimento, il parto è solo animico spirituale: non si è potuto formare un corpo fisico. Viene partorita solo la parte animica e spirituale che sarebbero potuti appartenere ad un futuro essere: simbolizzate nel sangue.
La fecondazione nell’antica luna
L’antica luna era un macrocosmico essere pienamente femminile: le gerarchie inviavano forze e germi dentro di essa, la fecondavano di continuo. Si sarebbero potute vedere che in certi periodi, certe stagioni dal cosmo si vedeva “gocciolare” di continuo sostanza spirituale, proveniente dai pianeti e dalle stelle, che “fecondavano” l’antica luna. In altri periodi si assisteva ad una “maturazione”.
L’uomo era allora come in “gestazione”: in attesa di essere partorito.
L’atmosfera dell’antica luna era costituita di ossigeno, azoto, idrogeno, carbonio e zolfo.
Queste sostanze formavano una poltiglia lattiginosa molto diluita, in cui si diffondeva la vita che circondava l’antica luna: una sostanza simile a quella che circonda l’embione umano entro l’utero durante la gestazione. Si può dire che l’uomo lunare era avvolto da un “latte” lunare, come il feto nell’utero.
Prima di nascere, l’uomo vive come nella sua antica condizione dello stadio lunare.
I pesci sono ex uccelli: furono esseri che nell’antica Luna non riuscirono a permanere allo stato aereo, ma che si legarono e decaddero nell’elemento liquido. Mentre gli uccelli erano massimamente composti d’aria, vi fu una parte di essi che si addensò, raffreddandosi: divenendo costituiti anche di liquido. I pesci sono quindi uccelli assorbiti, risucchiati dall’acqua. L’elemento del calore era meno presente in loro. Essi si formarono quindi dopo gli uccelli.
Anche l’uomo nell’antica luna aveva una forma che ricordava il pesce, la stessa forma delfinea, che ha nel grembo materno.
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2° conferenza
Quando si dice che la materia più bassa dell’antica luna era lo stato acqueo, non si deve immaginare che tutto era acqua. Prima vi era un amalgama di sostanze disciolte quali rocce, metalli, minerali che costituiva una massa allo stato "liquido". L’acqua come la intendiamo ora, divenne trasparente solo sulla terra, quando le altre sostanze si separarono.
L'era terrestre
Nello stadio iniziale terrestre vi era una grossa concentrazione di zolfo nell'aria. Spesso l'acqua aveva la consistenza del catrame. Conteneva in potenza tutto ciò che si sarebbe andato a condensare, ad indurire con il tempo e avrebbe formato l'attuale mondo minerale e vegetale.
L'atmosfera aerea terrestre era molto nebulosa: non era possibile osservare le stelle e neppure il sole. Si poteva come percepire la terra come un enorme uovo: l'atmosfera densa nebulosa era come l'albume, la terra semiliquida era il tuorlo.
Non potevano esistere creature come le intendiamo oggi: sarebbero sprofondate nella terra molle, catramosa, come sabbie mobili.
La forma degli animali terrestri nella fase terrestre iniziale
Nel liquido denso, che formava la parte del suolo terrestre, vivevano esseri enormi, pesantissimi che ora non esistono più. Essi non camminavano né nuotavano: compivano movimenti intermedi: "gattonavano". Avevano delle curiose pinne-zampe, composte da articolazioni appuntite. Vi erano massicce protuberanze, formate da articolazioni fra le quasi si stendeva una massa carnosa come ad ombrello. Avevano corpi anfibi portatori di giganteschi arti. Possiamo immaginare creature gigantesche simili a rospi, tartarughe, coccodrilli. Si trattava di esseri flemmatici, lenti e pacifici.
Gli animali aerei
Gli animali che popolavano l'aria ricca di zolfo, non avevano polmoni.
Essi assorbivano l'aria come una specie di nutrimento: non esisteva cibo solido se non nelle sostanze disciolte nell'aria. Lo zolfo disseccò la carne e formò qualcosa che potrebbe ricordare le attuali ali piumate, che li sorreggeva nell'aria densa. Non si trattava ancora di piume: le ali si gonfiavano per assumere nutrimento dall'aria e lo espellevano, sgonfiandosi.
Si trattava di esseri molto "nervosi", sensibilissimi e agitati.
Il "cibo" aereo
Quegli uccelli primordiali defecavano in continuazione. Ciò che espellevano cadeva sulla terra come pioggia e si riversava sugli animali terrestri: quelle sostanze rigettate dagli uccelli fungevano però da cibo per gli animali terrestri. Questi ultimi potevano infatti mantenersi in vita soltanto se assumevano quelle sostanze scartate.
La fecondazione e la riproduzione
A quei tempi non si partorivano esseri: ma l'animale stesso si ricostituiva da se, come se cambiasse la pelle, la carne, l'involucro esterno. All'interno rimaneva lo stesso essere animico, ma il suo corpo mutava sostanze in continuo. Veniva come abbandonate le parti di sé, come fanno i serpenti che cambiano la pelle. Era come se gli animali in basso ringiovanissero continuamente. Il nutrimento dall'alto fungeva inoltre da "fecondazione": permetta il continuo mutare dell'involucro esterno del singolo animale.
Il distacco della luna dalla terra
Un giorno accade che una parte della massa terrestre si deformò: cominciò a formarsi una protuberanza e in un certo punto di assottigliò, rilasciando da sè una parte che si staccò, come avviene "per separazione cellulare". Il corpo che si staccò era ricolmo di aria al suo interno e composto di liquido all'esterno. Si tratta di ciò che sarebbe diventata l'attuale luna. Quella parte si staccò e cominciò ad orbitare intorno alla terra.
L'espulsione della luna e il mondo solido
Solo dopo la fuoriuscita della luna cominciò ad aggregarsi l'elemento minerale: se le forze lunari fossero rimaste unite con la terra non si sarebbe mai potuto formare l'elemento solido, ma avrebbe prevalso la tendenza allo stato liquido, il movimento.
