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Autore Discussione
Chi è Cristiano Lovatelli Ravarino?
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/6/2004
Da MMMMMMonza
Messaggi: 916
Offline
Se credete alle versioni ufficiali, se avete problemi a digerire, se avete dei parenti che sono citati nel presente articolo... NON LEGGETELO! O se proprio volete farlo, tenete a portata di mano una bella dose di Maalox

http://www.tifeoweb.it/pws/index.php?module=article&view=264


Intervista a Cristiano Lovatelli Ravarino

Pubblichiamo la seguente intervista su richiesta dello stesso intervistato che si mise in contatto con Tifeoweb a causa della nostra inchiesta su Michael Ledeen.

Specifichiamo che le opinioni riportate da Cristiano Lovatelli Ravarino non rispecchiano in modo alcuno le valutazioni della redazione. Ciònonostante abbiamo ritenuto giusto mettere a disposizione lo spazio di Tifeoweb, affinché i nostri lettori possano farsi un'idea su come la verità rispetto a tanti misteri sia ancora lontana.

D: Cristiano Lovatelli Ravarino, giornalista italoamericano collegato anche alle riviste del Dipartimento di Stato americano. E' giusta questa definizione?
R: Definisce una parte della mia vita.

D: Ci racconti un pò della sua famiglia che sembra ben ambientata nell'aristocrazia. Sembra altresì che da parte della madre Lei sia discendente delle famiglie Caetani e Lovatelli, mentre il padre sarebbe stato americano...
R: No, è diverso. Il mio padre formale è stato Mario Ravarino, americano, a lungo direttore della Chase Manhattan Bank in Italia. Fu il primo a rendersi conto che Sindona era un criminale e fu lui a chiudergli l'accesso al garnde sistema bancario americano che l'illusionista di Patti cercò di violare attraverso il mio primo padre ma, evidentemente, babbo Mario non cascò nel tranello. Un suo fratello Ugo Robert Ravarino che era nella sezione Ricerche del Pentagono, è stato molto importante per i miei futuri destini giornalistici, pessimi o buoni che si siano rivelati. Mi ha permesso di capire cioè quanta falsificazione, a volte, ci fosse nelle fonti informative italiane. Non che quelle americane fossero il Graal, ovviamente.

D: Perché parla del Suo "primo" padre?
R: Poco prima dei miei venti anni, mia madre mi rivelò che ero figlio di un'altra persona, Gianni Lovatelli del Colombo. Qualche araldista mi dice che il vero sottonome sarebbe del Corno, ma sinceramente di queste cose mi interesso assai poco. Famiglia, tra le altre, imparentata con i Caetani e con il famoso Igor Markevitch che sposò una mia prozia, Topazia Lovatelli Caetani.
Papà Gianni era un tipo avventuroso, un antesignano alla Indiana Jones, rifiutò tutti i riti dell'aristocrazia e con uno dei suoi cinque fratelli, lo zio Bibi ancora in vita, se ne andò ad aprire piantagioni nel cuore delle foreste del Perù quando ancora non lo faceva nessuno. Prima di tornare in Italia dopo quarant'anni, divenne un ottimo scultore ceramista, in Sudamerica prese lezioni persino da Lucio Fontana, quellodei tagli alle tele. Non c'è artista sudamericano che non ricordi ancor'oggi il suo splendido fregio per la sede dell'Alitalia a Buenos Aires.

D: E Igor Markevitch, suo prozio, venne accusato di essere il grande vecchio delle Brigate Rosse...
R: Come racconto nel mio lungo saggio sul mio giornale on line www.cristianolovatelliravarinonews.com, non solo secondo me lo era veramente, ma Moro, a mio avviso, almeno nella fase terminale, fu veramente tenuto a Palazzo Caetani. Salvo esservi spostato di pochi metri dopo la sua morte.
Non ho nulla di scientifico a suffragio di tutto ciò, ma mio prozio mi aveva contattato proprio nei giorni del sequestro e ricordo perfettamente il lampo di terrore che vidi, per un attimo, nei suoi occhi di mio prozio, quando gli chiesi di poter visitare i sotteranei segreti del palazzo, tra i più estesi ed inesplorati di tutta Roma. Mi disse che c'era stato un crollo e che era pericoloso. Tempo dopo seppi casualmente che di crollo nessuno aveva mai sentito parlare.

