Informazioni sul sito
Se vuoi aiutare LUOGOCOMUNE

HOMEPAGE
INFORMAZIONI
SUL SITO
MAPPA DEL SITO

SITE INFO

SEZIONE
11 Settembre
Questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego.
 American Moon

Il nuovo documentario
di Massimo Mazzucco
 Login
Nome utente:

Password:


Hai perso la password?

Registrati ora!
 Menu principale
 Cerca nel sito

Ricerca avanzata

TUTTI I DVD DI LUOGOCOMUNE IN OFFERTA SPECIALE

ATTENZIONE: Chiunque voglia scrivere su Luogocomune è pregato di leggere prima QUESTO AVVISO (aggiornato 01.11.07)



Indice del forum Luogocomune
   11 Settembre nei media
  11 Settembre 2001 - Processi Culturali e Comunicativi

Naviga in questo forum:   1 Utenti anonimi

 

 Vai alla fine   Discussione precedente   Discussione successiva
  •  Vota discussione
      Vota questa discussione
      Eccellente
      Buona
      Discreta
      Scadente
      Terribile
Autore Discussione
11 Settembre 2001 - Processi Culturali e Comunicativi
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/10/2010
Da
Messaggi: 545
Offline
Post dedicato ai colleghi e Docenti (o aiutanti Docenti) controinformatori del "Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale" (CORIS), due su tutti: "L'isola dei cassintegrati" e "Informare è un dovere".

"Tutte le scienze esatte sono dominate dall'approssimazione."
Bertrand Russell

A differenza di altre "teorie del complotto", quella sui messaggi subliminali ha uno svantaggio (o vantaggio, a seconda dei punti di vista): non potrà mai essere dimostrata.
Evidenziare che un messaggio subliminale possa aver interferito con una decisione inconscia presa da un individuo, infatti, equivarrebbe ad evidenziare il messaggio stesso che, una volta scoperto, non sarebbe più subliminale.

Mentre tutte le "teorie del complotto" si basano, tendenzialmente, sull'assioma sostenuto da William James, psicologo e filosofo statunitense, il quale sosteneva che "di fronte ad una novità, la gente dice: non è vera. In seguito, quando la sua verità diventa palese, la gente dice: comunque non è importante. Infine, quando la sua importanza appare innegabile, la gente dice: però non è nuova", quella dei messaggi subliminali può essere riassunta nella parafrasi di un frase usata da Rocco Papaleo nel suo film "Basilicata coast to coast": il messaggio subliminale è, al pari della Basilicata, come il concetto di Dio, o credi nella sua esistenza oppure no.

Un punto, però, accomuna molte "teorie del complotto" a quella sui messaggi subliminali e sulla capacità di influenza sul pubblico dei media; tutto ha inizio nel 1940, quando Paul Felix Lazarsfeld realizza lo studio intitolato "Radio and the Printed Page. An Itroduction to the Study of Radio and Its Role in the Communication of Ideals" [18], che vede la luce grazie al finanziamento dell'immancabile, quando si tratta di "teorie del complotto", "Rockefeller Foundation".

Ciò che segue è pura speculazione e quindi non è vero. Nessun tribunale lo ha certificato vero. Nessun scienziato ne ha dimostrata l'autenticità. Nessun giornalista lo ha scritto. Nessun telegiornale lo ha detto. Quindi non è vero. Non sostengo che, per contro, sia falso. Consideratelo come il gatto di Schrödinger, una creatura, contemporaneamente e paradossalmente, sia viva che morta, sia vera che falsa, sino al momento in cui qualcuno andrà davvero a controllare come stanno le cose. Oppure, se questo vi riesce problematico, fate semplicemente così: non credete ad una singola parola di ciò che, da questo momento in poi, segue [1] e che non potrà mai essere dimostrato.

"Oggi tutto è cinema. L'unica cosa che, praticamente, cambia, è come e dove lo si vede."
Gore Vidal

