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  La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana

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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#111
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 22/7/2004
Da Bronx
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Il bel paese non è mai stato un posto facile dove vivere, almeno non per tutti.
Nel bel paese la frase di Pasolini "il successo è l'altra faccia della persecuzione" pare essere sempre stata valida.

E' di questi giorni una notizia sulla misteriosa fine di uno dei migliori artisti di tutti tempi, il Caravaggio .

link articolo "Studioso napoletano: Caravaggio morì assassinato a Palo Paolo Pacelli, Università di Napoli: fu omicidio di Stato

Terribile: il successo che diventa persecuzione .
Inviato il: 1/4/2012 12:45
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  •  vuotorosso
      vuotorosso
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#110
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 7/5/2011
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Citazione:

florizel ha scritto:


Queste ultime parole della Corte d'Appello, "un'impugnazione che non evidenzia profili di evidente infondatezza", sembrano rimettere in discussione tutto l'iter giudiziario che ha portato a stabilire anche la presenza di depistaggi circa il fatto che si trattò di un'operazione militare, oltre alla mancata garanzia di sicurezza del volo ai passeggeri.

"Il collegio ha motivato la sua decisione spiegando che proprio nel processo di appello si dovrà stabilire se sussistano i presupposti per il risarcimento e, in questo caso, si dovrà definirne l’ammontare. I giudici hanno osservato che il “pagamento immediato di una somma di assoluta rilevanza” potrebbe creare “grave danno al debitore”."


Ormai avrai capito che sono per il bicchiere mezzo pieno, per quanto sia sempre piú difficile.
Quindi guarda il lato positivo: puó questa espressione essere usata per rigirarlo un po'nel c..o ad equitalia ?

Sperando che la somma di assoluta rilevanza sia calcolata relativamente e non assolutamente, come dovrebbe essere d'altronde visto che specificano proprio "per il grave danno che il debitore potrebbe ricevere "
Inviato il: 16/3/2012 16:31
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  •  florizel
      florizel
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#109
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 7/7/2005
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Ed il "depistaggio", di cui parla l'articolo sopra, è stato pienamente legittimato: è confermata la sospensione del risarcimento per i parenti delle vittime della strage di Ustica, o meglio della strage del DC 9 che 32 anni fa tolse la vita a 81 persone.

La motivazione "sarebbe" la seguente: "La Corte ha quindi rigettato l'istanza dei legali dei familiari delle vittime che chiedevano l'immediata liquidazione anche con Buoni del Tesoro per non incidere troppo sulle casse dello Stato, rinviando al 15 aprile del 2015."


E la "crisi" sembra venire in soccorso alla motivazione congiunta a quella precedente:
". Per i giudici d'Appello sussistono infatti «gravi motivi che giustificano la sospensione dell'esecutività della sentenza per il grave danno che il debitore potrebbe ricevere a fronte peraltro di un'impugnazione che non evidenzia profili di evidente infondatezza»."

Queste ultime parole della Corte d'Appello, "un'impugnazione che non evidenzia profili di evidente infondatezza", sembrano rimettere in discussione tutto l'iter giudiziario che ha portato a stabilire anche la presenza di depistaggi circa il fatto che si trattò di un'operazione militare, oltre alla mancata garanzia di sicurezza del volo ai passeggeri.

"Il collegio ha motivato la sua decisione spiegando che proprio nel processo di appello si dovrà stabilire se sussistano i presupposti per il risarcimento e, in questo caso, si dovrà definirne l’ammontare. I giudici hanno osservato che il “pagamento immediato di una somma di assoluta rilevanza” potrebbe creare “grave danno al debitore”."
Inviato il: 16/3/2012 16:01
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  •  Vincent51
      Vincent51
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#108
Mi sento vacillare
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Si torna a parlare di Ustica e dello "strano" incidente di Ramstein dove morirono i piloti delle Frecce Tricolori che avrebbero dovuto testimoniare davanti al giudice Priore due settimane dopo:

Ustica, torna l'ipotesi del depistaggio
Inviato il: 2/2/2012 9:30
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#107
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 22/7/2004
Da Bronx
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Un servizio sulla Gladio e la strategia della tensione (è in inglese):

link Operazione Gladio

Da far accapponare la pelle ...

In che mani siamo stati.
Inviato il: 18/1/2012 0:06
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  •  benitoche
      benitoche
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#106
Dubito ormai di tutto
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Inviato il: 18/12/2011 19:45
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  •  black
      black
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#105
Mi sento vacillare
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Inviato il: 15/12/2011 13:29
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  •  benitoche
      benitoche
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#104
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
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Citazione:

audisio ha scritto:
Comincio con la prima.
Portella della Ginestra:Giulio Andreotti




Da Portella della Ginestra a Mattei a Moro quel che non si vuole è un avvicinamento dell'Europa alla Russia,chiunque ci prova si brucia
Inviato il: 14/12/2011 19:22
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  •  Fabyan
      Fabyan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#103
Mi sento vacillare
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Da nowhere
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Il golpe inglese - Mario J. Cereghino e Giovanni Fasanella
Non è un libro di chiacchiere, dietrologie o ipotesi complottistiche, ma si basa interamente su centinaia di documenti secret e top secret che abbiamo trovato negli archivi di Kew Gardens

Inviato il: 9/9/2011 23:36
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  •  florizel
      florizel
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#102
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Invece di esaminare il ruolo di massoneria, nobiltà nera, mafia


Manfred, non è che con la celebrazione di un'unità coatta ed imposta si intende tenere nascosto proprio il ruolo di quei poteri?

Non risulta dagli articoli, se ti riferisci a quelli linkati nel mio commento, che DEVONO sentirsi responsabili le popolazioni del nord Italia.
Almeno, non all'epoca dei fatti... forse oggi, e solo se qualche domanda (in merito ad un'unità sofferta da tutti) se la son posta.

In ogni caso, non è esattamente di "colpe" che si può parlare,proprio per quello che tu affermi: non sono state le popolazioni a decidere se unità dovesse essere... la storia, finora, tranne che in pochi casi, l'hanno imposta e scritta quei poteri.
Inviato il: 17/3/2011 19:12
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  •  Manfred
      Manfred
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#101
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Dai toni degli articoli assomiglia che devono sentirsi responsabili anche i discendenti di quelle popolazioni che al momento dei fatti narrati vivevano ancora nei territori appartenenti all'impero austro-ungarico.
Per non fare di tutta l'erba un fascio si fa di tutta l'erba un fascio.
Invece di esaminare il ruolo di massoneria, nobiltà nera, mafia, le stesse forze che continuano a manipolare gli eventi di oggi come di allora, si colpevolizza il nord come unico blocco sociale responsabile, il credo leghista in versione meridionalista.
Inviato il: 17/3/2011 16:04
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  •  florizel
      florizel
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#100
Sono certo di non sapere
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Lascio solo il link, e riporto qualche stralcio dell'articolo...

Unità d’Italia e pulizia etnica: Fenestrelle, lager Savoia.

