Sudamerica: la guerra silenziosa degli "eserciti privati"

Data 25/11/2005 22:05:01 | Categoria: news internazionali

La vera guerra, oggi, è quella che non vediamo. Non è quella dei marines, che battono sudati le strade dell'Iraq, sotto l'occhio asservito della CNN, ma quella strisciante e silenziosa delle grandi corporations, che investono miliardi di dollari per la conquista ed il controllo delle risorse del pianeta, e che conducono una loro guerra indipendente, fatta con "eserciti privati", per conquistare i vari nodi di controllo delle diverse regioni nei diversi continenti.

Parliamo ad esempio della collocazione strategica di basi americane come quella di Mariscal Estigarribia, in Paraguay, o di Elòy Alfaro a Manta, in Ecuador. Se non sono del tutto segrete, è solo a causa della dimensione e del traffico che ormai registrano, ma di certo gli Stati Uniti non ne hanno mai parlato volentieri.

Mariscal Estigarrabia fu costruita nel 1982, sotto il dittatore locale Alfredo Stroessner. Alcuni giornalisti argentini, che sono riusciti a vederla da lontano,...
... dicono che la pista sia abbastanza grande da poter accogliere i bombardieri B-52 e i cargo Galaxy C-5, le più grosse bestie del cielo mai viste in attività. Ha un potente impianto radar, enormi hangar, e può ospitare fino a 16.000 soldati contemporaneamente.

La base, nella quale l'estate scorsa hanno cominciato ad arrivare cospicui contingenti di "Special Forces" americane - i mercenari pagati direttamente dalle corporations - occupa un terreno più grande dell'intero aeroporto internazionale di Asunciòn, capitale del Paraguay.

Un corpo speciale di 500 uomini è arrivato, in Luglio, con il preciso scopo di addestrare delle unità militari locali. Sia USA che Paraguay naturalmente negano che la base sia gestita dagli americani, ma Argentina e Brasile - gli stati confinanti - paiono molto scettici al riguardo.

Nello stesso modo gli USA negavano anche che la base di Eloy Alfaro a Manta, in Ecuador, fosse sotto il loro controllo, e la definivano poco più di una "pista di fortuna", utilizzata per voli meteorologici. Ma quando alcuni giornalisti locali ne rivelarono le dimensioni, dovettero ammettere che vi fossero di stanza migliaia di mercenari, e centinaia di militari dell'esercito americano, e che Washington avesse stipulato con l'Ecuador un contratto di dieci anni per l'affitto della base.

Data la vicinanza al confine colombiano, Eloy Alfaro è utilizzata sia per la rotazione dei paramilitari che vanno ad alimentare la controguerriglia in quel paese, sia come centro operativo di una colossale rete di corporations private, che mandano avanti da qui il loro "sporco lavoro" in Sudamerica.

Secondo il Miami Herald, da qui sono addirittura partiti gli ordini, dati direttamente da civili, per incursioni aeree contro la città di Santo Domingo, che hanno causato dozzine di morti fra gli abitanti del luogo.

La base è un vero e proprio formicaio di dipendenti della Military Professional Resources Inc., della Virginia Electronics, della DynCorp, della Northrop Grumman, e soprattutto della Lockheed Martin, il più grande produttore di armi al mondo.

E' a Manta che sono stati addestrati, e da lì sono partiti, i leader del colpo di stato del 2004 - appoggiato dalla CIA - contro Bertram Aristide a Haiti.

La privatizzazione della guerra non è soltanto una naturale emanazione del pensiero neocons oggi imperante, ma anche un mezzo molto comodo per permettere un sacco di "operazioni sporche", restando completamente al di fuori del controllo del Parlamento di Washington.

L'ipocrisia anglosassone qui raggiunge i massimi livelli: nessuno a Washington naturalmente ignora quello che accade in Sudamerica, ma l'importante, appunto, è che la mano destra non veda mai quello che fa la sinistra.

