Santa, come promesso...
In
L'Anello del ritorno (cap. III -
Heidegger e Nietzsche: il senso del divenire), dedicato a Nietzsche, Severino affronta il problema dello scetticismo, ossia dell'affermazione nietzscheana che la verità è un'illusione, ossia che non esiste la verità.
All'affermazione scettica si obietta con la solita argomentazione: affermare che non esiste una verità è affermare una verità. In altri termini: se la verità è illusione, allora anche dire che la verità è illusione è un'illusione.
Heidegger, nel suo libro dedicato a Nietszche, difende quest'ultimo (e in generale tutta la filosofia contemporanea) dall'obiezione allo scettico:
"
Una cosa, però, [chi sostiene la contraddittorietà dalla tesi scettica] dimentica nella sua confutazione della tesi nietzscheana sulla verità come illusione, cioè che se la tesi di Nietzsche è vera, non soltanto questa tesi stessa, in quanto vera, diventa illusione, ma altrettanto necessariamente deve essere 'illusione' anche l'inferenza qui prodotta come confutazione di Nietzsche. Ma il fautore dell'acume, fattosi ancora più furbo, replicherà che allora anche la nostra caratterizzazione della sua confutazione come illusione rimane a sua volta illusione. Certo - e questo confutarsi a vicenda potrebbe venire continuato all'infinito, per confermare sempre e soltanto ciò di cui fin dal primo passo si fa uso: cioè che la verità è un'illusione.[...] Tali confutazioni hanno le sembianze della più rigorosa coerenza. M la coerenza ha subito fine, se deve valere anche per colui che confuta. Si pretende qui, richiamandosi alla logica quale suprema istanza del pensiero, che essa debba valere soltanto per l'avversario."
In altri ternimi, l'obiezione allo scettico afferma che se tutto è un'illusione allora anche dire che tutto è un'illusione è un'illusione. Heidegger risponde che per falsificare la tesi che tutto è illusione la si deve presupporre come vera, e quindi anche tale falsificazione è un'illusione. E così all'infinito. La conclusione è che il fatto che entrambe le tesi si confutino a vicenda dimostra che non esiste nessuna verità.
Severino non concorda con Heidegger sul fatto che la conseguenza di questo eterno confutarsi della due tesi alla fine renda vera la prima. Per lui nessuna delle due predomina sull'altra.
Se la tesi scettica vuole essere coerente (e lo vuole perché "
da un lato essa esclude che la verità non sia illusione; dall'altro lato, perché è sul fondamento della coerenza che essa si lascia sviluppare ndell'indefinita e reciproca confutazione[...]"), allora essa per prima concepire come non-illusoria la propria coerenza.
"
[...]è infatti necessario che la tesi scettica non affermi che la verità è illusione, ma che illusione è ogni verità che non sia la coerenza di tale tesi."
Concludendo dunque:
1. La confutazione tradizionale allo scettico, come mostrato da Heidegger, non sta in piedi, per cui non è paradossale dire "non esiste alcuna verità".
2. Per Severino Nietzsche e la filosofia contemporanea non sono in realtà scettici "ingenui", che dicono che
tutto è illusione, ma dicono che tutto è illusione
tranne l'affermazione "tutto è illusione". Affermazione però assolutamente NON dogmatica in quanto unica via d'uscita logia all'
impasse dell'infinita confutazione reciproca delle due tesi contraddittorie.
(E in questo modo - opinione personale - Severino ha MAGISTRALMENTE ribadito per l'
ennesima volta la validità e l'originalità fondante del principio di non contraddizione. Se gli chiedi che cosa ha mangiato stamattina ti risponde mostrandoti in modo nuovo e originale il principio di non contraddizione. E' un tantino fissato. Forse addirittura più di Linucs con Foxman. Forse.)
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Carlo