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  Anarchia

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  •  Pausania
      Pausania
Re: Anarchia
#1651
Sono certo di non sapere
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Eppure prealbe mi ricordava qualcuno, con il suo stile:

[Riferito agli anarchici] una massa di esaltati, di illusi, di utopisti, suggestionabili e impulsivi perché socialmente e spesso intellettualmente squilibrati e perché frequentemente degenerati e deboli di volontà per anomalie psichiche ereditarie o acquisite […] – G. Gasti, Questore di Milano, 23 ottobre 1920.

Cambiano i tempi, ma lo stile rimane sempre inconfondibile.
Inviato il: 28/2/2008 12:39
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  •  florizel
      florizel
Re: Anarchia
#1652
Sono certo di non sapere
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sick-boy

Citazione:
vedo tale modello come società coese fatte di individui responsabili senza la necessità di alcuno stato centrale, costituzioni ecc.. Tale modello è quanto di più lontano dalla realtà esista, ma passando ad un piano pragmatico non vedo come, anche in un tempo infinito, esso si possa realizzare essendo la tendenza dello Stato moderno contraria (la pervasività cui si accennava).


Invece io ritengo che sia proprio quella pervasività a generare una potenziale radicalizzazione della spinta a liberarsene. Questo, rende la necessità dell’anarchia più tangibile di quanto noi stessi possiamo immaginare.

-------------------------------------------------------------

prealbe,
se mi consenti un’osservazione di carattere “personale” (che non vuole essere un attacco) credo che potrebbe venire utile al corretto proseguimento della discussione: sai cos’è che a me, dei tuoi ragionamenti, irrita più di ogni altra cosa? Il fatto che per convalidare le tue tesi spesso mistifichi le cose o ne spacci un loro aspetto parziale assurgendolo a punto centrale. Qualche esempio:

Citazione:
l’anarchia mette al centro della propria costruzione teorica il concetto di libertà individuale (con i corollari noti), di cui fa il bene assoluto che prevale su ogni altro principio.


Il primo periodo della tua affermazione “l’anarchia mette al centro della propria costruzione teorica il concetto di libertà individuale” corrisponde al vero, ma acquista una valenza DEL TUTTO negativa se aggiungi qualcosa che isola questa tesi dal contesto dialettico in cui si inserisce: “di cui fa il bene assoluto che prevale su ogni altro principio” .

Questo NON E’ VERO, o almeno non lo è nel momento in cui il principio anarchico ritiene che in nessun contesto sociale può esserci libertà individuale per il singolo se questa non è garantita a tutti gli individui.
Posta come la poni te, si percepisce piuttosto che, in una comunità anarchica, la libertà individuale debba automaticamente incidere in negativo su quella del gruppo.

Questa è una distorsione che conduce a ritenere necessaria un’autorità che gestisca possibili prevaricazioni, mentre sappiamo (perché è sotto i nostri occhi) che è proprio la struttura statalista che comporta la creazione di privilegi di “alcuni” sui “moltissimi”, ed il ricorso alla repressione per il mantenimento di quel potere.

Citazione:
A me pare piuttosto che l’uomo tenda a vincolarsi intimamente con ciò che lo circonda (persone e cose, quest’ultime sia concrete sia astratte) fino a percepirsi lui per primo come parte di un insieme


E’ esatto, a mio avviso. Ora spiega, se ritieni, perché questo NON POSSA ESSERE POSSIBILE in un contesto a-statale, prima ancora che anarchico. Se la tua tesi fosse vera, l’umanità si sarebbe già estinta da decine di millenni.

Citazione:
così come vedo che nei rapporti umani l’asimmetria (di cui la gerarchia è una logica e giusta conseguenza) è la norma assoluta, e non subita e accettata ma proprio riconosciuta come perfettamente naturale (come tra l’altro è).


Ancora un’altra tesi data per assunto unificando arbitrariamente il concetto di asimmetria e quello di gerarchia. Se la prima, considerata dal punto di vista antropologico, garantisce il rispetto dei “ruoli”, che possono essere anche quelli che, riflessi nel sociale, esprimono la particolarità di OGNI individuo, la seconda implica una “forzata istituzionalizzazione” di determinate caratteristiche di uno o pochi altri individui, che in un contesto sociale implicano necessariamente sopraffazione.

Citazione:
Intanto che un contesto sociale non si forma con la ricetta della libera adesione


Quindi, se un gruppo di persone, unite dallo stesso intento, decide liberamente di fondare una comunità in cui vivere insieme, quello NON E’ un contesto sociale?

Citazione:
Ipotizzare che tutto ciò produca una spontanea armonia fra le parti senza la minima necessità di alcuna “pezza d’appoggio” impersonale e super partes (o percepita come tale) quali le leggi


Altra distorsione: enfatizzando il concetto di “legge”, essenzialmente legato a quello di “stato”, sorvoli sul fatto che esistono anche delle “regole” scelte dai componenti di un qualsivoglia gruppo o comunità. Nel primo caso, in un contesto gestito da un’autorità statuale, è facilmente dimostrabile la funzione improntata al “divieto”, oltre che alla non-applicazione in termini di “impunità” garantita (per legge, appunto) ad “alcuni” individui e non ad altri. Quindi, norme statiche fondamentalmente calate dall’alto, fatte da alcuni per TUTTI.

Nel secondo caso, quello delle regole, prescindi di principio che esse possano essere stabilite dai diretti interessati non per “vietare”, ma per favorire tutte le attività umane che consentano di dare dignità alla vita di ciascuno, assicurando in questo modo sia la libertà individuale che quella della comunità. Piuttosto che negarla, quest’ultimo concetto sembrerebbe garantire molto più efficacemente la “natura umana”. O no?

Citazione:
E infatti si vedono ipotizzare fantasiosi “superamenti di sé stesso” da parte dell’uomo (che evidentemente così com’è non va bene; quindi deve cambiare, questo rozzo bipede, per adeguarsi ai superiori princìpi dell’anarchia...).


Bravo, decontestualizza ancora le frasi degli utenti, che andiamo bene…
Quando la sottoscritta ha parlato di “autosuperamento”, intendeva affermare che SE il “potere” (subito o esercitato) è parte costitutiva dell’individuo, è quanto mai necessario considerare i suoi effetti nefasti e la sua origine, per se stessi e per gli altri. In questo senso, se estendiamo questo aspetto ad un contesto sociale, prenderne coscienza E’ di fatto una sorta di autosuperamento.

Citazione:
continuo a dire che un gruppo sociale, per essere tale e funzionare, deve basarsi su una interpretazione delle cose sostanzialmente univoca e condivisa dai suoi membri.


Ma quando tale interpretazione è ottenuta con l’uso della forza di imposizione e con una sorta di assuefazione statica a delle norme, o con l’adeguamento della vita degli individui a quelle norme e NON il contrario (ossia l’adeguamento delle regole alle esigenze degli individui) un gruppo sociale PUO’ funzionare? Non è forse inopinabile che è esattamente nel primo caso che si verifica una semplicistica ed automatica, quanto impositiva, condivisione di un territorio da parte di un certo numero di individui?

Citazione:
il contesto di LC è piuttosto affollato di anarchici.


Magari…

PS: continuo ad avere la sensazione che qualcosa, nella parola “Anarchia”, provochi in te dei conflitti che prescindono il semplice ambito “dialettico”. Se si può fare qualcosa per contribuire al tuo “autosuperamento”, fai un fischio.
_________________
"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 28/2/2008 14:54
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  •  Pyter
      Pyter
Re: Anarchia
#1653
Sono certo di non sapere
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Da Sidonia Novordo
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florizel:
Quando la sottoscritta ha parlato di “autosuperamento”, intendeva affermare che SE il “potere” (subito o esercitato) è parte costitutiva dell’individuo, è quanto mai necessario considerare i suoi effetti nefasti e la sua origine, per se stessi e per gli altri. In questo senso, se estendiamo questo aspetto ad un contesto sociale, prenderne coscienza E’ di fatto una sorta di autosuperamento.


Mi è oltremodo facile poter pensare ad una persona che, subendo il potere, prenda coscienza delle sue origini nefaste e inizi il processo di autosuperamento.
Ma mi è oltremodo oscuro il processo che dovrebbe portare una persona, che il potere ce l'ha, a prendere coscienza che averlo è un male per sè e per gli altri.
Il potere logora chi ce l'ha?
Eppure è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago, che un politico
entri nel regno dei cieli.
Chi ha il potere passa la Vita ad autoconvincersi che quello stato di cose è un BENE per sè e per gli altri.
Non sarebbe ora di fare qualcosa per fargli cambiare idea, senza aspettare che
si illumini da solo? Avrei una certa fretta.
_________________
"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 28/2/2008 23:13
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  •  florizel
      florizel
Re: Anarchia
#1654
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Avrei una certa fretta.


Ce l'avrei anch'io, se è per questo.

E mi rendo conto che se mi trovassi, insieme ad un nutrito numero di persone che la pensa come me, al cospetto di un esemplare umano che ama esercitare potere, non perderei tempo a fargli capire che perderlo è meglio anche per lui.

Forse sono stata un po' vaga nella definizione di "autosuperamento", o forse tu non hai compreso il contesto in cui ne accennavo, che è essenzialmente quello inerente ai rapporti umani tra "pari" (in termini di "pari mezzi discorsivi"...).

Però, il concetto che il potere logori anche chi ce l'ha, ha un suo fondamento.
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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 28/2/2008 23:34
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Anarchia
#1655
Mi sento vacillare
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Pausania
Citazione:
Eppure prealbe mi ricordava qualcuno, con il suo stile:

[Riferito agli anarchici] una massa di esaltati, di illusi, di utopisti, suggestionabili e impulsivi perché socialmente e spesso intellettualmente squilibrati e perché frequentemente degenerati e deboli di volontà per anomalie psichiche ereditarie o acquisite […] - G. Gasti, Questore di Milano, 23 ottobre 1920.

Cambiano i tempi, ma lo stile rimane sempre inconfondibile.



Un vero tsunami di travolgenti argomentazioni.


Prealbe
Inviato il: 29/2/2008 0:59
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Anarchia
#1656
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/1/2007
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Flo, faccio una premessa: quanto segue è scritto di getto, forse un po’ ruvido qua e la ma non vuole essere aggressivo. Credilo e leggi di conseguenza.

Florizel
Citazione:
prealbe,
se mi consenti un’osservazione di carattere “personale” (che non vuole essere un attacco) credo che potrebbe venire utile al corretto proseguimento della discussione:

Per questa volta, va!

Citazione:
sai cos’è che a me, dei tuoi ragionamenti, irrita più di ogni altra cosa? Il fatto che per convalidare le tue tesi spesso mistifichi le cose o ne spacci un loro aspetto parziale assurgendolo a punto centrale.

Non me ne volere, ma ho la stessa - precisa identica - impressione nei tuoi confronti. Spero comunque che la mistificazione che mi attribuisci sia intesa come involontaria, come io ritengo in buona fede la tua.

Citazione:
Qualche esempio:
Citazione:
l’anarchia mette al centro della propria costruzione teorica il concetto di libertà individuale (con i corollari noti), di cui fa il bene assoluto che prevale su ogni altro principio.

Il primo periodo della tua affermazione “l’anarchia mette al centro della propria costruzione teorica il concetto di libertà individuale” corrisponde al vero, ma acquista una valenza DEL TUTTO negativa se aggiungi qualcosa che isola questa tesi dal contesto dialettico in cui si inserisce: “di cui fa il bene assoluto che prevale su ogni altro principio”.

Questo NON E’ VERO, o almeno non lo è nel momento in cui il principio anarchico ritiene che in nessun contesto sociale può esserci libertà individuale per il singolo se questa non è garantita a tutti gli individui.
Posta come la poni te, si percepisce piuttosto che, in una comunità anarchica, la libertà individuale debba automaticamente incidere in negativo su quella del gruppo.

Accetto la tua percezione di quanto ho scritto, anche se non corrisponde a ciò che intendevo, che significava letteralmente quello che c’è scritto, cioè la prevalenza incondizionata del suddetto principio su qualunque pratica con esso in contrasto (come la gerarchia), per quanto questa possa essere funzionale ed utile all’andamento del gruppo.

