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   Politica Interna & Estera
  RESTIAMO UMANI

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  •  florizel
      florizel
Re: RESTIAMO UMANI
#91
Sono certo di non sapere
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"Gli unici eroi sono le persone comuni di Gaza"

Grazie, benitoche. Un video che vale molto più di mille articoli, e di milioni di parole.

Davvero è grazie a video del genere che si arriva a percepire cosa sia oggettivamente la VITA nella Striscia di Gaza, e la condizione di prigionia dei palestinesi.

E che pena nel cuore rivedere Vittorio, sentirlo parlare, e sapere che la sua vita è stata spezzata. La sua vita, NON certo la sua IDEALITA'.

Ancora una volta mi è stato inevitabile riflettere circa il fatto che SE Vittorio circolava liberamente per Gaza City era anche "grazie" alla protezione di Hamas: ad un uomo che incarna il sostegno internazionale alla resistenza del popolo palestinese non sarebbe stato possibile muoversi senza una rete di protezione da parte di chi amministra politicamente quella disgraziata striscia di terra.

Ancora troppe domande sono senza risposte.
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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 30/6/2011 12:46
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  •  florizel
      florizel
Re: RESTIAMO UMANI
#92
Sono certo di non sapere
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Mo: flottiglia 2, salpa nave Usa, ma Grecia blocca tutto.

"Uno 'stop', quello di Atene, che e' stato ufficializzato con tanto di comunicato diramato alla Guardia costiera e alle Capitanerie: poche ma secche righe quelle del ministero per la sicurezza interna in cui si ordina di fermare qualsiasi imbarcazione, battente bandiera greca o di altra nazionalita', diretta verso Gaza. Ma non solo: Atene fa scattare anche uno stretto controllo di tutte le acque del Mediterraneo orientale per tracciare i movimenti di navi che potrebbero, potenzialmente, unirsi alla flottiglia."


"Il governo greco non può impedire la partenza della Flottiglia per Gaza".

"E’ decisione che non solo calpesta le regole del diritto, non solo colpisce una missione di solidarietà con un popolo che soffre da anni la barbarie dell'assedio; si tratta anche di un atto che umilia lo stesso governo greco, costretto a subire il ricatto di Israele, degli Stati Uniti e della stessa Unione Europea."

Hanno vinto le pressioni diplomatiche, le ritorsioni militari, i ricatti economici. La Grecia stremata dalla sua crisi si è piegata alla volontà di Israele, degli Stati Uniti e delle istituzioni finanziarie internazionali e ha bloccato con le armi la partenza della Freedom Flotilla 2 per Gaza.

Ecco come lo stato greco ripaga gli "aiuti" economici.
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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 2/7/2011 0:28
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  •  astro7
      astro7
Re: RESTIAMO UMANI
#93
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Il coordinamento italiano chiede protezione a Gianni Letta e annuncia la partenza della nave italiana

Citazione:
La tensione è alta, e lo è anche il coraggio di chi si sta imbarcando, viste le minacce della Marina Militare israeliana che ha annunciato l’intenzione di ricorrere alla forza per fermare le navi, nonostante queste non entrino nelle sue acque territoriali.



..... e Gianni Letta risponde con un comunicato dove dice che non è in grado di garantire la sicurezza degli italiani diretti a Gaza “…trattandosi di iniziative in violazione della vigente normativa israeliana”.


non immaginavamo che tutto il Mediterraneo fosse proprietà di Israele” hanno commentato dalla FF2 gli attivisti internazionali determinati a portare a termine la missione, non solo umanitaria, ma soprattutto politica di fare approdare le navi a Gaza. L’obiettivo è quello di rompere un assedio che si protrae da troppo tempo ai danni di una popolazione che subisce una punizione collettiva, laddove sono proprio il diritto internazionale, le convenzioni e i trattati, nati per salvaguardare le popolazioni oppresse, ad affermare che tutto questo oltre a essere inumano, è fuorilegge.



Stay Human.
Inviato il: 2/7/2011 9:16
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  •  florizel
      florizel
Re: RESTIAMO UMANI
#94
Sono certo di non sapere
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Diritto internazionale, convenzioni, trattati, costituzione... tutta carta straccia, astro7...

Servono solo a far si che ci si attacchi al significato che vorrebbero esprimere, per fornire un punto di arrivo e di riferimento a cui appellarsi, per le società civili.

Quelle PAROLE servono alle popolazioni, non certo alle autorità statuali e nazionali.
Il grande equivoco sta nel volerle difendere, affermando inevitabilmente la loro FUNZIONE posticcia.

Questa cosa è di una gravità assoluta: è sequestro di persona legittimato dai rapporti internazionali tra poteri istituzionali.
Conferma il predominio sionista su tutta l'area mediterranea ed il suo ruolo nella politica internazionale.

La Grecia blocca la Freedom Flotilla.

E' un'esibizione di forza anche verso lo stesso popolo greco, in agitazione da anni.

L'ambasciata greca a Tel Aviv ha emesso un comunicato in cui conferma che è stata impedita la partenza di navi “con bandiere greche o straniere” dirette a Gaza dai porti della Grecia.
La decisione è stata presa dal ministro della Protezione Civile, Christos Papoutsis.

In fondo al comunicato si elencano alcuni elementi che hanno contribuito a far prendere la decisione, tra cui “il blocco navale dichiarato da Israele e l’intenzione espressa dalle autorità israeliane di usare la forza contro coloro che proveranno a violare il blocco”, “l’immediata minaccia alla vita e alla sicurezza dei partecipanti e delle navi” e un più generico “bisogno di difendere gli interessi nazionali”.

Secondo gli organizzatori della Freedom Flotilla, il governo greco avrebbe preso il provvedimento dopo aver subito pesanti pressioni da parte di Israele.


Dal punto di vista della legittimità, per usare il linguaggio del potere, la Grecia avrebbe tutto il "diritto" di bloccare le navi in partenza dai suoi porti: in vista di "accordi internazionali" deve far si che vengano "rispettati".

Freedom Flotilla Italia indice un presidio davanti all’Ambasciata greca in Via Mercadante a Roma

Lunedì 4 luglio alle 17,00 e invita alla mobilitazione in tutta Italia.
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Inviato il: 2/7/2011 11:44
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  •  florizel
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Re: RESTIAMO UMANI
#95
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Freedom Flotilla ancora bloccata, arrestato capitano americano .

"Arrestato il capitano della Barca americana, John Klusmire, accusato di aver violato il codice 128 del codice di sicurezza marina che prevede che in caso di guerra o di forti tensioni internazionali i capitani ogni battello di stanza nelle acque della Grecia rispondano agli ordini del Ministero degli Interni."