Sembrano lontani gli anni in cui Charlie Chaplin, Mary Pickford o Douglas Fairbanks attraversavano gli USA per vendere i buoni di guerra, tra il 1917 ed il 1918, o in cui grandi film venivano commissionati a Franck Capra e John Huston [2]. Allora, Hollywood agiva direttamente come una macchina di propaganda del Governo che poteva contare sull'industria cinematografica per realizzare un "programma" che guidasse le masse verso il patriottismo e l'idealizzazione delle Istituzioni, spingendosi, a volte, ben oltre quello che è comunemente definito "nazionalismo", come nel caso dei fumetti anti-giapponesi prodotti dalla "Warner Bros." durante la Seconda Guerra Mondiale [5].
"Teoria Ipodermica"
In questi anni, il procedere di comunicazioni di massa e regimi totalitari, porta ad elaborare la "teoria ipodermica", o "bullet theory", che affonda le radici proprio nel concetto di società di massa, con il termine "massa" che sta ad indicare un aggregato omogeneo di individui, tendenzialmente tutti uguali, isolati, atomizzati, anonimi. E' su questa idea di massa come enorme corpo collettivo spinto solo da idee elementari in cui viene bandito tutto ciò che vi è diverso, di singolare e di individuale, che iniziano a realizzarsi i primi studi con l'apposito intento di misurare gli effetti dei media.

L'affermarsi sempre più diffuso della ricerca empirica, impiegata nello studio degli effetti della comunicazione di massa, rappresenta il tramonto della teoria ipodermica; l'approccio della persuasione è mirato, da un lato, a studiare l'efficacia persuasoria "ottimale" dei media e dall'altro a spiegarne gli "insuccessi" dei tentativi di persuasione, con particolare attenzione per le "campagne" che presentano particolari caratteristiche di intensità, diffusione ed omogeneità dei messaggi lanciati.

Il nuovo concetto di fondo che ne emerge, è che la persuasione dei destinatari sia un obiettivo possibile a patto che la forma e la struttura del messaggio siano adeguati ai fattori personali e psicologici che il destinatario attiva nell'interpretazione del messaggio.

Modello "Two-Step flow"
Complessivamente, gli studi di questo approccio, orientato all'organizzazione più adatta del messaggio a fini persuasori, rispetto alla "teoria ipodermica", ridimensionano la capacità sconfinata di manipolare il pubblico, introducendo la complessità dei fattori psicologici dell'individuo che intervengono ad attutire, frenare o addirittura deviare il messaggio.
Ciò nonostante, in linea di principio, lo schema stimolo-risposta non è stravolto, viene solo articolato inserendovi nel mezzo i processi psicologici intervenienti e, a grandi linee, questo approccio ritiene che i media possano avere influenza e persuadere, una volta però che essi abbiano studiato le caratteristiche dei destinatari ed abbiano strutturato le campagne tenendone conto [3].

Il famoso psicoterapeuta Sigmund Freud è il primo ad affermare che sia la mente inconscia, dinamica ed attiva, quella che prende le decisioni; egli teorizza che la mente consti in larga misura di un inconscio il quale, molto probabilmente, alimenta il conscio con ciò che diverrà pensiero [4].

Nel 1922, il giornalista Walter Lippmann, arriva ad asserire che "le immagini che gli esseri umani hanno nella testa, le immagini di sé stessi, degli altri, dei propri scopi e obiettivi, delle proprie relazioni, rappresentano le loro opinioni pubbliche. Queste immagini, quando vengono gestite da gruppi di persone o da persone che agiscono in nome di gruppi, diventano Opinione Pubblica, con le iniziali maiuscole."
Lippmann, che è il primo a tradurre in inglese le opere di Sigmund Freud, diviene ben presto uno dei più influenti commentatori politici. Ne "L'Opinione Pubblica", che vede la luce un anno dopo l'uscita de "La psicologia di massa" di Freud, Lippman sostiene che, tramite i media, la maggior parte delle persone elabora quelle "immagini nella testa" che garantiscono ai media "un potere spaventoso". Controllando i livelli di ansietà, è possibile produrre una condizione similare in ampi gruppi di persone, il cui comportamento potrà così essere controllato e manipolato dalle forze oligarchiche.

I mass media sono in grado di raggiungere grandi quantità di persone con messaggi programmati, prestabiliti, il che rappresenta la chiave per la creazione di "ambienti controllati" per il lavaggio del cervello; la cosa importante è che le vittime del lavaggio del cervello di massa non si rendano conto di trovarsi in un ambiente controllato. Per questo motivo devono esserci un ampio numero di fonti d'informazione, i cui messaggi devono essere leggermente diversi, così da mascherare la sensazione di un controllo dall'esterno. Quando possibile, i messaggi devono essere offerti e rinforzati attraverso l'"intrattenimento", che può essere consumato senza apparente coercizione, in modo da dare alla vittima l'impressione di stare scegliendo di propria volontà tra diverse opzioni e programmi.