Però - e qui mi consentirai tu un’osservazione personale - hai avuto un milione di occasioni (più o meno) per precisare un po’ in che modo (cioè su quali basi - psicologiche o sociologiche o storiche o quelle che tu ritenga più pertinenti, però almeno una!!!) l’applicazione concreta dei principi anarchici sia apportatrice di tutta questa positività nella vita sociale, e, a questo punto della discussione, sconcerta davvero (a proposito di cose “irritanti”) dover leggere ancora cose fumose come “Questo NON E’ VERO, o almeno non lo è nel momento in cui il principio anarchico ritiene che in nessun contesto sociale può esserci libertà individuale per il singolo se questa non è garantita a tutti gli individui.” che (qui ti farò incazzare e mi dispiace, ma lo penso e te lo dico) non ha un suono affatto diverso dalle tante vuote formule che in questo periodo di campagna elettorale risuonano in bocca a personaggi cui - sono certo - non gradisci (giustamente) essere assimilata.

Citazione:
Questa è una distorsione che conduce a ritenere necessaria un’autorità che gestisca possibili prevaricazioni, mentre sappiamo (perché è sotto i nostri occhi) che è proprio la struttura statalista che comporta la creazione di privilegi di “alcuni” sui “moltissimi”, ed il ricorso alla repressione per il mantenimento di quel potere.

Guarda, sono disponibile - seriamente - a riconsiderare completamente le mie convinzioni. Però finché tutto quello che metterai sulla bilancia sarà solo la ripetizione all’infinito delle critiche al nostro bello stato (), che ho già letto e riletto – e riletto e riletto e riletto - qualche decina di volte, senza aggiungere niente di nuovo, mi dispiace ma…


Citazione:

Citazione:
A me pare piuttosto che l’uomo tenda a vincolarsi intimamente con ciò che lo circonda (persone e cose, quest’ultime sia concrete sia astratte) fino a percepirsi lui per primo come parte di un insieme

E’ esatto, a mio avviso. Ora spiega, se ritieni, perché questo NON POSSA ESSERE POSSIBILE in un contesto a-statale, prima ancora che anarchico. Se la tua tesi fosse vera, l’umanità si sarebbe già estinta da decine di millenni.

Io però vorrei che si leggesse quello che scrivo. Ho appena chiarito a Sick-boy quale sia la mia affezione al concetto di stato: se mi fai la cortesia di prendere atto della cosa, te ne sarò obbligato.

Citazione:
Citazione:
così come vedo che nei rapporti umani l’asimmetria (di cui la gerarchia è una logica e giusta conseguenza) è la norma assoluta, e non subita e accettata ma proprio riconosciuta come perfettamente naturale (come tra l’altro è).

Ancora un’altra tesi data per assunto unificando arbitrariamente il concetto di asimmetria e quello di gerarchia. Se la prima, considerata dal punto di vista antropologico, garantisce il rispetto dei “ruoli”, che possono essere anche quelli che, riflessi nel sociale, esprimono la particolarità di OGNI individuo, la seconda implica una “forzata istituzionalizzazione” di determinate caratteristiche di uno o pochi altri individui, che in un contesto sociale implicano necessariamente sopraffazione.

Guarda, Flo, nell’ambito del perseguimento di obiettivi con caratteristiche di significativa complessità, per il cui conseguimento non si disponga di tempo illimitato e a cui partecipino individui con competenze asimmetriche, la gerarchia è indispensabile, funzionale e nell’interesse di tutti. Ora, di obiettivi con queste caratteristiche una qualunque normale comunità ne ha a iosa, e dal loro efficiente conseguimento dipende il suo livello di benessere se non addirittura - come spesso è – la sua sussistenza tout court. Vedi un po’ tu.


Citazione:

Citazione:
Intanto che un contesto sociale non si forma con la ricetta della libera adesione

Quindi, se un gruppo di persone, unite dallo stesso intento, decide liberamente di fondare una comunità in cui vivere insieme, quello NON E’ un contesto sociale?

Yes, of course. Ma sarebbe una dinamica del tutto straordinaria rispetto alla norma, e questo è il senso della frase. Nella norma le comunità si formano su base territoriale, semplicemente, e ne fa parte chi ne fa parte; con tutta questa bella gente - chi c’è, c’è - bisogna fare funzionare le cose (tutte le cose). Mi piacerebbe proprio vedertici. Poi me lo sapresti dire se la gerarchia è utile o no.

Citazione:

Citazione:
Ipotizzare che tutto ciò produca una spontanea armonia fra le parti senza la minima necessità di alcuna “pezza d’appoggio” impersonale e super partes (o percepita come tale) quali le leggi

Altra distorsione: enfatizzando il concetto di “legge”, essenzialmente legato a quello di “stato”, sorvoli sul fatto che esistono anche delle “regole” scelte dai componenti di un qualsivoglia gruppo o comunità. Nel primo caso, in un contesto gestito da un’autorità statuale, è facilmente dimostrabile la funzione improntata al “divieto”, oltre che alla non-applicazione in termini di “impunità” garantita (per legge, appunto) ad “alcuni” individui e non ad altri. Quindi, norme statiche fondamentalmente calate dall’alto, fatte da alcuni per TUTTI.

Nel secondo caso, quello delle regole, prescindi di principio che esse possano essere stabilite dai diretti interessati non per “vietare”, ma per favorire tutte le attività umane che consentano di dare dignità alla vita di ciascuno, assicurando in questo modo sia la libertà individuale che quella della comunità. Piuttosto che negarla, quest’ultimo concetto sembrerebbe garantire molto più efficacemente la “natura umana”. O no?

Flo, io sono contento per te. Devi essere circondata da persone veramente straordinarie, eccezionali. Mi fa davvero piacere. Tutti individui intelligenti, maturi, equilibrati, collaborativi, altruisti, rispettosi, disponibili e fratelli nell’animo. Buon per te. Io invece conosco un sacco di gente normale: non tutti intelligenti, molti estremamente immaturi, tutt’altro che equilibrati, collaborativi, ecc. ecc. Ed è a queste persone normali (“chi c’è, c’è”; ricordi?) che penso quando discetto di gruppi sociali. Tu invece penserai - giustamente, dato il tuo splendido entourage - solo a quegli individui meravigliosi che conosci. In effetti, loro sapranno sicuramente autogestirsi senza problemi. Sei fortunata, te l’ho detto.

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Citazione:
E infatti si vedono ipotizzare fantasiosi “superamenti di sé stesso” da parte dell’uomo (che evidentemente così com’è non va bene; quindi deve cambiare, questo rozzo bipede, per adeguarsi ai superiori princìpi dell’anarchia...).

Bravo, decontestualizza ancora le frasi degli utenti, che andiamo bene…
Quando la sottoscritta ha parlato di “autosuperamento”, intendeva affermare che SE il “potere” (subito o esercitato) è parte costitutiva dell’individuo, è quanto mai necessario considerare i suoi effetti nefasti e la sua origine, per se stessi e per gli altri. In questo senso, se estendiamo questo aspetto ad un contesto sociale, prenderne coscienza E’ di fatto una sorta di autosuperamento.

Flo, il “potere” - che tu come sempre enunci come se fosse il “babau” - è un aspetto assolutamente ordinario e naturale nell’ambito dei rapporti umani e può essere – come qualunque altra cosa - declinato positivamente come negativamente. Dipende.

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Citazione:
continuo a dire che un gruppo sociale, per essere tale e funzionare, deve basarsi su una interpretazione delle cose sostanzialmente univoca e condivisa dai suoi membri.

Ma quando tale interpretazione è ottenuta con l’uso della forza di imposizione e con una sorta di assuefazione statica a delle norme, o con l’adeguamento della vita degli individui a quelle norme e NON il contrario (ossia l’adeguamento delle regole alle esigenze degli individui) un gruppo sociale PUO’ funzionare? Non è forse inopinabile che è esattamente nel primo caso che si verifica una semplicistica ed automatica, quanto impositiva, condivisione di un territorio da parte di un certo numero di individui?

Flo, se non mi fai un esempio preciso di come (Assemblee permanenti? Voto elettronico? Acclamazione? Interviste doxa? Telepatia?) ‘ste benedette norme dovrebbero adeguarsi (anzi, essere già adeguate, in tempo reale, momento per momento) alle “esigenze degli individui” (chiaramente distinguibili a colpo d’occhio da qualunque assurdo capriccio personale, ovviamente) mi rifiuto di considerare la domanda.

Citazione:
PS: continuo ad avere la sensazione che qualcosa, nella parola “Anarchia”, provochi in te dei conflitti che prescindono il semplice ambito “dialettico”. Se si può fare qualcosa per contribuire al tuo “autosuperamento”, fai un fischio.

Continui ad avere sensazioni inaffidabili. Per un'anarchica, mi sembra grave.


Prealbe
Inviato il: 29/2/2008 1:05
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  •  florizel
      florizel
Re: Anarchia
#1657
Sono certo di non sapere
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prealbe
Citazione:
non ha un suono affatto diverso dalle tante vuote formule che in questo periodo di campagna elettorale risuonano in bocca a personaggi cui - sono certo - non gradisci (giustamente) essere assimilata.


Io ti ringrazio per questo ennesimo apprezzamento, ne sono davvero lusingata…ma colgo l’occasione per farti notare che nonostante tu giudichi il “potere” e le gerarchie come espressioni “naturali” degli individui (e di conseguenza “naturale” pure la loro applicazione in ambito sociale) i parassiti statalisti devono ricorrere alle suddette “formule vuote” per mantenere quelle gerarchie e quel potere… Non è poi così tanto “naturale”, per il potere, mantenere quello status, ma piuttosto “artificioso”, o no? Ma il tuo ragionamento appare anche come un positivo (quanto inconsapevole) primo passo nella comprensione di alcuni meccanismi, benché ti ostini a non voler capire che le risposte sono insite nelle tue stesse domande.

D’altra parte, qui ci si è un po’ rassegnati ad essere da te, ormai coattamente, definiti dei “fuori di testa”, ma se ti si continua a dare spiegazioni su cui, tutto sommato, sembra che tu NON VOGLIA riflettere, si spera almeno che esse non vengano sottoposte ad un impantamento preterintenzionale, da parte tua.
E allora, mettendo da parte la sensazione che stai qui per prenderci tutti per il culo, RI-provo a darTI ancora credito, precisando che non sono né una sociologa, né una psicologa, né una storica. Nonostante ciò, non posso fare a meno di considerare gli effetti che il potere ha sugli individui, me compresa.

Citazione:
hai avuto un milione di occasioni (più o meno) per precisare un po’ in che modo (cioè su quali basi - psicologiche o sociologiche o storiche o quelle che tu ritenga più pertinenti, però almeno una!!!) l’applicazione concreta dei principi anarchici sia apportatrice di tutta questa positività nella vita sociale


Ti ringrazio anche per le “occasioni”, ma credevo che stessimo qui, e già mooolto tempo prima del tuo arrivo, proprio per darci la possibilità di discutere insieme, non per essere grati a te di avercene dato la gentile opportunità. Piuttosto, anche per te sarebbe ormai giunto il momento di cogliere l’occasione per dimostrare la “naturalezza” del potere e delo stato, al di là di assunti teorici non dimostrati se non in base ad un’analisi “storica” delle strutture sociali carente in fatto di conseguenze sulle società civili; analisi, per altro, che estendono un limitato periodo di tempo della storia umana alla sua totalità.

Comunque, cerco di schematizzare, sperando di farmi capire.

Base psicologica –Risulta evidente che in un contesto a-statale, in assenza, cioè, di un apparato centrale che per amministrare efficacemente ha necessità di conformare l’esistenza degli individui, gli stessi abbiano maggiori possibilità di strutturare le loro vite secondo tempi e modi del tutto indipendenti dai trend richiesti dalla necessaria omologazione statalista. Unitamente alla libertà VOLONTARIA di associarsi, che in quel senso risulta priva dei vincoli burocratici e dalle norme monopolistiche dello stato, l’individuo è più agevolato nell’interazione con i suoi simili; né vi è obbligato, da motivazioni di tipo sussistenziale, a ricorrervi.

