Hai ragione non si può descrivere un sentire, abbiamo dato un nome solo alle cose che conosciamo e ciò che non conosciamo non ha un nome non ha un codice è un informazione non veicolabile all'interno di un messaggio.
Il mondo lo capiamo e lo descriviamo attraverso un Logos incompleto, se si mettessero insieme tutti i mattoni che formano il logos non otterresti "la realtà", il mondo.
Provo a spiegarmi ma sarà ardua:
Prendiamo "il tutto" essendo il tutto esso conterrà anche il nulla. Ma cose il nulla?
Se è un nulla "reale" non sarà osservabile, non sarà percettibile, non sarà possibile prenderlo o dire che è lì.
Da dove nascono queste stranezze?
Io penso dal fatto che è il nostro modo di osservare e descrivere che è incompleto. Per questo anche sommando tutti i mattoncini del logos ciò che otterrai non sarà il tutto.
Ci mancano molti mattoncini, e ciò che prende il loro posto nella nostra mente che tenta di tradurre in logos e qualcosa di "astratto" un sentire.
Per cui anche annullando il mio essere e annullando il mio "descrivere ereditato" ciò che trovo (forse perché non ho ancora raggiunto in nirvana) non è Dio poiché anche "il concetto di Dio" verrebbe annullato. Ciò che di solito trovo e simile a una "pace interiore", e simile a quella sensazione che si prova praticando l'Oṃ.
_________________ Io non parlo come scrivo, io non scrivo come penso, io non penso come dovrei pensare, e così ogni cosa procede nella più profonda oscurità. Kepler
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