Ma ci rendiamo conto dei livelli di gravità della situazione???!

"Intanto si annunciano manifestazioni nella capitale ellenica per l'immediata scarcerazione di Klusmire e contro il blocco illegale della Flottilla che vede tutte le altre navi presidiate dalla guardia costiera nei rispettivi porti."
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Inviato il: 3/7/2011 0:53
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  •  Rickard
      Rickard
Re: RESTIAMO UMANI
#96
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La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità. - Nikola Tesla
Inviato il: 3/7/2011 15:34
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  •  florizel
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Re: RESTIAMO UMANI
#97
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Riporto dal link postato da Rickard:

"Per coloro fra noi che non riescono ancora a cogliere gli slittamenti e le modifiche avvenuti all’interno del sionismo, Edelstein chiarisce: se il sionismo era inizialmente un progetto di reinsediamento degli ebrei a Sion, oggi essere sionisti significa far parte della Diaspora e usare Twitter a favore d’Israele.

Il ruolo degli ebrei americani, francesi ed inglesi, secondo Edelstein, consiste nel coordinarsi con Israele e prendere parte alla guerra dell’Hasbara: “Di fronte alla provocazione della Flottiglia”, afferma il Ministro della Diaspora Edelstein, “abbiamo istituito una speciale situation room che garantirà il coordinamento tra i funzionari del governo, le comunità ebree della Diaspora e gli amici di Israele sparsi per il mondo...

Sono certo che al nostro fianco si schiererà un significativo moltiplicatore di potenza, nella forma di migliaia di attivisti delle comunità ebraiche sparse per il mondo”."


E riposrto dalla pagina FB di Vittoro Arrigoni:

'.... Oggi la nostra Gaza italiana è la Valsusa e anche qui ci aggiorniamo in diretta, forza compa' ! Sara' dura!
Domani ci saranno i presidi per la flottiglia, quanti impegni per coloro che in Italia continuano a lottare! Positive vibrazioni attraversano il Mediterraneo! Grazie a tutti i "rimasti umani"... '


Aggiornamenti dalla Freedom Flotilla:

PASSEGGERI USA INIZIANO SCIOPERO DELLA FAME E PROTESTA DEI GRECI IN PIAZZA SYNTAGMA A FAVORE DELLA FLOTILLA.
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Inviato il: 4/7/2011 0:45
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  •  benitoche
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Re: RESTIAMO UMANI
#98
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Citazione:

astro7 ha scritto:
non immaginavamo che tutto il Mediterraneo fosse proprietà di Israele” hanno commentato dalla FF2 gli attivisti internazionali determinati a Stay Human.


Immaginano male,è da almeno 20 anni che qualunque nave,qualunque sia il suo porto di partenza,nel caso in cui debba anche solo fare una rotta che sfiori le acque Israelo Palestinesi,tipo Port Said(Egitto)Lattakia (Siria)riceverà una password alla partenza,verra tracciata tutto il tempo della navigazione e dovrà,giunta nei pressi di tali acque,per evitare propabilissime situazioni di pericolo scambiare via radio le informazioni avute antecedentemente

Ancora più è uno scandalo il trattamento subito in questi giorni dalla FF2 dal punto di vista del diritto della navigazione,primo perchè una nave battente bandiera italiana è a tutti gli effetti territorio Italiano anche trovandosi in porti Ellenici questo vale anche per la nave americana che ha subito un vero è propio atto di pirateria,secondo perchè per giustificare tale comportamento si sono appellati ad un fantomatico articolo 180 del codice di navigazione Ellenico praticamente mai usato fino ad oggi
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soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 4/7/2011 3:06
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  •  benitoche
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Re: RESTIAMO UMANI
#99
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Mi sbagliavo l'articolo non è il 180 ma il 128,fatto stà che quì un avvocato chiarisce le mie affermazioni(in fin dei conti ero un semplice cap di lungo corso )

DOMENICO GALLO – Se la Grecia arresta la Freedom Flottilla
Se la Grecia arresta la Freedom Flottilla diretta a Gaza, agendo per conto di Israele, rinnega la sua storia e perde la sua anima.

Nel DNA della Grecia moderna c’è quell’indomabile spirito di indipendenza, quella fierezza nazionale che portò i greci, primi fra tutti i popoli a ribellarsi ai Turchi ed a piantare sulla loro terra la bandiera della libertà, nel 1829, sciogliendosi dal giogo dell’impero Ottomano. Una lotta per la libertà e l’indipendenza che si è conclusa solo nel secolo scorso, con le travagliate vicende che hanno fatto seguito alla prima guerra mondiale, concluse con l’ingiusto trattato di Losanna del 1922, che pose fine alla civilizzazione greca dell’Asia minore.

In questa lotta per la libertà la Grecia non è stata sola, ma ha ricevuto l’apporto entusiasta della migliore parte della società civile dell’epoca accorsa in Grecia a combattere per la libertà, basti pensare al poeta inglese, Lord Byron ed all’italiano Santorre di Santarosa.

E’ un tradimento contro la sua storia se un popolo che ha costruito la sua identità combattendo contro l’oppressione straniera, accetta di diventare la longa manus di uno Stato militarmente prepotente che schiaccia ed opprime la popolazione di Gaza con un blocco disumano ed illegale.

Ma è proprio questo il senso dell’ordine che il Ministro della difesa greco ha impartito alle navi della Freedom Flottilla 2, impedendo loro di prendere il largo per portare il loro carico di aiuti umanitari, e la solidarietà umana della società civile internazionale, alla popolazione di Gaza stremata dall’embargo. Una nazione che ha iniziato la sua esistenza con un atto di ribellione all’oppressione della Potenza militare dell’epoca, oggi capitola di fronte alla prepotenza di Israele ed accetta di fare, per conto di Israele, il lavoro sporco, di bloccare una iniziativa umanitaria della società civile internazionale, che ha come suo unico fine politico quello di far emergere l’insostenibilità giuridica e morale di questo muro invisibile che l’armata israeliana ha costruito intorno alle coste di Gaza.

Non v’è dubbio che questo blocco sia pretestuoso ed illegale. Il Ministro della difesa con il suo provvedimento interdittivo del 1° luglio, ha rilevato che il tentativo di forzare il blocco navale israeliano della striscia di Gaza potrebbe comportare dei rischi per la vita e la sicurezza della navigazione ed ha invocato la necessità di difendere gli interessi nazionali, richiamando un articolo del Codice della navigazione ellenico (l’art. 128) che consente al Ministro della difesa di dare ordini ai capitani delle navi per proteggere gli interessi nazionali o la sicurezza della navigazione.

