LA BRUTTA COPIA DELL'ORRORE

Data 13/3/2005 11:13:00 | Categoria: politica italiana

LA BRUTTA COPIA DELL'ORRORE

Nel nostro incurabile vizio di copiare gli americani in tutto quello che fanno, noi italiani abbiamo almeno la fortuna di fare sempre le cose "più in piccolo" rispetto a loro. Loro hanno l'attentato di Oklahoma City, noi abbiamo le bombe fai-da-te nei cassonetti del vetro riciclato. Loro hanno Bush col cappello da cow-boy, noi abbiamo Berlusconi col bandana. Loro hanno i Boeing che colpiscono le Torri Gemelle, noi abbiamo il monomotore che si schianta nel Pirellone. Loro hanno i governatori di Texas, Florida e California, e noi abbiamo i governatori di Abruzzo, Trentino e Basilicata.

Loro hanno Abu Grahib, e noi abbiamo Bolzaneto.

Una memoria di 534 pagine, depositata ieri dai pm Petruzziello e Minati, chiede il rinvio a giudizio per 47 fra dirigenti, agenti di polizia, agenti penitenziari, carabinieri, ...

... medici e infermieri, implicati nei casi di abuso e violenza sui detenuti registratisi a Bolzaneto nell'estate 2001, durante il G8 di Genova.

Grazie alla complicità dei mezzi d'informazione, completamente asserviti alle forze governative, abbiamo frettolosamente dimenticato dei fatti che bisognerebbe invece considerare con la giusta attenzione, visto che sono avvenuti in casa nostra. Sarebbe potuto capitare a un nostro figlio, a un nosto parente o a chiunque di noi.

Quelli che seguono sono estratti dalle testimonianze di 83 manifestanti, arrestati e in seguito rilasciati, contenute nell'avviso di chiusura indagini (fonte: Comitato verità e giustizia per Genova - www.veritagiustizia.it). I nomi sono stati rimossi, e viene indicato solo il sesso di ciascuno.

Certo, rispetto a quello che è avvenuto ad Abu Grahib, queste sembrano "torture" all'acqua di rosa. Ma la mentalità di fondo è la stessa, ed è quella, indipendentemente dagli effetti prodotti, che andrebbe curata alla radice.

In realtà c'è una cosa in cui noi italiani siamo stati più grandi degli americani: mentre loro si sono limitati a condannare un paio di militari di basso rango, direttamente coinvolti nelle torture, l'atto di accusa dei nostri pm include anche 15 dirigenti di alto livello, che di certo non hanno partecipato in maniera diretta ai soprusi. Sono i cosiddetti "apicali", sui quali "incombevano - come hanno spiegato i pm - gli oneri ed i poteri legati alla posizione di garanzia nonchè quelli legati alla qualifica di ufficiali di PG''.

Forse non riusciranno a far condannare nessuno di questi "pezzi grossi", ma almeno i nostri magistrati ci stanno provando. Onore al merito.

Massimo Mazzucco


1 M. Percosso in cella con un forte pugno allo stomaco; ancora percosso al passaggio in corridoio con pugni, schiaffi e calci; ingiuriato col ritornello «Uno, due, tre viva Pinochet», parole in tedesco che terminavano con la rima in «apartheid» e facevano suonare la suoneria del cellulare con il motivo Faccetta nera; costretto, con violenza e minaccia, a dire «Che Guevara, figlio di puttana»; insultato con epiteti quali: «Zecca, figlio di puttana, stronzo, comunista di merda, bombarolo di merda e devi morire lurido comunista»; gli sbattevano la testa contro il muro prendendolo per i capelli piuttosto lunghi e lo colpivano con calci alle gambe e schiaffi.

2 M. Percosso con pugni in faccia e calci alla schiena prima di entrare in cella, e poi in cella con pugni alle costole, veniva ancora percosso all'interno della cella a opera di agenti che stringevano ancora più forte i laccetti ai polsi, lasciati ingiustificatamente mentre si trovava all’interno della cella.

3 M. Insultato in cella con sputi e epiteti del tipo: «Negro di merda, schifoso, comunista di merda»; percosso in cella e nel corridoio mentre veniva portato al fotosegnalamento; percosso ancora in infermeria con un pugno allo stomaco.