"Deportazioni, l’incubo della reclusione, persecuzione della Chiesa cattolica, profanazioni dei templi, fucilazioni di massa, stupri, perfino bambine (figlie di “briganti”) costretti ai ferri carcerari. Una pagina non ancora scritta è quella relativa alle carceri in cui furono rinchiusi i soldati “vinti”. "


Fu il nord a sdoganare la mafia, con l’Unità d’Italia.

E' questo che oggi si festeggia.


Segnalo una discussione aperta sull'argomento.

Qui.
Inviato il: 17/3/2011 14:22
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  •  redna
      redna
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#99
Sono certo di non sapere
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Proprio oggi ricorre il 33° anniversario della morte dei cinque uomini della scorta di Moro e del rapimento dello statista.


Moro: istituzioni ricordano via Fani

Corone alloro in luogo uccisione 5 agenti scorta e rapimento

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - Corone di alloro per ricordare il rapimento di Aldo Moro e l'uccisione di 5 agenti della scorta sono state deposte in via Fani. Alla cerimonia, in occasione del 33mo anniversario, hanno preso parte tra gli altri il sottosegretario Letta, il presidente del Pd Bersani e Rosy Bindi, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini.

'Ricordare il percorso della nostra vicenda democratica - ha detto Bersani - e' l'unico modo per cercare di avere le idee piu' chiare su come andare avanti'.

Inviato il: 16/3/2011 17:05
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  •  audisio
      audisio
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#98
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 29/4/2008
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Comunque, il primo mistero della storia italiana è la scomparsa
in mare della nave che portava Ippolito Nievo in Piemonte a
rendere conto della gestione del Governatorato delle Due
Sicilie.
Nievo, dalle lettere che scrisse ai parenti, sembrava voler rivelare
cose molto pesanti.
Nelle lettere, riservate quindi intime, traspare un uomo tormentato,
anzi direi di più schifato da ciò che aveva visto da quando mosse da
Quarto, in una lettera addirittura Nievo afferma che se avesse saputo
come si sarebbe evoluta la missione garibaldina non vi avrebbe mai
partecipato.
Lo stesso Garibaldi disse, più tardi, che Ippolito Nievo era il migliore
dei Garibaldini e ne onorò la dirittura morale (Garibaldi sembra essersi
portato nella tomba molti segreti, ma si trae questa impressione del
personaggio, un idealista facilmente manipolato dai poteri forti, e sembra
che nella fase finale della sua vita si sia reso conto di questo).
Quella nave sparì e non se ne trovò più traccia, nonostante che
(essendo di legno) qualche relitto si dovesse pur trovare, in caso di
normale naufragio.
Infatti, si è ipotizzata un'esplosione a bordo attribuita alle caldaie, ma
recentemente in una puntata di La Storia Siamo Noi, alcuni storici hanno
ipotizzato che si sia usato un ordigno con uno dei primi inneschi a tempo,
adottando le soluzioni trovate all'epoca dagli anarchici e che i neonati
servizi segreti del Regno conoscevano a menadito...
Inviato il: 16/3/2011 12:46
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  •  audisio
      audisio
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#97
Sono certo di non sapere
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Comincio con la prima.
Portella della Ginestra:
versione ufficiale, è stato il bandito Salvatore Giuliano fomentato
dagli agrari mafiosi.
Piccolo problema:
il fuoco sui contadini viene aperto da grande distanza, la gente che
aspettava il comizio non era concentrata ma sparpagliata, perchè
lo spiazzo era molto ampio e la gente non era moltissima.
Eppure, questi banditi (molti reclutati da poco tempo fra pecorai e
gente di paese, con poco addestramento, causa i numerosi arresti
compiuti nei mesi precedenti) con i fucili dell'epoca riescono a centrare
con grande precisione quei poveri contadini.
Una precisione clamorosa, da tiratori scelti.
Successivamente, sia Giuliano sia colui che aveva avvalorato la matrice
giulianiana della strage, Gaspare Pisciotta vengono eliminati.
Giuliano freddato dopo che era stato già catturato dai carabinieri ed
era inerme nelle loro mani, Pisciotta avvelenato all'Ucciardone da un
caffè che bevve solo lui, mentre i suoi compagni di cella evitarono di
farlo.
Poi è venuta fuori quella che pare essere la verità, almeno sugli
esecutori.
Furono in realtà Iunio Valerio Borghese e i suoi reduci della X Mas, gente
super addestrata militarmente, ad eseguire materialmente l'operazione.
A Giuliano chiesero di addossarsi la colpa, lui accettò sia per i soldi sia
per ricandidarsi come capo dei separatisti siciliani.
Ma per essere sicuri di procurare un buon numero di morti, in modo
da terrorizzare e scongiurare le future lotte bracciantili, gli fu chiesto
di incorporare nell'azione gli uomini di Borghese.
Inviato il: 16/3/2011 12:33
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  •  incredulo
      incredulo
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#96
Sono certo di non sapere
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Sempre sul caso Moro, una miriade di informazioni UTILISSIME per capire cosa e' successo, e tutti quegli INTRECCI che c'erano allora, non sono spariti tutto di un tratto OGGI.

www.ilcassetto.it/notizia.php?tid=154

un saluto
Inviato il: 16/3/2011 6:22
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#95
Sono certo di non sapere
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Da Bronx
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Piu' voci diverse stanno man mano facendo venire a galla i tanti lati oscuri della vicenda Moro.

Ma ci sono anche altre strane storie che stanno venendo allo scoperto, come questa:

link

Citazione:


Camorra, il pentito Carmine Schiavone
«Comprammo armi militari Usa a Gaeta»
...

Inviato il: 16/3/2011 2:29
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  •  Fabyan
      Fabyan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#94
Mi sento vacillare
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Da nowhere
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Moro, un testimone racconta: “Controllavamo il covo Br di via Montalcini”

Via Montalcini, uno dei misteri italiani. Sul covo delle Br del quartiere Portuense di Roma, che secondo la ricostruzione ufficiale è stata la prigione di Moro per tutti i 55 giorni del drammatico sequestro, ora emergono nuovi elementi. Alla vigilia della commemorazione per il 33esimo anniversario del rapimento dl presidente della Dc Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta in via Fani sul sito www.cadoinpiedi.it viene pubblicato un articolo dove viene riportata la testimonianza di una persona che nel 1978 era un militare di leva.

L’uomo racconta alla giornalista e scrittrice Stefania Limiti, autrice de “L’anello della Repubblica” (edito da Chiarelettere) che durante il rapimento venne scelto per far parte di un gruppo di dieci uomini chiamati per tenere sotto osservazione via Montalcini. Era il 23 aprile del 1978. L’uomo, già ascoltato dalla Procura di Roma, racconta: “Ci dissero di tenere sotto osservazione l’appartamento dove era sequestrato l’onorevole Aldo Moro. Il nostro compito principale – continua – era controllare tutti i movimenti provenienti da quell’appartamento. Avevamo una postazione di controllo: sulla strada era situato un lampione per l’illuminazione stradale che fu smontato pezzo per pezzo da falsi tecnici dell’Enel, portato in una caserma dei Carabinieri dove fu installata una micro telecamera all’interno della lampadina: serviva per vedere gli spostamenti all’interno dell’appartamento”.