Orbene, non v’è dubbio che questo articolo consente al Ministro della difesa di dare gli ordini che vuole alle navi di nazionalità greca (battenti bandiera greca). Per le navi che non sono di nazionalità greca, la questione è molto più complessa perchè se – in linea generale – lo Stato che esercita la sovranità sulle acque territoriali, può eseguire ispezioni o sequestri sui natanti stranieri, nel caso violino le sue leggi, non può, certo, impedirgli di riprendere l’alto mare, se non nei limiti in cui ciò sia consentito dalle Convenzioni internazionali.

Al riguardo l’unica limitazione che si potrebbe invocare è quella che deriva dalla XIII Convenzione dell’Aja del 1907 che regola i Diritti e doveri delle Potenze neutrali in caso di guerra marittima. L’art. 8 di tale Convenzione stabilisce che un Governo neutrale è tenuto ad impedire la partenza dai propri porti di qualsiasi nave destinata a compiere operazioni ostili (cioè a partecipare a atti di guerra contro una nazione belligerante). Per compiere atti di ostilità, però, ci vogliono delle armi. Non si può compiere un atto ostile con i sacchi di farina o con le carrozzelle per gli handicappati.

E’ talmente ovvio che la missione dei navigli della Freedom Flottilla non può compiere atti ostili, che il decreto del Ministro della Difesa non vi fa neanche cenno, confermando in tal modo che si tratta di un atto arbitrario. La ragione di Stato contro i diritti dell’uomo!

Domenico Gallo


(4 luglio 2011)

fonte
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Inviato il: 4/7/2011 18:55
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  •  florizel
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Re: RESTIAMO UMANI
#100
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Inviato il: 6/7/2011 11:26
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  •  astro7
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Re: RESTIAMO UMANI
#101
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Fly-tilla,linea dura di Israele :
incarcerati 124 attivisti


dal quale copio-incollo :

Citazione:
Espulsione in arrivo per 124 attivisti della "Fly-tilla" arrestati ieri al loro arrivo in Israele, dove erano giunti per manifestare la loro solidarietà al popolo palestinese. A renderlo noto è la portavoce del sevizio immigrazione israeliano, Sabine Hadad, spiegando che "l'accesso al territoro israeliano è stato impedito a 124 militanti filo-palestinesi in arrivo dall'Europa, attualmente detenuti nelle carceri israeliane", che saranno espulsi "non appena ci saranno ci saranno posti liberi sui voli appropriati"


Citazione:
I manifestanti arrestati, provenienti in maggior parte da Francia, Stati Uniti, Belgio, Bulgaria, Olanda e Spagna, sono attualmente detenuti in due carceri, uno nei pressi di Tel Aviv e uno nel deserto del Negev e, assicura la Hadad, "stanno ricevendo lo stesso trattamento corretto * di tutti gli altri prigionieri".




Citazione:
La "Fly-tilla", com'è stata ribattezzata l'iniziativa pro-Palestina dopo che il blocco navale sollecitato da Israele ha impedito la partenza della "Freedom Flotilla 2" 1 dalla Grecia, prevedeva l'arrivo in aereo di oltre 800 manifestanti da tutto il mondo per una visita pacifica alle famiglie palestinesi di Gaza. La maggior parte dei manifestanti sono stati però bloccati negli aeroporti di partenza dalle stesse compagnie aeree, a cui le autorità israeliane avevano inviato 'liste nere' con i nomi degli 'indesiderati'.



* = il grassetto è mio.
Inviato il: 9/7/2011 17:02
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Re: RESTIAMO UMANI
#102
Ho qualche dubbio
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Da: http://silviacattori.net


Le compagnie aeree europee sotto il diktat di Israele
Messaggio inviato da EasyJet a un passeggero svizzero
Le autorità israeliani hanno inviato centinaia di nomi alle compagnie aeree dicendo loro di negare il viaggio alle persone nella lista. A centinaia di persone sulla lista, che avevano prenotato i voli, sono state inviate lettere di cancellazione degli stessi da parte delle compagnie aeree, motivate dalla richiesta delle autorità israeliane.
9 luglio 2011 | Temi : Lobbies pro-Israeliani

Ecco la lettera ricevuta il 7 luglio dal cittadino svizzero:

Original Message
Subject: Your easyJet flight to TLV on 08/07/2011
Date: Thu, 7 Jul 2011 19:33:11 +0000 (GMT)
From: easyJet Customer Services

Reply-To: easyJet Customer Services

Booking Ref :(...)
Caro M.

Ci dispiace informarla che le autorità di immigrazione israeliane ci hanno informato che sarà rigettato il suo ingresso in Israele e pertanto la sua riserva sul volo EasyJet 1525 per Tel Aviv il 08/07/2011 è stata cancellata. Per favore, non si rechi in aeroporto poiché le autorità dell’ufficio di immigrazione israeliano ci hanno dato istruzione di rifiutare la sua prenotazione.

Poiché stiamo agendo in base alle istruzioni delle autorità israeliane, non rimborseremo questo volo. Questo è stabilito nei termini delle condizioni di imbarco, art. 8.1(b), che stabilisce:

"Diritto al rifiuto dell’imbarco
(b) tale azione è necessaria per rispettare tutte le leggi, regolamenti o ordini di stati o paesi di provenienza o arrivo, incluse le leggi o i regolamenti relativi alle ’Advanced Passenger Information requirements’ (richieste di informazioni anticipate sui passeggeri)".

Comprendiamo il disguido che ciò può averle causato, e come gesto di buona volontà vorremmo offrirle un biglietto di viaggio per il valore di quello da lei pagato. Questo biglietto sarà valido per sei mesi e potrà essere usato in viaggi futuri con easyJet. (...)

Ci scusiamo per il disagio che le abbiamo creato ma le assicuriamo che stiamo lavorando in base alle istruzioni delle autorità di immigrazione israeliane, e che non siamo in grado di accettarla fino a nuovo ordine delle autorità.

Cordiali saluti,
easyJet Customer Services

Traduzione di InfoPal (09.07.2011):
http://www.infopal.it/leggi.php?id=18876

Testo originale in inglese (08.07.2011):
http://www.silviacattori.net/article1723.html

Sullo stesso argomento, si veda anche:
- “Il ’Big Brother system’ vince su libertà e democrazia”, di InfoPal, 9 luglio 2011.
- “Challenging Israeli apartheid — by plane”, di Mazin Qumsiyeh, The Electronic Intifada, 5 luglio 2011.

