Sitchinite (Intervento n. 446): “Bisogna che sia chiara una cosa... il libro infernale é un grimorio, e i grimori sono testi codificati. Quando tu leggi 'prendere l ala di un pipistrello e unirlo alle foglie di una calendula colta la mattina di san giovanni' o amenità del genere, é un codice. NON é la riceta di un intruglio. Ali di pipistrello, coscia di pollo, occhio di drago etc, erano, nei grimori, dei codici. Se non si capisce questo non si può andare avanti”.
Questa è davvero bella! Se ne impara sempre una nuova! Ho sempre immaginato streghe e stregoni a dar la caccia a piccoli animali indifesi, e a tormentarli, e ora vengo a sapere che si trattava solo di un codice per comunicare chissà quale messaggio e forse per sviare i sospetti delle autorità religiose sempre all’erta. Immaginavo che, come le streghe erboriste conoscessero le virtù delle piante, così credessero di ritrovare altre capacità terapeutiche in animali come i rospi o i pipistrelli. E pensavo che con l’avanzare della scienza, tali superstizioni fossero state cancellate, come per esempio è stata cancellata la credenza che la salamandra potesse resistere tra le fiamme. Sulle virtù delle piante non ci sono dubbi e infatti la moderna erboristeria sta lì a testimoniarlo, ma l’utilizzo di parti di animali non ha retto all’avanzare delle conoscenze e se c’è ancora qualcuno che ne fa uso, lo fa per sadico passatempo. E allora ti prego di spiegarmi, di grazia, cosa si nasconde dietro tali istruzioni (pag. 165 e seguenti de “Il libro infernale”, Bietti, 1950): - Modo speciale di produrre l’incatenamento sui cani; - Fattura del rospo con gli occhi cuciti; - Fattura con il rospo dalla bocca cucita; - Magia con un osso della testa di un gatto nero; - Per far nascere due diavoli da due occhi di gatto nero; - Sortilegi per mezzo di un pipistrello. E questi sono solo alcuni esempi. Se si tratta di un codice, che cosa significa in realtà? Venivano usati o no gli animali, in queste preparazioni? E, in caso di risposta negativa, perché gli alchimisti e i maghi del passato hanno sentito la necessità di coinvolgerli?
Altra tua citazione: “Non so per gli altri, ma il fatto che pagani (gli aruspici per esempio) e animisti usino l' animale nei loro riti o nei loro oracoli, a me non dà fastidio. Loro si che erano gente che viveva in comunione con la natura, vegetale, animale e umana. I loro son culti della terra in tutto ciò che implica. Loro avevano una visione meno viziata rispetto alle culture animaliste o vegetariane”. La comunione con la natura anche nelle loro comunità era il rispetto dell' animale ma la subordinazione di quest' ultimo alle funzioni societarie e religiose dell' uomo, per quanto a te o a me possano non piacere. Questi sono i soliti contorsionismi dialettici tipici di chi commette il male e ne cerca astruse giustificazioni. Lo fanno anche i cacciatori, quando dicono di amare la natura. Non puoi affermare che i sacrificatori di animali portavano loro rispetto ma al contempo li uccidevano, e cercare di far passare questa contraddizione per “comunione con la natura”. Diciamo le cose come stanno: erano barbari che facevano i propri comodi sacrificando normalmente gli animali e, in particolari occasioni, anche prigionieri umani di altre etnie. Se pensi che sgozzare un capretto sia comunione con la natura, che cosa pensi che sia stato, per un sacerdote romano, sgozzare un prigioniero celta? Era comunione con la natura anche quello? Se hai il coraggio di rispondere affermativamente anche in questo secondo caso, e ne trovi una valenza positiva, allora ti darò ragione sulla “comunione con la natura” degli antichi. Tuttavia, e qui sono d’accordo con Mangog, il Cristianesimo ha per lo meno spazzato via i sacrifici umani, sia in Europa che in Sud America, solo che si è fermato lì, non è andato oltre e non ha finito il lavoro, lasciando gli animali ancora alla mercè dei sacrificatori. Anche se oggi i sacrifici si fanno nei laboratori di vivisezione e nei macelli. E le divinità adorate sono altre, la Scienza e la pancia.
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