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   Politica Interna & Estera
  la società che vorrei

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  •  a_mensa
      a_mensa
la società che vorrei
#1
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 12/6/2009
Da roncello (mi)
Messaggi: 3180
Offline
La società che vorrei.
Mentre nell’esporre le mie conoscenze in materia economica, faccio riferimento a cosa conosco del “sistema” reale, quello che bene o male sta operando, quando scrivo sull’organizzazione sociale, posso solo far riferimento alle mie convinzioni, maturate nell’osservazione dell’esistente, anzi, essenzialmente a cosa più detesto dell’esistente, a quelle che reputo le cause, ed eventualmente a come evitare di ripeterle in quello che è il modello che vorrei.
Non posso garantire che funzionerebbe, non posso nemmeno garantire che non avrebbe pecche anche maggiori del sistema attuale, ma questo non mi impedisce di pensare che ne sarebbe di gran lunga migliore, se non perfetto.
Visto che non mi è possibile, almeno finché resta un mio sogno, provarne la bontà, posso però confrontarlo con altre idee, altre persone, per scoprire se le obiezioni che possono sorgere hanno già, o almeno possono avere, una risposta plausibile, o dei rimedi praticabili.
Passo quindi all’esposizione.
L’attuale società, pur fregiandosi nella maggior parte dei paesi che fanno parte del nostro “mondo occidentale” della qualifica di “democrazie”, con una vera democrazia , rispondente alle caratteristiche che ne hanno ispirato la definizione, hanno veramente poco a che fare.
Vediamo infatti che il potere che teoricamente dovrebbe appartenere al popolo, è infatti esercitato da persone, che seppur in qualche modo elette dal popolo stesso, impone continuamente le sue scelte a prescindere e anche contro quel popolo cui invece dovrebbero rispondere.
Risulta quindi evidente che il solo voto una volta ogni tot anni, se è condizione necessaria all’attuazione del principio democratico rappresentativo, non ne è decisamente sufficiente.
Chi disegnò lo schema dei moderni stati, si preoccupò di stabilire per ogni potere un contropotere che ne controllasse l’operato. È questo un sano principio, ma ne dimenticarono uno, forse fondamentale.
Oltre al legislativo, all’esecutivo, e al giudiziario, non inclusero l’economico.
Forse pensando che sarebbe dipeso dagli altri tre, forse appositamente (ricordo che a proposito qualcuno definì la democrazia il miglior contenitore a favore della borghesia), ma in conclusione non venne considerato un “potere”.
Eppure quando si pensa che una persona come Bill Gates dispone personalmente di un bilancio e ricchezze paragonabili a quelle di interi stati, allora diventa evidente che qualcosa non va. Si perché gli uomini, quasi tutti gli uomini, proprio per le loro debolezze, sono corruttibili.
Il fatto che esistano altre persone che, per proprietà dirette o perché controllano entità straordinariamente ricche e potenti, possono disporre di enormi capitali, sono di fatto diversi, hanno disponibile un potere enorme verso gli altri.
Un potere che possono esercitare secondo un’etica e una morale condivisibile, ma anche no, a loro esclusivo arbitrio.
È vero che possono esserci degli eroi incorruttibili, retti fino alle estreme conseguenze, ma come disse qualcun altro, “beati i popoli che non necessitano di eroi”.
Allora di qui nasce il problema di controllare se queste enormi disponibilità vengono usate pro o contro le comunità, se vengono usate per esercitare un potere sugli altri o per favorirne la crescita e il benessere comune ….
Lavoro difficile se non impossibile, e di qui la prima soluzione per rompere l’anello infame che porta chi dispone dei mezzi di dominare i poteri dello stato, non come “poteri” ma come esercizio del potere da parte di persone, umane, e con le loro debolezze, quando invece dovrebbero esserne controllati dagli stessi.
