LIVE 8: ARE YOU READY FOR THE REVOLUTION?

Data 7/7/2005 8:31:51 | Categoria: news internazionali

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<span style="font-family: linotypeergo-regular;"><span
style="font-weight: bold;"><img align="right" hspace="5"
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src="http://www.luogocomune.net/lc/images/library/live8bo.jpg">LIVE8:
ARE YOU READY FOR THE REVOLUTION?</span><br>
<br>
di Andrea Franzoni<br>
<br>
Il circo delle illusioni e delle ovvietà si è
pronunciato, incapace di vedere oltre il proprio naso. Le misure
invocate rinforzeranno il controllo dei poteri sulle masse ingenue, ma
non cambieranno assolutamente nulla a livello umanitario, anzi. Ecco i
meccanismi che conservano la povertà, e che nessuno si
permetterà di toccare.<br>
<br>
Certamente lo sapete: sabato pomeriggio c'è stata la vetrina del
Live8, e fra poco ci sarà il G8. Blair, che giocherà in
casa, presenterà il suo progetto: cancellazione del debito e
fondi raddoppiati. Il progetto, forse, verrà anche accettato.<br>
<br>
I trucchetti, però, restano. E vi sembra probabile che questi
possano, da un giorno con l'altro, dopo un concerto di qualche dozzina
di pop-star viziate dalle case discografiche ...
...davanti a un pubblico ingenuo, risolvere i problemi del Terzo Mondo
(e non dite "almeno ci provano")?<br>
<br>
Tony Blair ha presieduto in prima persona la <span
style="font-style: italic;">Commission for Africa</span> (1) che ha
elaborato il progetto, e ha raccolto il tutto un libro (che costa
online 5 Euro, e l'incasso pare non essere destinato in beneficenza).
Non so se questo libro sia stato stampato in Italia, e nemmeno se
esista la versione in italiano (credo di sì), intanto
però ho trovato il link per leggerlo in pdf in inglese (2) e,
mentre i sognatori calavano i pantaloni al ritmo dei ritornelli di Bono
convinti davvero di cambiare il mondo con la loro presenza (3), ci ho
dato un'occhiata.<br>
<br>
Tanto fumo, per quel poco che sono riuscito a leggere prima che mi
scoppiassero gli occhi (sono circa 500 pagine), e naturalmente non
c'è nulla di nuovo. Le solite cose, strappalacrime, e fra le
righe la chiave per capire come mai la povertà in Africa

persiste e come mai molti grandi economisti siano così
pazzerelli da dire che gli aiuti dati all'Africa, con il moderno
sistema, non cambiano la situazione di un centimetro ma, anzi, spesso
addirittura la peggiorano.<br>
<br>
Qualche cifra: qualche giorno fa gli 8 capi del mondo (in verità
7, Putin non era stato invitato) hanno cancellato il debito a 18 paesi,
quasi tutti africani, per un totale di 40 miliardi di Euro. Questo per
mettere in chiaro le cifre del debito: 18 stati, in tre decenni, hanno
accumulato un debito di 40 miliardi. Facciamo attenzione ai numeri.
