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Documenti Economia
Scarica adesso! Lo stato falsario, di Murray N. Rothbard Popolare Versione: Italiana
Inviato il:  18/1/2008
Descrizione:

La lettura di questo lavoro di Murray N. Rothbard, tradotto da Fabio Gallazzi e da Piero Vernaglione per le Edizioni Facco, consente la comprensione delle dinamiche di distruzione del "sistema aureo" e della progressiva appropriazione della politica monetaria da parte degli Stati mondiali, mostrando come tali dinamiche abbiano condotto il mondo ad un'instabilità monetaria le cui manifestazione - inflazione ed erosione continua del potere d'acquisto delle valute - con gravi ripercussioni sulla vita economica di tutti i giorni.

Questo testo tratta inoltre della questione signoraggio bancario e supporta l'idea che trasformare l'attuale signoraggio bancario in signoraggio statale, nazionalizzando le banche emittenti (ora SpA private con scopo di lucro), come alcuni studiosi statalisti sostengono (vedi per esempio gli studi del professore Giacinto Auriti) risulta un rimedio peggiore del male che vorrebbe curare.

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Autore Albero
Truman
Inviato: 21/1/2008 18:13  Aggiornato: 21/1/2008 18:13
Ho qualche dubbio
Iscritto: 7/5/2004
Da:
Inviati: 57
 Re: Lo stato falsario, di Murray N. Rothbard
Ho scaricato il libro e data una prima occhiata. Ci sono molti aspetti interessanti e molte informazioni utili.

Resta il fatto che Rothbard viene dalla scuola austriaca, che porta all'anarco-capitalismo. In pratica c'è un rifiuto dello stato, che viene considerato all'origine dei problemi. Ad esso Rothbard sostituisce il feticcio (artefatto umano oggetto di culto) del mercato.

In realtà questa scuola mi appare dimenticare che la prima caratteristica dello stato è il monopolio legittimo dell'uso della forza (Max Weber insegna). Quindi lo stato in tali teorie tende a sparire in tutti gli aspetti di welfare, ma non in quelli di ordine pubblico. Da molti punti di vista lo stato preferito da Rothbard è uno stato di polizia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Murray_N._Rothbard

http://it.wikipedia.org/wiki/Potere

http://it.wikipedia.org/wiki/Stato

Paxtibi
Inviato: 21/1/2008 18:38  Aggiornato: 21/1/2008 18:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Lo stato falsario, di Murray N. Rothbard
Truman, tu sei libero di pensare che il mio diritto di scambiare quello che mi pare con chicchessia senza che qualcun altro, non si sa perché, esiga un pizzo, sia illegittimo.

Ma dovresti evitare di dire balle come "lo stato in tali teorie tende a sparire in tutti gli aspetti di welfare, ma non in quelli di ordine pubblico," anche perché dimostri di non conoscere affatto tali teorie. Infatti:

Non possiamo naturalmente occuparci in questa sede dei numerosi argomenti a favore dell'anarchismo o contro lo stato, morali, politici ed economici. Né possiamo prendere le vari merci e servizi ora forniti dallo stato e mostrare come gli individui e i gruppi privati potrebbero assicurarli in modo molto più efficiente sul libero mercato. Qui possiamo occuparci soltanto della zona forse più difficile, la zona dove si presuppone quasi universalmente che lo stato debba esistere ed agire, anche soltanto come "male necessario" anziché come bene positivo: il regno vitale della difesa o protezione della persona e della proprietà contro l'aggressione. Certamente, si sostiene universalmente, lo stato è una necessità vitale almeno per fornire la protezione della polizia, la risoluzione giudiziaria delle dispute e l'applicazione dei contratti, e la creazione della legge in sé che deve essere fatta rispettare. La mia obiezione è che tutti questi servizi di protezione evidentemente necessari possono essere forniti in modo soddisfacente ed efficiente dai privati e dalle istituzioni sul mercato libero.
(Società senza Stato)

L'alternativa, l'unica, proposta dai collettivisti di destra e di sinistra (che poi sono la stessa cosa con magliette diverse) è di consegnare il monopolio della violenza a "quelli buoni," che ovviamente cambiano a seconda di chi esprime tale proposta.