Nel suo libro, Lippmann osserva che la gente è più che disposta a ridurre problemi complessi in formule semplicistiche, in schemi, e a formare la propria opinione secondo ciò che credono che gli altri intorno a loro credano; la verità non è quasi mai interiore all'individuo, ma è creata e rimodellata dalla sua mente per essere congrua ai modelli sociali che ha deciso di condividere. L'apparenza di notizia fornita dai media conferisce un'aura di realtà a queste favole: "se non fossero reali, allora perché mai sarebbero state riportate?", pensa l'individuo medio.

Nell'affermare di scorgere una progressione verso forme mediatiche che riducono sempre più lo spazio di pensiero, Lippmann si meraviglia del potere che l'allora nascente industria di Hollywood manifesta nel forgiare la pubblica opinione. Le parole, o anche un'immagine statica, richiedono che la persona compia uno sforzo per crearsi un'"immagine mentale" ma, con un film, "tutto il processo di osservare, descrivere, riportare e poi immaginare è già stato compiuto per voi. Senza compiere una fatica maggiore di quella necessaria per restare svegli, il risultato di cui la vostra immaginazione è alla continua ricerca vi viene srotolato sullo schermo".

L'opinione popolare, osserva Lippmann, è determinata in ultima analisi dai desideri e dalle aspirazioni di una "élite sociale".
Questa élite, egli afferma, è "un ambiente sociale potente, socialmente elevato, di successo, ricco, urbano, che ha natura internazionale, è diffuso in tutto l'emisfero occidentale e, per molti versi, ha il proprio centro a Londra. Conta fra i propri membri le persone più influenti del mondo e racchiude in sé gli ambienti diplomatici, quelli dell'alta finanza, i livelli più alti dell'esercito e della marina, alcuni principi della Chiesa, i proprietari dei grandi giornali, le loro mogli, madri e figlie che detengono lo scettro dell'invito. E', allo stesso tempo, un grande circolo di discussione e un vero e proprio ambiente sociale.".
Se si vuole raggiungere l'obiettivo di una "Grande Società" in un mondo unitario, allora "la pubblica opinione deve essere creata per la stampa, non dalla stampa." [6].

Note e fonti:
[1] Cit. "Avviso dell'autore ai lettori", di Roberto Quaglia, tratto da "Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sull'11 Settembre (e su tutto il resto) e non avete mai osato chiedere", di Roberto Quaglia, originariamente scritto per la rivista online www.delos.it ed aggiornato dall'Autore per "Tutto quello che sai è falso - Manuale dei segreti e delle bugie", a cura di Russ Kick, Editore Nuovi Mondi Media, 15
[2] "La Cia, il Pentagono e la Bush-Production contro l'Asse del Male", tratto da www.disinformazione.it
[3] "Costruire le proprie immagini: vedentiparlantimutanti", di Francesca Gianni, Collana del Laboratorio di Ricerca Sociale, Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Pisa, 76
[4] "Science" 158, "Unconscious Process and the Evoked Potential", di Benjamin Libet, 1597
[5] "Storie in breve - Hollywood: macchina di propaganda", di Russ Kick, scritto per "Tutto quello che sai è falso - Manuale dei segreti e delle bugie", a cura di Russ Kick, Editore Nuovi Mondi Media, 219
[6] "COME GLI INGLESI UTILIZZANO I MEDIA PER LA GUERRA PSICOLOGICA DI MASSA", tratto da www.comedonchisciotte.org

Continua...
_________________
"Il sapere non è fatto per comprendere, è fatto per prendere posizione."
Michel Foucalut
Inviato il: 4/4/2013 12:11
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
11 Settembre 2001 - Processi Culturali e Comunicativi (seconda parte)
#2
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/10/2010
Da
Messaggi: 545
Offline

"Non c'è peggior schiavo di colui che è falsamente convinto di essere libero."
Goethe

In questi stessi anni, il Dottor Ivan Pavlov svolge degli esperimenti che dimostrano in maniera scientifica i processi psicologici cognitivi degli individui e la loro possibile influenza dall'esterno.
Pavlov osserva come la salivazione di un cane aumenti alla vista del cibo, come normalmente ci si può aspettare. Il cibo, in questo caso, prende il nome di stimolo incondizionato, mentre la salivazione del cane rappresenta il suo riflesso incondizionato. Nel proseguire con l'esperimento, Pavlov inizia a suonare un campanellino ogni volta che porta del cibo al suo cane, finché l'animale non arriva ad associare la presenza del cibo con il suono. In seguito, Pavlov scopre che il suono del campanellino, da solo, è sufficiente per innestare la salivazione del cane, anche senza la presenza del cibo. Il suono del campanello diviene, quindi, lo stimolo condizionato, mentre la salivazione indotta da questo suono, e non dal cibo, viene detta riflesso condizionato.

