L’invenzione dell’acqua calda

Data 1/7/2007 10:30:00 | Categoria: opinione

Si dice “inventare l’acqua calda” per indicare la “scoperta” di qualcosa che esiste da sempre. Ma in realtà anche l’acqua calda è stata “inventata”, poichè essa in natura si presenta - a parte i rari casi di fonti termali, o di zone vulcaniche - sempre a temperatura ambiente, e non “calda” di per sè. Chi ha “inventato” quel proverbio, quindi, ha commesso per primo l’errore di dare per scontato qualcosa che non lo è affatto. Finchè qualcuno non pensò ad avvicinare in qualche modo l’acqua al fuoco, l’acqua calda come “ovvietà” non era mai esistita.

Così dicasi per tantissime altre cose, che tutti diamo per scontate, ma che fino ad un certo giorno della storia dell’umanità non lo erano affatto.

Una delle più sorprendenti è forse il fatto che la lettura silenziosa, ovvero “mentale”, esiste da meno di duemila anni. Fino al trecento circa dopo Cristo “leggere” significava “enunciare le parole a voce alta”. Nessuno aveva pensato che era possibile “farle risuonare nel cervello”, tenendo la bocca chiusa, per ottenere lo stesso identico risultato, se non addirittura uno migliore.

Uno dei primi casi riportati dalla storia è quello di Costantino, che ricevette sul campo una lettera che gli annunciava la morte della madre, ...
... e la lesse - a quanto riferirono i generali presenti alla scena – “muovendo la bocca, ma senza che uscisse alcun suono”.

Un altro classico esempio è quello di Sant’Agostino, che nelle “Confessioni” descrive meravigliato come Sant’Ambrogio (che in realtà era un laicissimo avvocato del Foro milanese), fosse in grado di leggere “senza fare rumore con la bocca”.

(A questo punto è chiaro che la “Biblioteca di Alessandria” dovesse assomigliare più a un mercato rionale che a un luogo di riflessione e di cultura. O forse era solo un luogo in cui si “raccoglievano” i testi più importanti dell’epoca).

Un altro elemento che noi diamo per scontato, nel nostro quotidiano, è la “regola della prospettiva” nelle arti grafiche (pittura, disegno, incisione, ecc.). Lo impariamo addirittura a scuola, che per ogni immagine del mondo reale esiste un “punto di fuga”, collocabile idealmente all’infinito, verso il quale devono convergere tutte le linee che cerchiamo di rappresentare nelle due dimensioni del disegno.

Ma cui furono giorni in cui questa regola non era affatto conosciuta. La prospettiva infatti è una scoperta che risale al Rinascimento, e viene attribuita al Masaccio, con una certa “quota di partecipazione” del Brunelleschi. Prima di allora la tela era uno spazio selvaggio, vuoto in ogni senso, nel quale non esistevano regole, principi o linee ideali sulle quali “appoggiare” la propria visione del mondo reale.

Forse si spiega così quel senso di acuto mal di pancia che può coglierci nel guardare troppo a lungo, ad esempio, un quadro di Giotto, che non ebbe la fortuna di vivere i tempi del Rinascimento.



La notiza della “scoperta della prospettiva” si sparse in un lampo in tutta Europa, e giunse fino a Bruxelles, dove un giovane pittore italiano, Pier Della Francesca, si era a recato per studiare da vicino l’arte dei pittori fiamminghi. Pare che alla notizia il giovane sia saltato su una carrozza alla volta di Firenze, impaziente di apprendere questa nuova tecnica rivoluzionaria.

Sarebbe nato così, pare, il quadro “La Città Ideale” di Pier della Francesca.



(Conclusione: non diamo luogocomune per scontato. Ci furono giorni in cui non esisteva, e potrebbero anche tornare giorni in cui non esisterà più. Dipende da tutti noi.)

Massimo Mazzucco




La fonte di questa news è Luogocomune
https://old.luogocomune.net/site

L'indirizzo di questa news è:
https://old.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=1882