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Re: RESTIAMO UMANI
#103
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Re: RESTIAMO UMANI
#104
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17/07/2011Freedom Flotilla, parte la nave francese alla volta di Gaza


La Dignitè/Karama è partita nella notte, l'unica a essere sfuggita alle maglie dell'ostruzionismo greco
La barca francese Dignité / Karama ha lasciato l'isola greca di Kastellorizo intorno alle 20:30 ora locale ieri, sabato 16 Luglio, 2011, in direzione sud. I dieci passeggeri a bordo rappresentano ora tutta la Freedom Flotilla 2, essendo le altre navi rimaste bloccate in diversi porti greci da ostacoli burocratici, sabotaggi, improvvisi impedimenti e ritiro delle bandiere.

La Dignité, battente bandiera francese, ha lasciato la Corsica il 25 giugno e nelle ultime settimane è rimasta in acque greche, che è riuscita a lasciare senza essere, per ora, seguita dalla Guardia Costiera Greca o dalla Marina.

Tra i passeggeri ci sono Dror Feiler, portavoce di Ship to Gaza Sweden e anche presidente della Rete Ebrei Europei per una Giusta Pace, Vangelis Pissias, portavoce di Ship to Gaza Greece, Claude Léostic, rappresentante di Un bateau français vers Gaza, Omeyya Naoufel Seddik di Tunisiens des Fédération pour une citoyenneté des deux Rives (FTCR), Stéphan Corriveau, coordinatore di Canada Boat to Gaza, Thomas Sommer-Houdeville, portavoce di Un bateau français vers Gaza, e altri rappresentanti delle iniziative canadese, francese e greca della Freedom Flotilla 2. A bordo della Dignité c'è anche la giornalista israeliana Amira Hass, di Haaretz, e una troupe di Al-Jazeera TV.
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Re: RESTIAMO UMANI
#105
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ULTIMORA – NAVI DA GUERRA ISRAELIANE MINACCIANO LA DIGNITE’ – INTERROTTE LE COMUNICAZIONI
Posted on 19 luglio 2011
by dimitri| Leave a comment
Ore 10.26 – I corrispondenti di Al Jazeera e Amira Hass, da bordo della Dignité, comunicano che navi da guerra israeliane hanno avvicinato la nave della Freedom Flotilla a circa 50 miglia dalla costa di Gaza. I militari hanno chiesto via radio ai passeggeri se trasportano armi e, alla risposta negativa, hanno intimato di allontanarsi. Fonti militari israeliane hanno ribadito che non sarà permesso ad alcuna imbarcazione di avvicinarsi alla Striscia di Gaza.
DA ALCUNI MINUTI, NON E’ PIU’ POSSIBILE COMUNICARE CON LA DIGNITE’.

Freedom Flotilla Italia

La partenza della Dignité dall’isola di Kastelorizo, che in molti conosciamo perchè è l’isola in cui è stato girato il film di Gabriele Salvatores “Mediterraneo(18 luglio)



Tutti i componenti della Dignitè
17/luglio

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Inviato il: 19/7/2011 10:52
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Re: RESTIAMO UMANI
#106
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Dignitè, una barchetta dà lezione ai governi del mondo. Ma i media sono imbavagliati.
Posted on 19 luglio 2011
by paola| Leave a comment
COMUNICATO STAMPA
19 Luglio 2011

LIBERTE’, EGALITE’, FRATERNITE’ e una straordinaria fiducia nella vittoria dei principi di giustizia che costituiscono il diritto universale: è questo il carburante della barca francese che, non a caso, si chiama Dignité .
Ma il portavoce del Ministro francese degli Affari Esteri , Francois Valero, alla pari del Ministro canadese John Baird hanno scelto di condannare come “provocatoria” l’azione di cui ogni francese, al contrario, andrebbe fiero, ed hanno chinato la testa al dictat illegale e umiliante di Israele.
Che la Grecia in bancarotta e l’Italia col suo screditato governo abbiano detto “sissignore” alla tracotanza israeliana non stupisce, ma che anche la Francia e il Canada cancellino la loro sovranità per accontentare un paese che non rispetta né le Risoluzioni Onu, né i diritti umani è veramente un segno di pericolo per tutto il mondo democratico.
Non ci basta più chiedere che i cittadini imbarcati sulla Dignitè siano protetti dal loro governo, ma chiediamo che siano anche ringraziati e onorati, perché in un contesto di grave vulnus giuridico stanno mostrando al mondo la forza del diritto contro la barbarie di chi i diritti li calpesta da oltre 63 anni.
Ogni Consolato o Ambasciata francese oggi verrà inondato dalle legittime richieste di protezione dei coraggiosi naviganti, noi chiediamo di più:vogliamo che ad essi si riconosca il merito di aver rischiato per il bene comune del mondo civile. Ufficio Stampa Freedom Flotilla Italia

SEGUI IL LINK “We are all on the Freedom Flotilla” e recati presso l’ambasciata o il consolato della tua città per chiedere il rispetto e la tutela dei cittadini imbarcati sulla “Dignité Al Karma”

Indirizzi:
Milano
+ agenzie consolari al nord (Aosta, Biella, Cuneo, Genova, La Spezia, Parma, Trento, Trieste, Venezia, Ventimiglia)
http://www.ambafrance-it.o​rg/spip.php?article3070

BOLOGNA, Via Guerrazzi, 1 TEL.051 230505

ROMA Piazza Farnese 67 – tel. 06.32111126

Agenzie consolari: Ancona, Cagliari, Firenze, Livorno, Perugia, Pescara, San Marino, Sassari
http://www.ambafrance-it.o​rg/spip.php?article3069

Napoli +Agenzie consolari: Bari, Brindisi, Catania, Cosenza, Palermo,
http://www.ambafrance-it.o​rg/spip.php?article3071

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Re: RESTIAMO UMANI
#107
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LA DIGNITE’ ALL’ESERCITO ISRAELIANO: SIAMO DIRETTI A GAZA


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Re: RESTIAMO UMANI
#108
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IDF, la follia di chi non ha più il senso della realtà e della legalità.
Posted on 19 luglio 2011
by paola| Leave a comment
video IDF : La Marina Israeliana abborda pacificamente la Al-Karama dopo che aveva dichiarato di non voler approdare al porto di Ashdod..




PACIFICAMENTE ? essere prelevati da militari in assetto di guerra , in acque internazionali, da una barca civile umanitaria…….può mai essere un atto definito pacifico? Pacifico solo perchè non li hanno massacrati come fecero lo scorso anno, con i nove attivisti della Mavi Marmara?
VERGOGNA ISRAELE, E VERGOGNA COMUNITA’ EUROPEA, USA, ONU E TUTTI COLORO CHE SI ERGONO A DIFESA DELLA LEGALITA’ INTERNAZIONALE E CHE PERMETTONO ATTI DI GUERRA NEL MEDITERRANEO CONTRO CIVILI.

