Calvero:
Ti ringrazio. Condivido le tue note.
Florizel:
Condivido molti degli aspetti che hai messo a fuoco.
Al2012:
Secondo me quello che hai descritto implica una organizzazione “tribale” degli esseri umani, peraltro “ottimizzata” nelle sue dinamiche interne, poiché le organizzazioni tribali non sono certo esenti da “scheletri nell'armadio”.
Peraltro sono dell'idea che la struttura tribale (intesa come comunità che spazia da qualche decina a poche migliaia di individui, nelle quali tutti, più o meno, conoscono tutti) sia quella “naturale” degli esseri umani e, non a caso, penso sia stata il modello organizzativo di convivenza per centinaia di migliaia di anni.
Sono perplesso sulla sua capacità di supportare i numeri e la complessità delle dinamiche sociali di tanta parte dell'umanità attuale.
Temo che questo modello, oltre un certo limite di conoscenze e capacità, corra il rischio di “cristallizzarsi” (mi vengono a mente agli Amish, peraltro interessanti in tanti aspetti della loro società, tecnologicamente bloccati in un eterno fine '700).
PikeBishop:
La tua Alamut mi sembra l'aspirazione ad uno “stupefacente” monachesimo: “fuma e copula” al posto di un sorpassato “ora et labora”, (Ordine dei Mandrillacci Impenitenti).
Ma i pugnali degli Hashshashin che fine fanno?
Appesi al chiodo o sempre pronti a spedizioni punitive per la salvaguardia del “bene comune” come interpretato dal sublime Vecchio?
Effeviemme:
Citazione:
… ridurre la mia percentuale di "complicità obbligatoria".
È quello che intanto mi propongo di fare anch'io.
Se non posso impedirlo … non nel mio nome e con il mio avvallo.
A proposito dei “Figli di Caino” mi spiego meglio più aventi.
Florizel,
Perspicace,
TWNP:
Citazione:
… non ci possa essere vera rivoluzione senza una rivoluzione interiore.
Permettetemi di chiarire meglio il mio punto di vista.
Si parte dalla famosa massima:
“Il fine giustifica i mezzi”.
Qui è dove la Volontà e la Razionalità hanno mandato nel tritacarne l'Etica e la Morale, spesso anche nell'illusione, per di più, di volerle salvaguardare.
Non conosco, al momento, “rivoluzioni” storiche che, prima o poi, non abbiano fatta propria nei fatti questa massima.
Questa massima è lo scudo, l'alibi delle anime belle, dei Figli di Caino rivoluzionari, al riparo del quale sono pronti a calpestare i fratelli e, a maggior ragione, chiunque altro venga individuato come ostacolo o “sacrificio necessario alla causa”.
Il motivo per cui alla fine della fiera nella “stanza dei bottoni” arrivano i Robespierre e Napoleone, Stalin e Beria, Pol Pot e compagnia bella.
Ci può essere vera rivoluzione se non si è consapevoli che i “mezzi”, se non sono coerenti con il “fine”, sono ingiustificabili?
Si può raggiungere tale consapevolezza senza una “rivoluzione interiore” che metta in discussione le priorità comuni, le consuetudini ed il “bis-pensiero” e che richieda alla fine coerenza tra ideali e comportamenti?
TWNP:
Citazione:
… ma infatti una rivoluzione o è permanente o non è.
Perdonami, ma per me:
“rivoluzione permanente” = “tritacarne della storia che aspira al moto perpetuo”.
Effeviemme,
Calvero:
A proposito dei “Figli di Caino”.
Io non penso ad un “Noi no” contrapposto ad un “Loro sì”.
Non penso ad interpretazioni letterali o storiche della vicenda bibblica.
I discendenti di Caino, purtroppo, non si sono estinti con il Diluvio Universale.
Basta guardare con occhio disincantato alla nostra Storia: una cronologia di sangue fraterno versato.
La maggior parte degli eroi, dei grandi personaggi storici, celebrati sulle pagine dei libri, cosa sono se non dei grandi e fottuti “figli di Caino”?
Per me, la vicenda bibblica è la metafora della potenzialità omicida, fraternamente omicida, che gli esseri umani si portano dentro.
Tutti, chi più e chi meno.
L'eredità di Caino.
Un demone interiore con il quale tutti siamo chiamati a confrontarci.
Certo la sua espressività genetica non è ugualmente distribuita.
Certo molti per indole, educazione, consapevolezza o santità sanno soffocarla e segregarla nel più profondo dei recessi dell'animo. E questi, se vogliamo, siamo “Noi”.
Certo molti altri, al contrario, la nutrono e la esaltano dentro di sè, sia con modalità criptiche per chi gli sta attorno, sia esteriorizzandola con evidenti risvolti sociopatici. E questi, se vogliamo, sono Loro.
Ma questa eredità permane.
E si esprime anche con un tranquillo e mansueto bis-pensiero.
Non vorrei dire, ma si uccide anche con idee, parole, opere e … omissioni.
Quanti avrebbero bombardato una palazzina libica, ucciso un adolescente afgano mentre coltivava il suo campicello o mitragliato una famigliola irachena che passa in auto per i fatti suoi, azioni in cui non ci è difficile riconoscere un vero figlio di … Caino.
L'Italia è piena di gente che inorridisce alla sola idea di fare qualcosa di simile, alla sola idea che qualcuno l'abbia fatto.
Ma... con quanta facilità ha lasciato che accadesse.
La profonda, sepolta, consapevolezza che tutto ciò ha un risvolto nel proprio tenore di vita, nei vantaggi di essere da questa parte del mondo, nel essere commensali delle briciole che i padroni del mondo lasciano cadere dalla loro tavola è la chiave di volta su cui si regge il bis-pensiero che lascia accogliere la pappardella serale delle “missioni di pace”, della “lotta al terrorismo” ecc.
E che rende correi per omissione.
Siamo pronti a rinunciare ai vantaggi, briciole ma pur sempre vantaggi, di essere da questa parte del mondo?
Citazione:
E allora se PIKE se ne va da LC
Se fosse vero mi dispiacerebbe.