Il MANTRA mediatico di questi giorni sta a dirci dei meccanismi cruciali, infami e liberticidi del Potere. Punto.
... nulla da aggiungere né da dividere nella tua trappola ci son caduto anch'io avanti il prossimo li lascio il posto mio povero diavolo! che pena mi fa!
... della serie:
- quando le canzoni d'amore (abbi pazienza, Cocciante) entrano in simbiosi con la realtà e la grande Troia non è diversa dalla piccola
.. miete vittime, di Stato in Stato, di Paese in Paese .. e tutti dietro le sottane di Israele
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere
AMEN
_________________
Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
contro chi critica e denuncia il razzismo, la confisca delle terra,
la negazione dei diritti umani e ogni crimine di guerra
compiuto contro la popolazione palestinese.
MAI PIU': Il senso della Shoah.
Non MAI PIU' a me...
MAI PIU' a nessuno.
Primo Levi credimi il giorno della memoria ha figliato più amnetici che memori."
_________________ "Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi".Vittorio Arrigoni
Inviato il: 27/1/2012 16:53
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Re: RESTIAMO UMANI
#164
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Giornata delle MEMORIE.
Un UNICO NEMICO IN COMUNE: L'ORRORE del POTERE e del DOMINIO.
_________________ "Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi".Vittorio Arrigoni
"Ogni martedì noi dell' International solidarity Movement, insieme al Beit Hanoun Local Initiative e a tanti altri ragazzi di Beit Hanoun, manifestiamo al confine di Erez, a nord della Striscia di Gaza.
Manifestiamo contro la No Go Zone imposta da Israele che si estende fino a 300 metri dal confine e nella pratica anche oltre, impedendo ai contadini palestinesi di coltivare la terra a cui hanno diritto.
La No Go Zone è a tutti gli effetti illegale. Chi entra nella No Go Zone rischia di essere ucciso dai proiettili israeliani. Manifestiamo anche contro l'occupazione e per diffondere un messaggio di pace, di libertà e giustizia per la Palestina.
Hanno sparato contro una manifestazione pacifica, su giovani armati solo di bandiere e della propria voce. I proiettili ed i gas lacrimogeni che bruciavano in gola non ci hanno scoraggiato e non ci impediranno di continuare la lotta per la terra a cui i palestinesi hanno diritto, contro l'assedio e contro l'occupazione."
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"Lo scorso 9 gennaio, su disposizione dell’Amministrazione civile israeliana, l’esercito ha bloccato l’ accesso del villaggio alla Highway che collega Gerusalemme a Gerico con un guardrail ed alcuni blocchi di cemento.
“Quello che sta accadendo in questi giorni fa parte di una strategia più ampia di pressioni politiche nei confronti delle comunità beduine palestinesi, per costringerli ad abbandonare i loro luoghi di vita”, sostiene Massimo Annibale Rossi, presidente di Vento di Terra ONG. Il piano delle autorità israeliane prevede il trasferimento forzato delle comunità beduine palestinesi che vivono sulle colline ad est di Gerusalemme, nella valle del Giordano e a sud di Hebron, in quella che è stata classificata “Area C” dagli accordi di Oslo.
“Quanto più la pressione militare aumenta tanto più diventa difficile difendere i diritti della popolazione beduina ed in particolare quelli dei bambini”, aggiunge Rossi."
Ma perchè non si riesce a capire che la questione palestinese riassume in sè tutta la questione del dominio globale???
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"Con la Legge sulle proprietà degli assenti (Absentees’ Property Law) – solo una delle infinite armi legislative di confisca di massa con cui Israele ha sottratto e sottrae la terra di Palestina ai suoi legittimi proprietari – Israele si è appropriato dei beni dei palestinesi costretti ad allontanarsi dalle loro terre a seguito della guerra del 1948, dichiarandoli “assenti” e affidando la terra “abbandonata” ad un organismo di custodia, il quale successivamente ha provveduto a insediarvi i nuovi immigrati di religione ebraica: si stima che, sono nel periodo 1948 – 1953, 350 dei 370 nuovi insediamenti colonici siano stati costruiti su terra confiscata in base a tale legge
...
si prende un terreno palestinese, separato dalla residenza del suo proprietario dal percorso del muro o recinzione di “sicurezza”, si impedisce al legittimo proprietario di poter accedere alla propria terra e di coltivarla, lo si dichiara “assente” e gli si confisca il tutto.
