Penso che per “incapacità di pensare un rapporto d’identificazione forte con l’altro da sé” si voglia intendere la difficoltà a riconoscere l’”altro”come proprio simile, come rappresentazione “esterna” di “sé stessi”
Pụ essere, ma questo, a mio avviso, non fa che peggiorare la situazione. Il passo fondamentale è riconoscere non che l'altro è mio simile, ma che l'altro è diverso da me. Che non è me. Che non mi assomiglia. Altrimenti il rischio è che faccio a lui quel che vorrei fare io o, peggio, che - siccome una cosa piace a me - allora ordino che la faccia anche lui... e capirai che bello!
Buona vita
Guglielmo
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"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
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