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Re: La notte più buia dell’Italia | #1 |
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Iscritto il: 23/5/2008
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Aggiornamenti sulla vicenda di Ustica da La Stampa:"Ustica, la Cassazione: “Fu un missile” Stato condannato a risarcire le vittime La sentenza conferma il parere della Corte d’Appello di Palermo: non è stata garantita la sicurezza ROMA La tesi che fu un missile ad abbattere il Dc9 dell’Itavia ad Ustica «è abbondantemente e congruamente motivata». È quanto si legge nella sentenza con la quale la terza sezione civile della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal ministero della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti e ribadito che i parenti delle vittime del disastro vanno risarcite. Era stata la Corte d’Appello di Palermo, nel giugno del 2010, ad accogliere la domanda di risarcimento avanzata da alcuni dei parenti delle vittime. «Non c’è dubbio - scrivono i giudici - che le amministrazioni avessero l’obbligo di garantire la sicurezza dei voli e che l’evento stesso dimostra la violazione della norma cautelare». In tema di responsabilità civile, infatti, dal momento che «l’omissione di una condotta rileva quale condizione determinativa del processo causale dell’evento dannoso soltanto quando si tratti di omissione di un comportamento di cautela imposto da una norma giuridica specifica, ovvero da una posizione del soggetto che implichi l’esistenza di particolari obblighi di prevenzione dell’evento, una volta dimostrata in giudizio la sussistenza dell’obbligo di osservare la regola cautelare omessa ed una volta appurato che l’evento appartiene al novero di quelli che la norma mirava d evitare attraverso il comportamento richiesto, non rileva ai fini dell’esonero dalla responsabilità che il soggetto tenuto a detta osservanza abbia provato la non conoscenza in concreto dell’esistenza del pericolo». Infondata, secondo la Cassazione, anche l’eccezione di prescrizione quinquennale delle domande risarcitorie (motivata dai ricorrenti con il fatto che la Corte d’Appello «avrebbe ravvisato, nel fatto, la sussistenza del reato di disastro aviatorio colposo»). Infatti, sottolinea la sentenza, «il termine prescrizionale di 15 anni si applica alla fattispecie non perché la Corte di Appello ha ravvisato nella vicenda gli estremi del delitto di disastro aviatorio colposo (il che sarebbe questione di merito) ma perché gli attori hanno dedotto che tale fattispecie sarebbe “in tesi ravvisabile nel caso in esame”. Dunque se il giudice di merito non avesse ritenuto fondata la domanda la avrebbe respinta, ma non avrebbe potuto dichiararla prescritta». La Cassazione condivide anche un’altra conclusione della Corte d’Appello, quella secondo cui «l’attività volta a garantire la sicurezza della navigazione aerea civile è pericolosa quando detta navigazione risulti esercitata in condizioni di anormalità o di pericolo». E se le amministrazioni ricorrenti «intendono prospettare la differenza tra pericolosità della condotta e pericolosità dell’attività in quanto tale» il motivo di ricorso è «inammissibile in quanto la distinzione tra pericolosità della condotta e pericolosità dell’attività comporta un accertamento di fatto, incensurabile in Cassazione se, come nella specie, congruamente motivato»."E da Reuters:"ROMA (Reuters) - La Corte di Cassazione ha emesso oggi una storica sentenza sull'episodio di Ustica, affermando che il Dc9 dell'Itavia che cadde il 27 giugno 1980 con 81 persone fu abbattuto in seguito a uno scontro tra jet militari.
Lo riferisce un funzionario.
La Corte Suprema ha così confermato una sentenza civile emessa dal Tribunale di Palermo nel settembre 2011, che ha condannato lo stato al pagamento di oltre 100 milioni di euro ai familiari delle vittime per non aver garantito la sicurezza del volo.
Secondo la sentenza l'aereo civile fu abbattuto o da un missile o cadde in seguito a una "quasi collisione" con un caccia militare.
"Tutti gli elementi considerati consentono di ritenere provato che l'incidente occorso al Dc9 si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia, che nella parte finale della rotta del Dc9 viaggiavano parallelamente ad esso, di un velivolo militare precedentemente nascostosi nella scia del Dc9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale diretta conseguenza dell'esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l'aereo nascosto oppure di una quasi collisione verificatasi tra l'aereo nascosto ed il Dc9", scriveva nel 2011 il giudice della III sezione civile del Tribunale di Palermo, Paola Proto Pisani.
Il Dc9 dell'Itavia, la sera del 27 giugno 1980 in volo da Bologna a Palermo, attraversò dunque un corridoio di guerra e per questa ragione cadde in mare, all'altezza dell'Isola di Ustica. Abbattuto in seguito ad uno scontro tra aerei militari. E la responsabilità di tutto questo va ricondotta allo Stato italiano, in particolare al ministero dei Trasporti e quello della Difesa.
I ministeri sono stati condannati per non aver protetto le vite dei passeggeri e dell'equipaggio, in tutto 81 persone, e per una serie di depistaggi che hanno impedito ai familiari di apprendere la verità.
In precedenza, l'unico procedimento giudiziario conclusosi con sentenza definitiva in Italia sul caso era quello che aveva mandato assolti due generali dell'Aeronautica accusati dai magistrati di aver compiuto depistaggi sulla vicenda."
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