Sono certo di non sapere
Iscritto il: 29/4/2008
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@ Santro: all'inizio anch'io ho diffidato, anche perchè mi ricordava la miriade di "kamikaze" che agiscono in Iraq e Afghanistan, la maggior parte delle volte contro la popolazione civile con l'ovvio risultato di avvicinare quest'ultima alle truppe occupanti. Ho sempre pensato che quelli siano robot mind/controlled. Ma qui, però, l'effetto di questi gesti è quello di contribuire alla sollevazione popolare. Allora mi sono chiesto: queste sollevazioni sono funzionali agli interessi di Tel Aviv e Washington? Non mi sembra proprio, tant'è che Sion appare molto innervosita dalla situazione, visto che tutti i regimi coinvolti sono legati a filo doppio con Tel Aviv. Lo dimostrano ampiamente le dichiarazioni di questo ministro israeliano citato da redna, che fa capire di conoscere molto bene gli apparati di sicurezza egiziani, ovviamente perchè li hanno addestrati loro. Un cambio di regime a Il Cairo come potrebbe perseguire maggiormente gli interessi di Tel Aviv, visto che già Mubarak obbedisce come un cagnolino a Sion? Caso mai un nuovo governo potrebbe decidere di riaprire le vie di rifornimento a Gaza, specie se nel nuovo governo giocassero un ruolo anche i Fratelli Musulmani e così pare visto che il loro sito è stato chiuso per i continui aggiornamenti e informazioni che dava sullo stato della rivolta. Insomma, l'analisi dei fatti mi fa propendere per la spontaneità delle sollevazioni in corso e per un loro innesco simultaneo dovuto alla potenza evocatoria del successo ottenuto dalla rivolta tunisina. In sostanza, all'improvviso i popoli arabi si stanno rendendo conto che le loro oligarchie sono tigri di carta e che possono essere buttate giù con una spallata perchè non godono di alcun sostegno tra i cittadini.
P.S.: vedo molto male (o bene) la Giordania e quella sarebbe la cartina di tornasole dell'esattezza delle mie sensazioni. Se si accende anche la Giordania sarà la prova provata che Tel Aviv non è dietro questi moti, visto che non approverebbe mai la destabilizzazione ai suoi confini e la defenestrazione della famiglia Hussein, loro grande alleata e grande traditrice degli interessi palestinesi, i quali fra l'altro sono una grande fetta degli abitanti di quel paese. Insomma, Tel Aviv si ritroverebbe con un Iran più saldo di un anno fa, un Libano sempre più in mano a Hezbollah, la Giordania in fiamme, l'Egitto pure. Aspetto quindi i prossimi moti ad Amman. Senza considerare che la rivolta in Yemen potrebbe essere da preludio ad un rovesciamento anche degli sceiccati (Qatar, Bahrein, Kuwait, Arabia Saudita), ossia dele riserve petrolifere del mondo, appannaggio finora solo di predatorie elites ma che dovrebbero essere destinate alla ricchezza e allo sviluppo di tutto il mondo arabo.
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