Purtroppo nessuno è mai riuscito a spiegare come trovare quelli buoni: sembrano tutti buoni, infatti, finché non prendono il potere. Poi, dopo qualche milione di morti si scopre – sorpresa! – che buoni non erano, e che l'unico interesse che avevano a cuore era il loro, personalissimo.

Prossima stazione? Costruire il capo perfetto in laboratorio, il messia in provetta.

Auguri!

Truman
Inviato: 21/1/2008 19:12  Aggiornato: 21/1/2008 19:12
Ho qualche dubbio
Iscritto: 7/5/2004
Da:
Inviati: 57
 sull'anarchia
http://www.nonluoghi.info/nonluoghi/modules.php?name=News&file=article&sid=508

Analisi: Ripensare l'anarchia (parte I)

[...] le differenti “teorizzazioni anarchiche” corrono il rischio di strutturarsi in modo da divenire infalsificabili. Ed eccoci nel pieno della religione libertaria (il “dottrinarismo” di cui parlava Berneri) che, come tutti i fondamentalismi che si rispettino, si basa su certi dogmi e certissimi sacramenti. Esaminando quelli che fondano le diverse sette libertarie, due hanno una funzione importante ai fini di questo discorso:
1) la proprietà è un furto (è il fondamento di certi anarchismi socialisteggianti tra Kropotkin e Malatesta);
2) la proprietà è il fondamento della libertà (quasi esclusivo del libertarianism di Rothbard e Friedman).

[...] [Sull'anarcocapitalismo]

Teorema II: La proprietà è il fondamento della libertà

Corollario: il mercato è il luogo della libertà.

Se la proprietà per gli anarcosocialisti è sempre e comunque illegittima e criminale, per gli anarcocapitalisti è sempre e comunque una mano santa. Senza proprietà non esiste libertà. In quest’ottica il mercato significa sovranità degli individui in quanto consumatori. I miei acquisti sono voti e questo è il miglior mezzo di controllo sociale dei mezzi di produzione. Nel mercato, dicono i libertarians, nessuno mi impone qualcosa in nessun ambito (morale, etico, di consumo, ecc.) ed io sono realmente libero di fare qualunque cosa. I servizi di cui intendo usufruire (educazione, sanità, trasporti, infrastrutture, agenzie di protezione, tribunali, ecc.) non mi sono imposti dallo stato ma li acquisto liberamente nella misura che voglio e per il tempo che voglio.[...]

“Lo sfruttamento non esiste”, recita il mantra anarcocapitalista. Robert Nozick, pur non essendo tecnicamente un anarcocapitalista di provata fede ma solo un loro compagno di merende, ha liquidato ogni “assurda” pretesa di considerare sfruttamento l’ approfittarsi della altrui condizione di svantaggio con la formuletta che vede le transazioni economiche come “rapporti economici fra adulti consenzienti” intercorsi cioè fra soggetti “volontari”. Il salariato non è sfruttato dall’imprenditore che si compra i suoi sforzi e il suo tempo per arricchirlo. Per difendere il nucleo metafisico dell’individualità autonoma fondata nella proprietà e quindi del mercato quale fonte di libertà, non è possibile “assimilare” nella costruzione ideologica il concetto di sfruttamento, pena il crollo dell’intera impalcatura. La difesa è quindi strenua, anche davanti all’evidenza dell’utilizzo del differente potere contrattuale, non solo per poter utilizzare il lavoratore, ma per far si che tale disequilibrio si perpetui, perpetuando insieme la possibilità di continuare ad usufruire di tale maggior potere, cosa che delinea un disegno antilibertario. Asserire che un lavoratore “sceglie” liberamente in quanto “imprenditore di sé stesso”, di accettare le condizioni propostegli è una mistificazione perché dei due attori coinvolti, imprenditore e lavoratore, il secondo ha già un padrone e si chiama bisogno.

Quest’ultimo lo affitta al primo. Sono quindi due padroni alleati, pertanto il primo (imprenditore) farà di tutto per mantenere in vita il secondo (il bisogno) in quanto gli è funzionale e simpatico. Vivono in simbiosi. Pertanto la transazione, “il rapporto economico fra adulti consenzienti” non è realmente a due, ma a tre. Questo inquina notevolmente il clima perché oltre ai due “adulti ” c’è n’è un terzo che ad uno dei due punta un’arma, quella della necessità.

