UNO COME TANTI

Data 16/7/2005 12:34:46 | Categoria: terrorismo

Hai 18 anni, sei un ragazzo come tanti. Vivi in una grande città, insieme a tanti altri come te. Una mattina come tutte le altre saluti la mamma ed esci di casa per andare a scuola. Prenti il tuo solito treno da pendolare, e poi il metro che ti lascia proprio a due isolati da scuola.

Mentre percorri l'ultimo tratto di strada, ti avvicina un signore con una scusa qualunque: "ti interessano dei telefonini rubati, ragazzo? A cinque euro l'uno, puoi prenderne anche tre o quattro, così magari li rivendi pure ai tuoi amici". Tu ci caschi, segui il signore dietro l'angolo, e dopo un attimo ti ritrovi imbavagliato e immobilizzato, all'interno di un furgoncino senza finestre, che si allontana veloce dalla zona. L'ultima cosa che vedi ...
... è il volto di un uomo che ti mette in faccia un panno intriso di qualcosa, poi ti senti mancare le forze.

Verso le tre del pomeriggio tua madre, non vedendoti arrivare, comincia a preoccuparsi. Sa infatti che in mattinata ci sono state quattro esplosioni, nel centro di Londra, con tanti morti e tanti feriti. Tu in realtà non avevi nessun motivo per trovarti da quelle parti, ma le madri sanno sempre quando ai figli succede qualcosa di brutto.

Alle sei di sera tua madre è attaccata al telefono, che chiama angosciata lo stesso numero a cui si rivolgono tutti i familari di coloro che non sono tornati a casa quella sera. Ma è troppo presto per sapere, ti dicono, i morti sono quasi tutti sepolti nella galleria, e ci vorrà del tempo prima di poterli identificare.

Ma a quel punto la mamma sa già, e non telefona più. Anzi, ora è lei che aspetta paziente che squilli il telefono.

Ma tutto tace. E tace anche per l'intero giorno seguente.

All'alba del terzo giorno, vedi i poliziotti che vanno a bussare a casa di tua madre. La vedi che rimane a bocca aperta di fronte a quello che le dicono. Mentre lei si abbatte piangente, da sola in un angolo, vedi che la polizia circonda la casa, e la perquisisce da cima a fondo. Vedi un poliziotto che nasconde qualcosa nella tua stanza, e subito un altro che la trova, e la mostra agli altri tutto eccitato: parlano di esplosivo, e sembrano molto soddisfatti di quello che hanno trovato. Arriva la televisione, escono telecamere e macchine fotografiche dappertutto. Qualcuno sta intervistando i tuoi vicini, che scuotono la testa e allargano le braccia allibiti.

Ti accorgi che intanto la tua foto è finita su tutti i giornali. Ti hanno fotografato con lo zainetto, probabilmente all'uscita della metropolitana, mentre andavi a scuola quella mattina. Dicono di aver trovato i tuoi effetti personali sull'autobus numero 30, quello che è esploso a Tavistock Square. E accanto a questi, dicono anche di aver trovato il tuo documento di identità.

Pensi ad un errore, ti viene da protestare, vuoi gridare che non è vero, ma sei sopraffatto dalla frustrazione e dall'impotenza, perchè urli come un dannato, ma dalla tua bocca non esce il minimo suono.

Sei morto, caro ragazzo come tanti. Purtroppo è toccato a te: la tua vita ingiustamente rubata era il prezzo per portare avanti un disegno molto più grande di te, un disegno che nè tu nè tua madre avreste mai potuto capire.

Un disegno talmente complicato, talmente stupido, talmente cinico e feroce, talmente assurdo, talmente lontano dalla mente di tutti noi esseri normali, che in realtà non riuscirebbe a capirlo nessuno, nemmeno se glielo spiegassero tre volte al giorno per filo e per segno.

Massimo Mazzucco



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