Bellamente, tra le righe, nel paragrafetto dedicato (dopo tante belle
parole più che scontate) al "capital flight" (5), sta la causa
principale e più imbarazzante del problema della povertà
in Africa.<br>
<br>
<span style="font-style: italic;">"Large sums of money depart Africa in
the form of capital flight, a problem that afflicts Africa much more
severely than it does other developing regions. [...] While capital
flight is always difficult to estimate, the outflow is apparently
around US$15 billion per year (of the same order as aid flows into the
continent over the past decade or so). The best mechanism to stem the
outflow of money from Africa is, again, to improve the investment
climate. Savers need to feel confident that the legal, banking, and
regulatory frameworks are effective – and that the political and
economic system is stable enough that their investments will not be
stolen, confiscated, or subjected to arbitrary taxation. Only then will
they feel confident about bringing their money back to invest at home
in Africa."</span><br style="font-style: italic;">
<br>
In pratica, mentre il debito di 18 paesi consisteva in 40 miliardi di
dollari, scopriamo che sono 15 i miliardi di dollari che ogni anno
escono dal continente nero. Questi 15 miliardi di dollari, più o
meno, sono (più o meno) la stessa cifra che entra, grazie alle
donazioni dei grandi del mondo, in Africa. In soldoni, i paesi
industrializzati versano all'Africa 15 miliardi di dollari e, a fine
anno, riportano a casa 15 miliardi di dollari. Con la differenza che,
mentre i primi sono soldi dei contribuenti, i secondi sono profitti che
vanno nelle tasche delle multinazionali, e con la differenza che con
questi soldi ci fanno credere di cambiare il mondo (in verità
oltre ai profitti immediati l'attuale sistema fa in modo che i potenti
si approprino delle risorse dell'Africa per sempre, con un danno extra
che si pagherà per decenni, e consiste nella privazione
all'Africa dei suoi stessi mezzi di sussistenza). Questo meccanismo,
ovviamente, non verrà intaccato. Anzi, dando più soldi,
saranno automaticamente maggiori i proventi che le multinazionali (sono
loro, ovviamente, a produrre, realizzare utili sottopagando, e a
incassare gli enormi utili) riporteranno a casa (depredando un
continente, con una redistribuzione della ricchezza prodotta
praticamente nulla) grazie a leggi che permettono l'esportazione dei
capitali e dei profitti e che sono imposte fra le regole a cui
sottostare per beneficiare dei prestiti (e poi per ottenere la
cancellazione del debito).<br>
<br>
Quali sono le motivazioni di questa fuoriuscita di denaro, per Blair,
Geldorf e soci? Gli investitori stranieri, secondo loro, non si sentono
sicuri a reinvestire i profitti in Africa (di redistribuzione di una
porzione dei 15 miliardi di dollari, ovviamente, non se ne parla)
perchè non c'è sufficiente stabilità e
trasparenza. Il motivo dell'instabilità è presto
spiegato: bande di ribelli imperversano, massacrate dai mercenari
pagati dalle multinazionali. Essi rivendicano la redistribuzione della
ricchezza, infrastrutture utili, rispetto per l'ambiente. E sono
soggetti a ogni forma di arbitrariato, stupri, violenze,
incarcerazioni, spesso si tratta di minoranze etniche o di intere
tribù sfrattate. In India, per fare un esempio, gli ultimi anni
hanno visto il rafforzamento della presenza della Coca Cola. La Coca
Cola, però, aspirava dalle falde quantità enormi di acqua
per produrre le bibite, prosciugando i pozzi di decine di villaggi.
Sarebbe inutile fornire le cifre delle centinaia di persone morte di
sete per questo provvedimento (non osteggiato dal governo indiano), e
probabilmente i superstiti hanno avuto il coraggio di lamentarsi.
