La cosa assai strana è che questa triste vicenda la si stia collegando alla strage di Erba dopo il 'presunto' ritrovamento di una lettera indirizzata ai due coniugi che vengono definiti " vittime del sistema e della magistratura ":
link............RIMINI - Non è stato un raptus, né un omicidio per la spartizione di una grossa eredità, ma un delitto premeditato legato a futili motivi di vicinato. Proprio come a Erba. Tanto che nell'appartamento dell'omicida, tra le varie armi artigianali e illegali, è stata ritrovata anche la brutta copia di una lettera indirizzata a Olindo e Rosa Romano, gli autori della strage di Erba: l'autore li definiva «vittime del sistema e della magistratura» ed elogiava il loro operato.
Sembrano esserci proprio una serie di rancori dovuti al vicinato e coltivati in una mente malata alla base dell'omicidio dell'avvocato riminese Monica Anelli, uccisa con il dardo di una balestra dallo zio Stefano, 62 anni, ingegnere meccanico in pensione. L'uomo da tempo soffriva di manie e si era chiuso al mondo: la palazzina di tre soli appartamenti, di cui uno sfitto e l'altro da pochi mesi abitato dalla nipote con il suo compagno, era diventata il suo inferno.
IL DIARIO - A indirizzare in questo senso le indagini della squadra mobile di Rimini ci sono due elementi concreti. C'è intanto una sorta di diario di Stefano Anelli dove erano scrupolosamente annotate - dal mese di marzo fino al 16 settembre, il giorno antecedente l'omicidio - tutte le volte in cui la nipote entrava e usciva da casa. Il diario dà valore all'ipotesi che lo zio, che viveva con la terza moglie romena, non avesse gradito la decisione della nipote di andare a convivere col proprio compagno in uno dei tre appartamenti della palazzina, tutti della famiglia Anelli (un altro parente di recente aveva preferito andarsene dallo stabile).
LA DOPPIA ARMA - Inoltre la giovane vittima - ritrovata riversa su un gradino nel pianerottolo della palazzina, in posizione innaturale, quasi fosse stata ricomposta - è stata prima aggredita al capo, al torace e alla schiena con un paio di forbici da giardino, usate per la potatura delle siepi, e poi finita con il dardo della balestra. L'uso di due armi, per gli inquirenti, fa scartare l'ipotesi del raptus. Secondo la ricostruzione degli inquirenti l'uomo, dopo aver finito la nipote e averla forse adagiata sul gradino trascinandola su una maglietta, è entrato in casa per togliersi l'indumento sporco di sangue, lavarsi le mani. Successivamente è rientrato nell'appartamento della nipote e ha tranciato i tubi del gas, lasciando una candela accesa sul pianerottolo. Secondo gli inquirenti, la sua intenzione era quella di far saltare in aria l'intera palazzina, simulando un incidente: avrebbe così potuto anche tornare a casa dopo il crollo o magari tentare la fuga (nell'auto dove si è ucciso sono stati trovati 16 mila euro). Poi, invece, la decisione di farla finita. E' stato ritrovato morto alcune ore dopo il delitto sulle colline riminesi all'interno della sua auto: si era suicidato con un fucile artigianale calibro 12 da lui stesso costruito.