A bordo della Dignité si trovano attivisti francesi, greci, svedesi e canadesi, oltre ad una troupe di Al Jazeera ed alla giornalista israeliana Amira Hass, del quotidiano Haaretz.
La Freedom Flotilla Italia invita a manifestare contro questo ennesimo crimine dello Stato di Israele e per esigere l’immediata liberazione dei pacifisti sequestrati illegalmente, come illegale è l’assedio israeliano della Striscia di Gaza, dove oltre un milione e mezzo di persone sono costrette a vivere in un’immensa prigione a cielo aperto. A Roma, l’appuntamento per gli amici della Palestina, della pace e della giustizia è per mercoledì 20 luglio, alle 18.00, davanti all’ambasciata israeliana in Via Michele Mercati. A Brindisi, sempre mercoledì 20 luglio, alle 19.00 in Piazza Vittoria.
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Inviato il: 19/7/2011 17:17
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Re: RESTIAMO UMANI
#109
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Per impedire il voto in sede Onu, colloqui segreti tra Israele e Anp
Scritto il 2011-07-29 in News


Imemc. Il presidente israeliano Shimon Peres ha avuto un colloquio segreto con il capo dei negoziatori palestinesi a Ramallah, Saeb Erekat.

Il colloquio rappresenta un tentativo di riprendere i "negoziati di pace" e fermare le richieste palestinesi presso l'Onu per la fondazione di uno Stato, a settembre.

La notizia è stata divulgata dal quotidiano israeliano "Haaretz" che ha riferito dell'incontro avvenuto martedì, quando Peres ed Erekat hanno cercato una formula su confini e status di Gerusalemme in grado di far riprendere il processo di pace.

Come riportato, i due hanno esaminato le mappe e hanno esplorato le opzioni possibili per uno scambio o una restituzione di territori.

Fonti palestinesi confermano che i due ufficiali si sono incontrati in diverse occasioni, l'ultima, questa settimana. Israele si oppone con decisione alla richiesta palestinese per lo Stato che dovrebbe essere proclamato a settembre, ma l'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha assicurato che "solo l'inizio di colloqui di pace seri potrà allontanare il voto in sede Onu".

Gli ufficiali israeliani sono preoccupati da un'esplosione di violenza in Cisgiordania conseguente al voto all'Onu.
L'agenzia "Pnn" ha svelato la notizia secondo la quale Israele ha ordinato una spesa di 22milioni di dollari per l'acquisto di armi non letali da utilizzare in vista di settembre.

All'inizio dell'anno, il presidente statunitense Barak Obama aveva dichiarato che "la soluzione dei due Stati dovrebbe basarsi sui confini occupati da Israele nel 1967 per mezzo di uno 'scambio di terra'".

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, allora, aveva risposto che "detti confini resterebbero indifendibili".

Circa 500mila israeliani vivono oggi illegalmente in Cisgiordania, oltre i confini occupati da Israele nel 1967.

(Nella foto: il presidente israeliano Simon Peres e il capo dei negoziatori palestinesi Sa'eb 'Erekat. Imemc).

InfoPal a cura di Giovanni Ridolfi
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Inviato il: 30/7/2011 7:27
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Re: RESTIAMO UMANI
#110
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Dopo 43 anni, il Comitato speciale Onu rompe il tabù israeliano su Gaza
Scritto il 2011-08-01 in News


Di Thalif Deen.


Nazioni Unite - IPS. Quando l'Assemblea Generale Onu ha istituito un comitato speciale formato da tre membri per indagare sulle violazioni dei diritti umani compiute da Israele nel lontano dicembre 1968, lo Stato ebraico ha reagito con prevedibile rabbia.

Non sorprende quindi che al comitato Israele abbia vietato l'ingresso nei Territori palestinesi occupati - costringendo i tre membri a riunirsi tra Il Cairo, 'Amman e Damasco, dove i palestinesi di Cisgiordania e della Striscia di Gaza venivano ascoltati due volte l'anno.

Tuttavia, la geopolitica regionale ha cambiato radicalmente il clima politico - ed è mutato in maniera tale da aver mortificato gli israeliani.

Per la prima volta in 43 anni, i membri del comitato speciale Onu con il compito di indagare sulle pratiche di Israele nei Territori palestinesi occupati è riuscito a entrare la scorsa settimana nella Striscia di Gaza, attraverso l'Egitto, spodestato del suo presidente, fedele amico di Israele, Hosni Mubarak.

Il nuovo governo egiziano ha agevolato la visita dal valico di Rafah, rompendo così il tabù di vecchia data di Israele.

La visita ha inoltre creato le condizioni perché si rafforzassero le critiche sollevate dal comitato sulle terribili condizioni di vita nei Territori palestinesi occupati e sul devastante impatto economico, gli stessi che erano stati riportati nei vari rapporti del comitato che avevano preceduto l'ultimo.

Nel rapporto pubblicato venerdì, il comitato ha espresso sgomento per "la protratta inosservanza da parte di Israele dei propri obblighi derivanti dalla legge internazionale".

"Sfortunatamente, ciò che abbiamo riscontrato [a Gaza] è che le restrizioni oppressive imposte su Gaza da Israele hanno l'effetto di una punizione collettiva sulla popolazione", si legge.

"Con circa il 35% dell'area di Gaza interdetta all'agricoltura a causa della creazione di una zona cuscinetto lungo la frontiera, con le aree per l'attività ittica limitate a sole tre miglia nautiche dalla costa (pari all'85% del potenziale della pesca), difficilmente la popolazione è in grado di disporre di forme si sostentamento e ancor meno l'economia è capace di una ripresa per mezzo delle esportazioni", si è affermato dal comitato.

"Stando a quanto dichiarato, siamo preoccupati dal fatto che Israele faccia uso di armi, anche ad esempio contro bambini o anziani".

Il comitato - composto dall'ambasciatore Palitha T.B. Kohona, rappresentante permanente dello Sri Lanka presso l'Onu (presidenza); dall'ambasciatore Hussein Haniff, rappresentante permanente della Malesia e dall'ambasciatore Fod Seck, rappresentante permanente del Senegal presso la sede Onu di Ginevra - sottoporrà il report finale ai 193 membri dell'Assemblea Generale a settembre.

Rivolgendosi a IPS, l'ambasciatore Kohona ha definito le condizioni di Gaza "decisamente insoddisfacenti e nel blocco deve esserne individuata la causa".