Questa situazione è consensuale come l’accettazione della “protezione” delle attività commerciali proposta dalla mafia ai negozianti (o dallo stato ai cittadini, che poi è la stessa cosa).

[...] Mi si obietterà che accettando ( volontariamente, of course ) le condizioni propostegli il salariato si garantisce comunque un lavoro; perché, pagando le tasse il cittadino non accede forse ai servigi dello stato? I trenta denari che otteniamo per il tradimento di noi stessi non possono accecarci a tal punto da non vedere al di là dei nostri momentanei meschini guadagni l’importanza di ciò che perdiamo.
E’ curioso constatare come davanti a situazioni così lampanti ed allo spettro della “invalidazione” del costrutto, le giustificazioni anarcocapitaliste diventino vaghe e tautologiche. Piombini, ad esempio, una volta ha risposte alle mie obiezioni dicendo che “in uno scambio le parti non hanno mai identico potere contrattuale altrimenti non avrebbero bisogno di fare alcuno scambio”.

[...]
Francamente non so che tipo di potenzialità libertarie siano insite in una società che veda la servitù, per quanto volontaria, quale base di effettualizzazione, anzi lo so perché non devo fare molti sforzi di immaginazione. Del resto la società propostaci da questa scuola di pensiero prevede che, liberamente scelti dai consumatori e in regime di concorrenza fra loro, sussistano scuole, esercito, polizia, magistrati, carceri, ecc.

[...]
A questo punto la libertà rischia di diventare uno specchietto per le allodole. Perché considerare autoritaria la situazione statale e libertaria quella in cui le istituzioni statali sono private? In realtà, ancora una volta, c’è un’unica risposta che i seguaci di Rorhbard forniscono: perché nel secondo caso è possibile la scelta, e Liberty is choice. “Ogni gruppo umano – dice sempre Piombini – è libero di organizzarsi volontariamente come desidera, anche in maniera gerarchica e autoritaria, se ciò favorisce il perseguimento dei fini che si prefigge entrando in quell’organizzazione”, ad esempio il fine di sopravvivere.

Mettiamo che io fossi il proprietario di una forza di polizia tutta mia o di un esercito di guerrieri di ventura, bè avrei tutto l’interesse a creare le condizioni di insicurezza sociale che sarebbero favorevoli alla mia attività. Del resto il mercato opera spesso creando prima la domanda e poi l’offerta. A questo punto l’acquirente non è più così “libero” di scegliere se difendersi o meno, è costretto ad acquistare il servizio; non gli conviene né rimanerne sguarnito né boicottarlo. E’ una strana libertà. Certo, può sempre scegliere fra me e un altro fornitore di servizi di sicurezza o di bounty killers e alla fine decidere per quello che lo “serve meglio”, ad esempio l’esercito che per lo stesso prezzo gli porta gli scalpi dei nemici o i loro attributi per farne nacchere, ma questo non mi fa apparire la condizione più desiderabile, anzi. Né mi appare come una grande conquista di libertà quella di pagare dei continui pedaggi stradali anche per andare a far la spesa all’alimentari del mio paese, cioè la metastasi della cellula proprietaristica in ogni ambito della vita, incluso quelle attualmente ancora relativamente non intaccate. Insomma, quello che mi sembra stonato in tutto ciò è che in una simile concezione uno ha tanta libertà quanto riesce a comprarsene. Ma questa non è altro che la estremizzazione del mondo che già abbiamo. Previti, per esempio, può già comprarsi la giustizia.

C’è un’unica ragione per cui si può sottovalutare l’aspetto aggressivo della proprietà, quella di attribuire agli aggrediti, ossia agli esclusi dal banchetto, quelli cioè a cui si toglie ciò che sarebbe naturalmente loro per poi rivenderglielo (ad esempio, il tempo), il motivo della loro esclusione, per scelta o per incapacità. Sorvoliamo sulla prima ipotesi, improbabile, fallace e comunque residuale. La seconda è una attribuzione di colpa (come dire “cornuti e mazziati”) per il proprio stato di esclusione che è un diffuso ed arcaico pregiudizio liberista noto come “spencerismo” o “darwinismo sociale” e sa molto di malthusianesimo. In altri termini, il mercato “genera eminenze” (parole di Giovanni Sartori). L’idea, ricapitolando, è questa: se tutti abbiamo le stesse possibilità e A realizza maggiori traguardi di B, A se l’è meritato (ha guadagnato l’”eminenza”), mentre B merita il suo permanere in una condizione di inferiorità a causa della sua imperizia, pigrizia o stupidità. Si può giungere a queste conclusioni perché sia ad A che a B sono state concesse le stesse chances, partivano cioè nella stessa situazione di “libertà”.[...]