Lo statista democristiano fu tenuto prigioniero dai brigatisti fra il 16 marzo e il 9 maggio del 1978. L’appartamento di via Montalcini a Roma, era intestato alla brigatista Anna Laura Braghetti, e sulla ‘prigione’ al Portuense, pesano da sempre delle ombre. Un luogo immortalato dalle terribili foto dei brigatisti che ritrassero il politico nella feroce immagine della prigione-sgabuzzino delle fotografie inviate ai quotidiani di allora. Moro fu ucciso nel garage del palazzo di via Montalcini 8 alle 6 del mattino e poi trasportato in via Caetani in una Renault 4 rossa rubata. La polizia a pochi giorni dalla strage di via Fani, quando alla polizia arriva una prima segnalazione, forse una voce generica, forse una soffiata precisa, entrano nel palazzo di via Montalcini ma non perlustrano l’interno 1. Gli agenti bussano anche ma poi, inspiegabilmente, vanno via.

Nel libro della Limiti, il militare rivela: “Dovevamo poi sorvegliare i movimenti intorno al palazzo e tenere sotto osservazione i bidoni della spazzatura. Moro era tenuto, ci dissero, nell’appartamento del piano rialzato, quello con il giardinetto. In quello del primo piano erano stati messi microfoni ad alta ricezione, in grado di captare anche i più piccoli rumori. Roba sofisticata per l’epoca, forniti, infatti, da agenti stranieri”. E sulla famigerata Renault 4 rossa aggiunge: “Ricordo di aver visto la Renault 4 rossa parcheggiata nel cortile che dava ai garage e un’altra auto, una Rover con targa straniera e con una o forse più multe poste sul parabrezza. Un giorno fu portata via e fui piuttosto sconcertato quando la rividi nello spiazzo della caserma di via Aurelia. La ‘missione‘ durò fino all’8 di maggio, un giorno prima dell’epilogo tragico del sequestro. Ci dissero che il nostro compito era finito e che ci avrebbero rispedito alle nostre destinazioni. Rientrai ad Avellino e – conclude – poi ho avuto il foglio di trasferimento per Battipaglia. Mi è stato esplicitamente detto di dimenticare quello che avevo visto e fatto a Roma”.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/15/moro-un-testimone-racconta-controllavamo-il-covo-di-via-montalcini/97764/
Inviato il: 15/3/2011 22:53
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  •  Manfred
      Manfred
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#93
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Nella smorfia il numero 55 è musica, questi 55 giorni di sequestro che fin da allora mi hanno sempre ricordato il film "I 55 giorni di Pechino" e non riuscivo ad collocarli in un contesto simbolico. La musica doveva cambiare, altrimenti erano fottuti. Roma è ancora caput mundi e le idee buone come il sangue partono dal centro verso la periferia.
Inviato il: 11/3/2011 21:09
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  •  redna
      redna
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#92
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Perdonami Redna,credimi provo per te una grande stima,lo dico sul serio,da sempre,non c'è un perchè è solo così


cacchio, ma allora il karma esiste.....

Citazione:

IL tuo post-franceschettiano è un minestrone,tocchi svariatissimi argomenti,la logica mi impone chiarimenti


certo può anche chiarire ma, per restare in tema gastronomico, non farn un fritto misto però.....


Citazione:
Non posso farne a meno,come non sopporto i telegiornali che saltano in 20 minuti dalla politica alla guerra alla moda allo sport,così non sopporto franceschetti ed i suoi articoli capaci di frammischiare di tutto di più in sole 20 righe

il sig:Franceschetti ha un blog e anche un forum.
Potresti andarglielo a dire.

Citazione:
I miei post saranno anche OT(ma solo fino ad un certo punto in quanto una visione del caso MORO internazionale sei stata la prima tu REDNA a metterla in gioco)riguardo il forum,ma non lo sono di certo riguardo il tuo post,sei tu che parli di Dante dei fedeli dell'amore degli Skull and Bones,allora o fai chiarezza oppure certe cose ignobili non vanno scritte,questo è il lavoro sporco di franceschetti,non coadiuvarlo

non stavo parlando di OT stavo solo dicendo che il tema del forum era sulle versioni ufficiali della storia italiana e per questo ho postato riguardo all'uccisione di Moro.
La visione internazionale potrebbe essere considerato il periodo storico in cui è avvenuto il sequestro e ci potrebbero essere coinvolte talmente tante persone per cui è del tutto impossibile arrivare ad una verità proprio perchè molti ci sono di mezzo e sono tutt'ora in parlamento (italiano).

Se poi noti un lavoro sporco da parte dell'autore dell'articolo che ho postato allora significa che i chiarimenti li devi fare proprio con la stessa persona e non con me che, ovviamente, non ti saprei dare le risposte su quel tema, perchè ho postato solo riguardo il sequestro Moro in questa sezione.

Se si vuol parlare di Dante e dei fedeli d'amore forse è il caso di cominciare un altro forum perchè il discorso allora diventa più complesso e non fa parte della verità e delle versioni ufficiali della storia italiana.
Il periodo di Dante non credo che abbia a che fare con le stragi di stato e l'assassinio di Moro o vicendi recenti della storia d'Italia.

In ogni articoli, a mio avviso, ci sono delle parti da tenere in considerazione e delle altre da studiare.Non perchè non si sanno le cose signfiica che quelle parti NON sono, automaticamente, da considerare.
Non le conosciamo, o le conoscono in pochi, questo è il problema.
Inviato il: 11/3/2011 17:53
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  •  benitoche
      benitoche
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#91
Dubito ormai di tutto
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Haaa è vero il FORUM GIUSTO,hahahaha
Perdonami Redna,credimi provo per te una grande stima,lo dico sul serio,da sempre,non c'è un perchè è solo così

IL tuo post-franceschettiano è un minestrone,tocchi svariatissimi argomenti,la logica mi impone chiarimenti
Non posso farne a meno,come non sopporto i telegiornali che saltano in 20 minuti dalla politica alla guerra alla moda allo sport,così non sopporto franceschetti ed i suoi articoli capaci di frammischiare di tutto di più in sole 20 righe
Come in home molte gente ha malsopportato questo modo di fare anche quì la cosa non riesco a digerirla

I miei post saranno anche OT(ma solo fino ad un certo punto in quanto una visione del caso MORO internazionale sei stata la prima tu REDNA a metterla in gioco)riguardo il forum,ma non lo sono di certo riguardo il tuo post,sei tu che parli di Dante dei fedeli dell'amore degli Skull and Bones,allora o fai chiarezza oppure certe cose ignobili non vanno scritte,questo è il lavoro sporco di franceschetti,non coadiuvarlo
Inviato il: 11/3/2011 17:40
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  •  redna
      redna
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#90
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Appunto,se decidi di trattare certi argomenti devi partire da lontano,altrimenti lascia stare,fai solo confusione come il Franceschetti


se tu decidi di parlare di quello che vuoi cerca almeno di capire che non sei sul forum giusto visto che il titolo è: La verità e le versioni ufficiali della storia italiana e per questo ho copia-incollato un articolo che parlava del'omicidio di Moro attinente a tale forum.