Si può dire che la vita si fermò: la terrà cominciò a morire. La comparsa della mineralità indica l'avvento della morte, l'arrivo dell'elemento cadaverico sul pianeta.
Tutte le forme dovettero cambiare.
Il contenuto di Zolfo nell'aria diminuì. Ciò che era contenuto nell'elemento liquido si depositò, si separò in diverse sostanze che andarono a solidificarsi, apparendo in forme diverse: rocce e metalli cominciarono ad addensarsi, a creare zone dure, fra l'elemento liquido. Questi elementi minerali e metallici non erano ancora come tali, ma vetrosi, cornei.
Una buona parte dell'antico liquido denso, con il distacco della luna, si depositò gradualmente divenendo il regno minerale attuale.
Mentre attualmente il quarzo (acido silicico) è solido, a quei tempi era liquido e anche aereo, faceva parte sia del terreno che dell'atmosfera.
In quella fase terrestre il silicio ha condotto un ruolo determinante come elemento mediatore per la configurazione degli organi nervosi e di senso.
Rocce scheletro della terra e ossa umane
Ciò che una volta era disciolto allo stato liquido, depositandosi formò le catene rocciose: una sorta di "catena o spina dorsale" del pianeta. Un macrocosmico sistema osseo della terra, il suo scheletro. Mentre si formavano le rocce minerali nel suolo, quale scheletro del pianeta, contemporaneamente nell'uomo e nell'animale si formavano le ossa interne, il suo scheletro minerale (più avanti verrà spiegata la relazione fra ossa e rocce, tramite l'assunzione dei minerali contenuti nell'acqua proveniente dalle montagne).
Quindi possiamo asserire che nei primordi della terra erano visibili solo gli uccelli e gli animali anfibi: l'uomo esisteva, ma non ancora in un corpo visibile.
Dovette prima staccarsi la luna: solo allora nell'uomo si depositò l'elemento minerale formando un sistema osseo, e i muscoli cominciarono a secernere sostanze come la miosina.
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3° conferenza
La terra ha dovuto perdere la vitalità. Se l’ambiente circostante fosse vivente, anche i nostri occhi dovrebbero esserlo. Se gli occhi fossero attivi, quindi vivi, vivrebbero loro stessi nelle percezioni e sarebbero intessuti con le cose del mondo: la vita sovrabbonderebbe al punto di fare perdere consapevolezza.
Troppa vita risucchierebbe nel suo vortice ogni possibilità di essere consapevoli di sé: non vi sarebbero occasioni di coscienza.
L’uomo potè sviluppare una coscienza desta solo perché la terra perse l’elemento vivente.
Perché l’uomo non si è presentato subito come entità fisica, ma è diventato visibile solo dopo tutte le altre forme di vita, per ultimo?
L’uomo in realtà è sempre esistito, anche se non come entità fisica, ma come essere spirituale. Ma dovette aspettare molto, per poter raffinare, epurare da sé tutto un insieme di forze, disseminandole dietro di sé, abbandonandole man mano, sino a quando la sua spiritualità fu in grado di edificarsi una forma fisica commisurata e appropriata.
Soprattutto dovette aspettare che la terra smettesse di essere viva, altrimenti egli non avrebbe potuto avere una coscienza desta.
Le piante primordiali erano simili a spugne, a funghi, alghe.
Oggigiorno le piante sono massimamente composte di carbonio: infatti, se le sotterriamo, diventano carbone.
Le piante primordiali invece erano costituite di azoto.
Oggigiorno l’uomo e gli animali emettono anidride carbonica: il mondo vegetale assorbe il carbonio e produce ossigeno.
In tempi antichi gli animali emettevano una combinazione di azoto e carbonio: un acido velenoso, detto acido cianidrico.
Le piante antiche simili ai funghi, assimilavano l’azoto e non il carbonio,.
Le comete sono composte di acido cianidrico.
Il sole e le stelle non sono composte di gas incandescenti, ma sono “spazi” vuoti, che risucchiano tutto dentro di sé.
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Quarta conferenza
Sulla terra un tempo esistevano i Mammuth.
Un tempo la terra era terribilmente viva, sempre in movimento: “ribolliva” come accade nello stomaco durante la digestione. Quando la terra era vivente, la vita prorompeva al punto che tutto ciò che viveva era enorme, gigante. Piante e animali erano sproporzionati.
Le scimmie
E’ diffusa l’idea che i primati a causa di certe condizioni di vita, furono costretti a lavorare: a camminare in posizione eretta sviluppando piedi e ad usare le mani.
C’è chi dice che un animale posto in condizioni così abnormi e sfavorevoli si sarebbe semplicemente estinto, non trasformato in un umano.
Atlantide
Gli animali e le piante che oggi popolano le coste occidentali europee, le coste africane e la costa orientale americana sono simili. Perché una volta ove vi è ora l’oceano atlantico, vi era un continente. Ora scomparso. Si trattava di 10.000 o 15.000 anni fa.
Nei primordi terrestri i continenti si alzavano e si abbassavano di continuo. La superficie terrestre era in perenne moto, in movimento ciclopico.
La terra che esisteva fra l’Europa e l’America non era composta di roccia solida: era più soffice, argillosa. L’aria era densa e nebbiosa, molto umida. L’uomo attuale non avrebeb potuto vivere e respirare lì. L’uomo come essere esisteva ma non era strutturato fisicamente come adesso.
Le ossa umane si formano tramite l’assunzione di minerali disciolti nell’acqua
L’uomo attuale ha una scheletro osseo solido, solo perché anche all’esterno esistono rocce solide, dure.
Le nostre ossa sono costituite di calcare e calcio perché collegate con le montagne calcaree esistenti all’esterno. L’uomo infatti bevendo acqua assume quel calcare e quei minerali di cui sono composte le montagne; l’acqua proviene dalle montagne: si impregna di sostanze che poi vengono assimilate dall’uomo bevendola.