Anche se il malcapitato – come nel caso in esame – è li, a poche centinaia di metri di distanza, a struggersi e a disperarsi per i propri beni che gli sono stati sottratti in base ad un meccanismo che solo in Israele hanno il coraggio di chiamare “legge”.
...
Perché la drammatica diminuzione del numero dei cristiani in Palestina, anno dopo anno, è causata non certo dalle persecuzioni degli islamici, quanto dalla sottrazione delle terre e delle risorse, dal sistema dei checkpoint, dall’occupazione israeliana, dalla mancanza di prospettive per il futuro che affligge le giovani generazioni.
...
Secondo quanto afferma Salman, da quando Israele ha preso il controllo della Cisgiordania sottraendolo nel 1967 alla Giordania, ai Palestinesi è stato impedito di trasferire la proprietà dei beni persino ai propri figli, così che essi non potevano effettuare i passaggi di proprietà in favore dei membri più giovani della famiglia."
La colonizzazione continua. Non solo quella della Palestina, ma del mondo intero.
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"Eppure le corti militari di Gaza, quando vogliono, sanno essere rapide e terribilmente spietate."
La farsa continua.
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Inviato il: 14/1/2012 16:33
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Re: RESTIAMO UMANI
#156
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Dalle parole di Vendola: "Costruire un assedio di pace, offrire occasioni di dialogo, lavorare intensamente perchè quel territorio e il suo martirio chiamano in causa proprio la nostra responsabilità...".
SI: COSTRUIRE L'ASSEDIO DI PACE COLLABORANDO CON L'OPPRESSORE. Niente di più DEMAGOGICO.
Hanno la faccia come il c**o.
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"1."SodaStream ha sede in Israele, presso Tel Aviv, e produce i suoi prodotti in 12 impianti produttivi distribuiti in numerosi Paesi. Fra di essi figurano fabbriche in Cina (2), Germania, Svezia, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa, Paesi Bassi, USA e due in Israele, una delle quali è quella di Mishor Adumim…"
Il fatto che una società come SodaStream, che trae profitto dal regime di occupazione, si proponga come benefattrice dei palestinesi suona come mistificatorio. Anche se le condizioni di lavoro dei palestinesi nell’impianto di Mishor Adumim fossero quelle descritte (cosa smentita nel passato dall'organizzazione israeliana Kav LaOved), rimane il fatto che questi lavoratori non godono dei diritti civili (inclusi quelli di sindacali) in quanto soggetti ad un regime di occupazione e che rimangono sotto continuo ricatto da parte dell’azienda che può fare revocare il loro permesso di lavoro nella colonia in ogni momento.
I lavoratori palestinesi spesso non hanno altra scelta che lavorare nelle colonie, in una situazione di alti tassi di disoccupazione che sono il diretto risultato dell'occupazione israeliana. Il rapporto 2011 della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo collega esplicitamente il declino nei settori agricoli e industriali palestinesi e le condizioni umanitarie disastrose con le politiche del governo israeliano, in particolare la confisca di terra e di risorse naturali, la restrizione sul movimento delle persone e della merce e l'isolamento dai mercati internazionali. Il vantarsi di aver dato lavoro a coloro ai quali sono state rubate la propria terra e la libertà non può che essere considerato un atteggiamento coloniale.
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Inviato il: 10/1/2012 0:41
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Re: RESTIAMO UMANI
#154
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Dall'articolo che hai postato: "Ha un limite la comprensione per i problemi e le difficoltà che a Gaza attraversa il sistema giudiziario. Non è accettabile quanto è accaduto ieri alla Corte militare della Striscia dove da quattro mesi è in corso il processo agli imputati per il sequestro e l'assassinio di Vittorio Arrigoni compiuti lo scorso aprile a Gaza da una sedicente cellula salafita."
La comprensione di tutto questo rallentamento diminuisce ancor più considerando il potere di Hamas nella Striscia: politicamente, arrestare i colpevoli dell'assassinio di Vik sarebbe una VITTORIA davanti al mondo intero. Invece, ostacoli burocratici, intralci di ogni sorta, asssenze, giustificazioni fumose "offerte" agli stessi parenti di Vik.