E dove ho detto che ho deciso di trattare di 'certi' argomenti? la confusione come vedi è solo tua.
Inviato il: 11/3/2011 15:08
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#89
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

redna ha scritto:
Il problema è che l'articolo si va approfondito ma dal punto di vista di tutti e non solo di uno.
Ci potrebbero essere benissimo 'molte' comprensioni ma non una soltanto e questo è dato dall'apertura mentale di molti e non solo da dei punti di vista.


ma sei proprio sicuro che erano avversari gli arabi?
non erano stati poprio i medici arabi a far nascere Federico II?
e S.Francesco non andò a parlare con sultano?

Il nemico risiede sia fuori sia dentro. Quando la mente da forma a un nemico quel nemico si annida all'interno e anche all'esterno.

e qui sta il nocciolo di tutto.
Le problematiche delle società segrete finchè non si comprendono con chiarezza non si ha modo di aver risposte ma solo frammentari sprazzi di 'qualcosa' che si sa ma non si sa nemmeno se è vero o inventato.


Appunto,se decidi di trattare certi argomenti devi partire da lontano,altrimenti lascia stare,fai solo confusione come il Franceschetti

Lo scorso agosto gli agenti speciali di Scotland
Yard hanno sequestrato, nell’appartamento di un
noto avvocato londinese, quello che viene ritenuto
tra i piú importanti cimeli della dinastia Mochica, il
copricapo che indossavano i re dell’omonima civiltà
fiorita in Perú intorno al VII-VIII secolo d.C.,
prima cioè degli Inca. Le tracce di un oggetto cosí
raro ed illustre si erano perdute da piú di venti anni,
e quindi il ritrovamento è da ascrivere tra i successi
piú rimarchevoli delle forze che operano in tutto il
mondo contro il commercio clandestino dei reperti
archeologici. Il copricapo, una specie di diadema ��
in oro, rappresenta con molta probabilità il dio del
Sole Inti, il dio giaguaro, creatore di tutte le cose.
Fu questa divinità a conferire al primo capo Inca,
Manco Capac, l’incarico di fondare l’impero incaico. Munito di una bacchetta d’oro ricevuta dal dio, Manco
Capac, grazie all’illuminazione divina, segnò sulla terra l’ubicazione della civiltà inca e quella della sua capitale
Cuzco, “l’ombelico del mondo”.
Regnando il tredicesimo Inca, Atahualpa, nel 1531, arrivarono gli Spagnoli. Francisco Pizarro (1475-
1541), avventuriero dell’Estremadura, durante una missione esplorativa nelle Ande peruviane (1524-25),
notò che a Tumbes, una città inca, le mura dei templi erano ricoperte da enormi placche d’oro. Dello stesso
nobile metallo erano fatti i braccialetti delle donne, le collane, le cavigliere e persino i piú ordinari utensili
domestici. Oro a profusione, quindi. Fu cosí che scattò in lui, e nel suo compatriota e commilitone Diego de
Almagro, l’idea di impossessarsi delle ricchezze di quell’impero tra le montagne, che dominava buona parte
dell’America meridionale, su un territorio corrispondente all’attuale estensione di Bolivia, Ecuador e Perú.
Il popolo di quelle regioni era costituito dall’etnia dei Quechua, dominata però dalla casta superiore degli
Inca, che disponeva di un’autorità assoluta derivante appunto da una pretesa discendenza divina. E poiché il
dio supremo adorato da quelle popolazioni era il Sole, gli Inca si erano dati il titolo di Figli del Sole.
In onore del dio Inti, essi celebravano la “Intip Raymi”, la danza del Sole, due volte l’anno: a giugno in
occasione del solstizio d’inverno, a dicembre di quello estivo. In quest’ultima solennità veniva prodotto il
fuoco sacro, che sarebbe servito per un intero anno. Il fuoco si ricavava usando degli specchi ustori d’argento,
o mediante lo sfregamento di due pezzi di legno. Come nell’antica Roma, un collegio di vergini sacre
doveva prendersi cura del fuoco, sotto la guida del “Villa umu”, colui che parla col dio, l’equivalente del
Pontefice massimo. Le vergini, dette “spose del Sole”, erano tenute, oltre che alla tutela del fuoco sacro, a
una rigida castità. Quelle che trasgredivano ai voti subivano, per un’altra strana coincidenza, la stessa sorte
delle Vestali romane fedifraghe: venivano sepolte vive, e gli eventuali complici del sacrilegio erano messi a
morte sulla pietra del sacrificio “intihuatana”, l’altare del dio Inti, dove s’innalzava anche lo gnomone per i
calcoli astronomici legati al ciclo solare. Era, quella comminata ai responsabili del sacrilegio con le spose
del Sole, l’unico caso di esecuzione capitale, ché, a differenza di Maya e Aztechi, gli Inca non facevano
sacrifici umani a scopo religioso. Alle loro divinità offrivano normalmente cibi e bevande, raramente immolavano
lama e volatili, in ciò simili ai Toltechi, l’unica etnia della Mesoamerica aliena da sacrifici cruenti.
Del resto, l’etica degli Inca era molto semplice, nel suo scarno enunciato morale: “nessun ladro, nessun pigro,
nessun bugiardo”. Dettame questo di non ardua ottemperanza, dato che Pacha Mama, la Madre Terra, con quel
clima e quel suolo, ne aveva in abbondanza per tutti. Anche perché ferveva di tutte le forze magnetiche e magiche,
le “huaca”. Non fossero bastate la fertilità e la provvidenza divina, vigendo la comunanza dei beni e delle risorse,
provvedeva al welfare del popolo minuto lo “ayllu”, il gestore dell’annona. Che amministrava le derrate e i
prodotti della terra considerati di proprietà collettiva. Il soggetto beneficato da tanta grazia doveva però, a sconto
morale e materiale, sostenere la corvée gratuita nelle terre destinate al patriziato regale e alle gerarchie sacerdotali.
Inca e Quechua coltivavano mais e patate, ignoravano l’uso del ferro, della volta e della ruota, facevano i conti
adoperando cordicelle variamente annodate. È stupefacente annotare come, pur disponendo di un patrimoniotecnico e scientifico tanto diverso e per certi aspetti inadeguato, gli Inca riuscissero a innalzare palazzi e templi
ciclopici, costruendo strade selciate che univano le molte e ricche città dell’impero, elaborando forme artistiche
e artigianali di rara maestria e bellezza. Un regime autoritario ma illuminato faceva sí che i sudditi non
dovessero chiudere a chiave la porta di casa e potessero viaggiare in sicurezza per tutto il paese.
Fu in questa opulenta e ben organizzata civiltà che irruppero Francisco Pizarro e Diego de Almagro, disponendo
di soli 168 uomini, di cui 67 a cavallo – animale sconosciuto ai locali – e soprattutto di 20 cannoni.
Stretti nelle loro armature di acciaio, dotati di archibugi e spade temprate, i “portatori di tuono”, come erano
già stati soprannominati i conquistadores di Cortèz in Messico dieci anni prima, anche in Perú l’esigua armada
degli uomini barbuti venuti dal mare orientale, risibile per uno scenario bellico europeo ma invincibile nel
contesto inca, ebbe buon gioco con gli ingenui e mal armati guerrieri indigeni, che disponevano solo di
zagaglie e lance di rame e legno, e si riparavano con elmetti di stoffa e piume. E comunque non ci fu uno
scontro leale sul campo. Il tredicesimo Intip Churin, il Figlio del Sole, nella figura del capo inca Atahualpa,
venne attirato in una imboscata, catturato e costretto a pagare un riscatto di tanto oro quanto poteva contenerne
una sala della reggia. L’Inca pagò, ma ciò non gli salvò la vita. Subito dopo il pagamento venne regolarmente
battezzato, poi giustiziato con la garrota e il corpo dato alle fiamme.
Morto il re che incarnava il dio Sole sulla Terra, gli Inca videro realizzarsi le antiche profezie, che volevano
la loro rovina provenire dalla schiuma del mare a Oriente, su vascelli con grandi ali candide. Una dopo
l’altra caddero le sontuose città, i santuari rivestiti d’oro, i grandi palazzi del potere inca: Cuzco, Quito,
Tambu Machay, Sacsahuaman, dalle possenti mura ciclopiche. Si salvò Machu Picchu, osservatorio e tempio
solare, in alto tra le vette inaccessibili. Grazie alla sua sopravvivenza, abbiamo potuto fissare in parametri di
eccellenza il livello raggiunto dalla civiltà inca, altrimenti defraudata di ogni valore e dignità dalla damnatio
memoriae perseguita con meticoloso impegno dai cronisti al seguito dei conquistadores, e negli anni successivi
da storici e antropologi che avevano aderito ai princípi e agli interessi della conquista. Poiché, secondo
quei princípi propri dei popoli inclini all’imperialismo, non basta annientare manu militari una civiltà, occorre
anche dequalificarla agli occhi della storia, al punto che la presa di possesso territoriale venga omologata
e giustificata da pretestuosi intenti di edificazione o ripristino dei valori e diritti umani e sociali, e perché no,
anche culturali e religiosi.
Ma come era avvenuto in Messico dieci anni prima con Montezuma, la cui efferata soppressione da parte di
Cortez aveva scatenato la famigerata vendetta, culminata nella rivolta Azteca della “noche triste”, anche l’uccisione
disumana e fraudolenta dell’ultimo re inca Atahualpa diede avvio a una nemesi inarrestabile ai danni di
Pizarro e del suo socio de Almagro. Per la divisione dell’incalcolabile bottino sottratto agli Inca, si eliminarono tra
loro. Nel giro di tre anni, la loro tirannia ebbe fine. Era la maledizione dell’oro, che dal Perú si diffuse in tutte le
colonie del nuovo mondo, e da qui, sui galeoni, insieme all’argento e agli schiavi, raggiunse l’Europa.
Tanta ricchezza, invece di portare prosperità, arrecò disagi alla Spagna, incentivando il regime parassitario
degli hidalgo che orbitavano intorno alla reggia e ne godevano i benefíci. La monarchia finí col conservare, della
passata fioritura del Secolo d’oro, unicamente l’albagía e il rigore di un’etichetta quanto mai rigida, codificata
da un cerimoniale altrettanto inesorabile. Inoltre, le conquiste d’Oltremare spopolarono le campagne, e l’agricoltura
stanziale venne sostituita dalla pastorizia nomade. Le guerre fecero il resto, assottigliando le risorse
economiche e le forze produttive espresse dall’artigianato e dalle manifatture, braccia poste al servizio delle
armate di terra e di mare. La stessa religione, uno dei pilastri della nazione iberica, seguí la sorte della perduta
autorità regale e del tracollo economico, esaurendosi nel quietismo di Miguel de Molinos, che riduceva il rapporto
dell’uomo con la Divinità a un misticismo di maniera, svuotato di ogni slancio sentimentale e di vigore animico.
Ma l’oro facile degli Inca, la predazione umana di schiavi e peones, crearono, col trascorrere degli anni, un
altro precedente nello scenario economico e sociale, europeo prima e universale poi. Si instaurarono due linee
speculative, ancor piú condannabili perché applicate in genere da popoli cristiani. La prima, il denaro che fa
denaro, consistente nella ricchezza che vive e si alimenta di se stessa e non derivante da lavoro fattivo, creativo,
produttivo di beni e merci; denaro che attiva soltanto una spirale di rendite parassitarie, che non si fa
quindi volano e catalizzatore di null’altro che non sia altro denaro e interesse maturato dal proprio valore inerte:
le banche, l’usura, le obbligazioni, le quali finirono con l’irretire gli stessi governi che avevano incoraggiato il
meccanismo monetario. L’oro passava dalle miniere nelle casse dello Stato, senza promuovere altro che sterili
giochi fondati sul nulla. L’altra deprecabile speculazione venne espletata con la tratta degli schiavi, fornitrice di
lavoro umano coatto, non retribuito, in cui l’essere individuale era ricattato a vita per la sua condizione priva di
ogni tutela e dignità.