Quando non esistevano montagne rocciose e dure, l’acqua era composta di sostanze più molli, incapaci di far costituire nell’uomo che la assumeva, una struttura dura: si realizzavano tutt’al più delle cartilagini. La “durezza” fisica dell’uomo è quindi correlata alla “durezza” delle sostanze site nel mondo fisico.
L’atlantideo mezzo uomo mezzo pesce
Nei tempi atlantidei l’uomo era quindi privo di ossa solide: vi erano soltanto cartilagini molli che più che sorreggerlo, lo aggregavano in una forma. Come accade nei pesci.
L’atlantideo non aveva polmoni, ma piuttosto una specie di vescica natatoria e branchie che gli permettevano di respirare nell’acqua e nell’aria.
Nell’atlantide l’uomo era molle, cartilaginoso: se risaliamo a periodi più antichi l’uomo era fatto di liquido, gelatinoso. Faceva parte del liquido generale della terra. Non si potevano formare dei fossili. Anche nell’utero al principio l’embrione è privo di ossa e cartilagini: è soltanto composto di un liquido denso. Più torniamo indietro nell’evoluzione della terra più l’uomo diviene acquoso e anche aereo. L’acqua mucillaginosa era dell’antichità ricca di proteine.
La forma dell’uomo atlantideo
Prima che il fondo dell’oceano atlantico sprofondasse, vivevono esseri con la pelle sottilissima e trasparente, poche cartilagini molli che avvolgevano la testa come una rete: tutto il corpo, testa compresa era riempito d’acqua. Possedevano una fronte alta, sporgente.
Questo essere pensavano usando il liquido che era contenuto nella loro testa trasparente.
Di fatto anche noi oggi crediamo di pensare usando il cervello, mentre il pensiero si forma tramite il liquido cefalorachidiano, sul quale galleggia il cervello.
Arrivò un tempo in cui nell’acqua comparsero proteine, in una forma di mucillagine densa. In quel momento gli uomini non potettero più pensare con l’acqua.
Dopo la catastrofe atlantidea la terra cambio: gli esseri umani cominciarono a formare ossa più dure.
I cosidetti “cavernicoli” sono esseri più recenti degli atlantidei; erano meno evoluti di questi ultimi. Essi rappresentano una “involuzione” di una parte della razza atlantica, una parte di esseri degenerati, che migrarono in zone diverse.
Gli atlantidei erano una civiltà molto evoluta: i cavernicoli sono una forma regredita, peggiorata.
E’ un errore pensare che i cavernicoli o uomini preistorici rappresentassero una involuzione di tutta la razza atlantica. Una parte di essa degenerò, si animalizzò migrando e facendo una specie a sé. Un'altra buona parte dell’umanità atlantica migrò verso l’alta europa per originare i Druidi o popoli nordici; verso l’africa per creare gli egizi; e verso l’asia per fondare la civiltà indiana.
Canguri, cervi, bovini e scimmie
Con il tempo l’acqua densa proteica si raffinò in acqua simile all’attuale. Si separarono sostanze più dense. Nell’acqua di muovevano i progenitore dell’uomo e dell’animale attuale.
Accade che da quegli uomini- pesce si originaro tante forme viventi diverse.meno evoluti diventarono canguri, altri più evoluti divennero cervi e bovini, e altri ancora più evoluti furono scimmie.
Da ciò si comprende che ogni animale è in realtà una incompleta forma umana, non arrivata a compimento. La scimmia come gli altri mammiferi, è un “uomo mancato”.
Le scimmie sono esseri umani rimasti indietro.
Gli animali non derivano dall’uomo attuale, ma dal progenitore dell’uomo
Nell’antichità esistevano esseri primordiali che non si potevano definire nelle loro forme né uomini né animali. Avevano una forma che stava a metà fra gli due.
Una parte di tali esseri primordiali si “raffinarono” meno volendosi incarnare anticipatamente prima che fosse il tempo della maturazione, decaddero; questi diventarono gli animali attuali. Quelli che invece attesero divennero gli uomini d’oggi.
Gli uomini preistorici come i Neantherdal non erano progenitori dell’uomo attuale, ma rappresentano un “ceppo” derivato dagli uomini/animali: una branca animalizzata che non riuscendo ad arrivare all’umanità col tempo si estinse. Non riuscirono a staccarsi dall’animalità e neppure giunsero all’umanità.
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Quinta conferenza
Il terreno dove si trova oggi l'Europa divenne solido soltanto 15.000 anni fa: solo allora gli uomini poterono abitarla e soggiornarvi.
Una civiltà antichissima esistette nell'Atlantide. Fu completamente distrutta da un diluvio: il continente sprofondò e i suoi resti (se così si può dire) si trovano a migliaia di miglia in fondo al mare. Purtroppo non è possibile rinvenire resti di quegli abitanti: quegli esseri avevano un corpo molle, privo di ossa minerali. E tutto si è dissolto.
Non è possibile portare nulla alla luce di quell'antica cultura, perché nulla è rimasto!
In realtà non si deve credere che una volta la terra era poco popolata, coem ipotizza la scienza. Vi erano popoli molto numerosi in Atlantide, sudamerica e nord america. E in Cina. E anche in luoghi ove adesso vi è l'oceano pacifico. Si potrebbe dire che la popolazione di oggi non si può paragonare all'attuale (perché era maggiore?). La terra è sempre stata popolata e vi sono stati lassi di tempo in cui catastrofi ed epidemie hanno dimezzato la popolazione terrestre.
I giapponesi e i cinesi rappresentano ciò che resta della più antica popolazione della terra.
I cinesi, in particolare, non possedevano ciò che per noi è il concetto di "religione". La cultura cinese primordiale era priva di religione.
In Cina la popolazione è sempre stata estremamente densa.
I cinesi non conoscevano la "preghiera"; non avevano culti.
