I punti di riferimento sono proprio cị che impediscono l'evoluzione della coscienza pur evitandole di perdersi completamente; il solito paradosso
Ti ringrazio, Timor. Quello che scrivi è verissimo, a mio parere. Tutti noi abbiamo bisogno di "punti fermi". La questione sta in cosa significa quel "abbiamo bisogno".
Punti fermi come bitte d'ancoraggio, magari con gomène legate tanto strettamente da impedire alla nave di muoversi? Va bene finché occorra rimanere in porto, ma non si pụ viaggiare per mare legati ad un molo... Punti fermi finché si è bambini, altrimenti non si diventa adulti. Ma poi, una volta adulti, i punti "variabili" diventano i nostri punti fermi. Non ce li prendiamo più da chiunque li fornisca. Li scegliamo e, in molti casi, li costruiamo attivamente.
E ś, sembra una contraddizione, che quel che ci consente di vivere sia anche quel che spesso ci uccide. Ma è questo, secondo me, che ci consente di essere esseri umani, non macchine. La bellezza - e anche la tragicità - dell'esistenza umana sta tutta in queste apparenti contraddizioni. E nel nostro interminabile tentativo di superarle, quando sarebbe assai più semplice (e probabilmente più corretto) arrenderci alla loro esistenza.
Buona vita
Guglielmo
P.S.: a leggere di Cristoforo Colombo, mi viene in mente quel dialogo tra due ebrei, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. "Penso di andarmene in Venezuela", dice uno. "Coś lontano?" chiede l'altro. "Coś lontano da dove?" risponde il primo.
Ri-buona vita
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"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
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