Le scoperte geografiche coincisero con il fiorire dell’Umanesimo.
Purtroppo le degenerazioni che seguirono alle
imprese coloniali, quali il culto dell’oro e lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, vennero a inficiare il processo umanistico
di sublimazione della civiltà, mirante a porre l’individuo
al centro della realtà cosmica. Processo iniziato con l’avventura
serafica del Poverello d’Assisi lungo la Via mistica e
seguendo l’arduo cammino esoterico dantesco attraverso le
insidie del mondo fino alla rivelazione dell’identità uomo-Dio:
l’essere umano quindi assurto ad artefice del suo destino e
padrone assoluto della propria individualità. Procedimento
secondo cui l’attenzione viene distratta dalla sfera cosmicospirituale
e diretta al singolo, come ci dice Rudolf Steiner:
«Ora si fa astrazione da tutto questo e si rivolge lo sguardo ai
dolori e alle gioie che il povero e umile essere umano sperimenta
sulla Terra. Il singolo diventa ora importante. Ognuno
rappresenta un mondo a sé e si vuole appunto vivere in modo
che ogni singolo diventi un mondo a sé. L’eterno, l’infinito,
l’immortale deve manifestarsi nel petto umano e non piú
ondeggiare al di sopra della Terra, nella sfera superiore che
la circonda»(1). E riferendosi poi all’esperienza francescana: «Di conseguenza non si ha di solito una idea adeguata
della trasformazione nel sentimento quando Francesco d’Assisi cominciò a interiorizzare la vita dell’Occidente.
…Francesco, che vuole cosí sentire l’uomo, che vuole anche sentire come il Cristo è per il povero
essere umano …fa sgorgare dalla sua anima un’infinita interiorità, una vita del pensiero che non era immaginabile
in tempi anteriori»(2). E in merito all’Alighieri: «Nella sua grandiosa poesia, come in un’ultima apparizione,
Dante descrive ancora la vita umana sotto l’aspetto dato da potenze sopraterrene»(3). E l’arte, sempre
secondo il Maestro dei Nuovi Tempi, contribuí anch’essa a tale disegno: «Vediamo cosí nella pittura di Giotto
riflettersi nella creazione artistica ciò che nella natura è individualizzato, vediamo la rappresentazione di
quanto è individuale-umano»(4).
Allo stesso modo, in seguito alle scoperte e innovazioni scientifiche, scattò un meccanismo di emancipazione
animica negli individui, che spesso li portava a riconsiderare il modo di porsi a fronte della natura e del divino.
Ce lo conferma ancora Steiner: «Si pensa troppo poco che cosa significò per l’umanità …la scoperta dell’America
alla fine del secolo quindicesimo, e anche la tutt’altra struttura sociale che si ebbe con la scoperta dell’arte della
stampa, e infine ancora con la concezione copernicana e di Keplero per la scienza moderna»(5). Affrancare
l’uomo dalla sudditanza a certi tabú mitico-misterici, inoltrarlo nel giardino inviolato della conoscenza scientifica
razionale attraverso la scrittura a larga diffusione, innalzarlo alla posizione primaria nell’ordine cosmico naturale,
resero l’individuo al contempo piú vulnerabile all’antico peccato di superbia. Per cui, gli slanci sublimativi che
avevano ispirato l’Umanesimo ai suoi albori, l’ardore del nuovo, l’anelito di libertà e di sapere, la concezione di
un nuovo ordine sociale e universale, degenerarono nella desacralizzazione della vita, nella negazione della
disciplina morale, nella venerazione della materialità e del potere in tutti i loro esiti ed eccessi.
Che l’Umanesimo, con le dovute eccezioni che confermavano la regola, avesse imboccato strade fuorvianti e
adottato regole e canoni che tradivano lo spirito della concezione dantesca dei Fedeli d’Amore e della mistica
francescana, lo dichiarò con forza visionaria e ardore profetico il Savonarola. Il frate domenicano, che predicava
l’austerità dei costumi – pur coi toni apocalittici e nei modi intransigenti che lo spinsero a condannare, insieme
a deprecabili cupidigie, lussurie e mollezze, tutta l’arte in genere – aveva colto, al di sotto della patina
sfavillante della società del tempo, l’insidia di cui Arimane si è servito da sempre. L’antico inganno che portava
la scienza e il sapere, attraverso la libera indagine, a scuotere le credenze tradizionali senza realmente risolvere
gli assilli interiori dell’uomo e quindi attentando alla tenuta della sua fede nel divino e lasciandolo preda
dell’angoscia e del dubbio. Il Signore delle Tenebre flautava all’orecchio dell’uomo le sue consumate seduzioni
del potere, del soddisfacimento edonistico, degli orpelli e della bramosia dell’oro, della bellezza esteriore che
irretisce con la maya delle apparenze. Dopo la morte sul rogo del Savonarola, per volere dell’autorità religiosa
che faceva politica e col benestare di un potere politico divenuto religione, si ruppe la diga che conteneva le
contraddizioni del secolo umanistico e la violenza dilagò per tutta l’Europa.
Giotto «S. Francesco rinuncia ai beni paterni»
(1295-1300) Assisi, Basilica sup. di San Francesco
6 L’Archetipo – dicembre 2006