Dal punto di visto psicologico, i risultati di un’opera o di un lavoro, individuale o di gruppo, che traggono origine dalla personale autonomia decisionale, e non sottoposti a sistemi di gestione che implicano forme di gerarchia imposta (quindi di esercizio del potere), sono esperienze che non possono che accresce la “stima di sé”; considerando, tra l’altro, che solo una libertà DA schemi statici ed indotti può favorire l’espressione del potenziale umano.

Base sociologica – Se ti riferisci al termine “sociologia” che indica lo studio delle strutture, dei processi e delle regole sociali, il motivo per cui la struttura statalista è NOCIVA al genere umano, mi pare di averlo spiegato (se ricomincio, mi si accusa di soffermarmi su questo per evitare di rispondere, quindi sorvolo).

Per quanto riguarda l’Anarchia, non so se parlare di “strutture” sociali è corretto, o almeno non nei termini convenzionali, dal momento che si tratta più di una forma di organizzazione sociale, abbastanza fluida da consentire gli scambi tra gli individui a tutti i livelli. Sostanzialmente, l’idea anarchica di società si basa su una serie di rapporti tra comunità, più facilmente auto-gestibili quanto più ridotto è il numero dei componenti. Con “ridotto” indico qualcosa di completamente diverso dai grandi numeri che giustificano l’esistenza di un’autorità centrale. Tali comunità, se lo vogliono, possono formare delle confederazioni interagenti tra loro. La gestione della vita sociale è affidato alla pratica della “democrazia diretta”.
Base storica –hai bisogno che ti si descriva il disastro a cui ha condotto la gestione gerarchica delle società umane, per capire su che base storica si fonde l’esigenza dell’Anarchia?

Se sono stata riduttiva non è colpa mia, l’argomento è talmente vasto da richiedere pagine e pagine di interventi: quindi, accomodatevi.

Citazione:
Devi essere circondata da persone veramente straordinarie, eccezionali. Mi fa davvero piacere. Tutti individui intelligenti, maturi, equilibrati, collaborativi, altruisti, rispettosi, disponibili e fratelli nell’animo. Buon per te. Io invece conosco un sacco di gente normale: non tutti intelligenti, molti estremamente immaturi, tutt’altro che equilibrati, collaborativi, ecc. ecc. Ed è a queste persone normali (“chi c’è, c’è”; ricordi?) che penso quando discetto di gruppi sociali. Tu invece penserai - giustamente, dato il tuo splendido entourage - solo a quegli individui meravigliosi che conosci. In effetti, loro sapranno sicuramente autogestirsi senza problemi. Sei fortunata, te l’ho detto.


Non sono affatto circondata da esseri “superiori”, prealbe. Mi faccio il mazzo tanto ogni giorno pur di contribuire a tessere relazioni umani basate sulla fiducia e sulla collaborazione, o per scardinare consuetudini assunte quasi inconsapevolmente, semplicemente perché “si fa così”, o perché condizionate dalla “pervasività” del “potere”, di cui lo stato è solo un espressione.
Ma questo non implica che, forse come per te, spinta da puerili tentativi di difendermi io arrivi a vedere negli esseri umani solo gli aspetti negativi. Anzi, “autosuperamento” forse è anche liberarsi da questa visione miope.

Citazione:
Continui ad avere sensazioni inaffidabili. Per un'anarchica, mi sembra grave.


A livello di “effetti concreti”, ritengo più nefaste le certezze di un accanito assertore del potere e dello stato.

Comunque io ti devo ringraziare, perché più cerco di illustrarti gli aspetti positivi dell’Anarchia, più mi convinco della sua necessità.

"E' tutt'altro avvenire che bisogna reinventare/ senza idoli o modelli, passo a passo, umilmente/ senza verità tracciate, senza domani prestabiliti/ .../ un avvenire che nasca da un po' meno di sofferenza/ .../ un avvenire radicato nella nostra vigilanza/ verso tutti i poteri della terra e del cielo./ In nome dell'ideale che ci faceva combattere /e che ci spinge ancora a batterci oggi."

Leo Ferrè, "Le Bilan".
_________________
"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 29/2/2008 20:43
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  •  LoneWolf58
      LoneWolf58
Re: Anarchia
#1658
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Volevo solo ringraziare Florizel e Prealpe per la discussione interessante che stanno imbastendo. Vi seguo e vi leggo con attenzione...
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La storia, come un'idiota, meccanicamente si ripete. (Paul Morand)
Il problema, però, è che ci sono degli idioti che continuano a credere che la storia non si ripeta. (LoneWolf58)
Inviato il: 29/2/2008 20:49
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Anarchia
#1659
Mi sento vacillare
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@LoneWolf58
Citazione:
Volevo solo ringraziare Florizel e Prealpe per la discussione interessante che stanno imbastendo. Vi seguo e vi leggo con attenzione...

Finalmente un intenditore!

Grazie a te dell’apprezzamento, Wolf. Si fa quel che si può.

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@Florizel
Citazione:

Citazione:
non ha un suono affatto diverso dalle tante vuote formule che in questo periodo di campagna elettorale risuonano in bocca a personaggi cui - sono certo - non gradisci (giustamente) essere assimilata.

Io ti ringrazio per questo ennesimo apprezzamento, ne sono davvero lusingata…

Flo, sai benissimo che l’elemento di associazione era la mancanza di concretezza e nient’altro. Se pensassi che i punti di contatto sono più sostanziali, ti riserverei post di ben altro contenuto, fidati. Riponi il tuo risentimento per occasioni più degne.


Citazione:
ma colgo l’occasione per farti notare che nonostante tu giudichi il “potere” e le gerarchie come espressioni “naturali” degli individui (e di conseguenza “naturale” pure la loro applicazione in ambito sociale) i parassiti statalisti devono ricorrere alle suddette “formule vuote” per mantenere quelle gerarchie e quel potere… Non è poi così tanto “naturale”, per il potere, mantenere quello status, ma piuttosto “artificioso”, o no?

Qui ed ora, si.


Citazione:
Ma il tuo ragionamento appare anche come un positivo (quanto inconsapevole) primo passo nella comprensione di alcuni meccanismi, benché ti ostini a non voler capire che le risposte sono insite nelle tue stesse domande.

Florizel, dei meccanismi di cui parli non mi sfugge un bel nulla. Li vedo - credimi - per-fet-ta-men-te. È sulle valutazioni e sulle soluzioni proposte che dissento. Con pienamente ponderata convinzione.


Citazione:
D’altra parte, qui ci si è un po’ rassegnati ad essere da te, ormai coattamente, definiti dei “fuori di testa”, ma se ti si continua a dare spiegazioni su cui, tutto sommato, sembra che tu NON VOGLIA riflettere, si spera almeno che esse non vengano sottoposte ad un impantamento preterintenzionale, da parte tua.

Naturalmente ho dei miei convincimenti sull’anarchia, che precedono i nostri scambi e che non sono positive. Ma sono disponibile a riconsiderare le mie posizioni, non appena apparirà nel dibattito qualche argomentazione a favore dell’anarchia (anziché sempre e solo contro lo stato e il potere; non è esattamente la stessa cosa) che abbia i requisiti della concretezza. Finora, mi si perdoni l’impressione, in questo senso non ho visto granché.


Citazione:
E allora, mettendo da parte la sensazione che stai qui per prenderci tutti per il culo,...

Che noia, che barba, che barba, che noia!


Citazione:
…RI-provo a darTI ancora credito, precisando che non sono né una sociologa, né una psicologa, né una storica. Nonostante ciò, non posso fare a meno di considerare gli effetti che il potere ha sugli individui, me compresa.

Ok.


Citazione:

Citazione:
hai avuto un milione di occasioni (più o meno) per precisare un po’ in che modo (cioè su quali basi - psicologiche o sociologiche o storiche o quelle che tu ritenga più pertinenti, però almeno una!!!) l’applicazione concreta dei principi anarchici sia apportatrice di tutta questa positività nella vita sociale

Ti ringrazio anche per le “occasioni”, ma credevo che stessimo qui, e già mooolto tempo prima del tuo arrivo, proprio per darci la possibilità di discutere insieme, non per essere grati a te di avercene dato la gentile opportunità.

Flo, come dici sono entrato piuttosto tardi (“Sempre troppo presto!”, diranno uno o due... ) in questa discussione, ma so benissimo (come lo sai tu ) che - ben prima del mio avvento - precisazioni sulla tua “via” all’anarchia già ti erano state richieste diverse volte da altri utenti. Quindi, poiché è chiaro ad entrambi che non stavo sottintendendo quello che tu mi imputi, per favore basta con queste schermaglie fuori luogo e, direi, fuori tempo: siamo oltre questa fase, vediamo di restarci.


Citazione:
Piuttosto, anche per te sarebbe ormai giunto il momento di cogliere l’occasione per dimostrare la “naturalezza” del potere e delo stato, al di là di assunti teorici non dimostrati se non in base ad un’analisi “storica” delle strutture sociali carente in fatto di conseguenze sulle società civili; analisi, per altro, che estendono un limitato periodo di tempo della storia umana alla sua totalità.

Se il “limitato periodo di tempo” cui ti riferisci è quello dell’esistenza degli stati moderni, ti chiarisco che le mie affermazioni non hanno un valore limitato a questo ambito specifico, e il potere (nelle sue infinite coniugazioni, assolutamente non tutte aberranti) accompagna da sempre la socialità umana. Se intendi altro, allora non mi è chiaro il senso. Quanto alla “carenza” della mia analisi relativamente alle “conseguenze sulle società civili”, sarebbe il caso, oltre di affermarla, anche di argomentarla. Merci.


Citazione:
Comunque, cerco di schematizzare, sperando di farmi capire.

Base psicologica - Risulta evidente che in un contesto a-statale, in assenza, cioè, di un apparato centrale che per amministrare efficacemente ha necessità di conformare l’esistenza degli individui, gli stessi abbiano maggiori possibilità di strutturare le loro vite secondo tempi e modi del tutto indipendenti dai trend richiesti dalla necessaria omologazione statalista. Unitamente alla libertà VOLONTARIA di associarsi, che in quel senso risulta priva dei vincoli burocratici e dalle norme monopolistiche dello stato, l’individuo è più agevolato nell’interazione con i suoi simili; né vi è obbligato, da motivazioni di tipo sussistenziale, a ricorrervi.

In realtà, mentre la burocrazia e la normatività asfissianti sono senza dubbio peculiarità delle forme statuali moderne e più che mai di quelle contemporanee (anche per disponibilità dei mezzi tecnici che le consentono), la questione dell’omologazione degli individui non si limita certamente all’organizzazione statale ma è caratteristica propria anche di comunità molto più piccole e risponde, come mi è già capitato di dire, ad esigenze di funzionalità del gruppo. Gli individui per sentirsi parte di un insieme hanno bisogno di percepirne gli altri membri come propri simili; sarebbe magari forse più “giusto” (o forse solo più “politically correct”?) se questa esigenza potesse venire soddisfatta dalla semplice constatazione di appartenenza alla stessa specie, ma così non è. A quanto pare l’essere umano per effettuare questo specchiamento di sé stesso negli altri ha bisogno di agganciarsi anche ad elementi se vogliamo esteriori e superficiali, di cui fanno parte sicuramente perlomeno l’aspetto e il comportamento conforme a certe regole. È per questo che pretendere invece di affermare una totale libertà dell’individuo ad esprimersi come meglio crede purché non leda la medesima libertà degli altri a fare lo stesso, e contemporaneamente aspettarsi poi che gli individui che adottano questa strategia si sentano e compongano un gruppo affiatato ed efficiente è una ambizione destinata all’eterna frustrazione. Non funziona (non funzioniamo) così.


Citazione:
Dal punto di visto psicologico, i risultati di un’opera o di un lavoro, individuale o di gruppo, che traggono origine dalla personale autonomia decisionale, e non sottoposti a sistemi di gestione che implicano forme di gerarchia imposta (quindi di esercizio del potere), sono esperienze che non possono che accresce la “stima di sé”; considerando, tra l’altro, che solo una libertà DA schemi statici ed indotti può favorire l’espressione del potenziale umano.

Plausibile, ma con dei distinguo.