"Le attuali condizioni economiche, dell'istruzione, quelle psicologiche, e quelle socio-sanitarie sono tutti effetti del blocco", ha aggiunto Kohona.

"La rimozione dell'assedio avrà quindi un impatto immediato e positivo sulla popolazione di Gaza, sia economicamente, sia psicologicamente e contribuirà a creare fiducia".

"La continuazione dell'assedio contravviene ai diritti umani della popolazione di Gaza, in particolar modo con riferimento a leggi e standard umanitari internazionali", ha specificato Kohona, ex presidente del Dipartimento Trattati Onu.

"E' oppressivo e produce denigrazione sulle vite della popolazione di Gaza, quindi deve essere rimosso oggi", ha poi aggiunto.

Nel proprio rapporto, il comitato ha incluso una lista delle vittime, le cui storie sono state deposte da rappresentanti e operatori Onu i quali hanno messo in evidenza la gravità dell'impatto sui diritti umani dell'assedio imposto da Israele.

Abitazioni, scuole e altre infrastrutture furono abbattute negli attacchi israeliani, tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. Queste non potranno essere ricostruire a causa delle restrizioni sulle importazioni del materiale da costruzione.

L'economia ha perso valore in modo significativo ed è sostituita dalle importazioni illegali attraverso i tunnel.

"Ricade sulla potenza occupante la responsabilità di assistere (la popolazione occupata, ndr) anche per mezzo della ricostruzione di Gaza", ha notato il comitato.

"Oltre alle case e alle scuole, altre numerose strutture sono state distrutte, quindi esiste un'urgente necessità di costruire sistemi idrici, strade, impianti per il trattamento dei rifiuti e si richiede la ristrutturazione del settore energetico - si legge nella spiegazione fornita dal comitato, il quale ha ricordato il valore e l'utilità dei servizi forniti dalle Ong locali e internazionali, soprattutto dall'Unrwa".

"Per molti bambini di Gaza, la vita è ardua e il futuro è privo di una speranza", ha poi sostenuto il comitato, con riferimento alle testimonianze dalle quali sono emerse le preoccupazioni per i problemi sanitari e di quelli psico-sociali, tutti generatori degli scoraggianti dati nelle scuole, e dell'aumento del lavoro minorile.

"Auspichiamo che il governo di Israele prenda seriamente in considerazione le potenziali conseguenze dell'aver creato a Gaza una generazione di bambini che crescono in un ambiente di quasi assoluta privazione e senza l'opportunità di condurre una vita produttiva e di speranze", ha aggiunto.

Politiche e pratiche del governo di Israele che violano i diritti dei bambini palestinesi hanno rappresentato una tematica costante durante le testimonianze ascoltate a Gaza.

Testimoni e rappresentanti hanno raccontato: "L'accesso all'istruzione viene negato all'infanzia palestinese attraverso una serie di misure, tra le quali la restrizione alla libertà di movimento, l'impedimento all'accesso fisico tramite il muro di sicurezza, la mancanza di scuole, soprattutto a Gerusalemme Est e a Gaza, minacce e violenza attuali dei coloni israeliani.

Il comitato ha dichiarato che la propria attenzione si è soffermata sull'alto numero di bambini detenuti e, a tal proposito, anche sulla catena di pratiche le quali suscitano gravi preoccupazioni: tecniche di interrogatorio dure, tortura ed espulsione dai propri villaggi.

Il comitato ha poi espresso profonde preoccupazioni per l'azione delle forze di sicurezza israeliane, le quali prelevano i palestinesi dalla loro case nel mezzo della notte al fine di detenere bambini palestinesi, anche di sette anni.

La visita nella regione del comitato - durata nove giorni - ha anche riguardato incontri nella capitale giordana, 'Amman, dove sono state ascoltate vittime, testimoni e ufficiali dei diritti umani che operano in Cisgiordania e sulle Alture occupate del Golan siriano.

Quando è stato chiesto a Kohona quale idea si fosse fatta in materia di sicurezza e quindi quali fossero le sue impressioni personali su Gaza, il rappresentante Onu ha risposto a IPS: "Ci siamo spostati su veicoli blindati sotto un alto livello di sicurezza garantito dalle Nazioni Unite".

"Dalla terrazza dell'hotel abbiamo immaginato come sarebbe stata Gaza senza l'attuale assedio. (...) Le famiglie cenavano sulla terrazza mentre l'orbita solare di color rosso lentamente tramontava nel Mediterraneo, ovunque essenza di narghilè nell'aria, i bambini giocavano, le barche da pesca in mare, ecc.
Un giorno, forse!"

(Nella foto: Comitato speciale Onu che indaga sulle pratiche isareliane nei Territori palestinesi occupati. IPS).

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"Caro ammiraglio Eliezer Maron..."


"Lei che è un militare sa meglio di me che l'assediante è spesso vittima del proprio assedio.

A proposito, proprio lei che è un soldato arriva ad affermare che le navi civili cariche solo di giovani e di aiuti «hanno lo scopo di sfidare i militare israeliani».

Ma via ammiraglio! Il suo governo ha sempre fatto vanto di avere uno degli eserciti più potenti e meglio armati del mondo e basterebbero una decina di navi cargo a sfidarlo addirittura?
Le voglio dire una cosa che forse alimenterà il suo orgoglio marziale: sui volti di quelle ragazze e ragazzi e anche sul mio che ragazzo non sono più da tempo, potrebbe leggere anche la paura. Sì, mi, ci fate paura.

Ci fanno paura i suoi commandos armati e le sue navi da guerra, ci fa paura il momento in cui le incroceremo.
Ed è proprio questa paura che ci dà un motivo in più per salpare, perché ci avvicina, anche se in misura ridotta, a quella che sono condannati a provare quotidianamente gli uomini, i bambini, le donne di Gaza quando dal cielo piovono missili e bombe al fosforo e quando la sola speranza di una vita degna di essere vissuta si trasforma per loro in disperazione e rabbia.

È davvero certo ammiraglio Eliezer che la sicurezza di Israele possa essere garantita esclusivamente dalla paura che incute?"




Miryam Marino risponde a Vendola:

"Questo è lo stile con cui Israele costruisce i suoi giardini, sulla pelle dei palestinesi."


E questo è l'intervento del portavoce degli "Ebrei contro l'occupazione" durante la mobilitazione del 14 maggio 2011 a Roma.

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RAID SU GAZA, 6 MORTI TRA CUI CAPO FAZIONE ARMATA.