4 M. Percosso durante i passaggi nel corridoio con calci e pugni e sgambetti; percosso in cella dove riceveva un calcio ai testicoli, pugni alla schiena, ai reni e calci ai fianchi; ingiuriato in cella con epiteti del tipo «comunisti e froci»; percosso nel cortile all'ingresso con calci e insultato ripetutamente; al passaggio nel corridoio veniva percosso con calci e pugni e sgambetti; in cella riceveva pugni e sberle.

5 M. Gli afferravano le dita della mano sinistra e poi tirando violentemente le dita stesse in senso opposto in modo da divaricarle, riportava lesioni: ferita lacero contusa di 5 cm tra il terzo e quarto raggio della mano sinistra; minacciato: «Se non stai zitto, ti diamo le altre» mentre gridava per il dolore in seguito alla mancata anestesia durante la sutura della lacerazione «da strappo» alla mano.

6 F. Insultata in cella con epiteti del tipo «zecche», «ne abbiamo ucciso uno ma ne dovevamo uccidere 100», nonché con epiteti e ritornelli come «Uno, due, tre viva Pinochet» e ripetutamente percossa con calci e insultata nel corridoio (arrestata alla Diaz).

7 F. Ingiuriata e minacciata: «Comunisti di merda, puttane e zecche». «Entreremo nella cella e dipingeremo i muri con nostri manganelli dello stesso colore della vostra bandiera», «siete delle bocchinare, puzzate sporche bastarde»; alla sua richiesta di andare in bagno e di cambiare l'assorbente, le veniva gettata della carta appallottolata sul pavimento, attraverso le sbarre e costretta a sostituirsi l'assorbente in cella con dei pezzi di vestiti alla presenza di altre persone anche di sesso maschile.

8 M. Percosso con uno schiaffo sul volto, riportava lesioni personali con sanguinamento dal naso; percosso sul collo a mano aperta, costretto con botte in faccia e sul collo, in conseguenza delle quali riportava una lesione (ematoma), a pronunciare frasi contro il comunismo e inneggianti al fascismo e a gridare «Che Guevara figlio di puttana».

9 M. Minorenne, percosso nell'atrio con forte pugno sullo sterno; percosso in cella con calci alle gambe e pugni sui reni; ingiuriato con epiteti del tipo «minorato e non minorenne», «comunisti di merda», costretto a intonare il ritornello «Uno, due, tre, Viva Pinochet; quattro, cinque, sei a morte tutti gli Ebrei»; «non vi scorderete della Polizia penitenziaria»; percosso ancora in cella con un colpo secco a mano aperta sul rene destro e in prossimità del ginocchio destro.

10 M. Percosso, con calci e spinte, quando transitava nel corridoio; percosso in cella: spinto a terra e, quindi, colpito da un calcio in faccia; ripetuta mente insultato: «Bombaroli di merda», «Tranquilli, ora arriva Bertinotti e vi salva lui»; veniva ripetutamente percosso nella cella, in particolare, tramite le sbarre, veniva colpito da agente che lo faceva svenire in conseguenza delle percosse.

11 M. Percosso con calci e pugni alla schiena e insultato, costretto a stare coricato a terra prono con gambe e braccia divaricate e testa contro il muro; ingiuriato con frasi, ritornelli ed epiteti «comunisti di merda», «vi ammazzeremo tutti»; percosso al passaggio nel corridoio e insultato anche con sputi; costretto a stare a carponi da un agente che gli ordinava di abbaiare come un cane, e di dire «Viva la polizia italiana».

12 M. Costretto a rimanere in piedi, con le braccia alzate oppure dietro alla schiena, le gambe divaricate e la testa contro il muro o ancora, seduto a terra ma con la faccia rivolta verso il muro o in altre posizioni non giustificate e costituenti ulteriore privazione della sua libertà.

13 M. Malore in seguito al getto nella cella di gas urticante-asfissiante; percosso nel corridoio con calci alle gambe da due ali di agenti (arrestato alla Diaz).