D: Nei suoi articoli ripetutamente, a volte anche in modo esilarante, Lei smonta teorie che vedono complotti e congiure dietro ogni angolo...
R: Io non me lo pongo come obbiettivo. Rifletto solo sul controsenso anche tecnico, su cui a volte vengono costruite, come non molto tempo fa nel grottesco scoop di Claudio Gatti sulle cimici piazzate dalla Cia in casa dei Tatò, per spiare Berlinguer che vi teneva riunioni riservate. Nell'articolo si dilunga in mille svolazzi di colore, cita la fonte Cia A che "conferma" la fonte Cia B... Con tutto il rispetto, è un pò troppo comodo citare fonti anonime dell'Agenzia che si prestano a sputtanare l'Agenzia stessa. Il giornalista addirittura si improvvisa detective e, assieme alla Tatò, si mette carponi dopo trent'anni a cercarle, ovviamente senza trovarle. Ma non ci spiega l'unica cosa che ci dovrebbe spiegare, e cioè come hanno fatto delle cimici che non sono altro che un circuito stampato alimentato da una batteria, a durare quasi sei anni, come si evince dall'articolo quando allora (nel 1976) anche quelle più sofisticate duravano al massimo venti giorni! Il che non toglie che lo stesso Claudio Gatti sia tra i pochi giornalisti di cui l'ex capozona della Cia in Italia, il superattivo Duane R. Clarridge, parli con ammirazione nelle sue memorie "A Spy for all Seasons" (Scribner Book, 1997). Clarridge trova illuminante che il libro di Gatti su Ustica, "Il quinto scenario" non sia mai stato tradotto.
Siccome questa intervista riguarda anche le difficoltà del mestiere di giornalista, credo sia interessante sottolineare quanto, su uno stesso argomento, lo stesso giornalista possa essere discontinuo. Di esempi ce ne sono una infinità. Ricordo per tutti un articolo incredibile di Rocco Tolfa, oggi al TG 2. Anni fa, sul Sabato, intervistavò un personaggio discutibile come Sergio Freato, l'ex segretario di Aldo Moro, il quale venti anni dopo la sua uccisione se ne usciva con questa "rivelazione" di Moro: "Se tra tre giorni mi sequestrano sono gli americani".
Ma come si fa a proseguire scrivendo "infatti dopo tre giorni..." Cito a memoria, ma il senso era quello... cos’è, una prova? Citare un morto dopo venti anni senza averlo mai fatto prima? - Anche io allora, citando la fonte anonima A del Kgb confermata dalla fonte anonima B del Kgb, posso scrivere che Andropov mi disse "Se nel Settembre del 2001 succederà a New York qualcosa allora saremo stati noi..." Scoop clamoroso per certa stampa italiana! Per inciso, Andropov lo intervistai veramente. [...]

D: Esiste la censura?
R: C'è un livello di censura, quando ti accorgi che l'Eroe della Repubblica ad un certo punto della sua vita non lo è stato del tutto o non lo è stato affatto. Quando Oliviero Beha porta prove documentali che, perlomeno all'inizio dei trionfali campionati mondiali di Madrid, avevamo corrotto, e subito dopo smette di fare giornalismo attivo. Quando il grande giornalista investigativo Antonio Selvatici nel mai querelato "Prodeide" (Fenicottero edizioni, 2000), racconta decine di raccapriccianti retroscena della vita dell'attuale Presidente del Consiglio, e oggi si ritrova a vendere appartamenti...
In quanti sanno che la sconcertante informativa del nucleo operativo dei carabinieri di Napoli che come poche altre cose incriminò Tortora, venne stilata dall'attuale e tanto osannato generale Mori? Gli articoli di d'Avanzo e Bonini sullo scandalo Telekom Serbia sono rampanti, ma in quanti sanno che i cosiddetti falsi dossier contro Violante e Prodi, "commissionati" da Francesco Pazienza, non sono mai esistiti?

D: Su Gianni De Gennaro?
R: Concesso che Gianni De Gennaro sia un mito, in quanti hanno indagato su cosa combinò l'attuale capo della polizia da giovane nel Fuan? E l'ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso che, in una interpellanza parlamentare, lo accusò di aver intimato, senza avere alcuna veste per farlo, a un pentito di ritrattare delle rivelazioni contro un politico amico pena la sospensione dei lussuosi "frange-benefits" di Stato? E la curiosa segretazione che il suo estimatore Luciano Violante fece delle curiose telefonate intercorse fra lui e il pentito Totuccio Contorno che invece di trovarsi, come avrebbe dovuto, sotto protezione negli Usa, si trovava in Sicilia lastricando o incredibilmente incappando in pochi giorni di ben diciassette omicidi le zone dove si trovava? [...] Non escludo che da tutte queste circostanze De Gennaro ne uscirebbe lindo come un arcangelo, anzi, ma è significativo che tutti si guardino bene dall'approfondirle! Io non sono un antidietrologo per definizione, ma penso che giornalismo sia parlare dell'eroe anche quando l'eroe sbaglia...

