Red_Knight
Citazione:
Lo so che avevi capito benissimo. Appunto per quello non rispondermi come uno che non ci arriva.
Caro Red, sono sicuro della tua stima (peraltro ricambiata). Ma proprio per questo dammi credito se ti dico che non sto traccheggiando. Nelle mie risposte c'è un sacco di sostanza
razionalissima. Se qua e là ti sembra che manchi, prova a riesaminare attentamente il testo: magari salta fuori.
Provo a riformulare qualche nozione.
Il razionalismo si fonda sul
sottoinsieme concettuale della parte
conscia dell'individuo. La parte conscia è a sua volta
un sottoinsieme, la parte affiorante, di un substrato molto più ampio e, prevalentemente se non totalmente, molto poco percepibile e ancora meno decodificabile.
E questo è un fatto, a proposito di
oggettività.
Il suddetto
sottoinsieme concettuale è frutto di processi di
percezione selettiva nonché
interpretativa, che avvengono a monte di qualsiasi razionalità e completamente al di fuori del suo influsso. Significa, in soldoni, che
i concetti che utilizziamo nel processo analitico-razionale partono da un set di informazioni
parziale e rimaneggiato alla fonte.
E anche questo_è un fatto.
Chiarita la limitatezza estrema dell'ente
"concetto" nel dare effettivamente conto della realtà e che il razionalismo sguazza
solo e soltanto tra i concetti, proseguiamo.
Dici tu:
Citazione:
Non è che il fenomeno è governato dalla razionalità, il fenomeno È la manifestazione della razionalità! Ovvero quell'automatismo che ti sussurra una vocina nella tua testa e ti ricorda che il dato A non è più vero, e che forse il dato B che dipendeva da A ha smesso a sua volta di essere vero.
Come ho detto, questo succede in tutti, anche nelle persone più apertamente irrazionali.
Il razionalista non è quello che si sforza di fare sempre questo giochino: è automatico e succede a tutti (certo, una persona "sveglia" fa ragionamenti che filano più liscio e nota più sottigliezze, ma il principio è il medesimo). Il razionalista è quello che *non* sopprime quella vocina quando dice qualcosa di scomodo con un'altra vocina che al contrario dice "invece è così lo stesso, pensa ad altro, 2+2=5".
Che è un po' la stessa cosa dello "svuotamento del guardaroba" che dicevo prima.
Il razionalista insomma non tollera contraddizioni (quando ne trova una, naturalmente. Può non farci caso), a differenza degli altri.
Quello su cui mi piacerebbe tu riflettessi è su
che cosa rende il dato A "non più vero" a partire da un certo momento. Non mi pare che la razionalità abbia un gran ruolo in ciò a parte la presa d'atto a livello conscio di un cambiamento
già avvenuto ad un livello più profondo e non analitico. Ciò che ti voglio dire, caro Red, è che i processi razionali si limitano, sempre o quasi, a rispecchiare in forma intellettuale delle configurazioni interiori che si realizzano in conseguenza di processi che con l'analisi razionale nulla hanno a che vedere. È
la percezione soggettiva sottostante alla formazione dei concetti che, non si sa bene come, cambia, mentre la razionalità ratifica
(a posteriori, ma fieramente convinta del contrario ), nella forma che le è propria del "ragionamento", tale cambiamento.