Regolavano ciò che esisteva sulla terra come un immagine delle stelle: costruirono un Impero, con lo scopo di riprodurre l'Impero delle stelle, la rappresentazione del cielo stellato. Non esistevano confessioni religiose: ogni cittadino faceva parte dell'Impero dell'universo stellare. La loro relazione con i mondi sovrasensibili si esprimeva nella struttura e nelle istituzioni del loro impero. Il sole ad esempio era personificato nel loro Imperatore, che servivano.
Ogni individuo era un pianeta, una stella, che collaborava al "sistema" cosmico.
Inoltre i cinesi non pensavano come l'uomo attuale. Essi riconoscevano l'esistenza dei singoli oggetti, dei singoli animali o vegetali, ma non dei loro archetipi. Non riuscivano a costruirsi un concetto di cosa fosse l' "idea" della quercia o del leone.
Nominavano i singoli oggetti, ma non supponevano minimamente che dovesse essere necessario riconoscere l'esistenza di ciò che è l'essenza di un tavolo in generale, la cosa in sé.
I cinesi quindi esaminavano ed erano attenti solo alle singole percezioni.
Gli antichi indiani invece avevano invece una immensa fantasia.
Per loro le singole cose non avevano esistenza: esisteva solo la cosa in sé, l'archetipo che appariva molteplice a causa di una "rifrazione" illusoria della sua luce entro la coscienza umana, che ne "distorceva" la reale essenza.
Ad esempio l'antico indiano non aveva bisogno di "studiare", per conoscere, come si fa oggi: se voleva imparare, l'indiano doveva sedersi e fissare per ore la punta del proprio naso.
La sua attenzione si distoglieva dal mondo esterno per dirigersi verso l'interno: egli imparava a conoscere perché il mondo spirituale in lui si illuminava. All'interno dei suoi pensieri, sentimenti e atti egli scopriva un universo di conoscenza, di esseri che gli parlavano di sé e del mondo.
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6° conferenza
I primitivi e gli antichi erano più ignoranti di noi?
Le antiche popolazioni dell'india, asia, egitto e grecia erano molto più evolute di noi, soltanto che si esprimevano in altro modo, perché il loro modo di ottenere conoscenza era diversa da oggi.
Oggi si va a scuola, all'università per imparare qualcosa: per assumere una conoscenza si devono accogliere nuovi concetti dai libri o da insegnanti.
Nell'antichità i popoli ricevevano la conoscenza tramite immagine poetiche, non tramite concetti: perché il loro modo di apprendere si basava sul ricevere ispirazioni in sogno o in veglia. Il mondo spirituale comunicava con loro non attraverso il pensare, ma tramite il sentire e il volere.
Una volta l'uomo non era intelligente, ma saggio. Conosceva molto di più dell'uomo attuale: sapevo applicare la sua saggezza nella vita, ma non era in grado di tradurla e spiegarla in concetti.
Quella saggezza era paragonabile all'istinto che vive negli animali. Scrivevano, ma erano consapevoli di non essere loro a guidare la loro mani: sapevano che lo spirito parlava al loro interno e gli comunicava le parole, che venivano espresse in rime e poesie, in miti e leggende. Ma no nera l'uomo ad inventare con la sua fantasia: erano parole che venivano dagli Dèi. L'uomo a quei tempi non era libero di fare nulla: non poteva né pensare né sentire né volere da sé, perché tutti gli veniva "preconfezionato" dagli Dèi.
Le scimmie e i primitivi
Non si deve quindi credere che in origine gli uomini fossero paragonabili ai selvaggi di oggi. I selvaggi attuali sono una popolazione umana "decaduta".
Testimoniano che lo sviluppo dell'umanità ha seguito due direzioni diverse.
Gli uomini primitivi dall'aspetto animalesco non provengono dalle scimmie o altri animali: infatti quando l'uomo aveva un aspetto animalesco, le scimmie di oggi non esistevano ancora. Così come i selvaggi sono una parte di umanità decaduta, le scimmie sono esseri umani ancora più decaduti.
Quando in antiche religioni si parlava di possibilità per l'uomo di reincarnarsi in animali, ci si riferiva a fasi antiche, quando l'uomo non possedeva ancora un io e questo era ancora possibile.
Fine
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fealoro |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1728 |
Mi sento vacillare
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e quindi?
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benitoche |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1729 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
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Citazione: fealoro ha scritto: e quindi?
L'interpretazione materialistica delle scoperte di Darwin conduce a formarsi sulla base dell'affinità tra l'uomo e l'animale delle rappresentazioni che rinnegano lo spirito proprio là dove nell'esistenza terrestre esso si manifesta nella sua forma più alta, cioè nell'essere umano.
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fealoro |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1730 |
Mi sento vacillare
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ah, quindi sei contrario al materialismo scientifico in generale, piuttosto che alla teoria dell'evoluzione?
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benitoche |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1731 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
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Citazione: fealoro ha scritto: ah, quindi sei contrario al materialismo scientifico in generale, piuttosto che alla teoria dell'evoluzione?