Creando instabilità, questo è ovvio, e provocando la fuga
(è colpa loro!) dei profitti a occidente.<br>
<br>
Le regole per accedere ai finanziamenti sono, mediamente, 111. Fra
queste, oltre a quella per l'esportazione della totalità dei
profitti (regola vagamente suicida, per uno stato poverissimo)
c'è anche la regola della liberalizzazione di ogni settore
economico (cioè la vendita ai privati di tutto ciò che
è pubblico). Acqua, spiagge, petrolio, sanità, terreni:
tutto viene privatizzato e venduto (sottoprezzo) in aste gestite dal
Fondo Monetario Internazionale (organismo il cui potere decisionale
è in mano ai grandi del G8 e che concede e finanzia i prestiti
scegliendo le condizioni e le modalità) alle multinazionali. In
un paese dove le persone muoiono di sete, privatizzare l'acqua (farla
in pratica pagare) snellisce le spese dello stato ma aumenta la sete
della popolazione civile (un giorno, in teoria, potremo vedere lo stato
africano comprare la sua acqua all'industria americana alla quale,
grazie al FMI, l'ha dovuta vendere anni prima). Idem per la
sanità: in un paese dove la gente vive con meno di un dollaro al
giorno si può ottenere un miglioramento facendo pagare le
medicine che prima erano a carico del pur povero stato? Idem per
l'istruzione: privatizzarla la rende automaticamente inaccessibile alla
massa. Così facendo, però, le multinazionali realizzano
profitti. Che poi, ovviamente, non reinvestiranno ma incasseranno.<br>
<br>
Anche i soldi che vengono prestati (spesso si tratta di somme
volutamente enormi che non potranno mai essere restituite) dal FMI non
possono essere spesi liberamente dai governi, ma sono destinati alla
costruzione di infrastrutture e all'acquisto di merci generalmente USA
(e degli altri stati del G8). Gli stati, quindi, sono costretti a
destinare gran parte dei soldi ricevuti per commissionare
infrastrutture di dubbia utilità (6) (e di scarsa
qualità, magari anche con appalti gonfiati) alle multinazionali
americane (qui sta gran parte dei soldi che ritornano all'occidente),
con un sistema che puzza vagamente di corruzione, quella corruzione che
gli stessi potenti imputano ai governi locali (si parla a riguardo del
sistema dei "sicari dell'economia"). Per ripianare parte dei debiti,
poi (in questo la cancellazione può essere utile) gli USA e gli
altri grandi costringono poi questi paesi del terzo mondo a vendere
altre ricchezze locali, magari sottoprezzo. Le grandi multinazionali,
in questa maniera (oltre che con le "privatizzazioni" imposte come
condizione per ottenere il prestito), si sono comprate pezzi di foresta
amazzonica, giacimenti petroliferi, spiagge, fiumi e piantagioni (che
si aggiungono all'acqua, alla sanità, alle compagnie
telefoniche, alle assicurazioni: queste sono tutte cose che
garantiscono profitti a lungo termine.<br>
<br>
C'è un pò di tristezza, ovviamente, nel vedere che le
cose non verranno cambiate, almeno in questa occasione. Verranno dati
più soldi, ma questo significherà più condizioni
castranti per gli stati e più denaro speso per gli interessi
delle multinazionali. Ciò che andrebbe cambiato è
l'atteggiamento, ciò che andrebbe criticata è la
globalizzazione impari (7), il neo-colonialismo, ciò che
andrebbero cambiate sono le strutture corrotte del FMI e della Banca
Mondiale, con le loro mille regole attraverso le quali impongono ordini
dannosi per le popolazioni disagiate del Terzo Mondo tutto.<br>
<br>
Questa tristezza che diventa più grande osservando le masse di
persone mosse dai migliori ideali che i potenti raggirano. Cosa costa
spiegare queste cose alla gente? E' più comodo fare proclami,
certo, ma come lo spieghiamo poi al sud del mondo? Ci si fa belli
sbandierando slogan terzomondistici, vendendo braccialetti agli
adolescenti e imbottendo di bugie milioni di persone. Madonna, da
Londra, urlerà "Are you ready for the revolution", e le persone
si infiammeranno. Ma i deboli, da tutto ciò, non traggono altro
che un pò di compassione (passiva o attivamente dannosa) in
più. E veramente null'altro.</span><b><span
style="font-family: linotypeergo-regular;"><br>
<br>
</span></b><br>
Andrea Franzoni&nbsp; (Mnz86)
<p align="justify"><font size="3"><strong>&nbsp;_______________________________________________________________</strong></font></p>
<p align="justify"><font size="1">(1) </font><a
href="http://www.commissionforafrica.org"><font size="1">www.commissionforafrica.org</font></a></p>
<p align="justify"><font size="1">(2) </font><a
href="http://www.commissionforafrica.org/english/report/thereport/english/11-03-05_cr_report.pdf"><font
size="1">http://www.commissionforafrica.org/english/report/thereport/english/11-03-05_cr_report.pdf</font></a></p>
<p align="justify"><font size="1">(3) </font><a
href="http://www.live8live.com/whatsitabout/it/%20index.shtml"><font
size="1">http://www.live8live.com/whatsitabout/it/ index.shtml</font></a><font
size="1">:
ma ci credono davvero alle cose che millantano, gli organizzatori di
questa WoodStock (perdonate la bestemmia) posticcia e disinformata, o
stanno prendendo per il culo milioni di persone (fra
cui&nbsp;metà della mia
generazione, perchè l'altra metà dorme) coscientemente?