Gli scritti di Freud e Pavlov, unitamente alla lettura dell'Opera "Psicologia delle folle", pubblicata da Gustav Le Bon, spingono Edward L. Bernays, da molti considerato il "padre della persuasione", verso lo studio scientifico dei processi cognitivi di un singolo individuo e di una massa, con lo scopo di riuscire ad influenzarne le decisioni.
Nel suo scritto di maggior successo, "Propaganda", Bernays, rivoluzionando completamente i meccanismi persuasivi fino ad allora conosciuti, smette di fare riferimento alla parte razionale, cosciente, della mente del consumatore, comprendendo che un prodotto avrebbe potuto essere maggiormente venduto se si fosse reso appetibile al consumatore rivolgendosi alla sua parte inconscia.
Il prodotto, quindi, non deve essere presentato per le sue intrinseche qualità ma deve essere proposto in associazione con un sentimento positivo, con una promessa di felicità, con uno stile di vita agognato. Bernays, in altre parole, non fa altro che unire gli studi di Freud e di Le Bon con le scoperte di Pavlov a proposito dei riflessi condizionati. Così come il cane del Professore sbavava all'udire il suono del campanellino, associato inconsciamente al cibo, il nuovo consumatore viene abituato ad associare ai prodotti reclamizzati un determinato sentimento.
Per il consumatore, tale condizione è l'equivalente di quello che per il cane di Pavlov era il cibo, lo stimolo incondizionato, ovvero il suo bisogno primario. Quando il consumatore, al momento di fare la spesa, si troverà di fronte a quel particolare oggetto, entrerà in funzione il meccanismo di associazione, inconsciamente, e sarà portato a scegliere quel prodotto - riflesso condizionato - nello stesso modo in cui la salivazione del cane aumentava al suono del campanellino, il tutto in maniera inconscia, acquisita.

Tutto questo, però, non sarebbe possibile senza la presenza di un altro fattore, egualmente importante e necessario: la ripetizione.
"Pearl Harbor", USA 2001
Nella pubblicità, come nella propaganda, il messaggio va ripetuto più e più volte perché, e anche questo è ormai provato, la mente umana tende a considerare veritiere le informazioni ricevute più volte in diverse condizioni, essendo il cervello, da un punto di vista strettamente biologico, indifeso di fronte alla ripetizione.
All'ennesima ripetizione di un concetto, quest'ultimo sarà considerato vero in maniera automatica e ciò è valido sia sul piano cosciente che a livello inconscio [7].

A questo punto è bene chiedersi: se l'impulso inconscio che spinge una persona ad acquistare un determinato prodotto o un particolare marchio, non per le sue intrinseche qualità ma per l'associazione con un sentimento positivo, con una promessa di felicità, con uno stile di vita agognato, si trasformasse, invece, in un impulso inconscio associato ad un sentimento negativo?
E se, a questa serie continua di impulsi, seguisse uno shock tale da causare un aumento dei livelli di ansietà su scala planetaria, sarebbe possibile produrre una condizione similare in ampi gruppi di persone, il cui comportamento si presterebbe così al controllo manipolatorio delle forze oligarchiche al potere, come sostenuto da Walter Lippmann?

"L'immaginazione è più importante della conoscenza."
Albert Einstein

La prospettiva che caratterizza l'inizio della ricerca sociologica empirica sulle comunicazioni di massa, riguarda globalmente tutti i media dal punto di vista della loro capacità di influenza sul pubblico: all'interno di questo interrogativo generale è, però, già presente l'attenzione per la capacità differenziata di ogni singolo mezzo ad esercitare influenze specifiche. Il problema fondamentale è ancora quello degli effetti dei media ma non più negli stessi termini delle teorie precedenti.
L'etichetta di "effetti limitati", non indica solo una diversa valutazione sulla quantità di effetto ma anche una sua configurazione qualitativamente differente. Se la teoria ipodermica parla di manipolazione o propaganda e se la teoria psicologica-sperimentale si occupa di persuasione, questa teoria parla di influenza e non solo di quella esercitata dai media ma di quella più generale che "scorre" nei rapporti comunitari, della quale l'influenza delle comunicazioni di massa è solo una componente, una parte [8].