Carissimo fealoro Il materialismo ha ragione di esistere nel campo che gli compete Le visioni del mondo univoche sono errori madornali Se si parlasse di atomi e della loro costituzione,il pensiero materialistico odierno potrebbe addurre argomentazioni di grande importanza per chiunque Pretendere di spiegare tutto con una visione materialistica è da ottusi però La teoria dell'evoluzione D è solo il paletto successivo dopo la negazione dello spirito da parte della chiesa L'uomo è qualcosa di + di un ammasso di carne inerme Studiare ad esempio gli organi su un tavolo di anatomia sezionando pezzi di un cadavere è follia Cosa puoi comprendere di un essere vivente analizzando un morto,nulla Ti faccio ora una domanda: "Hai mai notato l'importanza della stazione eretta? Perchè credi che nessun animale sia capace di sostenerla? L'uomo è come un filo a piombo dalla testa ai piedi La scimmia porta questo filo fuori dal resto dell'organismo Ti sembra una stronzata? beh, questo è il segreto della coscienza di sè che ha l'essere umano e che tanto lo distingue dall animale PS Mi farebbe piacere se tu leggessi con attenzione ciò che nel post ho scritto a proposito dell'evoluzione,ed ancora + piacere mi farebbe ascoltare le tue critiche
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benitoche |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1732 |
Dubito ormai di tutto
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[compatta comprimi]Il titolo trionfalistico “Tutto ci dice che Darwin aveva ragione” di un articolo comparso su «La Repubblica» del 3/11/2005, scritto a quattro zampe (pardon, quattro mani) da Luca e Francesco Cavalli Sforza, mi ha stuzzicato a ricercare le contraddizioni dell’evoluzionismo in senso darwiniano, incarnato da molti oltranzisti, nell’ambito della filosofia della scienza, della stessa scienza naturale e dulcis in fundo della Scienza dello Spirito. Fin dalle prime battute non c'è scampo: «A duecento anni di distanza, i testi moderni di astronomia continuano a descrivere il comportamento dei corpi celesti senza avere bisogno di ricorrere a un Dio creatore. Nella scienza, non si introducono ipotesi non necessarie a spiegare gli eventi». L’ultimo diktat mi apre una serie di domande: come può uno scienziato invocare la libertà di ricerca se deve procedere solo per ipotesi necessitate? Che concezione ha dell’uomo: una creatura necessitata e al contempo “liberata” da uno scomodo Dio creatore? Forse gli Autori ignorano il Libro dei ventiquattro filosofi, vergato da mani anonime, che, nell'undicesima caratterizzazione di Dio, recita cosí: «Dio è al di sopra dell’essere necessario, lui solo abbondante e sufficiente a se stesso». Già, ma la Scienza (quella con la S maiuscola, affetta da tracotante superbia) ha escluso Dio dalla cosmologia, grazie all’ipotesi di Kant-Laplace e si arroga lo stesso merito in biologia: «Se nessuno discute piú oggi sull’intervento divino nella storia del cosmo, una questione analoga riemerge di quando in quando in biologia». Prima di affondare la scure sul creazionismo, i due Autori esaminano tre domande che “osano” porre in dubbio il loro percorso unilaterale: 1) come è possibile che gli esseri viventi abbiano sviluppato una tale varietà di forme?; 2) come può essere che tutte queste forme di vita, ciascuna cosí perfezionata, cosí perfettamente adattata ai piú diversi ambienti planetari, abbiano dato forma a se stesse “da sole”, nel corso dell’evoluzione?; 3) come può un organo quale l’occhio avere raggiunto la sua estrema complessità solo sotto la spinta di forze naturali? La risposta è presto confezionata; allora seguiamo insieme il filo dei pensieri che tessono i dogmi imperanti nel campo della convenzionale scienza dell’evoluzione: «Il numero incredibile di generazioni che si sono susseguite nella storia di ogni specie presente oggi rende conto della eccezionale varietà che osserviamo: una miriade di minuscoli cambiamenti quantitativi ha determinato importanti modifiche qualitative. Lo stesso vale per l’estrema complessità delle strutture biologiche all’interno di ogni singolo organismo». Con quali modalità avvengono i citati cambiamenti? «Le specie viventi evolvono sotto la spinta del caso (perché la mutazione è del tutto casuale) e della necessità (perché le condizioni ambientali cambiano per azioni di forze che non sono sotto il diretto controllo delle specie viventi)». I due Cavalli Sforza rincarano cosí la dose alla fine della loro lezione, sentenziando: «Mutazione e selezione [sono] forze automatiche non eliminabili». Siamo arrivati quasi in fondo al baratro, da cui echeggia l’affermazione piú volte ribadita dai media scientifici: «L’uomo è una macchina meravigliosa»; con questo aggettivo ci sentiamo catapultati al Salone di Torino nel sipario delle ultime novità, o forse, per i piú buontemponi, proiettati fra le soubrette di Cacao Meravigliao di Arborea memoria... Ubi maior, lascio la parola ad uno scienziato controcorrente, Lima-de-Faria: «Una cellula differisce da una macchina per svariati, sostanziali motivi: 1) la cellula è stata costruita passo dopo passo, accettando solo quegli atomi e quelle molecole che corrispondevano alle proprietà fisicochimiche dei suoi composti iniziali, e ad ogni passo avveniva un procedimento di riconoscimento fra i suoi diversi componenti; 2) ciascuna molecola ha in se stessa la capacità di riconoscere le altre e di ricostruire la struttura in perfetto ordine [si sforzi pure lo scienziato, come ha ricordato già in varie occasioni Rudolf Steiner, ad osservare se, da un orologio rotto, i vari pezzi si autoassemblano fra loro...]; 3) le macchine lavorano principalmente sulle differenze dei livelli energetici, laddove invece le cellule hanno la capacità di canalizzare l’energia». Dal libro di Antonio Lima-de-Faria «Evoluzione senza selezione»