La vita sociale NON È (e non può essere) inquadrata semplicemente come un “laboratorio di creatività e libera espressione”; nel senso che, sebbene possiamo tranquillamente concordare che da questo punto di vista la nostra situazione attuale sia tra le peggiori possibili (ma per motivi legati assai più al modello di sviluppo adottato - e scala di valori al seguito - che per il famigeratissimo discorso del “potere”), anche in condizioni più umane il vivere in gruppo impone intrinsecamente un gran numero di concrete problematiche e limitazioni reciproche che tu mi pari decisamente ignorare quando lo dipingi.
Il “potenziale umano” che citi, oltre a prevedere senz’altro intelligenza, creatività, disponibilità, altruismo, ecc., contempla (in misura almeno pari ma forse anche maggiore) anche tutte le caratteristiche di segno opposto (stupidità, intolleranza, egoismo, aggressività, ecc. ) persino nella più paradisiaca delle situazioni (ovvero, dal tuo punto di vista, in assenza di ogni “potere”), e questo dato non può essere tralasciato: la “negatività” nelle dinamiche sociali assolutamente non può essere imputata solo alla presenza di strutture di potere, e anzi queste, a seconda delle qualità dei suoi componenti, possono costituirne un fattore di contenimento sostanziale. Come, per fare un esempio ben comprensibile in questo ambito, dei moderatori in gamba possono favorire il buon andamento delle discussioni contrastando gli eccessi degli utenti. Insomma, non sta scritto da nessuna parte che un gruppo sociale privo di gerarchia al suo interno funzioni automaticamente meglio dei gruppi in cui la gerarchia è presente, e rimane il dato di fatto che i gruppi del secondo tipo costituiscono, da sempre e ovunque, la norma praticamente assoluta; un “perché” relativo alla natura umana ci sarà pure, direi.


Citazione:
Base sociologica – Se ti riferisci al termine “sociologia” che indica lo studio delle strutture, dei processi e delle regole sociali, il motivo per cui la struttura statalista è NOCIVA al genere umano, mi pare di averlo spiegato (se ricomincio, mi si accusa di soffermarmi su questo per evitare di rispondere, quindi sorvolo).

Approvo e sottoscrivo il sorvolo.


Citazione:
Per quanto riguarda l’Anarchia, non so se parlare di “strutture” sociali è corretto, o almeno non nei termini convenzionali, dal momento che si tratta più di una forma di organizzazione sociale, abbastanza fluida da consentire gli scambi tra gli individui a tutti i livelli. Sostanzialmente, l’idea anarchica di società si basa su una serie di rapporti tra comunità, più facilmente auto-gestibili quanto più ridotto è il numero dei componenti. Con “ridotto” indico qualcosa di completamente diverso dai grandi numeri che giustificano l’esistenza di un’autorità centrale. Tali comunità, se lo vogliono, possono formare delle confederazioni interagenti tra loro. La gestione della vita sociale è affidato alla pratica della “democrazia diretta”.

Ok. Di questo pezzo mi sembra innanzitutto opportuno evidenziare la parte che ho messo in neretto, che mi sembra da parte tua un riconoscimento (involontario?) di come comunità al di sopra di certe dimensioni non si prestino alla formula anarchica, l’applicazione della quale ritieni aumenti la sua efficienza “quanto più ridotto è il numero dei componenti”. E trovo in effetti logico che una teoria che mette al suo centro la prevalenza (se non l’esistenza esclusiva) della dimensione individuale funzioni tanto meglio quanto meno ci si distacchi da tale livello.


Citazione:
Base storica - hai bisogno che ti si descriva il disastro a cui ha condotto la gestione gerarchica delle società umane, per capire su che base storica si fonde l’esigenza dell’Anarchia?

Veramente si, sarebbe opportuno . Perché finché mi parli di forma statuale moderna posso abbastanza agevolmente farti ampie concessioni sul tema “disastri”; se invece zitta zitta lella lella () pensi di estendere la cosa a qualunque “gestione gerarchica delle società umane” (cioè praticamente a tutta la storia - e geografia - nota), non posso proprio esimermi (con immenso rammarico per l’imperdonabile indelicatezza ) dal chiederti di spendere qualche parola in più per il sostegno della tua tesi.


Citazione:
Se sono stata riduttiva non è colpa mia, l’argomento è talmente vasto da richiedere pagine e pagine di interventi: quindi, accomodatevi.

Flo, non saremo certamente né tu né io ad esaurire la questione. Ma apprezzo - sinceramente - il tuo sforzo attuale , perché diversamente è davvero troppo facile mantenersi soltanto nella posizione di Criticon Thinker (ruolo peraltro assai diffuso anche tra gli appassionati di calcio e nella clientela dei saloni di bellezza ).


Citazione:
Non sono affatto circondata da esseri “superiori”, prealbe. Mi faccio il mazzo tanto ogni giorno pur di contribuire a tessere relazioni umani basate sulla fiducia e sulla collaborazione, o per scardinare consuetudini assunte quasi inconsapevolmente, semplicemente perché “si fa così”, o perché condizionate dalla “pervasività” del “potere”, di cui lo stato è solo un espressione.
Ma questo non implica che, forse come per te, spinta da puerili tentativi di difendermi io arrivi a vedere negli esseri umani solo gli aspetti negativi. Anzi, “autosuperamento” forse è anche liberarsi da questa visione miope.

Flo, io negli esseri umani non vedo solo gli aspetti negativi; so anzi perfettamente che le loro azioni possono prendere sia una piega sommamente negativa che estremamente positiva a seconda di chi le compie... compreso l’esercizio del potere. È l’uomo che fa sempre la differenza, non lo strumento che adopera.


Citazione:
A livello di “effetti concreti”, ritengo più nefaste le certezze di un accanito assertore del potere e dello stato.

Comunque io ti devo ringraziare, perché più cerco di illustrarti gli aspetti positivi dell’Anarchia, più mi convinco della sua necessità.

Anche io continuo ad andare abbastanza d’accordo con me stesso.

Grazie di nuovo dello sforzo, Flo.


Prealbe
Inviato il: 2/3/2008 0:09
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  •  sick-boy
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Re: Anarchia
#1660
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Prealbe

non scappo, sto aspettando l'ispirazione

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Flo

nvece io ritengo che sia proprio quella pervasività a generare una potenziale radicalizzazione della spinta a liberarsene. Questo, rende la necessità dell’anarchia più tangibile di quanto noi stessi possiamo immaginare.

Vero. Ma bisogna vedere chi la vince alla fine. La sproporione di mezzi è impressionante, come pure l'impegno richiesto.
Inviato il: 2/3/2008 1:45
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  •  sick-boy
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Re: Anarchia
#1661
Dubito ormai di tutto
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Ah, per tutti, ho la bruttissima e impopolarissima sensazione che si sia più d'accordo di quello che si creda....sempre aspettando l'ispirazione, spiegherò...e poi 1399 è un numero orrendo
Inviato il: 2/3/2008 1:48
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  •  florizel
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Re: Anarchia
#1662
Sono certo di non sapere
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prealbe
Citazione:
sai benissimo che l’elemento di associazione era la mancanza di concretezza e nient’altro.


e io di quello parlavo, scusa: "non ha un suono affatto diverso dalle tante vuote formule ". Avevo capito che stavi paragonando i miei ragionamenti alle "vuote formule" dei parassiti. E visto che ribadisci, io RI-ringrazio.

"nonostante tu giudichi il “potere” e le gerarchie come espressioni “naturali” degli individui (e di conseguenza “naturale” pure la loro applicazione in ambito sociale) i parassiti statalisti devono ricorrere alle suddette “formule vuote” per mantenere quelle gerarchie e quel potere…"

Citazione:
Qui ed ora, si.


Questa tua sintetica risposta, però, non tiene conto che è esattamente l'esercizio del potere a determinare le cause per cui i parassiti debbano poi ricorrere alle formule vuote (leggi "propaganda").

Citazione:
sono disponibile a riconsiderare le mie posizioni, non appena apparirà nel dibattito qualche argomentazione a favore dell’anarchia (...) che abbia i requisiti della concretezza.


Vedi, si parte da punti di vista opposti: tu consideri "concreto" ciò che è stato già ampiamente esperito, potere, gerarchie, stato, sorvolando sugli effetti che ha prodotto, o ritenendoli "naturalmente conseguenti" ad una situazione "naturale". Noi, questi anarchici maledetti, si parte esattamente dagli effetti prodotti da questo stato di cose per dimostrarne la non "naturalezza" (o naturalità?) e per ipotizzare il modo di impiantare una vita diversa su aspetti altrettanto costitutivi degli individui. Chi è quello più "fuori dalla realtà"?

Citazione:
ben prima del mio avvento - precisazioni sulla tua “via” all’anarchia già ti erano state richieste diverse volte da altri utenti.


Ho fatto del mio meglio per spiegarmi, spero che questo me lo si riconosca. Se invece di una spiegazione si va cercando un trattato antropo-socio-psico-storico-etnologico da sottovagliare, esaminare, sezionare, e svalutare a seconda l'argomento piaccia o meno ( e non a seconda che l'argomento sia coerente nelle sue parti) , temo che dovrai farne senza: gli esami li ho passati da un pezzo, non ho nessuna intenzione di ricominciare ora.

Citazione:
Se il “limitato periodo di tempo” cui ti riferisci è quello dell’esistenza degli stati moderni, ti chiarisco che le mie affermazioni non hanno un valore limitato a questo ambito specifico, e il potere (nelle sue infinite coniugazioni, assolutamente non tutte aberranti) accompagna da sempre la socialità umana.


Potresti argomentare con degli esempi "storici" ed antropologici i casi in cui il potere non sia stato aberrante?

Citazione:
Quanto alla “carenza” della mia analisi relativamente alle “conseguenze sulle società civili”, sarebbe il caso, oltre di affermarla, anche di argomentarla.


Il fatto stesso che tu giudichi solo la presunta "naturalezza" del potere e non quella dell'impulso a sottrarsi ad esso, è una delle carenze di cui parlo. Un'altra è relativa all'assoluta cecità di fronte a ciò che il Potere ha prodotto, ai danni di GRAN PARTE dell'umanità.

"Merci."
Je vous en prie.

Citazione:
mentre la burocrazia e la normatività asfissianti sono senza dubbio peculiarità delle forme statuali moderne e più che mai di quelle contemporanee (anche per disponibilità dei mezzi tecnici che le consentono)


Quindi, fammi capire: la maggiore disponibilità di "mezzi tecnici", rispetto a "ieri", invece di snellire le cose, le avrebbe rese ancora più complicate?

Citazione:
Gli individui per sentirsi parte di un insieme hanno bisogno di percepirne gli altri membri come propri simili (...) A quanto pare l’essere umano per effettuare questo specchiamento di sé stesso negli altri ha bisogno di agganciarsi anche ad elementi se vogliamo esteriori e superficiali, di cui fanno parte sicuramente perlomeno l’aspetto e il comportamento conforme a certe regole.


Non mi pare che "omologazione" e "specchiamento" siano la stessa cosa; mentre il primo presuppone un livellamento delle caratteristiche e delle scelte dei diversi individui ad un dato modello, lo specchiamento è la capacità di interazione che consente di percepirne le affinità, se esistono.

Citazione:
La vita sociale NON È (e non può essere) inquadrata semplicemente come un “laboratorio di creatività e libera espressione” (...) anche in condizioni più umane il vivere in gruppo impone intrinsecamente un gran numero di concrete problematiche e limitazioni reciproche che tu mi pari decisamente ignorare quando lo dipingi.


prealbe, non svicolare. Non parlavo dell'ora di ricreazione, e lo sai benissimo. Parlavo della possibilità di ORGANIZZARE l'esistenza di un gruppo o di una comunità non sottoposti a sistemi di gestione che implicano forme di gerarchia imposta , e questo significa che "problematiche e limitazioni reciproche" andrebbero risolte adattando le regole alle esigenze degli individui, e non viceversa.

Citazione:
la “negatività” nelle dinamiche sociali assolutamente non può essere imputata solo alla presenza di strutture di potere, e anzi queste, a seconda delle qualità dei suoi componenti, possono costituirne un fattore di contenimento sostanziale.


E chi ha detto che avremmo realizzato il paradiso?
Io dico solo che se la "negatività" delle dinamiche sociali non solo non è stata risolta, ma addirittura resa più cruenta dall'istituzionalizzazione del potere, anche questo vorrà dire qualcosa, o no?

