A RedKnight: “neanche nelle più fantasiose utopie lo scopo dell'associazione sarebbe la scristianizzazione”.
Normalmente, non leggo Famiglia Cristiana, ma ho il sospetto che tratterebbe il tema dell’ateismo con più rispetto di come l’ha trattato Carlo Puca su Panorama del 15 ottobre scorso, a pag. 83. Il titolo dell’articolo è: “Odifreddi, il dio degli anti Dio”. E fin qui ci siamo. Ma già nell’occhiello si capisce che lo scopo dell’articolo è di accusare implicitamente il professore di aver fatto un business del suo ateismo. Se quindi le intenzioni del giornalista sono quelle di banalizzare l’argomento, attraverso la venalità del soggetto preso in esame, io ci vedo la stessa manovra che gli anticlericali fanno nei confronti della Chiesa, tirando in ballo le sue immense ricchezze, lo IOR e l’otto per mille. Il che conferma ancora una volta che nel sentire comune il denaro è considerato “lo sterco del diavolo”. Per tutto l’articolo, il cronista non fa altro che evidenziare la poliedricità di Odifreddi, la sua onnipresenza in televisione e la sua litigiosità contro esponenti del Centrodestra. Cioè, il suo voler fare la Primadonna a tutti i costi, sempre a scopo di lucro, cioè per farsi pubblicità. Tuttavia, se l’intento era di stampo denigratorio, non so fino a che punto il giornalista ci sia riuscito, perché, con tutto il suo rancore represso, rischia di ottenere l’effetto contrario e di far suscitare simpatie verso Odifreddi, da lui preso di mira. Tanto che, mentre leggevo, mi aveva sfiorato anche il sospetto che si trattasse proprio di un articolo “sotto falsa bandiera”, cioè che si volesse in realtà portare acqua al mulino dell’ateismo. Ma Panorama, di che orientamento è? Chi ne è proprietario? Scusa la mia ignoranza. C’è anche una finestra che fa una panoramica degli atei italiani più famosi, e ciò che vi ho trovato mi ha lasciato ancora più stupito. Vi sono menzionate cinque categorie: le macchiette, i confutatori, i politiconi, i politicastri e gli eugeniscalfari. Per quest’ultima si riporta un unico personaggio, citato nel titolo, liquidato come “adorante l’io”. Le macchiette sarebbero Odifreddi e Augias, dei quali si dice: “Più urlano, più incassano”. Strano, perché seguivo le trasmissioni di Corrado Augias, mi piacevano e l’ho sempre considerato come una persona pacata, che non alzava mai la voce. I politicastri sarebbero Veronesi e Ignazio Marino, che hanno l’unico torto di far parte dello stesso partito della Binetti. I politiconi sono la Bonino e Marco Pannella, definito quest’ultimo una specie di anticristo. Infine i confutatori Margherita Hack e Luigi Garlaschelli, il quale avrebbe confutato l’autenticità della Sindone e del sangue di San Gennaro. E se avesse ragione, chiedo io. Sulla Sindone se ne discute da tempo, se è autentica o no, ma non c’è pericolo a farlo, mentre toccare le ampolle del sangue ai napoletani, potrebbe avere qualche ripercussione per l’incolumità del chimico Garlaschelli. Insomma, quello scritto da Carlo Puca è un articolo chiaramente propagandistico, ennesima conferma che se non si è schierati dalla parte dei poteri dominanti, non si può fare il mestiere di giornalista. E’ una caduta di stile del giornalismo e io forse sto solo scoprendo l’acqua calda. Gli “anti Dio” sono sempre stati visti come un pericolo, ma mentre nei secoli passati li liquidavano fisicamente senza tante storie, oggi li coprono di velate ingiurie e di sarcasmo, perché più di così non possono.
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