14 F. Minacciata: «Alla Diaz dovevano fucilarvi tutti» (arrestata alla Diaz).

15 M. Percosso in cella: gli facevano sbattere la testa contro la grata della finestra, lo costringevano a denudarsi e fare flessioni per almeno dieci volte, percuotendolo anche con il manganello alle gambe e procurandogli lesioni; ingiuriato e minacciato con la frase «sei un servo, il servo dei servi», «ti piace il manganello, vuoi provarne uno nuovo?», dandogli nel frattempo un colpo nel polpaccio più forte. Ingiuriato come altri con ritornelli o le canzoni d'ispirazione fascista (Faccetta nera; «Uno due tre Viva Pinochet»; «merde») nonché con epiteti (zecche, merde); subiva percosse al suo passaggio in corridoio.

16 M. Percosso in cella con calci alle gambe, pugni alla schiena e gli veniva premuta con forza la fronte contro il muro nonostante fosse ferita.

17 M. Costretto a toccarsi i piedi con le mani durante la perquisizione e le flessioni in infermeria e, percosso con calci alle gambe, quando non riusciva a toccare i suoi piedi con le mani.

18 M. Colpito con violenza alla testa nell’atrio, ingiuriato con la seguente frase: «Dove cazzo credi di essere figlio di puttana? Abbassa la testa non guardare»; ingiuriato nell'atrio e in cella con sputi, epiteti del tipo «bastardi, zecche di merda, comunisti di merda», nonché minacciato di morte e con frasi del tipo «Vi diamo fuoco; siete delle zecche e dei parassiti»; ingiuriato con ritornelli e canzoni di ispirazione fascista (suoneria di cellulare con il motivo di Faccetta nera), percosso in cella con manganellate alla schiena.

19 M. Ripetutamente percosso da due ali di agenti quando transitava nel corridoio e in cella, quando tentava di sedersi perché stanco; costretto con violenza (percosse) e minaccia a firmare gli atti relativi all’arresto contro la sua volontà.

20 M. Costretto a subire l’esalazione di gas asfissianti-urticanti; minacciato con l’aggravante dell'uso di un'arma a opera di agenti che sostavano all'esterno della struttura, in prossimità della finestra; in particolare costoro premevano il grilletto della pistola simulando delle esecuzioni così minacciandolo di morte.

21 F. Percossa nel corridoio durante l’accompagnamento ai bagni, le torcevano il braccio dietro la schiena nonché colpita con schiaffi e calci; insultata con epiteti rivolti a lei e alle altre donne presenti in cella: «Troie, ebree, puttane», ingiuriata con sputi al suo passaggio in corridoio; minacciata di essere stuprata con il manganello e di percosse; costretta a rimanere, senza plausibile ragione, numerose ore in piedi.

22 M. Ferito per una frattura al piede destro in conseguenza delle percosse subite durante l’arresto, subiva ingiurie («Bastardi rossi», «siete peggio della merda») e percosse nel corridoio; percosso in cella, anche con l’uso del manganello e fino allo svenimento; in conseguenza delle percosse e della posizione subiva lesioni consistite nella frattura alla costola del torace; veniva ancora percosso e minacciato da persona non identificata che gli pestava un piede dicendogli «ora ti rompiamo anche l’altro», alludendo al piede sano; subiva ingiurie a sfondo politico, attraverso suoneria di cellulare riproducente il motivo Faccetta nera nonché con epiteti del tipo «Bastardi», «comunisti di merda».

23 M. Percosso nel corridoio con calci e pugni; riportando lesioni personali consistite nel sanguinamento al naso - già leso a seguito di un pugno ricevuto nel momento dell’arresto - e un ematoma al polpaccio destro; ingiuriato nel corridoio con frasi come «Bastardi comunisti, è ora che impariate»; percosso con calci nella cella da agenti che gli facevano sbattere la testa contro il muro; percosso con schiaffi e calci quando veniva fatto sostare nel corridoio, in attesa di passare alla visita medica, costretto a tenere le gambe molto divaricate (in tale fase sveniva e veniva messo sotto flebo in infermeria).

24 M. Percosso in cella con calci e pugni; ingiuriato in cella con epiteti del tipo «rossi, bastardi, provate a chiamare Che Guevara che vi viene a salvare»; subiva percosse nel corridoio a opera delle due ali di agenti; ingiuriato e percosso in cella con ritornelli di ispirazione fascista e suonerie riproducente il motivo Faccetta nera.