E quando questo accade, come nel caso delle recenti denunce del deputato democratico dell'Illinois, Jan Schakowsy, la risposta è già pronta e servita su un piatto d'argento: "La zona di Tres Fronteras (il triangolo in cui si incontrano i confini di Paraguay, Argentina e Brasile) è un focolaio di terrorismo islamico - dicono i portavoce di Washington - nel quale sono stati visti addirittura personaggi come Khalid Sheik Mohammed [il machiavelli pakistano che, senza parlare una parola di inglese, avrebbe architettato l'intero piano di attacco dell'11 Settembre]. Nelle basi di Al-Queda, in Afghanistan, sono inoltre state trovate delle fotografie del Paraguay." [Anch'io ho ricevuto una cartolina da Asunciòn, l'anno scorso. Spero che a me non succeda niente].

Il maldestro tentativo di far passare Tres Fronteras per il nuovo "triangolo sunnita", è stato però smascherato da uno stesso rapporto del Dipartimento di Stato (”Patterns of Terrorism”), che non ha riscontrato prove di alcun tipo sui presunti collegamenti fra il medio oriente e questo cruciale nodo di controllo per mezzo Sudamerica. In compenso un rapporto dell'IMF, il fondo monetario internazionale, ha trovato pesanti tracce di ingenti capitali in via di riciclaggio, provenienti soprattutto dal traffico di droga mondiale.

Ma è la base di Manta, in Ecuador, a destare in questo momento le maggiori preoccuopazioni, visto lo stato di tensione con il Venezuela di Chavez, e l'attesa sempre più percepibile per la morte di Fidel Castro, a Cuba. E' dal 1959 che una delle isole più ricche e produttive del Caribe sfugge al controllo degli americani. La sorte ha voluto che il guerrigliero barbudo, inizialmente messo su dalla stessa CIA, abbia saputo sopravvivere, fino ad oggi, a ben dieci presidenti USA: Eishenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush41, Clinton, Bush43.

E non c'è come tirarla a qualcuno dal mattino alla sera, per allungargli la vita in maniera miracolosa.

Ma soprattutto, infine, c'è la Bolivia: in un paese a forte maggioranza campesina, dove 6 persone su 10 si arrangiano sotto la soglia minima di sopravvivenza, è ancora fresca la memoria della "rivolta dell'acqua" contro la privatizzazione delle risorse locali da parte dell'americana Bechtel e del gigante francese, la Suez de Lyonnaise des Eaux.

Quando quest'ultima annunciò una tassa di circa 400 dollari per ogni abitazione che volesse il collegamento con l'acqua potabile, iniziò una serie di proteste e di scontri che portarono alle dimissioni consecutive di ben tre presidenti boliviani.

Ma la vera ricchezza della Bolivia sta nel gas naturale. Lo sanno bene la Enron e la Shell, che nel 1995 - dopo lunghe pressioni da parte di Washingtion e dello stesso IMF - acquistarono dal governo boliviano tutti i diritti per lo sfruttamento delle risorse, a soli 250 milioni di dollari, e cioè un centesimo circa del valore complessivo.

All'orizzonte si profila però lo Chavez locale, il leader socialista Evo Morales, che vuole ri-nazionalizzare tutti i giacimenti, e che ha ormai raccolto attorno a sè tre quarti del supporto popolare, in vista delle elezioni del prossimo dicembre.

Il problema maggiore, in tutto questo, sembra essere il clamoroso divario fra l'obsoleta mentalità USA "anni '70", basata sulla controguerriglia, sui "desaparecidos", e sul terrore degli squadroni della morte, e la crescita di coscienza avvenuta nel frattempo nelle popolazioni locali, che non accettano più così passivamente di venire calpestate dal tallone dello "yanqui".

Se non cambierà qualcosa in fretta, al vertice dell'amministrazione USA, le premesse per un vero e proprio genocidio, su scala continentale, sembrano esserci davvero tutte.

Massimo Mazzucco




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