L'ONERE DELLA PROVA

Data 21/9/2005 22:18:23 | Categoria: media

Pubblicata nei commenti la replica del mittente. Ripristinata la pagina originale con l'analisi del video della decapitazione di Nicholas Berg. (E' l'articolo più letto di tutti su LC, con oltre 13.000 letture).

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Abbiamo ricevuto questa breve lettera, che pubblichiamo, con relativa risposta, perchè l'argomento è di fondamentale interesse per tutti coloro che si occupano di libera informazione.

"Le tesi che smentiscono i resoconti apparsi su giornali e televisioni devono essere sorrette da prove forti. La tesi "Nicholas Berg è stato decapitato non da terroristi, ma da uomini sul libro paga degli Stati Uniti" da quali prove è sorretta?"

Segue firma

Gentile Sig. ---, lei pone un problema di primaria importanza, che va alla radice stessa di tutto ciò che accade in questo nuovo mondo della libera informazione*.

Lei chiede "prove forti". Innanzitutto, devo dire che "prove" è una parola molto grossa. Per poterle "provare" ciò che sostengo, nel caso specifico di Berg, dovrei portarle qui l'agente della CIA che ha pagato un "iracheno qualunque"...
... per incapucciarsi e recitare la sceneggiata della sua decapitazione.

Lei sa benissimo che questo non potrò mai farlo, e non vorrei quindi che una sua richiesta così tranchant non fosse che un mezzo per respingere l'ipotesi tout-court (abbia pazienza, oggi mi sento molto "rive-gauche").

Esiste però un modo, per noi "poveracci" dell'informazione, per giungere almeno a delle certezze relative, e questo da sempre è stato l'unico obbiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere.

Nel caso specifico di Berg, abbiamo analizzato a fondo, fotogramma per fotogramma, la sequenza della decapitazione, ed in base ad un minimo di esperienza foto-cinematografica (del sottoscritto), più una bella spalmata di buon senso collettivo, abbiamo dedotto che il ragazzo era già morto al momento della tragica messinscena. I motivi che portano a questa conclusione sono illustrati dettagliatamente nell'articolo originale, che fu fra l'altro il primo articolo che provocò per luogocomune una certa impennata nelle letture.

Una volta giunti a quella conclusione, che non credo vorrà contestare, abbiamo interpellato Madre Logica, la quale ci ha suggerito ciò che segue: se il ragazzo era già morto, ma si volle far credere che fosse vivo, significa che era interesse di chi ci ha realizzato quel nastro il far apparire l'islamico molto più "feroce ed animalesco" di quanto lo fosse.

Se si guarda ora al particolare momento storico in cui il fatto avvenne - si era, se ben ricorda, al fatidico "terzo giorno" di crisi, a Washington, per lo scandalo di Abu Grahib appena scoppiato - dobbiamo anche concludere che non fosse certo interesse di nessun islamico, in quel particolare momento, distrarre l'attenzione dai fatti in corso, nè tantomeno apparire "feroce" in maniera innecessaria agli occhi del mondo.

Casualmente invece l'"orrore" generato dalla decapitazione in diretta, in occidente, fu l'unica cosa in grado di sormontare, almeno momentaneamente, l'orrore crescente per le torture di Abu Grahib.

Infine, il rinforzare così vigorosamene l'immagine del "feroce saladino", armato di Corano e scimitarra fin dalle prime nostre letture giovanili, non poteva che tornare a vantaggio degli americani, a lungo termine, per la loro "lotta agli infedeli" (fu Bush a parlare di "crociata", non certo io), che giustamente prevedevano lunga e difficile.

Come vede, non le ho dimostrato assolutamente nulla, ma l'aver ripercorso quei passaggi mentali, soprattutto alla luce di tanti fatti che sono susseguiti (Baldoni, Simona e Simona, Sgrena, eccetera) non ha fatto che rafforzare la mia convinzione in proposito. Mi piacerebbe a questo punto sentire anche la sua.

Mi perrnetta infine di capovolgere il suo assunto iniziale ("le tesi che smentiscono i resoconti apparsi su giornali e televisioni devono essere sorrette da prove forti") in questo modo: le tesi sostenute da giornali e televisioni devono essere sorrette da prove forti.

Quelle della colpevolezza di bin Laden le stiamo ancora aspettando. Anche quelle deboli, volendo.

Massimo Mazzucco



* Preferisco il termine "libera informazione" a quello di "controinformazione": una volte tolte le sorgenti primarie - le agenzie - non esistono "informatori" per definizione, ma semplicemente chi lavora libero da padrone e chi no. I secondi sono "ricchi", ma di questa ricchezza devono rendere conto a qualcuno, i primi sono "poveri", ma non devono rispondere a nessuno. Per quel che ci riguarda poi, visto quanto sopra, la "controinformazione" casomai la fanno loro.




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