Citazione:
mi sembra da parte tua un riconoscimento (involontario?) di come comunità al di sopra di certe dimensioni non si prestino alla formula anarchica


Infatti, ho omesso di comunicarti che ritengo i grandi centri urbani, le metropoli, ed i grandi agglomerati, un riuscitissimo "esperimento sociale". A tutto vantaggio del potere, naturalmente.
Sul fatto che siano più "naturali" le piccole comunità, mi sembra ci sia poco da aggiungere.

Citazione:
Perché finché mi parli di forma statuale moderna posso abbastanza agevolmente farti ampie concessioni sul tema “disastri”; se invece zitta zitta lella lella () pensi di estendere la cosa a qualunque “gestione gerarchica delle società umane” (cioè praticamente a tutta la storia - e geografia - nota), non posso proprio esimermi (con immenso rammarico per l’imperdonabile indelicatezza ) dal chiederti di spendere qualche parola in più per il sostegno della tua tesi


Possiamo fare domani o un altro giorno? Giusto per studiarmi il modo di non provocarti fastidiosi stati ansiosi dicendoti le stesse cose con le stesse parole...

Citazione:
Anche io continuo ad andare abbastanza d’accordo con me stesso.


Ne sono lieta. Ma, ove mai dovesse finire la pacchia, e cadere qualche "puntello" di troppo, noi siamo qui...
_________________
"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 2/3/2008 2:50
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Re: Anarchia
#1663
Dubito ormai di tutto
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Anche io vi seguo attentamente.

Una domandina se è già stata posta mi scuso anticipatamente.

Due di loro sono in carcere dal 12 maggio scorso, altri due sono agli arresti domiciliari, un quinto in libertà vigilata. La base del processo è ancora una volta l'articolo 270 bis sulla "associazione sovversiva con finalità di terrorismo", con il quale negli ultimi anni sono stati arrestati decine di rivoluzionari, ribelli o semplici militanti di sinistra senza lo straccio di una prova. Per essere accusati di "associazione sovversiva" basta ormai una semplice scritta sul muro.

Chi mi può dire, per quale motivo esiste una repressione addirittura con il 270 bis, per azioni o idee che dovrebbero essere "normali", mi riferisco alle istituzioni che marchiano le persone anarchiche come "terroristi".

Se queste idee sono così impraticabili, per quale motivo non viene lasciato il minimo spazio per esporle e discuterne nei media, viste le idee considerate "bislacche" "impraticabili" ecc. tutti si potranno render conto.

Fateli parlare questi anarchici così si danno la zappa sui piedi.

P.S. non mi portate esempi di terrorismo vero, attribuito
sono anarco-insurrezionalisti.
_________________
Infettato dal morbo di Ashcroft
---------------------------------------------
Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
Inviato il: 2/3/2008 10:17
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Re: Anarchia
#1664
Mi sento vacillare
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Florizel
Citazione:
Citazione:
sai benissimo che l’elemento di associazione era la mancanza di concretezza e nient’altro.

e io di quello parlavo, scusa: "non ha un suono affatto diverso dalle tante vuote formule ". Avevo capito che stavi paragonando i miei ragionamenti alle "vuote formule" dei parassiti. E visto che ribadisci, io RI-ringrazio.

Allora: “Prego.”. Dovere mio.


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"nonostante tu giudichi il “potere” e le gerarchie come espressioni “naturali” degli individui (e di conseguenza “naturale” pure la loro applicazione in ambito sociale) i parassiti statalisti devono ricorrere alle suddette “formule vuote” per mantenere quelle gerarchie e quel potere…"

Qui ed ora, si.

Questa tua sintetica risposta, però, non tiene conto che è esattamente l'esercizio del potere a determinare le cause per cui i parassiti debbano poi ricorrere alle formule vuote (leggi "propaganda").

Stai per caso dando per inevitabile che chi esercita il potere sia un parassita? Se si, perché?


Citazione:
Citazione:
sono disponibile a riconsiderare le mie posizioni, non appena apparirà nel dibattito qualche argomentazione a favore dell’anarchia (...) che abbia i requisiti della concretezza.

Vedi, si parte da punti di vista opposti: tu consideri "concreto" ciò che è stato già ampiamente esperito, potere, gerarchie, stato, sorvolando sugli effetti che ha prodotto, o ritenendoli "naturalmente conseguenti" ad una situazione "naturale".

Io considero concreto ciò che dimostra di avere un qualche punto di contatto con la realtà nota, e teorico ciò che alberga soltanto nella testa di qualcuno.
Per quanto riguarda gli effetti dell’esercizio del potere, sei tu che dai per assodato che essi siano, dall’alba dei tempi ad oggi, terribili nonché orripilanti e mai positivi. Io questa la ritengo una pura e semplice allucinazione, e aspetto ancora qualche dato a favore della tesi (che, essendo assoluta e investendo tutta la storia del globo terracqueo, ne richiede parecchiucci per essere confermata).


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Noi, questi anarchici maledetti, si parte esattamente dagli effetti prodotti da questo stato di cose per dimostrarne la non "naturalezza" (o naturalità?) e per ipotizzare il modo di impiantare una vita diversa su aspetti altrettanto costitutivi degli individui. Chi è quello più "fuori dalla realtà"?

Fino a prova contraria è "fuori dalla realtà" chi, teorizzando in contrasto con i dati noti, non ha mai dimostrato la bontà pratica dell’applicazione delle proprie illazioni, direi. È pur vero che “chi non fa, non falla”, e può continuare tranquillamente ad illudersi ad libitum.


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ben prima del mio avvento - precisazioni sulla tua “via” all’anarchia già ti erano state richieste diverse volte da altri utenti.

Ho fatto del mio meglio per spiegarmi, spero che questo me lo si riconosca. Se invece di una spiegazione si va cercando un trattato antropo-socio-psico-storico-etnologico da sottovagliare, esaminare, sezionare, e svalutare a seconda l'argomento piaccia o meno (e non a seconda che l'argomento sia coerente nelle sue parti), temo che dovrai farne senza: gli esami li ho passati da un pezzo, non ho nessuna intenzione di ricominciare ora.

Ehm, davvero li hai passati? Non si finisce mai di sorprendersi, nella vita!
A parte gli scherzi, se si fanno affermazioni assolute che riguardano tutta la storia umana non è che poi si può pretendere di cavarsela a buon mercato semplicemente ripetendo all’infinito gli assunti di base senza mai dimostrarne nessuno. E la coerenza interna c’entra poco; c’entra l’aderenza con la realtà.


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Se il “limitato periodo di tempo” cui ti riferisci è quello dell’esistenza degli stati moderni, ti chiarisco che le mie affermazioni non hanno un valore limitato a questo ambito specifico, e il potere (nelle sue infinite coniugazioni, assolutamente non tutte aberranti) accompagna da sempre la socialità umana.

Potresti argomentare con degli esempi "storici" ed antropologici i casi in cui il potere non sia stato aberrante?

Prima tu il contrario, se non ti dispiace.


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Citazione:
Quanto alla “carenza” della mia analisi relativamente alle “conseguenze sulle società civili”, sarebbe il caso, oltre di affermarla, anche di argomentarla.

Il fatto stesso che tu giudichi solo la presunta "naturalezza" del potere e non quella dell'impulso a sottrarsi ad esso, è una delle carenze di cui parlo. Un'altra è relativa all'assoluta cecità di fronte a ciò che il Potere ha prodotto, ai danni di GRAN PARTE dell'umanità.

Si possono avere degli esempi o sono disponibili solo a pagamento? Continui a dare per perfettamente assodate le tue premesse che invece per me sono tutte da dimostrare. Non dubito che tu abbia tonnellate di dati che le sostengono, ma ti dispiace tanto condividerli con chi invece non li coglie con la stessa immediatezza? Sarebbe anche questo il senso del confronto.


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mentre la burocrazia e la normatività asfissianti sono senza dubbio peculiarità delle forme statuali moderne e più che mai di quelle contemporanee (anche per disponibilità dei mezzi tecnici che le consentono)

Quindi, fammi capire: la maggiore disponibilità di "mezzi tecnici", rispetto a "ieri", invece di snellire le cose, le avrebbe rese ancora più complicate?

No, Flo. I mezzi consentono, non determinano. Ma non importa, era solo un inciso.


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Citazione:
Gli individui per sentirsi parte di un insieme hanno bisogno di percepirne gli altri membri come propri simili (...) A quanto pare l’essere umano per effettuare questo specchiamento di sé stesso negli altri ha bisogno di agganciarsi anche ad elementi se vogliamo esteriori e superficiali, di cui fanno parte sicuramente perlomeno l’aspetto e il comportamento conforme a certe regole.

Non mi pare che "omologazione" e "specchiamento" siano la stessa cosa; mentre il primo presuppone un livellamento delle caratteristiche e delle scelte dei diversi individui ad un dato modello, lo specchiamento è la capacità di interazione che consente di percepirne le affinità, se esistono.

No, non sono la stessa cosa. Te lo confermo. Ma lo specchiamento “ha bisogno di agganciarsi anche ad elementi se vogliamo esteriori e superficiali, di cui fanno parte sicuramente perlomeno l’aspetto e il comportamento conforme a certe regole” e dunque perchè lo specchiamento possa sussistere all’interno di un gruppo sociale i suoi membri devono in una certa misura omologarsi fra loro. Altrimenti lo specchiamento non sussiste e il gruppo si sfascia. Non mi sembra un concetto così inafferrabile. Dunque, ribadisco (visto che hai simpaticamente omesso l’implicazione più importante della cosa ): “È per questo che pretendere invece di affermare una totale libertà dell’individuo ad esprimersi come meglio crede purché non leda la medesima libertà degli altri a fare lo stesso, e contemporaneamente aspettarsi poi che gli individui che adottano questa strategia si sentano e compongano un gruppo affiatato ed efficiente è una ambizione destinata all’eterna frustrazione. Non funziona (non funzioniamo) così.”


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Citazione:
La vita sociale NON È (e non può essere) inquadrata semplicemente come un “laboratorio di creatività e libera espressione” (...) anche in condizioni più umane il vivere in gruppo impone intrinsecamente un gran numero di concrete problematiche e limitazioni reciproche che tu mi pari decisamente ignorare quando lo dipingi.

prealbe, non svicolare. Non parlavo dell'ora di ricreazione, e lo sai benissimo. Parlavo della possibilità di ORGANIZZARE l'esistenza di un gruppo o di una comunità non sottoposti a sistemi di gestione che implicano forme di gerarchia imposta , e questo significa che "problematiche e limitazioni reciproche" andrebbero risolte adattando le regole alle esigenze degli individui, e non viceversa.

Si, Flo. Ma il gruppo e le sue regole sono plastiche non liquide, hanno una certa inerzia e tendono a conservarsi (non foss’altro, per il banale motivo che sono il fondamento della vita dei suoi membri). È proprio quest’idea che il gruppo (ovvero tutti gli individui che lo compongono) sia sempre pronto a recepire ogni istanza di ogni suo membro e ad adattarsi ad essa che è irrealistico. Dopo un certo tempo (non lunghissimo) dalla sua formazione qualunque gruppo sociale imporrà inevitabilmente ai suoi membri (presi singolarmente) un loro adattamento alle sue regole, che quindi volendo si potranno percepire come “imposte”, ma è così che funziona.


Citazione:
Citazione:
la “negatività” nelle dinamiche sociali assolutamente non può essere imputata solo alla presenza di strutture di potere, e anzi queste, a seconda delle qualità dei suoi componenti, possono costituirne un fattore di contenimento sostanziale.

E chi ha detto che avremmo realizzato il paradiso?
Io dico solo che se la "negatività" delle dinamiche sociali non solo non è stata risolta, ma addirittura resa più cruenta dall'istituzionalizzazione del potere, anche questo vorrà dire qualcosa, o no?

Flo, questa tua è un’interpretazione, non è un fatto. Che sia “l’istituzionalizzazione del potere” (cosa vuol dire esattamente, tra l’altro?) a rendere “più cruenta la "negatività" delle dinamiche sociali” lo dovresti dimostrare (perlomeno argomentare).