Seguí il Rinascimento, un secolo travagliato dal dal dissidio animico tra Spirito e materia, tra estasi creative e
tormenti venali. I fermenti che agitavano la società del XVI secolo traevano forza dalla linfa per metà esaltante e
per metà venefica che veniva dai mali delle conquiste e dalla vanagloria dell’uomo. Congiure politiche e finanziarie,
scismi religiosi, la Riforma; il militarismo si esasperò a tal punto che anche la Chiesa armò i suoi pontefici
(Giulio II), creando il suo esercito di fedelissimi con la Compagnia di Gesú. Ci furono i pirati, gli schiavisti, i
rinnovati imperialismi su territori dove non tramontava mai il sole, le guerre di religione, la notte di San
Bartolomeo, l’Inquisizione, gli assolutismi che nel Principe di Machiavelli trovarono il vademecum dei loro
egotismi. Qualcosa nell’uomo si era rotto e la sua anima lacerata si avviava a dar vita a una civiltà senza Dio.
Per divina misericordia, illuminarono quella temperie di orgoglio e furore, l’oscura notte della ragione senza
fede e della fede secolarizzata, i bagliori del genio umano, intoccabile da ogni congiura: Raffaello, Michelangelo,
Leonardo, Ariosto, Rabelais, Gutemberg, Dürer, Copernico, Paracelso, Erasmo. Fermenti e pulsioni, altezze e
profondità, uomini che pilotarono la zattera della civiltà umana traendola fuori dal marasma, impegnati a non
cedere alle due estreme seduzioni: la fuga nel delirio dell’astrazione dialettica e la caduta irreversibile nella pania
inibente della materia.
Dopo cinque secoli, a che punto è la notte? Ai vistosi cedimenti registrati dai piloni portanti della società
umana, rappresentati da religione, filosofia, scienza ed economia, ha contribuito in misura diretta e cospicua lo
smarrimento dell’uomo che è venuto meno al suo impegno etico e formativo, lasciando insinuare il suo tessuto
animico dai tarli del materialismo agnostico e del relativismo morale. E ha scelto quindi, consapevolmente, quali
valori, o disvalori, fossero piú consoni ad ispirare i suoi ideali e comportamenti. La Scienza dello Spirito ci dice
però che tale smarrimento si rese necessario affinché l’uomo conquistasse la consapevolezza della propria natura
trascendente, e che tale presa di coscienza avvenisse mediante una sofferta gestazione animica e spirituale.
Sofferenza che, male intesa e male indirizzata, doveva piú volte rivelarsi causa di malessere sociale, di conflitti e
incomprensioni. Ce lo conferma Massimo Scaligero: «Il male non è nelle cose, ma nell’uomo, nell’anima: se l’anima
non è capace di autoconoscenza, le è necessario sperimentare il male, proiettandolo fuori di sé, perché le ritorni
contro e le sia conoscibile, come idea. Chi non sa pensare mediante pensieri, viene costretto a pensare mediante
fatti. Cosí, chi ha la lotta in sé, la porta fuori di sé: la sua incapacità di confutare se stesso lo porta a confutare gli
altri, a contestare ad accusare. Tende a mutare all’esterno qualcosa che dovrebbe mutare in se stesso»(6). Ne
deriva pertanto sofferenza per tutti, senza che però questa contribuisca a migliorare l’uomo. «Viene impedito che
il dolore individuale si trasformi in conoscenza, e che la conoscenza di sé e delle proprie responsabilità divenga
azione, cooperazione cosciente con il karma, atto libero. …Il karma bloccato diviene una potenza ancora piú
determinante nella storia umana, nel senso di un divenire fatale non piú controllato dalla conoscenza»(7).
Tuttavia nessun bilancio, fosse anche il piú negativo – e non è in definitiva il caso di quello riferito alla civiltà
umana – può chiudersi omettendo le strategie e i propositi di recupero. Il futuro è una grande risorsa, e
Massimo Scaligero ce ne indica le potenzialità sociali e spirituali: «Non esiste provvedimento socioeconomico, o
rivoluzione, o trasferimento dei mezzi di produzione, che possa risolvere un problema la cui interna sostanza è
il tessuto stesso delle forze con cui l’uomo quotidianamente pensa, sente e agisce: forze che fanno appello a
una conoscenza capace di afferrare i loro impulsi edificatori secondo la logica della loro struttura intemporale:
la cui correlazione temporale, lo scorrere dal passato nel presente, esige la conoscenza dell’uomo libero. Né il
meccanismo ideologico, né l’intelligenza virtuosistica, o lo Gnosticismo, consentono tale libertà, perché ne
verrebbero infranti. È la libertà che l’uomo consegue mediante la reale conoscenza: per virtú della quale egli
può aiutare l’umile e lo sprovveduto a risolvere le sue difficoltà: non mettendolo contro di esse, non togliendogli
le forze per affrontare se stesso, ma fraternamente sostenendolo mediante la soluzione socioeconomica che
favorisca l’armonica formazione interiore di lui, come elaboratore egli stesso del proprio destino…»(8).
Con questo auspicio di riscatto umano, salutiamo la nascita del Sole rinnovato. Le tenebre sono alte e spesse,
ma la sua luce è grande e possente. Alla fine il chiarore vincerà, illuminando il fatale divenire dell’uomo
realizzato nella sua divinità.
Leonida I. Elliot
(1)R. Steiner, Storia dell’arte, specchio di impulsi spirituali – I, O.O. 292, Ed. Antroposofica, Milano 1992, pp. 14-15.
(2)op. cit., pp. 14-15.
(3)op. cit., p. 15.
(4)idem.
(5)R. Steiner, Storia dell’arte, specchio di impulsi spirituali – IV, O.O. 292, Ed. Antroposofica, Milano 1996, pp. 63-64.
(6)M. Scaligero, Lotta di classe e karma, Perseo, Roma 1970, pp. 140.
(7)op. cit., p. 141-42.
(8)op. cit., p. 143.
Inviato il: 11/3/2011 10:29
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#88
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Redna perdonami,ma scrivere bellissimo post...grazie per gli spunti storici,per me sà tanto di presa per il culo,avrei preferito tu mi avessi risposto :benitoche non ho capito il perchè del tuo post sei un cazzone che scrive cazzate,almeno saresti stata onesta