"Ancora più importanti appaiono le confessioni di Mahmud Salfiti. Rispondendo alle domande della polizia subito dopo il suo arresto, Salfiti ha detto che tutti i membri della cellula avevano accettato senza tentennamenti la decisione presa dal «capo», il giovane giordano Abdel Rahman Breizat (ucciso assieme al palestinese Bilal Omari in uno scontro a fuoco con la polizia di Hamas), di «eliminare l'ostaggio» di fronte ad un rifiuto del governo di Gaza di scarcerare lo sceicco salafita al Maqdisi che intendevano scambiare con Vittorio. Salfiti ha anche riferito agli inquirenti che sono stati in tre ad uccidere l'italiano e non solo Breizat come, invece, si era inizialmente appreso. La decisione di non rispettare l'ultimatum e di assassinare l'ostaggio, allo scopo di darsi la fuga, è stata presa da Breizat ma sempre con il consenso pieno e convinto degli altri membri della cellula. Rimane in piedi peraltro l'ipotesi che il giordano abbia eseguito le istruzioni di un regista esterno, deciso a far tacere una voce scomoda."
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Inviato il: 9/1/2012 18:54
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Re: RESTIAMO UMANI
#153
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Una nuova verità per Vik. Ma il processo va a rilento Michele Giorgio 06.01.2012
Cosa succede nel tribunale di Gaza? Il processo per capire chi ha ucciso Vittorio Arrigoni ha un andamento strano. Ieri doveva essere un'udienza importante. E' durata cinque minuti. Il manifesto è venuto in possesso delle confessioni degli imputati.
Ha un limite la comprensione per i problemi e le difficoltà che a Gaza attraversa il sistema giudiziario. Non è accettabile quanto è accaduto ieri alla Corte militare della Striscia dove da quattro mesi è in corso il processo agli imputati per il sequestro e l'assassinio di Vittorio Arrigoni compiuti lo scorso aprile a Gaza da una sedicente cellula salafita. Le indiscrezioni, raccolte tra martedì e mercoledì dal manifesto, annunciavano un'udienza di particolare importanza. Speravamo perciò di assistere ad un dibattimento concreto, sui motivi di un sequestro e di un assassinio che hanno generato forte sdegno a Gaza e in Italia. Vittorio era un amico dei palestinesi, era impegnato a diffondere informazioni dettagliate e continue sulla condizione di Gaza e a cercare di proteggere, con la sua presenza nelle aree a rischio, contadini e pescatori (i più danneggiati dalle misure nei confronti di Gaza che attuano le autorità militari israeliane). Ma ieri le cose sono andate nella direzione opposta a quella sperata. L'ultima udienza è stata la più breve delle nove che si sono svolte dallo scorso 8 settembre ad oggi ed anche la più inutile e, per certi versi, paradossale. La prima sorpresa è venuta da Amr Abu Ghoula, uno dei quattro imputati, agli arresti domiciliari perché accusato di reati minori. Abu Ghoula ieri non si è fatto trovare nella gabbia degli imputati, violando l'ordine di presentarsi all'udienza. La corte, registrata la sua assenza, ha subito spiccato un mandato di arresto ma fino a ieri sera di Abu Ghoula non si sapeva nulla. La seconda sorpresa è stata la rapidità con la quale la stessa corte, dopo aver appreso che la difesa non aveva ricevuto alcuni documenti relativi alle prove prodotte dalla procura militare, ha aggiornato il processo al 16 gennaio. Quattro-cinque minuti in tutto, questa la durata dell'udienza. È inaccettabile. A settembre il procuratore aveva parlato di tempi molto stretti per lo svolgimento del processo nel pieno rispetto, naturalmente, dei diritti degli imputati e di tutte le parti coinvolte. Senza dimenticare le assicurazioni date alla famiglia Arrigoni e all'Italia da Ghazi Hamad, vice ministro degli esteri del governo di Hamas. Di mesi però ne sono già passati quattro e nove udienze non sono bastate ad andare alla sostanza di un assassinio che lo scorso aprile ha fatto il giro del