25 M. Ripetutamente percosso con il manganello nel corridoio al suo passaggio, in bagno e nella cella; in conseguenza delle percosse con il manganello subiva lesioni al polpaccio destro; ingiuriato con la suoneria di un cellulare riproducente il motivo Faccetta nera; costretto, con violenza e minacce a gridare «viva la Polizia, viva il Duce»; ingiuriato nel corridoio da agenti che si vantavano di essere nazisti e dicevano di provare piacere a picchiare un «omosessuale, comunista, merdoso» come era lui e gli rivolgevano epiteti del tipo «frocio ed ebreo», «bastardo»; percosso fuori dall'infermeria con strizzate ai testicoli e colpi al piede; calpestato volontariamente sul piede, nonostante avesse informato di un trapianto osseo subito anni addietro; colpito in più occasioni con colpi, schiaffi e un calcio al fianco sinistro, riportando lesioni: ecchimosi alle gambe, braccia e spalle.

26 F. Costretta con minacce a girare su se stessa dieci volte e anche più; negato il diritto di avvisare i familiari e parenti (arrestata alla Diaz).

27 M. Costretto a subire con violenza e contro la sua volontà il taglio di tre ciocche di capelli. Costretto con violenza (percosse) e minaccia a firmare gli atti relativi all'arresto contro la sua volontà; costretto a fare il saluto romano e a dire ed ascoltare frasi contrarie alla propria fede politica: «Viva il Duce», «viva la Polizia penitenziaria».

28 M. Percosso nel corridoio e più volte in cella con un calcio alla gamba; nell'atrio subiva lesioni con una manganellata al polpaccio sinistro, percosso nel corridoio e ingiuriato con epiteti del tipo «zecche di merda», «comunisti di merda», e con altri riferimenti di tipo politico e intonando canzoni di ispirazione fascista («Uno, due, tre, viva Pinochet»).

29 M. Percosso con un colpo di manganello all’ingresso della caserma, mentre gli intimavano di non appoggiare la testa sanguinante contro il muro per evitare di sporcarlo; con un pugno e uno schiaffo al momento dell’arrivo alla cella; percosso alla caviglia dolorante e con un colpo dietro alle ginocchia da due diversi agenti mentre sostava nel corridoio.

30 F. Percossa con strattoni nel corridoio durante l'accompagnamento all'ufficio del fotosegnalamento; insultata in cella e ai passaggi nel corridoio con minacce a sfondo sessuale del tipo «troie, dovete fare pompini a tutti», «vi facciamo il culo; vi portiamo fuori nel furgone e vi stupriamo», nonché a sfondo politico come «comunisti zecche» e con l’attivazione della suoneria del cellulare con il motivo Faccetta nera; costretta a rimanere, senza plausibile ragione, numerose ore in piedi.

31 M. Percosso con manate al torace e alla testa, facendogli prendere testate contro il muro, calci sui testicoli nonché ingiurie consistite in epiteti quali «comunisti di merda, froci, perché non chiamate Bertinotti e Manu Chao» e ritornelli di ispirazione fascista quali «Uno due tre viva Pinochet etc...»; costretto in cella a raccogliere i propri documenti d'identità che alcuni agenti avevano con disprezzo sbattuto per terra, un agente lo prendeva per un orecchio e lo faceva chinare a forza a terra; costretto a raccogliere la spazzatura per terra mentre era sottoposto alla visita medica.

32 M. Percosso con schiaffi, pugni e calci; insultato con sputi nonché con filastrocche del tipo «uno, due, tre viva Pinochet», con la suoneria del cellulare con il motivo di Faccetta nera e col coro «Uno di meno, siete uno di meno» riferito alla morte di Carlo Giuliani; costretto a subire l’esalazione del gas asfissiante-urticante.

33 F. Costretta a camminare lungo il corridoio con la faccia abbassata e le mani sulla testa, colpita con calci, derisa e minacciata.

34 M. Percosso con calci e pugni e costretto, con violenza e minaccia, a gridare «viva il Duce e Alalà»; gli venivano cagionate lesioni personali, con una ustione al polso destro mediante una sigaretta; costretto a fare il saluto romano e a dire ed ascoltare frasi come: «Viva il Duce », «Viva la Polizia penitenziaria».