benitoche, mi pare tanto che tu stia andando con quelli che si inventano che gli altri siano in una certa maniera e quella maniera è solo quella in cui la pensano loro.
La mia onestà comunque la so io e non certo tu.
Almeno quella lasciala stare, non ti permetto di metterla in gioco.

Citazione:
Il post Redna-Francescetti ha un'utilità quì su LC solo se ulteriormente valutato ed approfondito,almeno dal mio punto di vista

intanto redna si è limitata a copia-incollare un articolo di Franceschetti e non ha fatto altro.
Il binomio redna-Franceschetti è fuori luogo.

Il problema è che l'articolo si va approfondito ma dal punto di vista di tutti e non solo di uno.
Ci potrebbero essere benissimo 'molte' comprensioni ma non una soltanto e questo è dato dall'apertura mentale di molti e non solo da dei punti di vista.


Citazione:
A tal proposito mi preme rammentarti quanto fossero in errore i monaci guerrieri,tanto quanto lo erano i loro avversari arabi,entrambi convinti del fatto che il nemico risiedesse fuori da noi

ma sei proprio sicuro che erano avversari gli arabi?
non erano stati poprio i medici arabi a far nascere Federico II?
e S.Francesco non andò a parlare con sultano?

Il nemico risiede sia fuori sia dentro. Quando la mente da forma a un nemico quel nemico si annida all'interno e anche all'esterno.

Citazione:
Tale carenza fù successivamente compensata,I Templari infatti di lì a poco inizieranno il loro vero percorso con le vicende arturiane ed il Graal,da quì nacque la comunione di intenti con i rosacruciani

la storia del Graal inizia molto prima.

Traggo dall'articolo:

Se gli storici e gli esperti di cronaca giudiziaria fossero maggiormente a conoscenza del sistema di funzionamento delle società segrete, capirebbero al volo il ruolo di Markevitch nella vicenda, che è ben più di quella di un “semplice intermediario”. Se tali studiosi affrontassero le problematiche della massoneria e delle società segrete, molti dubbi si chiarirebbero e molte domande troverebbero risposta.

e qui sta il nocciolo di tutto.
Le problematiche delle società segrete finchè non si comprendono con chiarezza non si ha modo di aver risposte ma solo frammentari sprazzi di 'qualcosa' che si sa ma non si sa nemmeno se è vero o inventato.
Inviato il: 10/3/2011 10:17
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#87
Dubito ormai di tutto
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I rapporti Italia-USA: da Jalta a Berlusconi

PS
Redna perdonami,ma scrivere bellissimo post...grazie per gli spunti storici,per me sà tanto di presa per il culo,avrei preferito tu mi avessi risposto :benitoche non ho capito il perchè del tuo post sei un cazzone che scrive cazzate,almeno saresti stata onesta
Il post Redna-Francescetti ha un'utilità quì su LC solo se ulteriormente valutato ed approfondito,almeno dal mio punto di vista
A tal proposito mi preme rammentarti quanto fossero in errore i monaci guerrieri,tanto quanto lo erano i loro avversari arabi,entrambi convinti del fatto che il nemico risiedesse fuori da noi
Tale carenza fù successivamente compensata,I Templari infatti di lì a poco inizieranno il loro vero percorso con le vicende arturiane ed il Graal,da quì nacque la comunione di intenti con i rosacruciani
ciao
Inviato il: 10/3/2011 2:55
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#86
Mi sento vacillare
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Puro genio.
Inviato il: 9/3/2011 22:03
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#85
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Domanda: ma secondo voi perchè Napolitano si dimostra così remissivo verso il Berlusca?

Fa parte del finto gioco maggioranza/opposizione, oppure ci sono motivi più "diretti", per cui sarebbe "in mano" a qualcuno (per chissà quale scheletrone) che lo manovra e lo soporizza?

Un pres. d. rep., anche di terz'ordine, di fronte allo scempio assoluto dei nostri giorni, avrebbe ben altro che un richiamo "ecumenico" da promulgare.



dall'articolo:

Ed è in chiave esoterica che si trova spesso la ragione di alcuni fenomeni altrimenti inspiegabili. Trascurare il punto di vista esoterico nelle vicende, quindi, equivale a non capire le ragioni di un fenomeno.
Inviato il: 9/3/2011 21:38
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#84
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

redna ha scritto:

(*) http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=141157&sez=HOME_INITALIA

8 marzo, Napolitano: «No donne oggetto Serve opera di rinnovamento morale» «Consumismo favorisce comportamenti aggressivi sulle donne Parità ancora lontana, anche gli uomini devono difenderla»


Quoto redna.

Domanda: ma secondo voi perchè Napolitano si dimostra così remissivo verso il Berlusca?

Fa parte del finto gioco maggioranza/opposizione, oppure ci sono motivi più "diretti", per cui sarebbe "in mano" a qualcuno (per chissà quale scheletrone) che lo manovra e lo soporizza?

Un pres. d. rep., anche di terz'ordine, di fronte allo scempio assoluto dei nostri giorni, avrebbe ben altro che un richiamo "ecumenico" da promulgare.
Inviato il: 9/3/2011 16:42
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#83
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incredulo

Citazione:
Che possibilita' abbiamo, noi persone semplici, di potere veramente decidere in questo sistema "democratico"?


direi zero possibilità. Penso anche in quale maniera è nata l'attuale repubblica e allora veramente mi intristisco del tutto.