Citazione:
Citazione:
mi sembra da parte tua un riconoscimento (involontario?) di come comunità al di sopra di certe dimensioni non si prestino alla formula anarchica

Infatti, ho omesso di comunicarti che ritengo i grandi centri urbani, le metropoli, ed i grandi agglomerati, un riuscitissimo "esperimento sociale". A tutto vantaggio del potere, naturalmente.
Sul fatto che siano più "naturali" le piccole comunità, mi sembra ci sia poco da aggiungere.

Benone. Però si da il caso che la popolazione delle comunità possa anche crescere. In quel caso, che si fa?


Citazione:
Citazione:
Perché finché mi parli di forma statuale moderna posso abbastanza agevolmente farti ampie concessioni sul tema “disastri”; se invece zitta zitta lella lella () pensi di estendere la cosa a qualunque “gestione gerarchica delle società umane” (cioè praticamente a tutta la storia - e geografia - nota), non posso proprio esimermi (con immenso rammarico per l’imperdonabile indelicatezza ) dal chiederti di spendere qualche parola in più per il sostegno della tua tesi

Possiamo fare domani o un altro giorno? Giusto per studiarmi il modo di non provocarti fastidiosi stati ansiosi dicendoti le stesse cose con le stesse parole...

Non sai cosa rispondere, direi.


Prealbe
Inviato il: 2/3/2008 15:11
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  •  florizel
      florizel
Re: Anarchia
#1665
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Citazione:
Non sai cosa rispondere, direi.


Ti lascio un po' crologiare nell'autosollazzamento che questa (come altre) tua calunnia nei miei confronti ti procura, tanto i commenti sono tutti lì, a testimoniare, ancora una volta, che non è la mancanza di argomentazioni a perpetrare il tuo atteggiamento inquisitorio, ma è ciò che l'argomento evoca che ti destabilizza.

Citazione:
Ehm, davvero li hai passati? Non si finisce mai di sorprendersi, nella vita!


Colgo l'occasione, prealbe, per chiederti un'ennesima volta di usare un atteggiamento pacato e collaborativo; qui è come in Anarchia, se non ritieni i tuoi interlocutori al tuo "livello" (che finora non ha espresso che un esasperante nozionismo) nessuno ti obbliga a starci.

Ritorno dopo, con tutta calma.
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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 2/3/2008 21:35
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Re: Anarchia
#1666
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Florizel:
Potresti argomentare con degli esempi "storici" ed antropologici i casi in cui il potere non sia stato aberrante?
prealbe:
Prima tu il contrario, se non ti dispiace.


E mannaggia!! ...E fatelo questo benedetto esempio!
Su...non siate timidi...
Vabbè...inizio io...

Il primo caso aberrante è stato quando Dio ha cacciato Adamo ed Eva dal
Paradiso. Brutta mossa...oserei dire infelice...
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Inviato il: 2/3/2008 22:12
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  •  prealbe
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Re: Anarchia
#1667
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Florizel
Citazione:
Citazione:
Ehm, davvero li hai passati? Non si finisce mai di sorprendersi, nella vita!

Colgo l'occasione, prealbe, per chiederti un'ennesima volta di usare un atteggiamento pacato e collaborativo; qui è come in Anarchia, se non ritieni i tuoi interlocutori al tuo "livello" (che finora non ha espresso che un esasperante nozionismo) nessuno ti obbliga a starci.

Florizel, fai la brava, vuoi? La citazione esatta di ciò che ho scritto è:
Citazione:
Ehm, davvero li hai passati? Non si finisce mai di sorprendersi, nella vita!

La da te omessa faccina in fondo significa esplicitamente scherzosità, e la frase successiva inizia con:
Citazione:
A parte gli scherzi,...

ad ulteriore chiarimento dell’intento solamente scherzoso e non offensivo della frase che precede. Chiederei dunque io a te, soprattutto ora che si sta finalmente entrando nel merito di alcune questioni, di non alzare ingiustificatamente, sulla base di sciocchezze di questo genere, i toni di uno scambio che mi sembra invece stia marciando sui binari del rispetto e della correttezza. Come ho già detto, siamo oltre questa fase, vediamo di restarci. Ed è in base a questa convinzione che mi fermo qui nel commentare il tuo ultimo post.

Aspetto le tue argomentazioni sui contenuti del mio precedente post davvero rilevanti ai fini della discussione.


Prealbe
Inviato il: 2/3/2008 22:20
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  •  florizel
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Re: Anarchia
#1668
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Citazione:
Stai per caso dando per inevitabile che chi esercita il potere sia un parassita? Se si, perché?


Se non altro, per la semplice ragione che i suoi “argomenti” devono servirsi solo della “forza” sui suoi interlocutori per attecchire, e credo ci sia poco da dimostrare circa il parassitismo di questa pratica.

Citazione:
Io considero concreto ciò che dimostra di avere un qualche punto di contatto con la realtà nota, e teorico ciò che alberga soltanto nella testa di qualcuno.


Quindi, per te le reazioni all’oppressione del potere non hanno punti di contatto con la realtà nota…? Che so, la rivolta antisovietica in Ungheria, quella di marinai e contadini a Kronstadt, l’antifascismo e l’opposizione al regime di Milosevic in Serbia, o a quello di Pinochet in Cile. O anche quella di Piazza Tien-an-Men, e per restare sul suolo nazionale, le rivolte contro la gestione dell’emergenza rifiuti, o contro l’ampliamento delle basi USA o contro il TAV...

Per te, tutto questo non ha punti di “contatto” con la realtà? Andiamo bene.

Citazione:
sei tu che dai per assodato che essi siano, dall’alba dei tempi ad oggi, terribili nonché orripilanti e mai positivi. Io questa la ritengo una pura e semplice allucinazione


Ne prendo atto. Ma aspetto ancora che tu riporta UN SOLO esempio della “bontà” del potere.

Citazione:
Fino a prova contraria è "fuori dalla realtà" chi, teorizzando in contrasto con i dati noti, non ha mai dimostrato la bontà pratica dell’applicazione delle proprie illazioni, direi. È pur vero che “chi non fa, non falla”, e può continuare tranquillamente ad illudersi ad libitum.


Si, ma QUALI SAREBBERO i “dati noti”? Non sperticarti a spiegare dettagliatamente PERCHE’ tali dati continuano ad essere gli unici NOTI: potresti accorgerti che l’esercizio del potere è ancor più pervasivo e mistificatorio, oltre che schifoso e repellente, di quanto chiunque possa descriverti.

Citazione:
se si fanno affermazioni assolute che riguardano tutta la storia umana non è che poi si può pretendere di cavarsela a buon mercato semplicemente ripetendo all’infinito gli assunti di base senza mai dimostrarne nessuno.


E’ esattamente quello che ti ho detto io in qualche decina di post, a proposito di questa presunta “naturale onnipresenza” di un sistema sociale basato sulla coercizione da parte di uno o molti su tutto il resto.
Si aspetta pazientemente. Come già si prevedeva di dover fare a proposito di questo:

Citazione:
Se il “limitato periodo di tempo” cui ti riferisci è quello dell’esistenza degli stati moderni, ti chiarisco che le mie affermazioni non hanno un valore limitato a questo ambito specifico, e il potere (nelle sue infinite coniugazioni, assolutamente non tutte aberranti) accompagna da sempre la socialità umana.


E mia conseguente domanda, ormai del tutto ignorata:

Potresti argomentare con degli esempi "storici" ed antropologici i casi in cui il potere non sia stato aberrante?

Citazione:
mentre la burocrazia e la normatività asfissianti sono senza dubbio peculiarità delle forme statuali moderne e più che mai di quelle contemporanee (anche per disponibilità dei mezzi tecnici che le consentono)


> Quindi, fammi capire: la maggiore disponibilità di "mezzi tecnici", rispetto a "ieri", invece di snellire le cose, le avrebbe rese ancora più complicate?

Citazione:
I mezzi consentono, non determinano.


Quindi, maggiore disponibilità di "mezzi tecnici", rispetto a "ieri", non ha consentito uno snellimento di burocrazia e normatività asfissianti?

Citazione:
Ma lo specchiamento “ha bisogno di agganciarsi anche ad elementi se vogliamo esteriori e superficiali, di cui fanno parte sicuramente perlomeno l’aspetto e il comportamento conforme a certe regole”


Scusa, ma tranne per quanto riguarda le regole, che sono un “mezzo”, ritengo che ciò di cui stai parlando concerne l’omologazione, come precisi poi. Ma non si sta mica parlando della Cina “comunista”, sai? Si sta parlando di una società in cui gli individui si “incontrano” su basi e su dati
un tantino meno prosaici degli elementi esteriori e superficiali.

Questa parte
Citazione:
ribadisco (visto che hai simpaticamente omesso l’implicazione più importante della cosa ): “È per questo che pretendere invece di affermare una totale libertà dell’individuo ad esprimersi come meglio crede purché non leda la medesima libertà degli altri a fare lo stesso, e contemporaneamente aspettarsi poi che gli individui che adottano questa strategia si sentano e compongano un gruppo affiatato ed efficiente è una ambizione destinata all’eterna frustrazione. Non funziona (non funzioniamo) così.”


L’ho omessa perché la ritengo una gran cazzata. Soprattutto se espressa da chi ritiene l’omologazione un processo utile (anzi, affine) allo “specchiamento”…

Citazione:
Ma il gruppo e le sue regole sono plastiche non liquide, hanno una certa inerzia e tendono a conservarsi (non foss’altro, per il banale motivo che sono il fondamento della vita dei suoi membri).


E questa è la tesi. Ora ti spiacerebbe dimostrarla? (senza ripetizioni degli stessi concetti, cortesemente).

Citazione:
Che sia “l’istituzionalizzazione del potere” (cosa vuol dire esattamente, tra l’altro?)


Tu devi averci presi tutti per degli imbecilli chiedendo di spiegarti fino all’infinito concetti espressi dalle stesse parole che li descrivono, ma a ben guardare è un probabile effetto di proiezioni che hanno del patologico.

Citazione:
Però si da il caso che la popolazione delle comunità possa anche crescere. In quel caso, che si fa?


Ti devo spiegare la differenza tra una crescita di 10 su 100, o di 100 su 2.000 e una di 300.000 su (minimo) 1.000.000?

Citazione:
finché mi parli di forma statuale moderna posso abbastanza agevolmente farti ampie concessioni sul tema “disastri”


Bene, prealbe. Io ritengo che il potere abbia SEMPRE provocato disastri. Quando così non è stato (rarissimamente) il relativo periodo di “tregua” gli è servito a rafforzarlo.
Sei te quello che ne afferma la “positività”. Ti spiacerebbe descriverne qualche esempio?

Citazione:
ulteriore chiarimento dell’intento solamente scherzoso e non offensivo della frase che precede.


Si, ma non ci “allarghiamo” troppo "anarchicamente", vuoi?
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Inviato il: 3/3/2008 0:06
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Anarchia
#1669
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Scusate il ritardo. Ogni tanto mi passa un po’ la voglia.

Alcune premesse.

Innanzitutto questo post, pur fornendo dei dati che rispondono a questioni poste da Florizel, non è una risposta indirizzata a Florizel. Perché? Perché a fronte di una affermazione del genere:
Citazione:
Bene, prealbe. Io ritengo che il potere abbia SEMPRE provocato disastri. Quando così non è stato (rarissimamente) il relativo periodo di “tregua” gli è servito a rafforzarlo.

che esprime una posizione di chiusura aprioristica e totale anche alla sola possibilità che l’esercizio del potere possa produrre risultati positivi e, quand’anche fosse (rarissimamente, però! mi raccomando.), si tratterebbe comunque di una sorta di un diversivo temporaneo mirante solo al rafforzamento del potere stesso...
beh, credo che nessun dato a favore prodotto potrebbe scalfire una così granitica convinzione (o, meglio, fede assoluta ).

Sperare in una valutazione obiettiva, nel caso specifico, è semplicemente una pia illusione.

Dunque i dati proposti sono per chi abbia un minimo di apertura mentale, non per indurre assai improbabili apostasie nei devoti seguaci di un dogma sacro et inviolabile.