Il richiamo a
certi valori, a certi ideali e all'impegno è più che
ammirevole. Ma
tutto si risolve in una sfilata di banalità, e la questione non
viene
minimamente sviscerata: a chi servono quindi queste manifestazioni?
All'autocompiacimento di chi vi partecipa?</font></p>
<p align="justify"><font size="1">(4) In verità il debito non
è stato
cancellato. Sono state imposte agli stati una serie di condizioni e,
solo quando saranno applicate alla perfezione, il debito verrà
cancellato. Il debito cancellato comunque è solo una parte del
debito
(interno ed estero) accumulato da quegli stati e, a oggi, gli stati
beneficiari di questo provvedimento vedranno una proporzionale
diminuzione dei contributi versati. I paesi sono Benin, Bolivia,
Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Guyana, Honduras, Madagascar, Mali,
Mauritania, Mozambico, Nicaragua, Niger, Ruanda, Senegal, Tanzania,
Uganda e Zambia. </font></p>
<p align="justify"><font size="1">(5) Pagina 116 della versione del
rapporto già citata (</font><a
href="http://www.commissionforafrica.org/english/report/thereport/english/11-03-05_cr_report.pdf"><font
size="1">http://www.commissionforafrica.org/english/report/thereport/english/11-03-05_cr_report.pdf</font></a><font
size="1">)</font></p>
<p align="justify"><font size="1">(6) Oleodotti, strade, porti
commerciali enormi, impianti di estrazione (di petrolio, ad esempio,
che viene venduto sottoprezzo), il tutto è di scarsa
utilità per la
popolazione e rafforza il controllo economico su questi avamposti
dell'occidente da cui le materie prime vengono rubate, ora come nel
passato, senza sostanziali miglioramenti per la popolazione. Non si
crea, per esempio, una forte industria statale (una FIAT africana) che
dia posti di lavoro stabili, che garantisca pensione e crescita
economica, che produca ricchezza senza esportarla e inizia la creazione
di un mercato di beni di consumo accessibili, nè una previdenza
sociale, una sanità e un'istruzione statale e solida
(l'imposizione,
infatti, è ridurre le spese dello stato all'osso). (</font><a
href="http://www.failacosagiusta.it/artecultura_hitman.aspx"><font
size="1">Leggi</font></a><font size="1">)</font></p>
<p align="justify"><font size="1">(7) Il liberismo imposto per i
settori agricoli, ad esempio, non è&nbsp;per
nulla&nbsp;praticato dai potenti nei
loro stati. Le condizioni imposte col ricatto dal FMI (espressione, lo
ricordiamo, della volontà degli stati del G8) proibiscono allo
stato
del Terzo Mondo qualsiasi sussidio o qualsiasi aiuto economico
all'agricoltura, in nome del neo liberismo estremo, mentre dal canto
loro l'UE e gli USA proteggono con ingenti finanziamenti (veri e propri
sprechi di grandi somme di denaro, il 40% del bilancio della
comunità
per un settore che occupa il 4% degli europei) il proprio settore
agricolo. La produzione eccede (lo sappiamo bene) le quote stabilite:
la comunità europea compra questa gran quantità di merce
e la vende
sottoprezzo sui mercati del terzo mondo. Questo, per assurdo, danneggia
gli agricoltori africani che vedono la merce straniera costare meno di
quella che loro, con gli scarsi mezzi che hanno a disposizione,
riescono a produrre e a rivendere. La Cina, per l'Africa, sono gli
stessi stati del G8 che, però, gli proibiscono dazi o aiuti
all'agricoltura locale.</font></p>
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