Con l'avvento poi della tv e mass media tenuti da chi detiene anche le sorti del governo penso che le possibilità di 'decisione' da parte del popolo siano andate veramente a farsi benedire. Dopotutto adesso si capisce il perchè Craxi diede le televisioni dalla sera alla mattina con uno svelto decreto, ad uno sconosciuto imprenditore e nessuno si oppose a questo (nemmeno i 'comunisti' di allora....). Il paese doveva essere istruito a dovere sulla nuova linea che qualcuno stava progrettando a suon di culi e tette, ed erano gli stessi che dall'alto delle istituzioni affermano che le donne non sono oggetti per cui si devono ribellare. Ma chi le ha fatte diventare oggetti se l''è mai chiesto? (*)

Citazione:
Ci hanno costruito un mondo attorno, che noi abbiamo accettato, completamente inventato, siamo schiavi mentalmente in una prigione senza sbarre.

nel nostro piccolo qualcosa lo possiamo fare: spegniamo la tv e quando l'audience cala allora si che qualche segnale arriverà.(teniamo anche presente che nel decreto milleproroghe sono stati 'dirottati' 30milioni dalla banda larga al digitale terrestre... senza che nessuno dica nulla)
Lo scollamento del paese dalla 'loro' morsa potrebbe partire dall'abbandonare i 'loro' tentacoli studiati a tavolino per inculcare nelle nostre menti il culto della 'loro' personalità tanto da convincerci che non c'è nessuno al governo capace di sostituire un presidente del consiglio avvinghiato in mille processi.
In Giappone il ministro deglo esteri si è dimesso per 400euro.
In Germania è bastata una tesi copiata per arrivare alle dimissioni.
Quindi è evidente che qualcosa di strano c'è ancora nel nostro paese dopo 33 anni dall'uccisione di Moro.
Dall'Italia è partito un segnale al mondo con l'uccisione di Moro.Un paese di spettacolo, l'Italia con gente di spettacolo, con attori ed attrici rifatti e fatti che continuano a recitare un copione che non conosciamo e chi ne capisce qualcosa sono etichettati come pazzi.

Forse partire dal momento presente per capire l'insieme potrebbe già essere un buon inizio.

Citazione:
Rendersene conto e' dura, ma quando lo si fa il mondo appare per quello che e' veramente, un mondo in cui sentirsi libero in cui e' possibile esprimersi in cui e' possibile vivere il proprio ESSERE.

come non quotarti!
aggiungo anche e sottolineo, che l'ESSERE è molto ma molto diverso dall'avere. Per questo ci continuano ad inculcare l'adorazione al dio denaro perchè, appunto, dimentichiamo l'ESSERE perchè è solo quello che può contrastare l'avere.Quindi in sostanza un pericolo per il potere.

La persona razionale che si sente sicura tanto da dare del visionario a chi sostiene tesi 'esoteriche' dovrebbe invece rendersi conto che è invischiato in una tela di ragno costruita a tavolino.L'esoterista, pur essendo visionario, è un ESSERE alla fin fine libero.

bellissimo post benitoche.......grazie per gli spunti storici.


(*) http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=141157&sez=HOME_INITALIA

8 marzo, Napolitano: «No donne oggetto Serve opera di rinnovamento morale» «Consumismo favorisce comportamenti aggressivi sulle donne Parità ancora lontana, anche gli uomini devono difenderla»
Inviato il: 9/3/2011 10:03
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  •  benitoche
      benitoche
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#82
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
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Citazione:

incredulo ha scritto:
Rendersene conto e' dura, ma quando lo si fa il mondo appare per quello che e' veramente, un mondo in cui sentirsi libero in cui e' possibile esprimersi in cui e' possibile vivere il proprio ESSERE.

Un saluto




@Redna
Citazione:
l’organizzazione dei Fedeli D’Amore cui Dante apparteneva


Grazie,interessante articolo

i poeti d'amore italiani più caratteristici

Federico II, Imperatore ghibellinissimo.

Manfredi, suo ghibellinissimo figlio.

Pier delle Vigne, suo Cancelliere, nemicissimo della Chiesa di Roma.

Jacopo da Lentini, notaio dell'Imperatore ghibellinissimo.

Guido Guinizelli, notissimo ghibellino.

Guido Cavalcanti, in fama di eretico presso i suoi contemporanei.

Dante Alighieri, le cui ossa furono ricercate dopo morto per essere bruciate sotto imputazione di eresia.

Cino da Pistoia, nemico della Chiesa e partigiano fierissimo dell'Impero.

Francesco da Barberino, soldato di Arrigo VII.

Cecco d'Ascoli, che scrive a Dante: «A me la tua parola stretta legola» e che finisce bruciato vivo come eretico sei anni dopo la morte del Poeta.



Bella figliola ca ti chiammi Rosa,
chi bbellu nome mammate t'ha misu
t'ha misu u nome bbellu di li rose
lu megliu ciore di lu paradisu
bella figliola ca ti chiammi Rosa
bbella figliola ca ti chiammi Rosa

Passu di notti e ti salutu strata
cu 'na vampa allu cori e vuci ardita,
puru nu salutu a tia finestra amata
chi rintra c'è na rosa culurita
rosa chi dilli rosi ammuttunata,
rosa ha tinutu in pedi la me vita
passu di notti e ti salutu strataaaaaaaa


Jò ‘sta canzuni la lassu stampata
chi rintra c'è ‘na rosa culurita
ti posso offriri sulu 'na cantata,
sulu sta vuci mi detti la vita
pueti sunaturi e stampasanti camparu
sempri poveri e pizzenti !
passu di notti e ti salutu strataaaaaaa

e nesci rooosa t'ha ddiri 'na cosa
e nesci rooosa t'ha ddiri 'na cosa
e nesci rooosa t'ha ddiri 'na cosa
'na cosa
e nesci neesci roosa


…..Bella ragazza che ti chiami Rosa, c
he bel nome mamma ti ha messo
ti ha messo il nome bello delle rose
il miglior fiore del paradiso
bella ragazza che ti chiami Rosa

bella ragazza che ti chiami Rosa

Passo di notte e ti saluto strada
con una vampata al cuore e voce ardita
pure un saluto a te finestra amata
che dentro c'è una rosa colorata
rosa delle rose abbottonata
(nel senso di rosa che
deve ancora sbocciare)
che ha tenuto in piedi la mia vita
passo di notte e ti saluto strada

Io questa canzone la lascio scritta
che dentro c'è una rosa colorata
ti posso offrire solo una canzone,
solo questa voce mi ha dato la vita
poeti suonatori e "stampasanti"
vissero sempre poveri e pezzenti
passo di notte e ti saluto strada


ed esci Rosa che devo dirti una cosa
ed esci Rosa che devo dirti una cosa
ed esci Rosa che devo dirti una cosa
una cosa
ed esci esci Rosa.....

PS
la corrente rosicruciana e i cavalieri del tempio furono per molto tempo due entità ben distinte
Inviato il: 9/3/2011 5:58
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