Fu comunque Nietzsche a scoprire la maggiore incongruenza del darwinismo sociale: questo sostiene che chi vince è il migliore, ma ciò non è vero – fa notare il tedesco perché la vittoria non va affatto al “più idoneo” per una legge di natura, bensì a colui che dimostra la maggiore “volontà di potenza”. Da qui la necessità, secondo Nietzsche, di esortare i “migliori” a dimostrare volontà perché i “peggiori”, se motivati ed organizzati, possono vincere. A questo punto la “differenziazione che genera eminenza” produrrebbe una selezione non in base a virtù intellettuali o d’altro tipo, bensì solo in base alla nietzschiana “volontà di potenza”. Il premio va al più vorace (e rapace)! Questo sembra essere il valore principe della società di mercato capitalistica! Ecco il vero problema.
Verrò forse accusato di comunismo se ritengo che una società in cui tutti gli esclusi dal banchetto non potranno acquistare alcuna libertà e premeranno ai bastioni delle enclaves fortificate dei “liberi” (cioè gli “eminenti”) che vi saranno rinchiusi (!) protetti dai loro eserciti privati non rappresenti poi una gran conquista? Si badi che non ragiono per esagerazioni ed iperboli se libertari come il fiammingo Boudewijn Bouckaert o l’americano Evan MacKenzie, tessono le lodi delle “privatopie”, le città private in cui la upperclass americana tende sempre più a rifugiarsi, chiusa in cittadelle medioevali con tanto di mura di cinta e di bravi salariati a difenderne gli ingressi. Finalmente liberi! Gli altri, gli esclusi dai benefici effetti della società capitalistica, sono rimasti “chiusi fuori”.

Più che una utopia mi sembra una distopia simile al futuro presentatoci dalla letteratura cyberpunk alla Gibson o alla Sterling. [...]

BlSabbatH
Inviato: 10/2/2008 13:51  Aggiornato: 10/2/2008 13:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Lo stato falsario, di Murray N. Rothbard
Citazione:
Purtroppo nessuno è mai riuscito a spiegare come trovare quelli buoni: sembrano tutti buoni, infatti, finché non prendono il potere. Poi, dopo qualche milione di morti si scopre – sorpresa! – che buoni non erano, e che l'unico interesse che avevano a cuore era il loro, personalissimo.

quelli "buoni" non si troveranno mai, in quanto il problema di fondo è la pochezza umana, la tendenza al dominio e la corruttibilità del potere. Philip Dick ci ha fatto un racconto ("vulcan's hammer")..
Citazione:
L'alternativa, l'unica, proposta dai collettivisti di destra e di sinistra (che poi sono la stessa cosa con magliette diverse) è di consegnare il monopolio della violenza a "quelli buoni," che ovviamente cambiano a seconda di chi esprime tale proposta.

l'alternativa degli anarco-liberisti è invece quella di consegnare il servizio di polizia al mercato, il quale provvederà a distribuirlo equamente a privati tramite le ferree leggi della domanda e dell'offerta. A quanto pare, leggi talmente forti che impedirebbero la naturale ed umanissima propensione alla corruttibilità e sete di dominio di un soggetto (o gruppo) che eventualmente si dovesse aggiudicare il monopolio dell'esercito (per esemio tramite libere fusioni) ristabilendo così uno stato in forma semplice, che è la condizione peggiore.

L'unica via percorribile (in un mondo non idealizzato) è uno stato con meccanismi che permettano un bilanciamento dei poteri.. rimangono cmq dubbi su fattibilità e durata..

p.s. ho appena scaricato il documento, lo leggerò

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Paxtibi
Inviato: 10/2/2008 15:05  Aggiornato: 10/2/2008 15:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: sull'anarchia
Senza proprietà non esiste libertà.

Si dà il caso che la proprietà, se non è stata acquisita con furto o rapina, è il frutto del lavoro di una persona, equivale alla quantità di tempo in cui ha sudato e faticato. Quindi sottrargli questa proprietà significa appropriarsi di una parte della sua vita. E la vita è "sacra" o no?

