Due baffi e una cravatta in cerca di identità

Data 15/11/2005 1:25:22 | Categoria: politica italiana

Canisciolti ha pubblicato questa intervista a Massimo d'Alema, che riproponiamo con in nostri commenti intercalati.

"Da quando è nato il nostro partito - dice D'Alema, replicando alle obiezioni della minoranza sul partito democratico - abbiamo lavorato per costruire una grande forza riformista moderna collegata al socialismo europeo ma in grado di proiettarsi oltre i confini ideologici: questo è iscritto nel Dna del nostro partito, nell'atto fondativo, nelle ragioni per cui abbiamo dato vita al nuovo partito".

Una "grande forza riformista moderna": come quella di Blair, intende? "Collegata al socialismo europeo": E quale sarebbe, di grazia, il socialismo europeo? Quello di Schroeder, quello di Zapatero, o per caso quello di Cofferati? "Ma in grado di proiettarsi …." Ma proiettarsi dove, d'Alema? Ai piedi dell'attuale Papa, esattamente come fece il neo-eletto d'Alema con Karol Woytila, una decina si anni fa?

D'Alema si rivolge soprattutto a Cesare Salvi ...
che aveva proposto un "seminario" per capire "come mai da quindici anni è in piedi il tema del superamento della nostra forza politica, e poi non si realizza mai?".

Già, come mai? Che domande stupide fanno, alla volte, certi "ex-compagni".

"Sarebbe sbagliato - dice D'Alema - dire che questa tensione a costruire qualcosa di nuovo è stata improduttiva: ha dato dei risultati parziali".

Infatti, è più che sbagliato. Le bombe all'uranio sui bambini di Pristina erano già qualcosa di molto concreto. E se ci si sbriga, si riesce ancora ad infilarsi nella corsa al saccheggio dell'Iran. Prima però devi andare a farti "timbrare" da Sharon, caro amico. Ce l'hai, la faccia di palta come Fini? Impara da lui, come si fanno i voltafaccia storici. Altro che quindici anni di tormenti, lui ci ha messo quindici minuti - giusto il tempo di dire che il fascismo era un sistema democratico - e si è cavato il dente.

Di sicuro, "ci ha aiutato ad allargare i confini del nostro partito, che non è più il partito di 'quelli che vengono dal Pci', è un partito diverso che vede come co-fondatori amici, compagne, compagni che vengono da altre storie". Soprattutto, "la grandissima maggioranza degli iscritti non è mai stata iscritta al Pci".

Se ci mettete ancora un pò, a trovare la vostra "identità", tutti gli ex-iscritti fanno in tempo a morire tre volte. Ma poi, come si fa a "venire" dal PCI, scusate? Pensa se io un giorno ti presentassi un certo Hitler, e ti dico: "sai, Adolf è uno che viene dal nazismo". "Ah sì, e dove va?" "Non lo sa ancora, poverino, è molto confuso. E' tentato dal liberismo rampante, ma anche il nuovo socialismo federativo non gli dispiace." Caro d'Alema, le ideologie non sono delle stazioni climatiche, che si visitano a seconda delle stagioni. Soprattutto se in nome di quelle milioni di persone che ci credevano ci hanno lasciato la pelle.

Poi, "questa tensione unitaria ci ha aiutato a costruire un sistema di alleanze che è molto di più delle normali alleanze tra partiti, perché l'Ulivo è stato qualcosa a metà tra un'alleanza tra partiti e una forza di 'confederazione' di partiti".

Ringraziamo allora questa vostra tensione unitaria, senza la quale non si sarebbe mai riusciti a mettere d'accordo un Rutelli con un Bertinotti. Davvero una bomba, questa "confederazione" (cosa non fa dire, a volte, la paura di restare fuori dalla partita).

Dunque, "ancorché questa tensione non abbia trovato un approdo, …

Ma non hai appena detto che ha partorito addirittura una confederazione? Dove vuoi ancora "approdare", con una semplice tensione, direttamente in Paradiso?

.. il fatto che ci abbia accompagnato come una 'coscienza infelice', nel senso hegeliano del termine, nel senso che è stato il pungolo a non accontentarci mai di ciò che siamo, secondo me è il punto di forza, non di debolezza".

Quante contraddizioni si possono infilare, in un'unica frase "hegeliana" completamente vuota di significato? Se è un punto di forza, perchè sei infelice? Ti danno forse fastidio i "pungoli", per caso? D'altronde ti capisco, figurati. Rompe i coglioni dover fare anche qualcosa di costruttivo, ogni tanto.

Di certo, "credo sarebbe un po' assurdo, dopo avere fatto di questo l'orizzonte della ricerca di questi quindici anni, che noi l'abbandonassimo. Non vorrei, dopo tanto faticare, che noi abbandonassimo questo obiettivo ora che la meta appare più visibile".

Ma di quale meta parla? Ma cosa sta dicendo? E poi quale faticare, scusa? Si è per caso rovinato la salute, a furia di fare digiuni, o si è forse giocato la voce, a furia di fare ostruzionismo in parlamento, contro la guerra in Iraq? Il momento più duro della settimana, per D'Alema, viene al massimo quando deve salire i tre scalini del predellino del treno per Capalbio.

D'Alema avverte, peraltro, che "più la lista unitaria la si riduce ad un cartello elettorale, meno è probabile che attiri gli elettori".

Aha! Gli è scappato, il lapsus freudiano! "Attiri gli elettori", ha detto? Attirare? E cosa siamo, secondo lui, delle povere allodole in cerca dello specchietto perduto?

A prescindere dal calcolo elettorale, …

Ah, ecco, vedi che se n'è accorto. Vecchio volpone, l'esperienza non lo ha tradito, dopotutto.

… quella del nuovo soggetto riformista è una "prospettiva reale, concreta".

Ma come? Ancora non è approdato, e c'è gia un "nuovo soggetto riformista", che ha pure una "prospettiva reale, concreta"? Ma allora, scusa, perseguila e basta, no? Perchè stai ancora li a menartela coi seminari? Agisci e piantala di rompere le scatole con i tuoi problemi di partito.

Certo, "ci sono altre idee, continueremo a discutere tra di noi, non dobbiamo compromettere l'unità politico-programmatica della nostra campagna elettorale".

Ah, ecco, mi pareva. La prospettiva concreta ce l'ha solo lui, in verità, e se la tiene stretta stretta. (E' il famoso asso nella manica, come quello di Nixon, che disse agli americani "Io ho un sistema per vincere in Viet-Nam, ma non posso dirlo. E il bello è che quelli ci hanno pure creduto).

D'Alema chiede quindi più rispetto per questo progetto: "Credo che questa prospettiva vada trattata con meno sarcasmo. Oggi questo obiettivo appare più vicino". Conclude D'Alema, ancora rivolto a Salvi: "E poi faremo il seminario".

Su questo ha ragione, ragazzi! Diamogli respiro. Quindici anni per mettere a punto una strategia non sono niente. Una cosa era scrivere Il Capitale, o Mein Kamph, che in due-tre anni al massimo te la cavi. Ma trovare il modo di convincere una nazione come l'Italia che vorresti governare senza la minima idea di cosa fare, non è mica facile. Almeno Prodi il verbo "faremo" ogni tanto lo usa.

Ma sono questi, i politici di cui abbiamo bisogno? Ma davvero non si riesce ad esprimere niente di più concreto, dalla parte dei "meno peggio"? E da quando in qua, poi, uno prima si mette in politca, e poi cerca "il messaggio"? Non dovrebbe essere l'esatto contrario, piuttosto?

Massimo Mazzucco




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