Sono certo di non sapere
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In particolare ci amava enormemente il poeta Shelley: Shelley: Tribł di schiavi Nell'immagine, il poeta inglese Percy B. Shelley, autore di sprezzanti giudizi sugli uomini ("possono a stento definirsi tali: sembrano una tribł di schiavi stupidi e vizzi, e non penso di aver visto un solo barlume di intelligenza nel loro volto, da quando ho attraversato le Alpi") e le donne d'Italia: "Forse le pił spregevoli fra tutte quelle che si trovano sotto la luna; le pił ignoranti, le pił disgustose, le pił bigotte, le pił sporche." I racconti del Gran Tour, che descrivevano il nostro come un paese di mendicanti, puttane, ruffiani, sozzoni e briganti, furono determinanti nel creare gli spaventosi stereotipi che accolsero i nostri emigranti al loro arrivo nei paesi dove cercavano di fare fortuna.
Ma anche Dickens era un nostro appassionato: Dickens, assediato dai questuanti Charles Dickens, con i suoi reportage sul "Daily Mirror" del 1844 poi raccolti in "Visioni d'Italia", diede un contributo centrale alla diffusione degli stereotipi sugli italiani. Visti troppo spesso come ladroni, prostitute, questuanti, tagliagole. Basti ricordare la descrizione di Pisa: "Con la sua torre, e la settima meraviglia del mondo", ma "puo pretendere di essere almeno la seconda o la terza per i mendicanti che vi si incontrano. Questi appostano lo sfortunato visitatore a ogni svolta, lo scortano a tutti gli usci dietro i quali si dilegua e giacciono in attesa di lui, con grande stuolo di rincalzo, a ogni porta per dove sanno che dovra uscire. Il cigolio dei cardini e segnale a un grido generale; e il momento in cui egli appare, vien circondato e assalito da mucchi di stracci e di corpi deformi."
Ma avevamo anche le quinte colonne:
Italiani? Di origine abissina Nella foto, Giuseppe Sergi, uno dei grandi antropologi italiani (il pił famoso fu Cesare Lombroso) di fine Ottocento. Fu lui, con Luigi Pigorini, a teorizzare che l'Italia era stata colonizzata in tempi antichissimi da una popolazione africana, probabilmente abissina. Furono proprio i loro studi, secondo la studiosa francese Bénedicte Deschamps, a confermare gli xenofobi americani nella loro convinzione che gli italiani fossero una razza "per metą bianca e per metą negra".
E agli americani non parse vero: Santi e Madonne neri: italiani negri! Nella foto di Alfonso Bugea il santo pił amato della Sicilia Occidentale, San Calogero, il quale secondo la tradizione era un monaco africano di colore, guaritore, dotto, protettore del raccolto, che girava raccogliendo elemosina per gli appestati. Anche la devozione a santi neri o a Madonne nere quali quelle di Loreto, di Viggiano, di Tindari o di Siena o ancora a Cristi neri come quelli di Crema e di Siculiana, veniva usato dai razzisti americani a sostegno della "negritudine" della "razza italiana".
e: Sopra arii, sotto negroidi Nella mappa, il 45° parallelo nord che taglia orizzontalmente la pianura padana. Il rapporto della Commissione sull'immigrazione americana, nel Dictionary of Races and Peoples, stabilģ a cavallo degli Anni Venti del Novecento, con demente "scientificitą", che "tutti gli abitanti della penisola propriamente detta cosģ come le isole della Sicilia e della Sardegna [...] sono italiani del Sud. Anche Genova fa parte dell'Italia del Sud". La frontiera tra i due mondi, per gli xenofobi pił invasati, era il 45° parallelo nord, che sta esattamente a metą strada tra il Polo Nord e l'Equatore. Esempio straordinario di come la pretesa di dimostrare "scientificamente" la superioritą di una razza su un'altra possa rivelarsi, al di lą di ogni giudizio morale, assolutamente ridicola.
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