Ricchezze come quelle di Gates, ma anche molto ma molto minori, che consentirebbero benessere ai titolari per se e le proprie famiglie, non per una, ma decine di vite, non dovrebbero proprio esistere.
Dovrebbe essere impedito alla fonte di formarsi, con tassazioni progressive fino al limite dell’esproprio, con eventuale tassazione anche dei capitali oltre ad un certo limite.
Non reputo un’eresia il limitare ad una certa quota da stabilire, ma indicativamente non superiore a cento volte la disponibilità media della popolazione di quella nazione. E già sarebbe una disponibilità molto grande che già potrebbe insidiare il corretto funzionamento delle istituzioni.
Non dimentichiamo inoltre che, alla ricchezza di uno deve corrispondere la povertà di uno o tanti altri, pertanto avendo tutti corpo e anima simili, essendo tutti fatti al 90% di acqua, mi pare che stabilire dei massimi alla differenza di disponibilità rientri in un dovere della società, visto che i singoli individui non sanno imporsi limiti da soli.
L’obiezione a questa mia affermazione, e cioè che limitando i capitali disponibili ai singoli , si tarpa le ali agli investimenti, alla creazione di ricchezza, posti di lavoro ecc… rispondo che tale limitazione non esiste, permettendo tale limite la disponibilità ad avviare qualsiasi attività, ma poi per proseguirla, ci sono altrettanti modi per reperire i capitali necessari, al di fuori della proprietà diretta.
L’altra obiezione , e cioè che si demotiverebbero gli individui, è di nuovo un falso problema, perché nessuno vuole limitare i riconoscimenti. Ma essi possono essere concessi anche sotto forma diversa dalla disponibilità economico/finanziaria.
Medaglie, attestati, anche disponibilità di particolari beni unici o rari, potrebbero esser dati anche senza necessariamente comportarne la proprietà, tanto per attestare le capacità , l’imprenditorialità, la dedizione fattiva al miglioramento della società stessa e del suo benessere.
Non è forse d’altronde lo scopo recondito di certi beni attestare le proprie abilità ? non è forse il palesare la propria ricchezza il modo per dire “guardate tutti come sono bravo “ ? bene concediamo questa soddisfazione, ma impediamo che il guadagno possa essere usato per scopi meno nobili.
Tolto di mezzo quindi il potere economico come potere di modificare e al limite sovrastare gli altri poteri dello stato, resta il come rendere effettivo il dettato democratico.
E qui il primo e importante obiettivo da raggiungere è dare al popolo stesso i mezzi per capire, se non tutti gli atti dei governanti, almeno a grandi linee i principi.
L’educazione delle persone, il loro acculturamento, il creare l’interesse diffuso per gli atti di governo dovrebbe essere il primo obiettivo da raggiungere. Nessuno può avere o acquisire potere nell’ignoranza di quanto dovrebbe poter controllare. Riuscire far capire alla popolazione quanto sia importante che vengano dedicati tempi per dar modo ai governanti di illustrare le motivazioni dei loro atti, promuovere dibattiti pubblici per cercare le soluzioni migliori, in modo pubblico, trasparente.
Far capire alla gente quante risorse vengono tolte loro e come vengono impegnate, lasciando spazi per i suggerimenti, le proposte.
E mostrare così quanto i governanti, e coloro che si propongono eventualmente di diventarlo, conoscano i problemi che interessano la gente nella loro quotidianità.
È un problema di cultura, far capire quanto sia più importante decidere se aumentare o diminuire il deficit dello stato, indirizzare su quali direttrici le ricerche e la crescita ecc… ben più importanti per se e la propria famiglia che sapere chi e come ha fatto un goal.