In anni recenti, gran parte della ricerca mediologica, ha spostato la propria attenzione dal campo degli effetti intenzionali a breve termine in un particolare contesto comunicativo limitato nel tempo, al campo (smisurato) degli effetti a lungo termine, in una certa misura latenti e cumulativi che la costante esposizione ai media può provocare, concorrendo a plasmare una certa immagine del reale; in particolar modo in quell'enorme porzione di reale che è sottratta all'esperienza diretta ed all'interazione interpersonale dei destinatari.
In questo contesto, che si presenta enormemente variegato, un'ipotesi che merita di essere menzionata è quella chiamata dell'agenda setting.

Nonostante l'omogeneità di una simile prospettiva, come spesso accade, sia più attribuita a posteriori che concretamente vissuta dalle ricerche empiriche che la compongono, l'ipotesi dell'agenda setting presenta degli spunti importanti e soprattutto si presta agilmente ad ulteriori integrazioni ed articolazioni che contribuiscono a raggiungere quel modello multidisciplinare di approccio ai mass media che è ormai assodato essere l'unico con qualche possibilità di avere ragione di un fenomeno così complesso ed omnipervasivo.

In linea di massima, questa ipotesi afferma che, in conseguenza dell'azione dei media, il pubblico viene a conoscenza, ignora o viceversa concentra la propria attenzione, su determinati elementi degli scenari pubblici. Non solo cioè la gente tenderebbe ad includere od escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media rispettivamente includono od escludono dal proprio contenuto, ma tende anche ad attribuire la stessa importanza che i media attribuiscono a fatti, eventi e persone. In questo processo non c'è un intento persuasivo da parte dei media; essi, "semplicemente", nella loro descrizione della realtà esterna, polarizzano l'attenzione del pubblico, la cui comprensione ed interpretazione della realtà sociale è quindi in gran parte mutuata dai media.

Al di fuori della piccola sfera di reale che l'individuo può esperire personalmente, egli non è in grado di controllare la veridicità o l'accuratezza della rappresentazione della realtà sociale fornitagli dai media, e l'immagine che egli ne trae si presta dunque ad essere stereotipata o manipolata. Il divario esistente fra il patrimonio d'informazioni, conoscenze e rappresentazione della realtà sociale che l'individuo apprende da uno o più media di comunicazione, e la porzione di realtà che egli esperisce personalmente, si è enormemente allargato nelle società contemporanee. La complessità, la differenziazione di queste ultime, il ruolo centrale che i mass media vi svolgono, fanno sì che ci siano sempre fasce, sezioni della realtà, cui gli individui accedono anche a livello quotidiano, solo attraverso la mediazione (simbolica ancor prima che concreta) dei mezzi di comunicazione di massa.

Un altro fattore di mediazione da prendere in considerazione, è la presenza di pubblici differenziati sia dal punto di vista qualitativo che istituzionale; infatti mentre in molti casi l'analisi di pubblici generici, manifesta chiari esempi di agenda setting, rispetto ai pubblici "specifici", l'influenza spesso non appare omogenea [9].
Particolare rilievo meritano, a mio avviso, quelli che, in gergo tecnico, sono definiti think thanks; altrettanta importanza va riservata ai cosiddetti gatekeepers, coloro che hanno il potere e la capacità di incanalare l'interesse di un pubblico "non generico" solamente verso alcuni specifici eventi, omettendone altri.

Note e fonti:

[7] "Il condizionamento nel 'Mondo Nuovo' e l'esperimento di Pavlov"
[8] "Teorie delle Comunicazioni di Massa", di Mauro Wolf, Sturmenti Bompiani, 42, 43
[9] "Costruire le proprie immagini: vedentiparlantimutanti", di Francesca Gianni, Collana del Laboratorio di Ricerca Sociale, Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Pisa, 76
_________________
"Il sapere non è fatto per comprendere, è fatto per prendere posizione."
Michel Foucalut
Inviato il: 8/4/2013 12:20
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
 Vai all'inizio   Discussione precedente   Discussione successiva

 


 Non puoi inviare messaggi.
 Puoi vedere le discussioni.
 Non puoi rispondere.
 Non puoi modificare.
 Non puoi cancellare.
 Non puoi aggiungere sondaggi.
 Non puoi votare.
 Non puoi allegare files.
 Non puoi inviare messaggi senza approvazione.

Powered by XOOPS 2.0 © 2001-2003 The XOOPS Project
Sponsor: Vorresti creare un sito web? Prova adesso con EditArea.   In cooperazione con Amazon.it   theme design: PHP-PROXIMA