Asserire che un lavoratore “sceglie” liberamente in quanto “imprenditore di sé stesso”, di accettare le condizioni propostegli è una mistificazione perché dei due attori coinvolti, imprenditore e lavoratore, il secondo ha già un padrone e si chiama bisogno.

Se è per questo, anche l'imprenditore "ha bisogno".

Mi si obietterà che accettando ( volontariamente, of course ) le condizioni propostegli il salariato si garantisce comunque un lavoro; perché, pagando le tasse il cittadino non accede forse ai servigi dello stato?

Bene: lo stato allora venga a propormi un contratto con i servizi che si propone di erogarmi ed il loro prezzo, in modo che possa scegliere quali desidero e quali no (i.e., ospedale sì, missione di pace no, sicurezza sì, parata militare no), e se firmare o meno il contratto, e solo dopo pretenda il pagamento. Ovviamente, se lo stato da parte sua non onorerà i termini del contratto, esso sarà da considerarsi non più valido.

Mettiamo che io fossi il proprietario di una forza di polizia tutta mia o di un esercito di guerrieri di ventura, bè avrei tutto l’interesse a creare le condizioni di insicurezza sociale che sarebbero favorevoli alla mia attività.

Che è esattamente ciò che fa lo stato, con una non trascurabile differenza: allo stato, la forza di polizia e l'esercito lo paghiamo tutti, non gli costa nulla. In più, lo stato impedisce alla gente di portare armi liberamente, assicurandosi un vantaggio assoluto nel rapporto di forze.

C’è un’unica ragione per cui si può sottovalutare l’aspetto aggressivo della proprietà, quella di attribuire agli aggrediti, ossia agli esclusi dal banchetto, quelli cioè a cui si toglie ciò che sarebbe naturalmente loro per poi rivenderglielo (ad esempio, il tempo), il motivo della loro esclusione, per scelta o per incapacità.

«È colpa tua che non voti, quindi non ti puoi lamentare!»

Da qui la necessità, secondo Nietzsche, di esortare i “migliori” a dimostrare volontà perché i “peggiori”, se motivati ed organizzati, possono vincere.

La volontà senza le armi ben poco può fare contro le unità riot control.

Più che una utopia mi sembra una distopia simile al futuro presentatoci dalla letteratura cyberpunk alla Gibson o alla Sterling.

Può darsi, ma sempre meglio delle distopie collettiviste alla Orwell, Huxley e Bradbury in cui già stiamo vivendo, e che sono il logico sviluppo dello statalismo.
_____________________

A quanto pare, leggi talmente forti che impedirebbero la naturale ed umanissima propensione alla corruttibilità e sete di dominio di un soggetto (o gruppo) che eventualmente si dovesse aggiudicare il monopolio dell'esercito (per esemio tramite libere fusioni)

Rimane soltanto da soggiogare una maggioranza armata. Per mettere assieme un enorme esercito è necessario essere riusciti a rendere schiavi tutti gli altri per mantenerlo – sempre che ci si riesca, lo sai quanto costa mantenere un mercenario? In pratica, si tratta semplicemente di organizzare una costosissima forza armata e battere la resistenza della gran maggioranza delle persone a loro volta armate. Il vantaggio economico dove sarebbe?

L'unica via percorribile (in un mondo non idealizzato) è uno stato con meccanismi che permettano un bilanciamento dei poteri..

E meno male che non idealizzi... Non avevi appena detto che "il problema di fondo è la pochezza umana, la tendenza al dominio e la corruttibilità del potere"?
Quale miglior incentivo per questa tendenza che consegnare nelle mani di pochi il monopolio della violenza e del furto?

Non commento neanche sui "meccanismi di bilanciamento," oggetti onirici di cui sempre si evoca la presenza ma di cui mai si esplica la sostanza.

carloooooo
Inviato: 10/2/2008 16:30  Aggiornato: 10/2/2008 16:30
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 9/7/2006
Da: marca gioiosa et amorosa
Inviati: 1386
 Re: sull'anarchia
Citazione:
Bene: lo stato allora venga a propormi un contratto con i serviz...

Che è esattamente ciò che fa lo stato...

«È colpa tua che non voti, quindi non ti puoi lamentare!»

La volontà senza le armi ben poco può fare contro le unità riot control.

