LE LACRIME DEI PESCI--------------------------------------------------------------------------------
Una ricerca pubblicata su Proceeding of Royal Society e condotta da ricercatori Irlandesi ha sfatato la comune credenza che i pesci non provassero dolore solo perché non lo mostravano…o meglio non lo mostravano come siamo abituati a comunicarlo (e dunque a capirlo) noi…tramite il suono. - Mi ricordo di una storia che da bambina lessi in un libro, mi sembra, di favole. In questa favola un bambino chiedeva al papà: “Papà, ma i pesci soffrono?” e il papà rispondeva “certo che si!”e allora il bambino sensibile e curioso insisteva dicendo “ma perché allora non piangono?” e il papà con pazienza ed amore aggiungeva “Certo che piangono…piangono ogni volta che un uomo li cattura con l’amo, piangono ogni volta che rimangono impigliati in una rete e capiscono che la vita sfugge, piangono quando l’uomo li chiude in vasche troppo strette dove non riescono neanche a nuotare…piangono, certo, ma tu non vedi le loro lacrime perché si sciolgono nell’acqua”.
Questa storia mi è sempre rimasta nel cuore e da grande ho cercato più volte nel corso dei miei studi, una spiegazione “scientifica” alle lacrime dei pesci e finalmente è arrivata…
Una ricerca pubblicata su Proceeding of Royal Society e condotta da ricercatori Irlandesi ha sfatato la comune credenza che i pesci non provassero dolore solo perché non lo mostravano…o meglio non lo mostravano come siamo abituati a comunicarlo (e dunque a capirlo) noi…tramite il suono.
In un mondo silenzioso come l’acqua, dove ogni suono è ovattato, ogni grido rimarrebbe inascoltato. La prova è semplice: avete mai provato ad urlare sott’acqua? Se avete provato saprete bene che è il vostro grido è assolutamente “silenzioso” non percepito da nessun vicino..dunque perché i pesci per esprimere dolore dovrebbero gridare? Quale forza evolutiva dovrebbe spingere un animale a fare qualche cosa di così inutile? Ma il fatto che non gridino non significa che non soffrano.
Per farla breve, la ricerca di cui parlavo, si è servita di micro-iniezioni di veleno di api e acido acetico iniettate nelle labbra di alcune sfortunate trote. I pesci così trattati, hanno mostrato un comportamento anomalo, hanno cominciato a muoversi con un dondolio, proprio come fanno i mammiferi più evoluti sotto stress.
Come se non bastasse queste trote hanno cominciato a strofinare le labbra contro le pareti della vasca ed hanno rifiutato il cibo per diverse ore.
I pesci piangono eccome!
Se i pesci piangono…pensate a tutte le sofferenze che infliggiamo loro…pensate al terrore che deve provare un pesce all’amo, privo di decidere del suo nuoto, costretto a seguire una forza oscura che lo tira in una direzione per lui assolutamente non naturale. Infatti per il pesce, come per qualsiasi animale, viene spontanea la fuga in direzione opposta al dolore, in direzione opposta alla lenza. Pensate ai minuti che ci vogliono ad un pesce per morire di asfissia, sbattuto sul pontile di un peschereccio o in bella mostra…boccheggiante nella vetrina di una pescheria…passano decine di minuti in cui l’aria ti manca come se avessi un fazzoletto sulla bocca che lascia passare poca aria…troppo poca. Prima o poi muoiono, e la loro sofferenza finisce. Per certi pesci, meno fortunati, l’agonia è più lunga. Sono i pesci che devono arrivare ai mercati…ovviamente più freschi arrivano, meglio è! E così vengono tenuti sotto ghiaccio ritardandone la morte, prolungando la loro asfissia per decine di minuti.
Le ore che dividono un pesce dalla sua morte sono ore di agonia, in un ambiente che non è il loro, con una sola grande colpa…di non saper urlare!
Non dico che bisognerebbe diventare tutti vegetariani, anche se questo sicuramente eliminerebbe gran parte delle loro dolore, ma almeno limitare il più possibile le sofferenze degli animali “condannati”. Gli animali che “devono” morire…almeno che abbiano una morte veloce e priva, per quanto lo possa essere la morte, di sofferenze psicologiche…penso che almeno questo sia loro dovuto. [
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