D: Qual è allora la vera storia del micronastro citata nella sentenza ordinanza del giudice Priore? Il rapporto dei CC di Bologna parla chiaro...
R: Come diceva Totò: se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridire. Ma prima di fornire delle "spiegazioni", mi sia permessa una osservazione elementare. Mettiamo pure che io in questo "depistaggio" mi sia mosso come un demone... Nell'estratto della sentenza mi viene concesso uno spazio quattro volte superiore a quello del KGB! Bene, io, per tutto ciò non sono mai stato interrogato. Maccome, in Italia dove la magistratura non ha esitato a schiantare Raul Gardini, la Fiat, la Mafia, la Democrazia Cristiana, Silvio Berlusconi, con me si intimorisce? - Suvvìa,non facciamo ridere i polli.
La verità è che, senza fatica, gli veniva bene aggiungere una complottistica pennellata internazionale. Quando gli inquirenti non riescono a cavare un ragno dal buco, c'è sempre il famoso depistaggio che li salva. Quello che mi dispiace è che per me Rosario Priore era un mito. Visto come si è comportato il mito nei miei confronti, debbo amaramente constatare, assieme all'amico Valerio Massimo Manfredi, che, in effetti, gli unici miti rimasti in piedi sono quelli dell'antica Grecia. In quanto al merito, dopo quasi venti anni non ricordo più neanche quasi i dettagli tranne quanto sia caricaturale il tutto. Ricevetti per posta anonima, e penso capiti a qualunque giornalista, questo benedetto nastro in cui si avvertiva che in una sua parte ad "altissima velocità" erano incise uno squaterno di rivelazioni, tra cui "le connessioni tra Ustica e il 2 agosto". Nient'altro o poco altro su Ustica. Che il 2 Agosto sia stato un messaggio reiterato dopo che il primo, quello di Ustica, non venne compreso, è una delle due o tre spiegazioni più serie che abbiano mantenuto credibilità negli anni. Già allora lo sosteneva il capo della Polizia nonchè ex capo del Sisde Parisi... Non credo davvero di essere in cattiva compagnia. Nulla a che vedere con le sofisticate documentazioni risultate poi artefatte da giornalisti, in buona fede per carità, trasformatisi in informatori degli inquirenti, come Ennio Remondino o Andrea Purgatori.


D: Sul Venerabile Gelli e sulla Principessa Tina Soncini?
R: Sarà che loro, a differenza di me, dei magistrati erano amici.
Ma c'è un clamoroso elemento in più per cui gente come Priore, dispiace dirlo, nei miei confronti si dovrebbe vergognare. Senza sapere di essere divenuta una pedina delle sue illazioni, io ho fornito a Priore uno dei pochi elementi che, forse, poteva costringere "noi americani" a dire quello che sapevamo. Per quanto non abbia mai condotto indagini particolari, un pò me ne sono sempre interessato perché la zia della mia ex moglie Beatrice Beghelli, l'avvocato Cappellini, perì nel disastro. Un giorno scoprìi che una delle 97.000 (novantasettemila) utenze telefoniche interne del Pentagono rispondeva a un militare, certo Michael King, il cui compito era, tra l'altro, il controllo sugli avvenimenti di Ustica e che aveva studiato alla John Hopkins di Bologna! Beh, avrebbe isnospettito anche un frate treppista. Quando gli telefonai, rimase talmente sbigottito che qualcuno l'avesso snidato da scordarsi di mettere in moto i meccanismi di antiintercettazione. Nel nastro, si sente nitidamente la sua voce che dice a me che mi lamentavo che il Pentagono dovesse aiutarmi a dimostare che NON eravano stati noi americani: "Blimey, Christian, how did you flush out me?" - "Cristiano cribbio, come mi hai beccato?" E più avanti: "Ustica... do you mean the airplane they shot down?" - "Ustica... intendi l'aereo che hanno abbattuto?"

Bene, questo nastro che è l'unica prova in cui un alto vertice militare americano ammetta che l'aereo venne abbattuto, che fine ha fatto? - L'ho consegnato nelle mani della presidente dell'Associazione "Vittime di Ustica", la senatrice Bonfetti, affinché lo desse a Priore. Ecco che fine ha fatto! E, per Dio, c'è qualcuno ancora oggi che si permette di dire che io su Ustica abbia depistato. Esattamente il contrario! A costo, come avvenne, di subire musi lunghi per anni da parte di certi ambienti americani. Non molto tempo fa, dopo più di dieci anni, riincontro (ricordo che c’era anche la bravissima M. Gabanelli di Report) la senatrice Bonfietti a tu per tu all'apertura della nuova sede della Galleria d'arte Foscherari in via Castiglione a Bologna. Come dico sempre, non è mai troppo tardi per chiedere spiegazioni. Ma ovviamente la Bonfietti e tutti quelli come lei, non ha saputo darmi spiegazioni: "Coos...cooosa? Priore si è comportato così? Priore ha fatto questo? Ma certo che il nastro gliel'ho dato! Adesso appena lo incontro gli chiedo serissime spiegazioni!"
Sono passati silenziosamente due anni da allora. Sarà che la Bonfietti e Priore si sono persi di vista.

CONTINUA...

Michele Guarnieri


Inviato il: 21/9/2006 20:00
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