E con questo non dico che le persone andrebbero ossessionate dai problemi di governabilità, che dovrebbe esser tolto loro ogni svago, ma tra la completa ignoranza e una partecipazione compulsiva ed ossessiva, ci sarà pure un compromesso.
E qui finiamo sulla nota dolente della partecipazione e del controllo.
Un voto espresso una volta ogni tot anni e poi il disinteresse completo, la negazione di qualsiasi potere di controllo sugli eletti, non è democrazia. È un salto nel vuoto, è affidarsi completamente a chi non si conosce e non si sa cosa farà di tutto il potere che gli viene conferito.
È troppo, e, dato che come dicevo prima siamo tutti uomini, fatti al 90% di acqua, ma con ognuno i propri egoismi, i propri difetti e le proprie incapacità questo potere deve essere limitato, almeno nelle scelte più importanti. E se non si può intervenire a priori, almeno a posteriori deve esser possibile manifestare un disaccordo diffuso e vincolante.
Potere di revoca della delega, si chiama, potere di annullare decisioni, potere di mandare a casa degli eletti infedeli che non si attengano a quanto promesso, che agiscano contro il popolo e ad esclusivo vantaggio di inconfessabili centri di potere.
Come realizzare tutto ciò ? i mezzi tecnici oggi non mancano, quello che manca è la volontà di partecipare, di rendersi responsabili non solo del proprio limitato orticello, di sentirsi parte di un corpo più grande, della comunità, e come membro attivo desiderarne il benessere.
Non più il pubblico visto come qualcosa di nessuno, ma come un qualcosa di tutti, e di cui tutti ne devono godere, e di cui tutti sentono il dovere di preservare e difendere.
_________________
non vorrei mai appartenere ad un club che avesse me come socio.
Inviato il: 15/9/2010 21:31
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  •  Luxio
      Luxio
Re: la società che vorrei
#2
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/5/2010
Da Ostrava
Messaggi: 240
Offline
Dopo una lettura veloce non posso che sottoscrivere. In un certo senso invidio le persone come Andrea (e tanti altri qui su LC) per la capacità di esprimersi che a me manca. Spesso leggo interventi di altri utenti che sarebbero potuti uscire dalla mia testa tali e quali, ma se provo ad esprimermi mi ritrovo con parecchie cose da dire e non riesco a dare al tutto una forma comprensibile. Qunado mi metto ad analizzare un argomento, nel percorso di pensiero mi si aprono in continuazione porte che introducono diversi sottoargomenti; a questo punto trovo difficile proseguire e mi blocco. Ho la sensazione che questo percorso non avrebbe fine.
Mi scuso per l'OT, anche se la cosa potrebbe essere in qualche modo pertinente all'argomento, in quanto credo di non essere l'unico ad incontrare queste difficoltà. Pertinente perché ritengo che gente con le dovute conoscenze e le dovute capacità retoriche (anche nello scrivere) potrebbe portare ad una crescita della consapevolezza collettiva, ergo ad una maggiore partecipazione.
Poi a mio parere bisognerebbe dare un'occhiata alla questione motivazionale: ovvero riuscire a spiegare alla comunità il perché si dovrebbe essere più partecipe.
Compito decisamente difficile, dovendo per forza fare i conti con esseri umani (qui punterei il dito in particolare sulle paure).
_________________
Non possiamo separare i nostri pregi dai nostri difetti, essi sono collegati come la forza e la materia. Se li separiamo, l'uomo sparisce.
Nikola Tesla
Inviato il: 16/9/2010 9:05
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  •  infosauro
      infosauro
Re: la società che vorrei
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/5/2008
Da questo mondo (credo)
Messaggi: 2376
Offline
Citazione:

a_mensa ha scritto:
La società che vorrei.[...]

L'argomento potrebbe essere tremendamente interessante, quando ho più tempo devo leggerlo tutto, per ora mi limito a questa piccola critica ininfluente:
Citazione:
essendo tutti fatti al 90% di acqua,[...]

90%? Io ero rimasto al 70%-75%
Citazione:

[...]E mostrare così quanto i governanti, e coloro che si propongono eventualmente di diventarlo, conoscano i problemi che interessano la gente nella loro quotidianità.
È un problema di cultura, far capire quanto sia più importante decidere se aumentare o diminuire il deficit dello stato, indirizzare su quali direttrici le ricerche e la crescita ecc…[...]

Ad esempio con i bilanci dei servizi pubblici dettagliati online e con la possibilità di autotassarsi?
Citazione:

Potere di revoca della delega, si chiama, potere di annullare decisioni, potere di mandare a casa degli eletti infedeli che non si attengano a quanto promesso, che agiscano contro il popolo e ad esclusivo vantaggio di inconfessabili centri di potere.
Come realizzare tutto ciò ?[...]

Con un'elezione di medio periodo con il quale si può mandare a casa il governo e indire nuove elezioni?
_________________
"It's just a ride"
William Melvin "Bill" Hicks, l'ultimo degli hippy, il primo dei complottisti (a comparire in TV).
Inviato il: 16/9/2010 10:43
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: la società che vorrei
#4
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 12/6/2009
Da roncello (mi)
Messaggi: 3180
Offline
@ infosauro

Citazione:
90%? Io ero rimasto al 70%-75%


può darsi, non ho approfondito perchè era solo un modo di dire che in fondo siamo poi uguali, o almeno simili.

Citazione:
Ad esempio con i bilanci dei servizi pubblici dettagliati online e con la possibilità di autotassarsi?

beh, non sarebbe una brutta idea.

Citazione:
Con un'elezione di medio periodo con il quale si può mandare a casa il governo e indire nuove elezioni?

no, qui sono più drastico e immediato.
ogni senatore è eletto da un collegio di circa 200.000 persone, ogni parlamentare circa la metà.
tra una votazione in una camera e quella nell'altra passa un certo tempo sufficiente per permettere di raccogliere NELL'AMBITO DEL COLLEGIO, un 2000 firme per revocare un rappresentante ch enon abbia votato come il collegio voleva.
ovvio che la raccolta e la manifestazione di dissenso, può interessare contemporaneamente più di un collegio.
la revoca di un numero significativo di parlamentari causerebbe la rivotazione della legge, ed una buona indicazione per quelli dell'altra camera.
_________________
non vorrei mai appartenere ad un club che avesse me come socio.
Inviato il: 17/9/2010 10:12
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  •  infosauro
      infosauro
Re: la società che vorrei
#5
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/5/2008
Da questo mondo (credo)
Messaggi: 2376
Offline
Citazione:

a_mensa ha scritto:
[...]Chi disegnò lo schema dei moderni stati, si preoccupò di stabilire per ogni potere un contropotere che ne controllasse l’operato. È questo un sano principio, ma ne dimenticarono uno, forse fondamentale.
Oltre al legislativo, all’esecutivo, e al giudiziario, non inclusero l’economico.[...]

Quindi pensi che ci voglia una carica elettiva anche per quello o basta la misura cautelare che hai scritto dopo?
Ad ogni modo il tizio che tirò fuori la storia dei poteri fece un lavoro scarsino dato che ha dimenticato pure quello informativo (anche perché allora non c'era l'alfabetizzazione universale).
Citazione:
ogni senatore è eletto da un collegio di circa 200.000 persone, ogni parlamentare circa la metà.
tra una votazione in una camera e quella nell'altra passa un certo tempo sufficiente per permettere di raccogliere NELL'AMBITO DEL COLLEGIO, un 2000 firme per revocare un rappresentante ch enon abbia votato come il collegio voleva.[...]

Qui però ci vorrebbe l'elezione diretta del rappresentante.
_________________
"It's just a ride"
William Melvin "Bill" Hicks, l'ultimo degli hippy, il primo dei complottisti (a comparire in TV).
Inviato il: 20/9/2010 21:29
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  •  Pyter
      Pyter
Re: la società che vorrei
#6
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/9/2006
Da Sidonia Novordo
Messaggi: 6250
Offline
La società che vorresti?

A mensa,
ma dopo tutte le lezioni di economia che ci hai fatto, vorresti farmi credere che non sai come aprire una partita iva?
_________________
"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 21/9/2010 20:04
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: la società che vorrei
#7
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 12/6/2009
Da roncello (mi)
Messaggi: 3180
Offline
@ infosauro
Citazione:
Quindi pensi che ci voglia una carica elettiva anche per quello o basta la misura cautelare che hai scritto dopo?


il potere economico non necessita certo di UN contropotere, se non lo si lascia assumere dimensioni e forme abnormi.
oggi, non basterebbe UN contropotere, ci vorrebbe gozzilla.



Citazione:
Qui però ci vorrebbe l'elezione diretta del rappresentante.


beh, io parlo ovviamente di un sistema elettivo decente, non della porcata di calderoli&c


@ pyter

spiritoso !!!
_________________
non vorrei mai appartenere ad un club che avesse me come socio.
Inviato il: 21/9/2010 21:11
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