mondo. Tutto ciò è un affronto, a nostro avviso, alla famiglia Arrigoni che pure ha scelto la riservatezza, evitando di commentare pubblicamente le indagini e il processo. Senza dimenticare che Egidia Beretta e Alessandra Arrigoni, la madre e la sorella di Vittorio, il mese scorso, rispondendo ad un appello dei famigliari degli imputati, avevano espresso apertamente la loro opposizione ad una eventuale sentenza di condanna a morte (che a Gaza danno per certa). Egidia Beretta e Alessandra Arrigoni però avevano chiesto anche giustizia e chiarezza su un delitto che si rivela più terribile man mano che emergono nuovi particolari dalle confessioni fatte dagli imputati (che ora non affermano più di averle firmate sotto pressione). Una fonte giornalistica di Gaza ha consegnato al manifesto i testi delle confessioni di due degli imputati, Mahmud Salfiti e Khader Ijram, che aggiungono particolari di grande rilievo alle notizie pubblicate dal nostro giornale lo scorso settembre. Ijram - vigile del fuoco presso la stazione della difesa civile situata di fronte all'edificio dove Vittorio aveva vissuto per lungo tempo - ha fornito per due mesi alla (presunta) cellula salafita informazioni dettagliate sui movimenti dell'attivista italiano. Agli inquirenti ha spiegato candidamente di «non aver avuto la forza di dire di no» al suo amico Tamer Hasasnah, uno degli imputati e, stando a quanto è emerso, responsabile dell'organizzazione tecnica del sequestro. Ancora più importanti appaiono le confessioni di Mahmud Salfiti. Rispondendo alle domande della polizia subito dopo il suo arresto, Salfiti ha detto che tutti i membri della cellula avevano accettato senza tentennamenti la decisione presa dal «capo», il giovane giordano Abdel Rahman Breizat (ucciso assieme al palestinese Bilal Omari in uno scontro a fuoco con la polizia di Hamas), di «eliminare l'ostaggio» di fronte ad un rifiuto del governo di Gaza di scarcerare lo sceicco salafita al Maqdisi che intendevano scambiare con Vittorio. Salfiti ha anche riferito agli inquirenti che sono stati in tre ad uccidere l'italiano e non solo Breizat come, invece, si era inizialmente appreso. La decisione di non rispettare l'ultimatum e di assassinare l'ostaggio, allo scopo di darsi la fuga, è stata presa da Breizat ma sempre con il consenso pieno e convinto degli altri membri della cellula. Rimane in piedi peraltro l'ipotesi che il giordano abbia eseguito le istruzioni di un regista esterno, deciso a far tacere una voce scomoda.
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Inviato il: 5/1/2012 0:49
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Re: RESTIAMO UMANI
#151
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"Ricordare cosa fu “Piombo Fuso” a tre anni di distanza. Questo mi si chiede di fare ma io, davvero, provo l'imbarazzo di non saper distinguere quelle tre settimane apocalittiche (oltre 1400 morti e 5 mila feriti) alla quotidianità di quel luogo chiamato Striscia di Gaza.
Tutto il mondo sa dell'esistenza di questa strana entità, questa “Striscia”, ma sono sicura che neppure il 10% di tutti coloro che credono di conoscerla riuscirebbe ad immaginare cosa essa sia effettivamente. Dov'è la “Striscia di Gaza”? In Palestina. Ma cos'è la Palestina? Che non sia uno Stato in pochi lo sanno, che le persone che abitano quella terra martoriata e attraversata da filo spinato e muri di cemento armato non abbiano alcun diritto sul loro stesso suolo natale, nessuno lo sa, o almeno nessuno sa fino a che punto questo sia vero.
...
“Piombo fuso”, un'altra Nakba o semplicemente l'apice provvisorio dell'annichilimento di un popolo? Provvisorio, sì, perché a quelle 3 settimane di nuova catastrofe se ne aggiungeranno altre e forse nuovamente si dirà che a Gaza si è toccato il fondo ma non sarà così, al peggio sopraggiungerà ancora il peggio, fino a quando il mondo non deciderà di aprire gli occhi sull'orrore e non potrà che dire basta.