Può darsi, ma sempre meglio delle distopie collettiviste alla Orwell, Huxley e Bradbury in cui già stiamo vivendo, e che sono il logico sviluppo dello statalismo.


...e nuovamente scattò la risposta pavloviana de "lo stato è peggio!", che inibì il paziente dal constatare che l'autore dell'articolo criticato è un anarchico. Il quale, ad esempio, adduce come argomento contro Rothbard proprio il fatto che in verità quella dottrina non elimina l'istituzione statale ma semplicemente la privatizza.

Carlo


PS: avevo consigliato a Truman di spostare il suo post nel thread "anarchia", consiglio che ha seguito, perché qui risuta OT.

BlSabbatH
Inviato: 13/2/2008 15:40  Aggiornato: 13/2/2008 15:40
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: sull'anarchia
Citazione:
Per mettere assieme un enorme esercito è necessario essere riusciti a rendere schiavi tutti gli altri per mantenerlo – sempre che ci si riesca, lo sai quanto costa mantenere un mercenario? In pratica, si tratta semplicemente di organizzare una costosissima forza armata e battere la resistenza della gran maggioranza delle persone a loro volta armate.

La tua teoria è idealizzata perchè non ammette l'esistenza di una figura fondamentale, quella del leader. Credi che le persone siano uguali, nel senso che partono da una base identica avendo lo stesso potenziale! stessa intelligenza, stesso carisma, stessa istruzione, stessa capacità di pensiero.. e che non siano minimamente influenzabili, ergo: un popolo armato sa badare a sè stesso e tale condizione di equilibrio rimarrà indisturbata nei secoli. (chissà perchè mi viene da pensare a molecole di un gas ideale che realizzano la dittatura del proletariato!)

Il leader è l'embrione di tutto ciò che è "Stato".. che sia tribù, monarchia, dittatura o democrazia è grazie al leader che l'equilibrio delle cose è disturbato, è il leader che causa dittature e rivoluzioni.

Citazione:
E meno male che non idealizzi...

ho detto via umanamente percorribile, ovvero la "meno peggio" nel corso dei secoli. E' chiaro che nessun sistema è stabile. Esistono forse alternative migliori nel libro della storia?

p.s. scusate l'OT

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Paxtibi
Inviato: 13/2/2008 16:40  Aggiornato: 13/2/2008 16:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: sull'anarchia
Credi che le persone siano uguali, nel senso che partono da una base identica avendo lo stesso potenziale! stessa intelligenza, stesso carisma, stessa istruzione, stessa capacità di pensiero..

È proprio il contrario, e l'ho già scritto più volte in diversi thread. Ma il fatto che alcune personalità eccellano nel loro campo d'azione non significa che debbano essere in grado di guidare gli altri in tutto ciò che riguarda le loro vite, né che la cosa sia necessaria. Anche perché non sembra proprio che i popoli abbiano mai ottenuto il benché minimo beneficio dal seguire il leader di turno.
I leader sì, però: una vita da nababbi, finché è durata, e per molti è durata fino alla fine. Allora diciamo così: è bene seguire dei leader perché così, almeno loro, fanno una vita da semidei.

ho detto via umanamente percorribile, ovvero la "meno peggio" nel corso dei secoli.

La "meno peggio" presuppone il massacro di un numero in crescita esponenziale di esseri umani ad ogni giro. Certamente possiamo prenderla per buona e rassegnarci al nostro destino, mi sembra una posizione molto logica. Carpe diem.

Esistono forse alternative migliori nel libro della storia?

In quale libro della storia, quello approvato e imposto dallo stato? Qeullo in cui Mazzini era un benefattore, tanto per dirne una?
In caso, immagino che non ci siano alternative percorribili.

prealbe
Inviato: 13/2/2008 22:42  Aggiornato: 15/2/2008 7:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/1/2007
Da:
Inviati: 478
 Re: sull'anarchia
Paxtibi
Citazione:
Anche perché non sembra proprio che i popoli abbiano mai ottenuto il benché minimo beneficio dal seguire il leader di turno.


http://www.youtube.com/watch?v=UnZDbJiPs90

Mi sembrava il caso di celebrarla, un’affermazione così meditata e misurata...

...esaurientemente argomentata...

...dettagliatamente circostanziata...

...e, dunque, per nulla grossolana...

...né qualunquista.




Prealbe


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