Si da il caso che ci siano numerosi individui nel cui interesse personale (misteri della psiche umana ) rientrano pulsioni che prevedono azioni - senza alcuna necessità di scomodare il deamicisiano libro “Cuore” - rivolte al benessere (1) dei propri simili.
E chi lo nega? Il problema è che di queste azioni possiamo vedere l'altruismo solo a posteriori. Tra l'altro mi pare abbastanza evidente che questo tipo di individui usino dedicarsi a ben altre attività che il "governo" degli altri: l'altruismo mal si sposa con la presunzione.
Quello che sarebbe piuttosto intelligente porsi come problema - nell’ottica dell’individuazione di un modello sociale che sappia conseguire (ragionevolmente; la perfezione la lasciamo all’Iperuranio, ok?) il benessere dei propri membri - é la comprensione dei fattori che stimolano nell’individuo le pulsioni altruistiche
Diciamo che legalizzare il furto e rendere la solidarietà obbligatoria e sottomessa al volere di alcuni (dei quali non abbiamo modo di sapere cosa nascondano nell'animo) non è proprio il sistema migliore per "stimolare l'altruismo".
(stante che la fede nel benessere collettivo conseguito tramite la somma delle spinte individuali puramente egoistiche rimane semplicemente - e semplicisticamente - un atto di pura fede;
Io – egoisticamente – miglioro la mia condizione. Tu – egoisticamente – migliori la tua condizione. Franco – egoisticamente – migliora la sua condizione. La nostra condizione è migliorata sì o no?
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