Il concetto di perfezione assoluta, invece, implica in sè l'esistenza necessaria: così, o s'incorre in un paradosso (nego l'esistenza di un'esistenza innegabile, perchè perfetta), oppure si ammette un ente perfetto. Il passo complicato è stabilire cosa questo ente perfetto sia.
Non so sinceramente questo ragionamento mi sembra un pò zoppicante. Ma il vizio di fondo è questo "concetto di perfezione", che mi fonda l'esistenza di un essere assolutamente perfetto, ma che di fatto non so stabilire cosa sia, perchè in effetti io non ho assolutamente idea di cosa io in effetti intenda per il concetto di perfezione. Lo ripeto il problema di fondo è che i concetti di imperfezione o perfezione sono una nostra interpretazione realativa, non si può fondare la prova di esistenza di Dio su qualcosa che si suppone o si dà per scontato da nostre osservazioni soggettive. Ergo la prova dell'esistenza di Dio non ha senso in tale modo. La Filosofia Moderna occidentale ha dato bancarotta il giorno in cui Einstein ha di fatto affermato la fine del concetto di tempo Assoluto mostrandone la sua relatività. E' come se avessimo sempre camminato dando per scontato che il pavimento ci fosse mentre il problema è che il pavimento non c'era. Cosi allo stesso modo l'osservazione su un più o meno perfetto di qualcos'altro non ha molto senso in un mondo in cui posso rapportare qualcosa a qualcos'altro solo in termini di osservazione relativa e non assoluta. Se non c'è un tempo assoluto, come può esistere una perfezione assoluta, un bene assoluto e così via?
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"In un certo senso tutto il nostro universo è tempo, è irreversibilità. Però il tempo emerge da una realtà eterna che è il vuoto." Ilya Prigogine
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