Una delle critiche piú ricorrenti a chi osi professare pensieri che si discostino dal neodarwinismo è la mancanza di scientificità: non ci sono prove o ricerche e osservazioni originali oppure, peccato mortale, non hanno origine dalla comunità scientifica. Eppure le teorie neodarwiniste sono le prime a difettare delle caratteristiche scientifiche: 1) non hanno leggi, espresse in termini matematici, che descrivano le relazioni intercorrenti nel processo evolutivo; 2) non descrivono affatto come la forma e la funzione si siano originate ed evolute. Chi fa queste valide osservazioni ha le carte in regola: è Lima-de-Faria, ricercatore scienziato presso l’Istituto di Citogenetica molecolare dell’Università di Lund, in Svezia. Lapidari i suoi giudizi sul dogma della selezione naturale: «La selezione è concepita al modo di un processo puramente astratto, e viene ancora invocata per risolvere immediatamente tutti quei fenomeni intorno ai quali non esiste informazione fisiochimica. Orbene, è giunto il momento di farla finita con le astrazioni in biologia». Anche il novello mito della casualità sta andando in frantumi, perché i protagonisti della ricerca biomolecolare stanno intuendo che c’è un ordine sotteso alle vicende evolutive degli organismi: «Ogni mutazione è “diretta” dai vincoli molecolari degli acidi nucleici e delle proteine». Che dire infine della terza domanda, quella sull’occhio? Ve la ricordate ancora? Consiglio ai due Cavalli di razza del neo-darwinismo italiano di rileggersi proprio Darwin: «Supporre che l’occhio, con tutti i suoi inimitabili meccanismi di aggiustamento del fuoco a distanze diverse, di risposta a quantità diverse di luce e di correzione dell’aberrazione sferica e cromatica, abbia potuto venir formato dalla selezione naturale sembra, lo confesso francamente, assurdo al piú alto grado». No comment. Ma sono le affermazioni depositate nel finale dell’articolo che, pur lasciandomi sconcertato, mi spinge ad accarezzare la criniera dei due Cavalli e a comprendere piú in profondità il loro rifiuto di un Dio confezionato come un Deus ex machina (umana, s’intende) per le vicende esistenziali terrestri e singolarmente umane. «Se si preferisce credere in un disegno del tutto intelligente, sarà bene che chi lo propugna dica da cosa lo può ravvisare, come può aiutarci a interpretare il mondo. ...Si troverà solo in grandi difficoltà per render conto della violenza e del dolore, di eruzioni e di maremoti, di epidemie carestie e guerre, e delle tante belle notizie che ci raggiungono ogni giorno». Forse è bene che l’inquietudine che mina la chiarezza del loro pensare scientifico si rinfranchi e ridesti alle parole che caratterizzano la figura di Dio secondo la lettura successiva meditata della XXI e XXIII, sempre dal Libro dei ventiquattro filosofi: «Dio è la tenebra che rimane nell’anima dopo ogni luce». «Dio è colui che la mente conosce solo nell’ignoranza». Dietro queste frasi e quella dell’XI si dischiudono i cieli stellati, rispettivamente, di tre notti misteriose: del male, del nulla e della libertà. Angelo Fierro
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benitoche |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1733 |
Dubito ormai di tutto
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Non possiamo comprendere nella sua vera natura la Scienza dello Spirito se non teniamo presenti costantemente le sue origini “miracolose”: lo spruzzo dalla roccia del materialismo. Edouard Schuré adopera un’immagine equivalente e dice che Rudolf Steiner fece sgorgare lo spirito dalla lorica scagliosa del Drago. Questo fatto differenzia l’Antroposofia da ogni precedente o contemporanea concezione spirituale del mondo. Al principio delle altre correnti spirituali umane (compresa la moderna Teosofia) sta una rivelazione dei mondi spirituali. Invece l’Antroposofia non è Spirito che piove dai cieli, ma nasce dalla materia. Non è rivelazione divina, ma scienza umana. Ciò nella storia dell’evoluzione dell’umanità è stato reso possibile da quel fatto unico che è il Mistero del Golgotha: Dio si è fatto uomo e si è unito con la Terra. Chi indaga giustamente la materia, vi trova lo Spirito. Il materialismo scorre in due correnti principali che possiamo distinguere con i nomi di Isaac Newton e di Charles Darwin. Le teorie di Newton, sviluppate fino in fondo, hanno portato all’atomismo, cioè alla negazione dell’oggettività di tutto ciò che l’anima riceve come impressione sensoria: luce, colore, suono ecc. Il newtonismo spoglia il mondo di ogni suo contenuto e uccide l’anima. Esso significa per l’uomo l’impossibilità di condurre una vita interiore. Il darwinismo (che a torto si crede superato) spoglia invece l’anima di ogni contenuto suo proprio (Bene, Verità, Bellezza) e uccide il mondo. L’anima non può vivere senza un mondo oggettivo (negato dal newtonismo) che la sostiene, e il mondo non può sussistere senza un’anima oggettiva (negata dal darwinismo) che di continuo lo ricrea. Il darwinismo sfocia naturalmente nel comunismo. Esso significa per l’uomo l’impossibilità di condurre una vita interiore. Vediamo tutto ciò in atto: l’Occidente ha già effettuato il totale annientamento (tabula rasa) della vita interiore e l’Oriente impedisce ogni possibilità di vita esteriore. Al principio del nono decennio del secolo scorso, quando le teorie atomistiche andavano appena prendendo forma, Rudolf Steiner presagí le funeste conseguenze che il materialismo speculativo e teorico avrebbe avuto per la cultura umana e iniziò la sua lotta per elevare un argine non contro i fatti materiali, ma contro le assurde idee materialistiche. La Filosofia della Libertà, in cui sfocia il pensiero steineriano di quegli anni, va intesa e compresa in questo senso. Il materialismo newtoniano conduce al piú piramidale assurdo che si possa immaginare: la negazione del contenuto obiettivo del mondo fisico, l’illusionismo assoluto della realtà percepibile. Per il materialista il mondo perde ogni concretezza e si riduce a un tenebroso abisso senza pareti e senza fondo. Il materialismo segna il trionfo dell’irrealtà, dell’astrazione, dell’ipotesi. La prima parte de La Filosofia della Libertà va intesa come una battaglia per la riconquista della piena realtà del mondo. Essa conduce il pensiero, passo per passo, a constatare l’abisso, l’assurdo, il salto nel nulla a cui conduce il materialismo con la sua teoria della soggettività delle percezioni. Seguiamo questa teoria per sommi capi. Un uomo percepisce una superficie rossa. Tale fatto ha una triplice determinazione: la fonte luminosa (il Sole), l’oggetto che appare rosso, l’uomo che percepisce. I processi da considerare sono i seguenti: a) sul Sole: qui obiettivamente non esistono la luce o il calore, ma solo trasmutazioni atomiche che producono un complesso