LETTERA DI S.PAOLO AI LOGOCOMESI

Data 29/6/2005 21:56:31 | Categoria: 11 settembre

LETTERA DI S.PAOLO AI LOGOCOMESI

E' con gaudio infinito che vi annuncio, fratelli di Logocomea, il ritorno dalla sua missione nelle ostili terre dell'aquilano del compagno d'avventura e di sofferenze, il santo e diletto, noto pei sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, e di mansuetudine, Hermannus Shevecus.

Pare che nella locale assemblea sia stato accolto molto meglio del previsto, riequilibrando così un pò le sorti della triste esperienza fatta di recente dai fratelli bolognesi. Il vescovo locale ha voluto mettere a disposizione di Shevecus addirittura una sala coperta, con tanto di lanterna magica collegata, tramite miracoloso cordone, al suo inseparabile breviario elettronico. Pare che l'omelia di Shevecus, detta "De turribus abbattutis - Presentatio multimedialis", abbia avuto tale riscontro, fra gli abitanti della comunità, che a gran richiesta egli si trovò costretto a conceder replica, dopo che la voce del suo messaggio si fu sparsa fra le viuzze dell'allegro capoluogo.

Ovvero, Shevek ha presentato all'Aquila la questione dell'11 Settembre, e pare che abbia fatto centro. Dopo aver riversato fiumi di parole, dati ed immagini sul pubblico della presentazione ufficiale ...
... ha dovuto fare il bis per una sala che nel frattempo si era di nuovo riempita ai limiti della capienza.

Dal che possiamo dedurre che o il popolo aquilano non aveva mai sentito parlare delle Torri Gemelle, oppure che Shevek è davvero bravo ad ammaliare le platee, grazie anche alla complicità del suo fedelissimo "desktop da viaggio".

Pare che la chiave vincente sia stata quella di partire con l'ironia: brevi citazioni, a braccio, del noto passaggio "I 19 assi del cielo", accompagnate da presentazione su megaschermo dei volti accattivanti e carismatici dei dicciannove eroi "armati di solo coltellino".

Una volta rotto il ghiaccio è stato più facile per Shevek presentare gli indizi a favore della demolizione controllata delle Torri, per poi sfondare una porta aperta - metaforicamente e non - con il buco finale nel Pentagono.

Ma lasciamo a lui, a questo punto, lo spazio che si merita, ponendogli qualche domanda sulla recente esperienza in terra d'Aquila.

M.M.



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