Deir Yassin, Tall al Zaatar, Sabra e Chatila, Jenin, Nablus…..Gaza, ecc ecc. Finalmente si può chiamarle stragi, ma parlare di pulizia etnica non riscuote ancora il favore di molti, dire Olocausto poi è ancora un tabù, assolutamente interdetto parlare di un Olocausto che non sia ebraico. E forse non è sbagliato: l'Olocausto palestinese si perpetua da ben più lungo tempo e allora forse bisognerà inventare un'altra parola".
Quando capiremo, tutti, che la liberazione del popolo palestinese implica la liberazione di qualunque altro popolo, sarà un bellissimo giorno.
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Inviato il: 30/12/2011 15:22
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Re: RESTIAMO UMANI
#147
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Chi dimentica è complice.
(attenzione, scene forti. Quelle che i palestinesi vedono coi loro occhi ogni giorno, e sulla loro pelle.)
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Inviato il: 30/12/2011 14:59
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Re: RESTIAMO UMANI
#145
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GUERRILLA RADIO, il blog di Vittorio Arrigoni, HA RIAPERTO.
Il silenzio del "mondo civile" è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città come un sudario di terrore e morte.
Vittorio Arrigoni Vik in Gaza"
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"Oggi i palestinesi terranno cerimonie commemorative nei Territori occupati. Iniziative analoghe, in ricordo anche di Vittorio Arrigoni (ucciso a Gaza lo scorso aprile), sono previste in Italia e in altri paesi europei.
E proprio nel terzo anniversario di «Piombo fuso», si registra un nuovo tentativo di delegittimare i palestinesi. L’influente miliardario statunitense Sheldon Adelson domenica scorsa si è unito al principale candidato repubblicano alle presidenziali, Newt Gingrich, nel definire il popolo palestinese «inventato» a tavolino."
Questo criminale tentativo di NEGARE l'identità di un popolo ne ricorda un altro: quello di affermare l'identità ebraica attraverso il TERRORISMO SIONISTA. Evidentemente, l'invenzione di una "terra promessa" a cui fare ritorno deve aver funzionato.
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Inviato il: 27/12/2011 10:48
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Re: RESTIAMO UMANI
#143
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ESIGERE LA VERITÀ PER VITTORIO: QUINTA UDIENZA DEL 3 NOVEMBRE 2011
Lo scorso 3 novembre si è tenuta a Gaza City la quinta udienza del processo per il rapimento e l'uccisione di Vittorio Arrigoni. Un'udienza di 50 minuti in cui sono state chiamate a testimoniare dall'accusa cinque persone che, a vario titolo, hanno avuto contatti con gli imputati nei giorni immediatamente precedenti il rapimento di Vittorio.
Uno dei testimoni, Mahmud Shindi, è cognato di Tamer Hasasnah, uno dei due imputati che durante la seconda udienza si erano lamentati di aver confessato sotto forti pressioni, benché poi prove a riguardo non fossero state riscontrate. Tamer Hasasnah è anche il proprietario del cellulare e del pc, adesso agli atti del processo, contenenti foto e video originali di Vittorio tenuto ostaggio. Mahmud Shindi ha confermato di aver conosciuto, sebbene con il nome di Khaled, Abdel Rahman Breizat, il giordano a capo del gruppo salafita che ha rapito Vittorio. Breizat rimase ucciso durante un blitz effettuato dalle forze di Hamas nel suo rifugio pochi giorni dopo l'assassinio di Vittorio. Al testimone che essa stessa ha chiamato a testimoniare, l'accusa non ha posto, tuttavia, alcuna domanda di approfondimento sulla figura misteriosa di Breizat, venuto appositamente dalla Giordania attraverso un tunnel per rapire Vittorio. Perché proprio Vittorio? Dopo cinque udienze questa domanda non ha ancora avuto luogo nel processo. Non convincono affatto le spiegazioni date finora, non ufficiali tra l'altro, di un rapimento "eccellente" effettuato allo scopo di conferire prestigio a questo gruppo sedicente salafita - quasi del tutto sconosciuto fino a quel momento -, all'interno di un contesto di lotte di potere tra clan nella Striscia di Gaza. L'ordinamento giuridico palestinese non prevede la costituzione di parte civile nei processi militari: questo non ha permesso né all'avvocato palestinese né a quello italiano, scelti inizialmente dalla famiglia Arrigoni, di fare domande scomode in un processo la cui conclusione, udienza dopo udienza, pare sempre più essere stata decisa sin dall'inizio. Un processo-farsa? Ecco il commento a caldo sulla quinta udienza di Gilberto Pagani, avvocato della famiglia Arrigoni: «50 minuti per sentire cinque testimoni: o non sapevano nulla (e allora perché li hanno chiamati), o è un'offesa all'intelligenza».