Seconda premessa: i dati che riporto sono frutto di una ricerca (rapida), non di una conoscenza, per così dire, “sulla punta delle dita”. Non ho mai sentito la necessità di tenere “in tasca”, pronte da esibire, le “prove” di una deduzione che è di semplice logica (anzi, talmente ovvia che stupisce la necessità di doverla esporre esplicitamente), cioè che l’esito di qualunque attività umana dipende, in misura sostanziale, dall’approccio delle persone (1) che la intraprendono, la cui gamma di motivazioni sarà varia quanto possono esserlo comunemente le ragioni individuali ad agire; le medesime, formalmente identiche, situazioni possono essere interpretate da chi le vive con uno spirito anche del tutto opposto. Sfugge perché mai l’esercizio del potere, nelle sue varie gradazioni, dovrebbe fare eccezione a tale sistematica originalità soggettiva dell’agire umano e generare invece con infallibile ineluttabilità (ovunque, in ogni tempo e in qualunque contesto culturale), solo e soltanto aberrazioni e catastrofi.


Terza premessa: nel mettere assieme un po’ di casi in cui la gestione del potere non avesse prodotto “disastri”, ho scelto delle situazioni storiche le cui caratteristiche rendessero ardua (2) la possibilità di classificarli come “disastrosi”, in base a parametri come la pace e il benessere del periodo o il gradimento popolare verso i governanti.


Ed ecco i dati:

Citazione:
L'impero Gupta è stato uno dei maggiori imperi politici e militari dell'antica India. Fu governato dalla dinastia Gupta tra il 240 e il 550 d.C. e occupò la maggior parte dell'India settentrionale, degli attuali Pakistan orientale e Bangladesh.
Sotto questo impero si ebbe un periodo di pace e prosperità che favorì lo sviluppo culturale: viene considerata l'"età dell'oro" della cultura indiana dal punto di vista artistico, letterario e scientifico (in modo analogo alle dinastie Han e Tang in Cina e alla cultura greco-romana per la civiltà occidentale).

http://it.wikipedia.org/wiki/Impero_Gupta

Citazione:
[Rinaldo d'Este] Per cercare di sollevare le condizioni del popolo minuto, che la crisi economica aveva letteralmente ridotto alla fame, controllò strettamente il mercato del grano, arrestando anche alcuni nobili che ne facevano aggiotaggio, ed il prezzo diminuì sensibilmente. Continuarono gli acquartieramenti alemanni, ma impose, per il loro mantenimento, imposte ai feudatari, alle quali si assoggettò lui medesimo, e migliorarono così le condizioni di vita dei contadini.

http://it.wikipedia.org/wiki/Rinaldo_d'Este

Citazione:
Nel 1414, alla morte di re Ladislao, il regno passò alla sorella Giovanna II, ma un anno dopo, la città di Nardò fu assaltata da Luigi Sanseverino, che governò con giustizia e benevolenza. Sotto il suo governo, rifiorirono le palestre per la ginnastica e l'esercizio delle armi, ma soprattutto le Scuole Neretine, in cui studiarono gli intellettuali più rappresentativi dell'epoca, affidate a dotti maestri di grammatica, teologia, filosofia "scientifica" aristotelica. Il Galateo decantò l'importanza di tali scuole.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nard%C3%B2

Citazione:
Ruggero il Normanno entrò in città nel settembre del 1140, tra le più festose accoglienze non solo del popolo, ma dei nobili, dei cavalieri e del clero che gli andarono incontro fuori la porta di Capua e lo scortarono fino all'Episcopio. I napoletani sono facili agli entusiasmi e può ben essere che i normanni avessero scaldata la loro fantasia e il loro sentimento. Quegli uomini del Nord, che, in periodo pienamente storico, seppero crearsi una leggenda epica, con avventure e imprese quasi incredibili, si conquistarono l'animo di questa gente del Sud, amante delle audacie sensazionali. Tanto più che Ruggero, il giorno seguente il suo ingresso in Napoli, volle rendersi conto dello stato della città, attraversandone le strade a cavallo e, convocato il popolo nel castello del Salvatore, parlò affabilmente, discutendo con esso della libertà e degli interessi dei cittadini e promettendo buone cose a tutti per il futuro.
In seguito Ruggero, pur avendo visitato Salerno, Capua, Gaeta ed Aversa, non tornò più a Napoli. Ma non venne meno alle promesse e governò con giustizia e saggezza, senza far sentire alla città il peso del suo dominio; ne fece duca il figlio Anfuso; e, morto costui (1144), insignì dello stesso titolo l'altro figlio Guglielmo, principe di Tarante e di Capua.

http://www.andriaroberto.com/nuova_pagina_171.htm

Citazione:
Ultima a cadere sotto la dominazione barbarica fu l'Italia: con la sua occupazione Odoacre poneva inconsapevolmente fine alla storia dell'impero di Occidente (476)
Questo rozzo uomo d'arme, che ebbe la ventura di legare il suo nome ad un avvenimento di tanta importanza, resse il potere per alcuni anni con equilibrio e mitezza d'animo, mostrandosi, sebbene ariano, tollerante con i cattolici e rispettoso delle consuetudini e delle leggi locali.

http://www.parodos.it/medioevoinizio.htm

Citazione:
Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (in latino Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus; nelle epigrafi: C•IVLIVS•C•F•III•V•CAESAR•OCTAVIANVS [2]; Roma, 23 settembre 63 a.C. – Nola, 19 agosto 14) meglio conosciuto come Ottaviano o Augusto, fu il primo imperatore romano.
Il Senato gli conferì il titolo di Augustus il 16 gennaio 27 a.C.,[3] e il suo nome ufficiale fu da quel momento Imperator Caesar Divi filius Augustus (nelle epigrafi IMPERATOR•CAESAR•DIVI•FILIVS•AVGVSTVS [4]). Nel 23 a.C. gli fu riconosciuta la tribunicia potestas e l'Imperium proconsulare a vita,[5] mentre nel 12 a.C. divenne Pontefice Massimo.
Restò sul trono sino alla morte, e il suo principato fu il più lungo della Roma imperiale (44 anni dal 30 a.C.[6], 37 anni dal 23 a.C.).[7]
L'età di Augusto rappresentò un momento di svolta nella storia di Roma e il definitivo passaggio dal periodo repubblicano al principato. La rivoluzione dal vecchio al nuovo sistema politico contrassegnò anche la sfera economica, militare, amministrativa, giuridica e culturale.
Augusto, negli oltre quarant’anni di regno, introdusse riforme d'importanza cruciale per i successivi tre secoli:
• riformò il cursus honorum di tutte le principali magistrature romane, ricostruendo la nuova classe politica e aristocratica, e formando una nuova classe dinastica;
• riordinò il nuovo sistema amministrativo provinciale anche grazie alla creazione di numerose colonie e municipi che favorirono la romanizzazione dell’intero bacino del Mediterraneo;
• riorganizzò le forze armate di terra (con l’introduzione di milizie specializzate per la difesa e la sicurezza dell’Urbe, come le coorti urbane, i vigiles e la guardia pretoriana) e di mare (con la formazione di nuove flotte in Italia e nelle provincie);
• riformò il sistema di difese dei confini imperiali, acquartierando in modo permanente legioni ed auxilia in fortezze e forti lungo l’intero limes;
• fece di Roma una città monumentale con la costruzione di numerosi nuovi edifici, avvalendosi di un collaboratore come Marco Vipsanio Agrippa;
• favorì la rinascita economica ed il commercio grazie alla pacificazione dell’intera area mediterranea, alla costruzione di porti, strade, ponti e ad un piano di conquiste territoriali senza precedenti,[8] che portarono all’erario romano immense ed insperate risorse (basti pensare al tesoro tolemaico o al grano egiziano, alle miniere d’oro dei Cantabri o quelle d’argento dell’Illirico);
• promosse una politica sociale più equa verso le classi meno abbienti, con continuative elargizioni di grano e la costruzione di nuove opere di pubblica utilità (come terme, acquedotti e fori);
• diede nuovo impulso alla cultura, grazie anche all'aiuto di Mecenate.

http://it.wikipedia.org/wiki/Augusto_(imperatore_romano)

Citazione:
In seguito al Congresso di Vienna, Maria Luigia fu proclamata sovrana e duchessa dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla e se ne appropriò il 20 aprile 1816, accompagnata dal suo amante, il generale austriaco Neipperg. Da questo intenso legame sarebbero nati due figli, Albertina e Guglielmo, che Maria Luigia non poté riconoscere legalmente ma che avrebbero allietato gli anni della sua maturità, dopo il profondo dolore causato dalla morte per tisi del suo primogenito.
Durante la sua permanenza a Parma la sovranità austriaca seppe conquistare l'amore e la fiducia dei suoi sudditi governando per un lungo periodo in pace e prosperità, Parma progredì sotto ogni punto di vista e divenne più bella.
Fece costruire ponti, dighe, ospedali e orfanotrofi; fece ampliare anche l'Università: ben presto il popolo la soprannominò con simpatia "la buona duchessa".
Neipperg morì nel 1829 e nel 1834 la duchessa si risposò con il conte Charles-René di Bombelles.
Maria Luigia si comportò egregiamente anche di fronte all'epidemia di peste del 1836: visitò personalmente gli ospedali, aiutò le famiglie dei copiti con soldi e viveri.

http://www.noieparma.com/pers/marialuigia/marialuigia.htm

Citazione:
Negli ultimi tempi della dominazione bizantina la debolezza del potere centrale aveva consentito all'aristocrazia terriera di rafforzarsi, ma il forte regime accentrato degli ottomani riuscì a eliminare quasi completamente le abitudini feudali, sopprimendo le forniture obbligatorie di lavoro e di beni, cui subentrò una semplice imposta, mentre sulla rigorosa applicazione della legge vigilavano funzionari alle dirette dipendenze del sultano. Scarsa fu quindi l'adesione dei contadini cristiani alla lotta antiottomana condotta dai loro signori e fino al XVII secolo i Balcani non conobbero serie ribellioni contadine. Gli ottomani cercarono comunque di legare a sé tutte le classi sociali: i contadini mediante la possibilità di accedere al potere per mezzo del sistema di reclutamento militare, i latifondisti tramite l'inserimento delle terre nel sistema del tîmâr. Durante il XVI secolo i Balcani vissero un periodo eccezionale di pace e prosperità, caratterizzato dalla messa a coltura di nuove terre, dall'incremento demografico che condusse al raddoppio della popolazione (un milione di famiglie verso il 1535) e dallo sviluppo dei centri urbani.

http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/b/b009.htm


Va bene. Come esempi-campione bastano e avanzano, visto che di similari ce ne sono centinaia e centinaia. Sono anche sicuro che alcuni dei dati riportati (come altri di quelli analoghi e non riportati qui) saranno pure opinabili, ma che lo siano tutti ed ognuno (e perdipiù radicalmente, tanto da invertirne la valutazione) ne dubito proprio. Tenendo anche presente che per invalidare il pensiero () di Florizel non serve neanche riportare casi di governi particolarmente positivi, giacché è sufficiente che non abbiano prodotto “disastri”.


(Poi posterò anche qualche dato sui meccanismi dei gruppi sociali.)


Prealbe


1 - Gli spesso - ma non sempre, a quanto pare - acclamati ”individui”.
2 - Ma non certamente impossibile per taluni, nelle cui risorse di originalità interpretativa e critica dei contesti storico-sociali ho, per esperienza diretta, una fiducia praticamente illimitata.
Inviato il: 5/3/2008 20:36
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  •  florizel
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Re: Anarchia
#1670
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Invece, quando ti leggo, a me torna prepotentemente.
E confesso di provare un'immensa gratitudine, poichè, come già spiegato altrove, trovo sempre più giustificata la mia posizione di chiusura aprioristica e totale anche alla sola possibilità che l’esercizio del potere possa produrre risultati positivi .

Fermo restando che la "chiusura" è avvenuta in base a svariati quanto da te ignorati passaggi che mi hanno fatta approdare alla conclusione che "aprioristico" è il Potere.

Ma comunque, bazzecole, robette, quisquilie...andiamo avanti, amico mio...

Citazione:
Dunque i dati proposti sono per chi abbia un minimo di apertura mentale


eheheh...'sta cosa è divertente: "una volta" erano gli anarchici o i contestatori accaniti che chiedevano "apertura mentale" a reazionari e conservatori di ogni genere ed età...il fatto che la cosa, qui, si manifesti al contrario mi mette di buon umore...