irraggiamento di onde; b) sull’oggetto: questo assorbe tutte le vibrazioni solari, meno una di frequenza e lunghezza d’onda determinate; c) sul soggetto: la vibrazione respinta dall’oggetto provoca una reazione chimica nella porpora retinica dell’occhio. Ne viene affetto il nervo ottico che reagisce con effetti fisico-chimici. Alla fine nel cervello 20 L’Archetipo – Luglio 2007 avviene un’ulteriore attività chimica. E poi? Poi c’è il salto. Tutte queste vibrazioni, tutti questi processi fisici e chimici, fanno sorgere non si sa perché e come nell’interiorità del soggetto la sensazione del colore rosso, il quale obiettivamente non esiste in alcun punto della realtà (Sole, oggetto e soggetto fisico). Siamo ancora una volta di fronte ad un assurdo, forse il piú significativo della concezione materialistica: l’anima che non esiste, cioè il nulla, fa sorgere tutto il contenuto percettivo dell’universo. La Filosofia della Libertà fa piazza pulita di simili teorie materialistiche apparentemente irrefutabili. Essa dimostra che il mondo fisico-materiale, con tutto il suo contenuto, è reale ed obiettivo, che esso esiste veramente, ed esiste cosí come appare. Bisognerebbe soffermare a lungo l’attenzione su questo fatto cosí importante per la comprensione di ciò che è l’Antroposofia, e farne oggetto di assidue meditazioni. Mettiamo a confronto nella nostra anima queste due idee. La concezione materialistica del mondo propria delle scienze naturali conduce alla negazione dell’esistenza obiettiva del mondo fisico e lo fa apparire come una visione fantomatica di un’anima umana inesistente. Cioè il nulla produce il nulla. La concezione spirituale dell’universo propria dell’Antroposofia steineriana dà pieno valore al mondo fisico della materia, ne dimostra l’esistenza obiettiva e mette l’anima umana con esso in un rapporto vivo, concreto, immediato, non spettrale, non illusorio, non congetturale e traslato. Là tutto è nebuloso e fatuo, qui abbiamo concretezza di Spirito e concretezza di materia. Dimostriamo di aver capito l’Antroposofia, se diciamo senza paura che essa è anche materialismo per quel tanto che questo concetto è giustificato dalla realtà. Come la prima parte de La Filosofia della Libertà è una battaglia per l’oggettività del mondo, cosí la seconda è la conquista dell’oggettività dell’uomo. Per capire ciò dobbiamo mettere una volta a confronto Newton con Darwin, cioè non due uomini, ma due correnti di pensiero. Che cosa dice Newton o l’atomismo? Lo abbiamo già visto. Il contenuto percettivo del mondo non esiste. La luce, il colore, il calore, i suoni, gli odori, i sapori, le impressioni tattili sono un prodotto illusorio dell’anima. E che cosa dice Darwin? Le condizioni ambientali presentate dalla configurazione del terreno, del grado di calore, dall’illuminazione solare, dalla colorazione del luogo eccetera, influiscono sull’evoluzione della specie e determinano in quella piú elevate reazioni psichiche corrispondenti. L’anima cioè non ha un’esistenza obiettiva, essa è una semplice reazione al contenuto dell’ambiente. Dunque, il colore bianco delle nevi che secondo Newton obiettivamente non esiste, ha fatto secondo Darwin tingere di bianco la pelliccia dell’orso polare e lo ha reso un animale gaio e pugnace, mentre il povero orso bruno deve il suo colore e la sua melanconia al fitto delle foreste nelle quali vive. Come vedete, il materialismo negatore del mondo e dell’anima si sostiene in modo egregio, perché attua bellamente la massima evangelica della destra che non sa quello che fa la sinistra. Se al primo concetto di Darwin, l’influenza ambientale, aggiungiamo anche gli altri di selezione naturale, di trasmissione ereditaria e di lotta per l’esistenza, cadiamo a capofitto nelle teorie sociali oggi dominanti e in specie nel bolscevismo sovietico. Il darwinismo scientifico di Haeckel è innocuo, ma deleterio è invece il darwinismo sociale di Marx, che poi è quello del comunismo, del socialismo, del nazismo e di tanti altri ismi oggi esistenti. I quali tutti hanno in comune il fatto che vogliono realizzare una vita sociale basandola sui peggiori istinti antisociali dell’uomo. Questo è sí un assurdo, ma un assurdo tragico, perché porta l’umanità alla guerra di tutti contro tutti. L’umanità può essere salvata dal suo totale annientamento soltanto se le idee fondamentali della seconda parte de La Filosofia della Libertà sostituiranno gradatamente quelle oggi imperanti del darwinismo sociale. L’uomo non è un prodotto della natura. Questa gli presta sí il suo arto corporeo, ma il contenuto della sua anima (il Vero, il Bello, il Bene, in una parola: la moralità) sono obiettivi e fanno parte di un mondo accessibile per la via dell’intuizione. Cosí anche il mondo dello Spirito acquista un contenuto concreto e reale, che è per intanto quello delle idee. Ai concetti darwiniani vengono sostituiti altri, proficui e salutari per la vita sociale. Non influenza ambientale, ma Spirito che plasma la materia; non selezione naturale, ma eliminazione degli elementi che dallo Spirito si sono distaccati; non trasmissione ereditaria, ma continuo esplodere di impulsi spirituali; non lotta per l’esistenza, ma collaborazione di tutti all’opera comune e, al sommo della scala, l’individualismo etico, l’uomo quale spirito creatore. L’Archetipo – Luglio 2007 21 La Filosofia della Libertà contiene un messaggio di speranza. Contro ogni possibile dubbio essa dà all’uomo la certezza dell’universo e dello spirito interiore. 