In verità, altri media danno notizia dell'uccisione di un leader salafita:

Il ministro della Difesa Ehud Barak, che ha confermato i raid aerei, sostiene che dietro gli attacchi di questa mattina ci sarebbero "formazioni attive nella Striscia di Gaza" (controllata da giugno 2007 da Hamas). Hamas ha negato di essere coinvolto negli attacchi anche se allo stesso tempo ha elogiato gli autori dell'attentato.

Fu ad alcuni salafiti che Hamas imputò il rapimento e l'uccisione di Vittorio Arrigoni, ed è proprio di appena due giorni fa la notizia della sparizione di Abu Yazan, cofondatore a Gaza del GYBO.


Questa notizia in Italia è stata diffusa, finora, solo da quel portale italiano.
Il resto è recuperabile soloo su siti francesi, inglesi e tedeschi.
Su l'informazione inerente a certi argomenti c'è un vero e proprio bavaglio; e non solo all'informazione, ma al "pensiero".

A distanza di soli pochi mesi, volendo leggere più in profondità nei giorni in cui la causa palestinese ha perso Vittorio, alcune ipotesi circa le responsabilità di quell'assassinio diventano oggi un po' più consistenti.
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Re: RESTIAMO UMANI
#115
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Quando si afferma che la sorte della PALESTINA è la cartina al tornasole di tutta la politica di dominio dell'epoca contemporanea, non ci si sbaglia: anche per quanto riguarda l'ONU, la sua parzialità in merito all'occupazione sionista rivela le sue reali funzioni.

Affermare in un rapporto ufficiale che "il blocco navale era legale" equivale a giustificare l'attacco israeliano alla FF, e a sancire la "legittimità" dell'occupazione da una parte, e dall'altra garantirsi una facciata di "imparzialità" che si risolve SOLO nell'aver costituito la commissione di inchiesta.
La logica è sempre la stessa: gettare fumo negli occhi all'opinione pubblica internazionale, e del resto funziona allo stesso modo per ogni altra palese ingiustizia...

E sta per accadere la stessa cosa circa il processo sull'uccisione di Vik: Hamas stessa sembra voglia intenzionalmente porre numerosi ostacoli sulla ricerca della verità, mentre mediaticamente è rappresentata come l'UNICO soggetto di interlocuzione con israele.

«Non mi fido», ha detto all'Ansa Ebaa Riziq, una delle migliori amiche palestinesi di Vittorio Arrigoni, presente in aula, «di un processo istruito in modo quasi clandestino e del cui inizio si è saputo per caso e per vie traverse. Temo sia tutto già deciso a priori».
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Inviato il: 9/9/2011 11:05
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Re: RESTIAMO UMANI
#116
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La Turchia scorterà militarmente le navi che portano gli aiuti a Gaza

Continuano a peggiorare le relazioni diplomatiche fra Ankara e Tel Aviv dopo la pubblicazione del rapporto sull'assalto israeliano del maggio 2010 alla Navi Marmara che costò la vita a nove attivisti turchi

“Abbiamo aiuti umanitari da mandare a Gaza e i nostri aiuti non saranno più attaccati com’è successo con la Mavi Marmara”. Così il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha aperto ad Ankara un discorso potenzialmente esplosivo: “Le navi da guerra avranno l’incarico di proteggere le imbarcazioni turche che portano aiuto a Gaza”. Erdogan non ha indicato date o scadenze per questa decisione e non è chiaro se ci siano già convogli pronti a fare rotta su Gaza. Chiaro invece è il senso della sfida politica a Israele, riaccesasi dopo la diffusione, la scorsa settimana, del rapporto che ha concluso il lavoro della commissione nominata dal Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon per fare chiarezza sugli eventi legati alla Freedom Flotilla, abbordata dai commandos israeliani in acque internazionali a maggio del 2010.

Molto prudente, finora, la reazione del governo israeliano alle nuove minacce turche. Dan Meridor, ministro israeliano per l’intelligence, ha detto alla radio militare israeliana che “è meglio stare tranquilli e aspettare, non abbiamo alcun interesse ad aggravare la situazione replicando a questi attacchi verbali”.

Il rapporto della Commissione presieduta dall’ex primo ministro neozelandese Geoffrey Palmer, ha stabilito che nel loro abbordaggio alla Mavi Marmara – l’ammiraglia del convoglio umanitario diretto a Gaza per sfidare l’embargo israeliano – i commandos israeliani hanno sparato per legittima difesa, perché hanno incontrato “resistenza violenta e organizzata” da parte di alcuni passeggeri della nave. Ma ha anche stabilito che la decisione del governo israeliano di abbordare la flottiglia così lontano dalle acque dove è in vigore il blocco e con tale spiegamento di forze, era “irragionevole ed eccessiva”. Il blitz è costato la vita a un cittadino statunitense di origine turca e a otto attivisti filopalestinesi turchi, della Ong religiosa IHH. Un’organizzazione su cui, secondo il rapporto, “rimangono forti dubbi” circa le reali finalità.

La commissione Palmer, però, aveva anche consigliato a Israele “una adeguata manifestazione di rammarico” per le vittime del blitz e di accettare di pagare un risarcimento alle famiglie delle vittime da versarsi su un fondo fiduciario amministrato congiuntamente dai due governi. La Turchia ha chiesto più volte a Israele di rispettare questa indicazione, ma il governo guidato dal premier Benyamin Netanyahu ha deciso di non farlo. Secondo la stampa israeliana, alla vigilia della diffusione del rapporto Palmer c’è stata anche una riunione degli otto ministri più importanti del governo che hanno votato sull’opportunità o meno di chiedere scusa alla Turchia. Quattro, tra cui il titolare della difesa Ehud Barak, hanno detto sì e quattro hanno detto no. Netanyahu non ha votato ma la sua posizione, contraria alle scuse, era già nota.

Dopo la pubblicazione del rapporto, il governo turco ha deciso di abbassare il livello delle relazioni diplomatiche con Israele e ha espulso l’ambasciatore israeliano ad Ankara. La scorsa settimana il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu ha annunciato come ritorsione il congelamento di tutti i contratti del settore bellico – Turchia e Israele erano ottimi partner per le industrie della difesa - e degli accordi di cooperazione militare, ed è arrivato a minacciare di bloccare tutto lo scambio commerciale tra i due paesi. Secondo una recente stima della Camera di commercio israeliana, nei primi otto mesi del 2011, lo scambio commerciale con la Turchia – in pieno boom economico con la crescita del Pil oltre il 10 per cento – è cresciuto del 40 per cento rispetto al 2010 ed è arrivato a 950 milioni di dollari.