Citazione:
Non ho mai sentito la necessità di tenere “in tasca”, pronte da esibire, le “prove” di una deduzione che è di semplice logica (anzi, talmente ovvia che stupisce la necessità di doverla esporre esplicitamente)


Eh, appunto quello che cercavo di spiegare a te, rispetto ai motivi per cui è necessario liberarsi del Potere. Stupisce la necessità di doverli esporre esplicitamente.

Detto questo, mi riservo di rinviare ad altro momentola lettura degli stralci di documenti solertemente postati, tanto lo so da ora che per ogni "vantaggio", brevi parentesi in contesti contrassegnati da "disastri", ci sarà stata una mini-carneficina prima, durante e dopo ognuna di quelle "cose buone e giuste".

Ora è tardi, ed un'anarchica stanca, per un'altra dura giornata passata a cercare di non soccombere al "sistema", comincia ad essere pericolosa...
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  •  prealbe
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Re: Anarchia
#1671
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Prealbe
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Dunque i dati proposti sono per chi abbia un minimo di apertura mentale, non per indurre assai improbabili apostasie nei devoti seguaci di un dogma sacro et inviolabile.

Florizel
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Detto questo, mi riservo di rinviare ad altro momento la lettura degli stralci di documenti solertemente postati, tanto lo so da ora che per ogni "vantaggio", brevi parentesi in contesti contrassegnati da "disastri", ci sarà stata una mini-carneficina prima, durante e dopo ognuna di quelle "cose buone e giuste"




Prealbe
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Re: Anarchia
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Florizel.... hai dimenticato una cosa...
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Re: Anarchia
#1673
Sono certo di non sapere
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Da Sidonia Novordo
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Il rapporto tra chi governa e chi è governato si potrebbe riassumere
secondo me in queste tre opzioni:

1) Chi governa lo fa a proprio esclusivo vantaggio a spese del governato.

2) chi governa fa l'interesse del popolo quando questo coincide con il suo.

3) chi governa fa solo l'interesse del popolo, anche quando questo va
contro i propri interessi di governanti.

Il punto 1 è la prassi.
Il punto due è tipico dei governi illuminati.
Il punto tre è cosa rara a trovarsi e dovrebbe essere lo scopo
della nostra ricerca.La vedo dura.
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 7/3/2008 11:58
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  •  florizel
      florizel
Re: Anarchia
#1674
Sono certo di non sapere
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Prealbe carissimo, il tuo sforzo nel dare del potere un’immagine quanto più coerente possibile con le tue tesi è davvero apprezzabile. Consentimi, tuttavia, di porgerti alcune osservazioni.

In primo luogo, è strumentale estrapolare alcuni episodi da un loro contesto storico. Quelle che definisci “situazioni” in cui dimostri che il Potere (e stiamo parlando dell’organizzazione gerarchica della società) produce anche del “buono”, sono appunto accadimenti che non possono essere decontestualizzati ed isolati da una gestione sociale che li comprende, e che li determina parallelamente ad altri.
In secondo luogo, finchè a riportare le descrizioni di personaggi e dinastie come quelli da te elencati sono i testi storiografici “ufficiali”, e finche esse sono incentrate sulle loro “gesta”, mi sembra quanto meno logico dedurre che sorvolino, come anche attualmente accade attraverso l’informazione di regime, sugli effetti dettagliati che hanno avuto su quei popoli.

Anche attualmente il “sistema” di dominio produce cose non necessariamente spregevoli, ma questo va ascritto all’interno di una attività più totale; nè costituisce un fine, ma semmai un mezzo atto a creare la necessaria “adesione”, o identificazione, da parte dei “governati” con la struttura statuale. Il discorso si fa lungo ed articolato, ma, in sintesi, un regime che si imponesse solo attraverso lo strumento repressivo e in cui la distinzione in classi sociali fosse smaccata e palpabile, monarchi e feudatari da una parte e poveri cristi dall’altra, aristocratici con le pance piene da una parte e morti di fame dall’altra, un regime simile si taglierebbe le gambe in partenza, per la semplice ragione che riproporrebbe un modelli sociali già rifiutati.

Non che nell’epoca contemporanea sia molto diverso (o non rischi di diventarlo), ma una serie di “evoluzioni” da parte del Potere, in fatto di strategie di contenimento del conflitto sociale, ha fatto si che le società civili si identificassero con esso attraverso l’inganno della “democrazia” .(Ovviamente, anche in questo caso sono riduttiva, ma c’è troppa carne sul fuoco, i vari dettagli possono essere ampliati successivamente).

Ma tento di affrontare i vari punti, uno per uno.

Nel caso della dinastia Gupta, si tratta di una delle tante che, susseguendosi, hanno dominato in India, e che per affermarsi, come le altre che l’hanno preceduta e seguita, si presuppone non abbia indetto referendum o chiesto “toc toc, permesso, si può subentrare?”. La sua collocazione corretta, pertanto, è da inserire in un più ampio contesto in cui il “beneficio” risulta solo un aspetto.

Opportunistico, se consideriamo che i fasti descritti abbiano avuto la funzione di aggiungere prestigio alla “casta” dominante, la sola che potesse usufruirne, appunto, e non alle popolazioni su cui essa regnava.
Tra l’altro, leggiamo qui che "Sotto il suo dominio le tribù che al tempo popolavano la regione vennero unite in una coesa entità politica e religiosa.".

Come si perseguì quella unificazione? E dal momento che sappiamo, poiché storicamente oggettivo, che un IMPERO tende ad inglobare sotto la sua dipendenza economica, politica e culturale intere popolazioni, non è forse l’unificazione stessa espressione di un preciso progetto di dominio?

Messasi in luce anche fuori dell'originario Magadha con Candragupta I, la dinastia Gupta estese e consolidò i propri domini con guerre di conquista e alleanze matrimoniali, fino a includere tutto l'ovest, il nord, l'est e parte del sud dell'India.

Con guerre di conquista. Non con feste e balletti.

Aggiungo che, in contrapposizione con l’ormai decaduta dinastia Maurya, la dinastia Gupta reinstaura il bramanesimo, che colloca al centro delle sue attività l’organizzazione castale . Il che, converrai, è un considerevole passo indietro in termini di “repressione”, se consideriamo che il Buddismo, ricercando la salvezza nella necessità dell’azione individuale, ribaltava le fondamenta stesse di un impero retto soprattutto sul credo religioso.

In riferimento a Rinaldo d’Este, Luigi Sanseverino, Ruggero il Normanno, Odoacre, Maria Luigia, ottomani e Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, stupisce la necessità di dover esporre esplicitamente i contesti storici, e le relative contraddizioni in termini di “effetti totali” sui popoli e sui territori, in cui si collocano i suddetti personaggi.

Detto questo, prealbe:

Un impero è un’organizzazione statale che inevitabilmente ripete sempre gli stessi errori proprio a causa della natura stessa della sua struttura imperiale. Il suo fallimento è inevitabile a causa di: eccessiva grandezza, complessità, estensione territoriale, stratificazione, eterogeneità, dominazione, gerarchia e ineguaglianze.

PS: Lone, avrai di che sollazzarti, perchè intuisco che il seguito sarà logorroicamente lungo.
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Inviato il: 7/3/2008 16:21
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  •  florizel
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Re: Anarchia
#1675
Sono certo di non sapere
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Citazione:
3) chi governa fa solo l'interesse del popolo, anche quando questo va contro i propri interessi di governanti.

Il punto tre è cosa rara a trovarsi e dovrebbe essere lo scopo
della nostra ricerca.La vedo dura.


Un buon punto di partenza per individuare chi siano i veri "utopisti".
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Inviato il: 7/3/2008 16:24
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  •  prealbe
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Re: Anarchia
#1676
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Flo, con semplicità e chiarezza.

Il mio post riporta alcuni casi (e, come dicevo, ce ne sono a centinaia di analoghi) che non sembra possibile definire disastrosi, cosa che tu invece ritieni inevitabile per qualunque contesto di potere, presente, passato e futuro.

Ora, o tu riesci a sostenere la tua tesi (almeno in relazione alla casistica che ho riportato) dimostrando dove stia nei casi suddetti il disastroso (non la difettosità, ché la perfezione non è notoriamente di questo mondo) oppure tutte le altre considerazioni al contorno lasciano semplicemente il tempo che trovano (cioè non sono pertinenti).

Ma se non ne sei in grado, abbi l’onestà di riconoscerlo esplicitamente e di trarne le debite conseguenze.


Prealbe
Inviato il: 7/3/2008 18:30
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  •  florizel
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Re: Anarchia
#1677
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prealbe, ma non cadere nel ridicolo con le "dimostrazioni"...

Non c'è un cazzo da dimostrare, scusa. Le cose sono chiarissime: ogni "cosa buona e giusta" che avrà fatto un qualsivoglia sistema gerarchico, va inserita in un contesto da cui NON PU0' essere scollegato.

Ora pretenderesti che io mi esprimessi circa la casistica che hai riportato, caso per caso? Ma fammi il piacere, prealbe. Ci mancherebbe altro che io mi mettessi a tessere le lodi di quella manica di parassiti.
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Inviato il: 7/3/2008 20:23
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  •  prealbe
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Re: Anarchia
#1678
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Florizel
Citazione:
prealbe, ma non cadere nel ridicolo con le "dimostrazioni"...

Non c'è un cazzo da dimostrare, scusa. Le cose sono chiarissime: ogni "cosa buona e giusta" che avrà fatto un qualsivoglia sistema gerarchico, va inserita in un contesto da cui NON PU0' essere scollegato.

Ora pretenderesti che io mi esprimessi circa la casistica che hai riportato, caso per caso? Ma fammi il piacere, prealbe. Ci mancherebbe altro che io tessi le lodi di quella manica di parassiti.

Tradotto: “Non ho la più pallida idea di come suffragare l’assurda affermazione che ho fatto, ma piuttosto che riconoscerlo e trarne le conseguenze preferisco farmi scuoiare viva.”.


Prealbe
Inviato il: 7/3/2008 21:06
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Re: Anarchia
#1679
Dubito ormai di tutto
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prealbe

tu citi

[Rinaldo d'Este] Per cercare di sollevare le condizioni del popolo minuto, che la crisi economica aveva letteralmente ridotto alla fame, controllò strettamente il mercato del grano, arrestando anche alcuni nobili che ne facevano aggiotaggio, ed il prezzo diminuì sensibilmente. Continuarono gli acquartieramenti alemanni, ma impose, per il loro mantenimento, imposte ai feudatari, alle quali si assoggettò lui medesimo, e migliorarono così le condizioni di vita dei contadini.

http://it.wikipedia.org/wiki/Rinaldo_d'Este

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link approfondimento

Arriviamo così all’anno 1333 quando il Legato Apostolico Cardinale Bertrando del Poggetto, per
ritorsione contro gli Estensi che avevano inviato due contingenti armati, uno a Brescia occupata
da Giovanni re di Boemia, in aiuto degli Scaligeri (e comandato dallo stesso Rinaldo) e l’altro
(comandato dal fratello Obizzo) per recuperare Modena occupata dai Pio di Carpi, mosse
improvvisamente alla conquista di Ferrara.

----------

Avevo 5 minuti da perdere se devi fare qualche esempio leggiti bene tutta la storia, non solo quello che "suona bene", mio parere personale magari tu non vedi nulla di "anomalo".

ciao
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Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
Inviato il: 7/3/2008 21:57
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Anarchia
#1680
Mi sento vacillare
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Arriviamo così all’anno 1333 quando il Legato Apostolico Cardinale Bertrando del Poggetto, per ritorsione contro gli Estensi che avevano inviato due contingenti armati, uno a Brescia occupata da Giovanni re di Boemia, in aiuto degli Scaligeri (e comandato dallo stesso Rinaldo) e l’altro (comandato dal fratello Obizzo) per recuperare Modena occupata dai Pio di Carpi, mosse improvvisamente alla conquista di Ferrara.

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Avevo 5 minuti da perdere se devi fare qualche esempio leggiti bene tutta la storia, non solo quello che "suona bene", mio parere personale magari tu non vedi nulla di "anomalo".

ciao

Ottimo. E dunque…?


Prealbe
Inviato il: 7/3/2008 22:20
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