Oltre a questo, c'è da rilevare la scarsa attenzione con cui è seguito il processo qui in Italia, sia da parte dei mezzi d'informazione - con l'unica eccezione del quotidiano "Il Manifesto" attraverso la penna di Michele Giorgio -, che da parte dell'opinione pubblica. Il dolore e lo sconcerto seguiti alla morte di Vittorio sembrano aver lasciato il posto alla rassegnazione che in questo processo non sia possibile arrivare alla verità. Questo significherebbe, tuttavia, fare torto proprio alla persona di Vittorio che, in tutta la sua vita, mai si è rassegnato e sempre si è impegnato attivamente contro le ingiustizie.
Voler sapere la verità sulla morte di Vittorio è un diritto e un dovere di chi gli ha voluto bene e lo ha stimato. Una verità la cui ricerca non dobbiamo mai smettere di pretendere
_________________
la religione è indispensabile soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 27/11/2011 1:25
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Re: RESTIAMO UMANI
#139
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I gestori della pagina FB Premio Pulitzer per Vittorio Arrigoni, in seguito alla pubblicazione di una fotografia da Gaza, dai contenuti crudi, sono stati "diffidati" dall'azienda.
Pare che tale diffida sia applicabile anche nel caso in cui un determinato contenuto venga attinto dall'esterno di FB, ossia da un sito o un blog privato, o una testata giornalistica on line.
Forse è il caso non solo di andare a cavillare circa i meccanismi di autotutela di una multinazionale come FB, ma anche di approfondire come venga applicato il principio di cancellazione della realtà delle cose, e come venga reso labile il confine tra "rispetto per le vittime" o per chi segue la notiza, e OMISSIONE della verità TUTTA.
Chiunque può seguire la faccenda, perchè la pagina di cui sopra è stata resa pubblica dai loro gestori.
Nel caso vogliate condividere all'ESTERNO di FB la notizia, la foto è "ancora" recuperabile. Con una premessa: le immagini sono davvero crude. Ma ad essere CRUDA è NEI FATTI la vita del popolo Palestinese.
Stay Human.
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Inviato il: 8/11/2011 21:50
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Re: RESTIAMO UMANI
#137
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Israele trattiene 21 attivisti per Gaza Scritto il 2011-11-07 in News
Press TV. Israele ha trasferito 21 dei 27 attivisti a bordo delle due flottiglie per gli aiuti internazionali di Gaza in un centro di detenzione.
Sabato un ufficiale israeliano ha dichiarato che sei degli attivisti sono stati espulsi.
Venerdì le unità navali israeliane hanno intercettato le imbarcazioni e abbordato le navi che avevano l'obiettivo di “sfidare l’attuale blocco criminale di Israele nei territori della Striscia di Gaza”.
“Ciò che Israele ha fatto non metterà fine agli aiuti umanitari, le azioni contro l’assedio su Gaza continueranno”, queste le parole riferite sabato da Amjad Shawa, un attivista, a Press TV.
La mini-flottiglia umanitaria, chiamata Freedom Waves to Gaza (Onde di Libertà per Gaza), ha lasciato le coste turche del porto di Fethiye mercoledì e sarebbe arrivata sulla Striscia di Gaza venerdì.
A bordo della nave canadese, Tahrir (Libertà), e di quella irlandese, Saoirse (anch’essa Libertà) vi erano 27 attivisti, oltre ai giornalisti e all’equipaggio, e scorte di medicinali per un valore di 30mila dollari.
Israele ha intercettato le flottiglie umanitarie prima del loro arrivo. Già il 31 maggio 2010, i commandos israeliani avevano attaccato la Freedom Flotilla di Gaza in acque internazionali, uccidendo nove attivisti turchi e ferendone decine di altri.
Gaza è sotto assedio dal 2006, e ciò ha causato un peggioramento del tenore di vita, facendo registrare livelli di disoccupazione e povertà mai avuti prima.
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