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   Politica Interna & Estera
  la crescita: una pia illusione

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  •  padegre
      padegre
la crescita: una pia illusione
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 28/11/2007
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Messaggi: 496
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- la crescita: una pia illusione -
di Paolo De Gregorio, 10 ottobre 2011

Ho guardato ieri 9 ottobre il bel programma di Iacona su Rai3, e in particolare la parte che riguardava la crisi dell’agricoltura.
Quelle terre del Sud, da secoli coltivate a grano, abbandonate agli sterpi perché il prezzo pagato dai grossisti non è remunerativo delle spese per la coltivazione e il raccolto.
Naturalmente anche questo settore è caduto sotto le logiche della globalizzazione e 5 multinazionali al mondo decidono i prezzi, decidono quando far arrivare le navi cariche (in genere quando si verificano i raccolti) per deprimere i prezzi, e arrivano con prezzi elevati dovunque nel mondo ci sia penuria di cereali.

Le facce disperate di quei contadini emarginati dalla globalizzazione parlano più e meglio di qualunque economista liberista che ci serve la solita balla che il mercato è l’unico regolatore possibile e che bisogna stare al gioco della WTO e della libera circolazione delle merci.
La litania corale che tutte le forze produttive, sindacali, politiche ripetono ad ogni sospiro è “CRESCITA”, con grave sprezzo del ridicolo e con la complicità beota di quasi tutti i mezzi di informazione.

Non si vuole informare la gente, per tema di rivolte, che questa globalizzazione e questa crisi mondiale hanno già i vincitori e i vinti. La vittoria è arrivata per i più forti con strutture multinazionali già presenti nel mondo, per quelli che hanno alle spalle il potere finanziario delle grandi banche, per quei paesi come Cina e India che hanno centinaia di milioni di operai a basso costo, per i possessori di materie prime, per chi ha strutture di ricerca di eccellenza.

La “CRESCITA” riguarda questi paesi. Per coloro che non ce l’hanno c’è solo il lento (o rapido) declino, con la vendita ai paesi più forti dei residui pezzi pregiati della propria economia (in Italia è facile che la Wolkswagen compri la Fiat, che la Francia compri Alitalia, che i cinesi comprino porti o altre infrastrutture).
Frattini si lamenta che ormai i giochi in Europa li fanno solo Germania e Francia, ma questa è la dura realtà visto che i più forti sono loro.
La crisi dei paesi più deboli è attesa come la manna dai paesi più forti per banchettare con i pezzi pregiati restanti.

L’Italia è tra i paesi soccombenti. Infatti non ha multinazionali, non ha materie prime, non ha manodopera a basso costo, non ha strutture scientifiche di ricerca di eccellenza e i suoi cervelli migliori vanno nei paesi già forti a dare una mano ai vincitori.
Né a destra, né a sinistra si prende atto di questa elementare verità. Si ingannano le persone con la speranza di una ripresa e di una crescita che non ci sarà mai. Si cela il fatto che gli interessi che paghiamo per il nostro debito pubblico sono talmente pesanti che non usciremo MAI dalla crisi.

-Non pagare il debito
-uscire dall’Euro e dall’Europa, dalla WTO, dal FMI, dalla Nato (e quindi dalle relative spese militari)
-progettare un piano di “green economy” per l’autosufficienza energetica ed alimentare del nostro paese, dove venga installato il materiale necessario progettato e prodotto esclusivamente in Italia, cominciando dalla autosufficienza energetica di ogni struttura produttiva e agricola, attraverso le rinnovabili e l’agricoltura biologica.

Solo proteggendo la nostra produzione agricola, vietando le importazioni, possiamo dare una prospettiva di lavoro alle moltitudini di contadini che lasciano la terra, producendo per i consumi interni e per il loro territorio, praticando la vendita diretta e le consegne a domicilio, senza più passare per le forche caudine mafiose che controllano i mercati generali, magari integrando il reddito agricolo installando pannelli fotovoltaici e vendendo alla rete l’eccedenza elettrica prodotta.


Solarizzare tutto il nostro paese con l’obiettivo di non importare più né gas, né petrolio, sarebbe una strategia entusiasmante e lungimirante se fosse gestita con progetti, manifatture, installazioni completamente prodotti in Italia, per una rivoluzione verde di cui hanno estremo bisogno la salute degli uomini e dell’ambiente.

Coloro che sostengono la globalizzazione devono ammettere, almeno per ciò che riguarda l’Italia, che è un radicale fallimento e, senza usare gli insulti tradizionali di catastrofisti o acchiappanuvole, ci devono spiegare come uscirne, e fare presto perché la crisi economica e l’assenza di un futuro credibile pesano sempre più.
Paolo De Gregorio
Inviato il: 11/10/2011 20:44
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