Davutoglu aveva anche detto che la Turchia si sarebbe impegnata per far cadere il più controverso argomento della Commissione Palmer, che nel suo rapporto ha sostenuto che il blocco navale israeliano contro Gaza è legale, perché Israele “legittimamente” può impedire che dal mare arrivino armi per i gruppi armati palestinesi. Dalle parole di Erdogan, però, sembra che la Turchia, in piena ascesa come paese di riferimento anche per i nuovi movimenti democratici arabi, abbia intenzione di tentare una prova di forza nel Mediterraneo orientale prima di cercare vie giuridiche per ottenere la fine del blocco navale israeliano a Gaza.

La Commissione Palmer concludeva il rapporto invitando i due paesi a riprendere normali relazioni diplomatiche “nell’interesse della stabilità in Medio Oriente e della sicurezza internazionale”. È un consiglio che finora rimane inascoltato.

di Joseph Zarlingo

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/09/la-turchia-scortera-militarmentele-navi-che-portano-gli-aiuti-a-gaza/156464/
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Aggiungiamoci un'altro termine alla figura retorica della cartina al tornasole: CARDINE
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Re: RESTIAMO UMANI
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Riconoscimento all'Onu e svendita dei diritti palestinesi: l'accusa di un esperto
Scritto il 2011-09-27 in News


Un esperto legale afferma che qualsiasi accordo all’Onu vedrà il riconoscimento dello stato palestinese in cambio del riconoscimento di Israele come “stato ebraico”.

Memo. Un esperto di diritto internazionale ha espresso timori su un “patto politico” che si sta delineando nel quartier generale dell’Onu, a New York, che mira ad ottenere il riconoscimento internazionale ed arabo di Israele in quanto "stato ebraico" in cambio del riconoscimento di uno stato palestinese lungo i confini dei territori occupati nel 1967.

Durante una conferenza tenuta ad Amman mercoledì 21 settembre, Anis Al-Qassem ha dichiarato: “La mobilitazione americana, israeliana ed europea contro gli sforzi palestinesi alle Nazioni Unite potrebbe condurre a un tipo di intesa simile alle clausole israeliane per il riconoscimento palestinese di Israele come stato ebraico".

Secondo l’esperto di diritto internazionale, la richiesta palestinese per una piena adesione come stato all’Onu ha “aspetti negativi più che positivi, poiché nasce dallo sforzo di nascondere i difetti della leadership palestinese, per quanto riguarda i suoi fallimenti che risalgono al 1993, ad Oslo”.

Ha aggiunto che l’Autorità palestinese ha “rimediato ai propri recenti fallimenti nel recuperare il corso del processo di pace dal suo impasse attuale e nel riempire il vuoto politico esistente, consegnando un risultato vuoto”. Al-Qassem ha ricordato un’intervista con il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, nella quale egli affermava che i negoziati erano la sua prima e definitiva scelta. “La richiesta verrà presentata al Segretario generale delle Nazioni Unite, che potrà ritardarne l’invio al Consiglio di Sicurezza, oppure trasferirla al Consiglio stesso che potrà poi chiedere un imprecisato periodo di tempo in cui prenderla in considerazione”.

Criticando le affermazioni dei partiti dell’Anp secondo cui la parte palestinese non perderà niente nel caso la richiesta fallisse e guadagnerà circostanze più favorevoli nel caso avesse successo, Al-Qassem ha affermato: “Dichiarazioni simili mancano di saggezza politica e mettono la causa palestinese in una situazione precaria”.

Ha sottolineato che la membership all’Onu per uno stato palestinese indipendente basato sui confini pre-giugno 1967 “instaura tali confini e indebolisce la risoluzione Onu 194” la quale prevede il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi alle terre e alle case che sono stati costretti ad abbandonare durante l’aggressione sionista nel 1948, così come una compensazione. “È diritto del popolo palestinese mettere l’Autorità palestinese sotto processo in corti rivoluzionarie, per la sua negligenza verso i diritti della popolazione”.

Ha accusato gli Stati Uniti ed Israele di aver simulato irritazione verso gli sforzi palestinesi all’Onu nel tentativo di aumentare i costi di qualsiasi accordo risultante. “Un’azione riguardante il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (2004) sul Muro dell'Apartheid e un boicottaggio dell’occupante israeliano sarebbero più utili degli attuali sforzi alle Nazioni Unite”, ha concluso Al-Qassem.
Traduzione per InfoPal a cura di Giulia Sola

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Re: RESTIAMO UMANI
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Il 10 ottobre riprende a Gaza il processo sulla morte di Vittorio Arrigoni
Scritto il 2011-10-08 in News


Gaza - Ma'an. Lunedì 10 ottobre riprenderà il processo militare sul caso dei quattro individui sospettati di aver assassinato l'attivista italiano Vittorio Arrigoni.

La V sessione si era svolta lunedì scorso quando sono state ascoltate le testimonianze fornite dal pubblico ministero e quelle degli esperti di medicina forense della polizia di Gaza insieme ai medici legali.

Due sono accusati di aver eseguito materialmente l'omicidio, un terzo di concorso in omicidio per aver aiutato nelle fasi del rapimento e dell'uccisione e un quarto di aver messo a disposizione l'abitazione dove fu rinvenuto il corpo senza vita di Arrigoni, a poche ore dal rapimento.

Arrigoni, da lungo tempo membro dell'International Solidarity Movement, fu rapito il 14 aprile.

Poco dopo la sua scomparsa, un gruppo salafita fino ad allora sconosciuto, fece circolare un video su YouTube nel quale Vittorio compariva ferito e dove si minacciava la sua uccisione entro 30 ore se Hamas non avesse liberato prigionieri del gruppo jihadista.

Da lì a poco tempo, in una casa abbandonata a nord di Gaza, le forze di sicurezza trovarono il corpo di Vittorio, ancora prima della scadenza alla quale si faceva riferimento nel video.

Tra coloro dei quali il gruppo chiedeva la liberazione, vi era anche il leader del gruppo salafita "Tawhid wal Jihad" (Unità e guerra Santa), dal quale tuttavia era seguita la smentita del proprio coinvolgimento.

Rapidamente, Hamas arrestò alcuni sospettati connessi al caso, e una settimana dopo condusse un raid nella casa dove si erano asserragliati altri tre sospettati.

Nel corso di quell'operazione, due furono uccisi e un terzo fu arrestato.

La morte di Vittorio Arrigoni ha provocato lo shock tra la comunità locale come tra operatori e attivisti internazionali presenti a Gaza, dove Vittorio aveva vissuto e lavorato per oltre tre anni fino alla sua morte.

Agenzia stampa Infopal
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Inviato il: 8/10/2011 22:26
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