3. Le tre opere fondamentali di Rudolf Steiner Alfred Meebold ha detto una volta, qui tra noi, che chi ha veramente compreso La Filosofia della Libertà sente di dover cominciare a meditare, e che perciò s’incammina per la via indicata ne L’Iniziazione. Questo è proprio vero. Abbiamo detto che La Filosofia della Libertà è un’opera che trae la sua giustificazione dal Mistero del Golgotha. Essa mostra all’uomo la realtà eterna del mondo, che è spirituale. La conoscenza è, dopo il Golgota, un atto dello Spirito Santo. Il grande messaggio di speranza e di consolazione contenuto ne La Filosofia della Libertà conduce l’uomo allo Spirito Santo. La Filosofia della Libertà non è perciò un’opera informativa; essa sprona al lavoro interiore, all’attività individuale. Perciò l’opera Come raggiungere la conoscenza dei mondi superiori? (L’Iniziazione) rappresenta la necessaria continuazione de La Filosofia della Libertà. Questa seconda opera porta l’uomo all’Io Superiore, al Christo. Da questo centro essenziale del suo essere, l’uomo può uscire nel cosmo e ricercare il contatto con gli altri esseri universali. «Non si giunge al Padre, se non attraverso il Figlio», è detto nei Vangeli. La Scienza Occulta di Rudolf Steiner è a sua volta la necessaria prosecuzione de L’Iniziazione; essa rappresenta l’ascesa al Padre sotto la guida del Figlio. Le tre opere fondamentali di Rudolf Steiner ricongiungono l’uomo con la Divinità, esse portano lo Spirito che è nell’uomo ad unirsi con lo Spirito che è nell’universo. La Filosofia della Libertà conduce l’uomo alla conoscenza dello Spirito Santo, L’Iniziazione alla esperienza del Figlio, La Scienza Occulta alla visione dell’attività creatrice del Padre. Si tratta di una costruzione grandiosa, che è al tempo stesso cosmogenesi ed apocalisse. La prima pietra di questa costruzione è data da quello che abbiamo chiamato “il miracolo della roccia”: lo Spirito che sgorga dalla materia. È un miracolo che nell’Antroposofia perpetuamente si rinnova. Perché la fonte inesauribile dello Spirito fatta sgorgare da Rudolf Steiner dalla piú dura roccia materiale zampilla ancora. Zampilla ancora, limpida e veloce come quando dal suolo egli la trasse, e i compagni che videro il prodigio v’immersero stupiti le arse labbra. Noi tutti, uomini del nostro arido e deserto secolo, Carmelo Nino Trovato «Le acque sognanti – I faraglioni» abbiamo le labbra arse, noi siamo assetati. L’Antroposofia può dissetarci; essa è la cristica fonte che zampilla in vita eterna. Fortunato Pavisi (2. continua) Per gentile concessione del Gruppo Antroposofico di Trieste, depositario del Lascito di Fortunato Pavisi. Trieste, 7 giugno 1947.
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la religione è indispensabile soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
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inocula |
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1734 |
So tutto
Iscritto il: 25/9/2010
Da
Messaggi: 16
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L' evoluzionismo non è una teoria ma un fatto video in inglese http://dailymotion.virgilio.it/video/xdm5he_richard-dawkins-demonstrates-laryng_techlibro in inglese consiglio l'ultimo lavoro di Richard Dawkins - The Greatest Show on Earth- The Evidence for Evolution Darwin uno dei più grandi uomini di tutti i tempi
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Manfred |
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Re: Darwin e l | #1735 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 3/11/2009
Da Osnabrück
Messaggi: 2094
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Se discendiamo dalle scimmie come mai che esse non si sono estinte, come tutte le specie soppiantate da una nuova con maggiori capacità di adattamento?
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Manfred
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mirkred |
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Re: Darwin e l | #1736 |
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 30/5/2009
Da
Messaggi: 259
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Citazione: Manfred ha scritto: Se discendiamo dalle scimmie come mai che esse non si sono estinte, come tutte le specie soppiantate da una nuova con maggiori capacità di adattamento?
Veramente non discendiamo dalle scimmie, semmai abbiamo degli antenati in comune. Inoltre non mi sembra che noi siamo i primati più adatti a vivere nella giungla.
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Re: Darwin e levoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto. | #1737 |
Mi sento vacillare
Iscritto il: 23/3/2010
Da
Messaggi: 832
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Citazione: inocula ha scritto:
Darwin uno dei più grandi uomini di tutti i tempi
Quasi una scimmia.
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Freeanimal |
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Re: Darwin e l | #1738 |
Mi sento vacillare
Iscritto il: 17/5/2009
Da Codroipo (UD)
Messaggi: 705
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Manfred: Secondo questo tuo ragionamento, che è vecchio di almeno 150 anni, anche le più semplici forme di vita avrebbero dovuto estinguersi lasciando il posto a quelle più evolute, ma non è così che funziona! Si parla infatti di evoluzione creatrice, cioè di un processo ininterrotto che va avanti fin dagli albori del mondo e che continuerebbe all'infinito se l'uomo non facesse di tutto per porre fine a tutto l'ambaradan, avendo i mezzi per farlo. Dio non voglia che succeda. Dalla visione della scala (ancora c'è qualcuno che parla di "scala evolutiva"), si è passati alla visione dell'albero, in cui Homo sapiens è solo uno dei tanti rami. Ma gli altri rami viaggiano per la loro strada e non è l'uomo il più adatto (e l'unico) in assoluto. Una formica o un gorilla sono molto più adatti di noi, per vivere nell'ambiente in cui vivono. Noi abbiamo modificato l'ambiente a nostro uso e consumo, plasmandolo a nostro beneficio, fino al punto di stravolgerlo. E stiamo andando avanti così, imperterriti, finché Gaia ce lo lascerà fare.
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Manfred |
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Re: Darwin e l | #1739 |
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 3/11/2009
Da Osnabrück
Messaggi: 2094
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Allora uno più vecchio ancora: è nato prima l'uovo o la gallina?
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Manfred
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Freeanimal |
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Re: Darwin e l | #1740 |
Mi sento vacillare
Iscritto il: 17/5/2009
Da Codroipo (UD)
Messaggi: 705
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Ecco, questa domanda non l'ho mai capita! Mi sembra priva di logica, o sono io che mi lascio sfuggire qualcosa di molto profondo. Mi ricorda quei KOAN zen senza senso, tipo questo: "Come fa un'anatra a uscire dalla bottiglia dove è prigioniera? La risposta nel prossimo intervento, se t'interessa. Ciao
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