35 M. Mancato ricovero in ospedale nonostante la gravità delle lesioni subite: tra le quali un ematoma testicolare.

36 F. Costretta a rimanere, senza plausibile ragione, numerose ore in piedi, con il volto rivolto verso il muro della cella, con le braccia alzate oppure dietro la schiena, con le gambe divaricate, o in altre posizioni non giustificate.

37 M. Percosso con pugni, calci, manganellate, con pugni al costato e schiaffi alla testa, facendogli prendere delle testate; insultato anche con sputi.

38 M. Insultato con: «Abile arruolato», «pronti per la gabbia», «benzinaio», «accoltellatori... voi dei centri sociali», e domande sulla vita sessuale con evidente fine di scherno e senza necessità dal punto di vista sanitario. Offeso, mentre era nudo, rivolgendogli domande sulla vita sentimentale e sessuale; veniva costretto a spogliarsi nudo e a sollevare il pene mostrandolo agli agenti seduti alla scrivania; costretto con la minaccia di percosse con la cintura presa ad altro detenuto, a fare delle giravolte sul pavimento; percosso e ingiuriato con sgambetti e sputi da due ali di agenti mentre transitava nel corridoio (arrestato alla Diaz).

39 M. Percosso con spintoni, calci, pugni e manganellate; riportando lesioni sotto la pianta del piede dove veniva colpito con colpo di manganello utilizzato dalla parte dell'impugnatura; ingiuriato con frasi con riferimenti di tipo politico; costretto con percosse a gridare: «Che Guevara bastardo».

40 F. Le urlavano l’epiteto di «bastardi» rivolto a lei e agli altri suoi compagni di detenzione (arrestata alla Diaz).

41 F. Ingiuriata con «merda»; «Black bloc» da due ali di agenti mentre transitava nel corridoio (arrestata alla Diaz).

42 M. Costretto ad accucciarsi a quattro zampe come un cane e percosso con calci nel sedere.

43 F. Minacciata col manganello contro la bocca ferita, con la cantilena: «Manganello, manganello» e derisa per la paura dimostrata; ripetutamente ingiuriata con epiteti del tipo: «Bastardi» (arrestata alla Diaz).

44 M. Percosso ripetutamente con pugni e calci, riportava lesioni consistenti nelle fratture alle coste sinistre, costretto a firmare contro la sua volontà gli atti relativi al suo arresto; costretto, con violenza e minaccia, a gridare frasi come «Viva il Duce», «viva la Polizia penitenziaria».

45 M. Percosso in cella con sberle alla testa, alla schiena e con calci alle gambe per fargli mantenere la posizione; percosso ancora mentre transitava nel corridoio tra due ali di agenti con un colpo alle costole.

46 M. Percosso in cella con sberle alla testa facendogli prendere testate contro il muro, costretto, con violenza, ad abbassarsi a terra mentre gli urlavano nelle orecchie l’espressione «viva il Duce»; percosso mentre transitava nel corridoio con un colpo alle costole.

47 F. Costretta a rimanere nell'infermeria nuda oltre il tempo necessario per l’espletamento della visita medica, anche alla presenza di uomini, costretta a essere osservata nelle parti intime. Malore in seguito al getto nella cella di gas urticante-asfissiante. Costretta a rimanere, senza plausibile ragione, numerose ore in piedi.

48 M. Percosso nel corridoio con calci e pugni mentre transitava per raggiungere altri uffici, percosso nell’infermeria mentre veniva perquisito e sottoposto a visita medica con un pugno al torace; in conseguenza delle percosse riportava lesioni personali consistite nella frattura della costola destra; percosso, ingiuriato e minacciato in bagno da due agenti che lo costringevano a mettersi davanti al Wc e gli dicevano «orina finocchio», lo minacciavano di violentarlo. Con lo stesso manganello lo percuotevano all’interno delle cosce procurandogli ematomi, lo percuotevano ancora con pugni alla testa e alle spalle.

49 M. Insultato durante la visita medica con espressioni esprimenti forte disprezzo con tono di scherno. Costretto a stare con la faccia al muro, minacciato e costretto a non guardare in faccia i medici perché era un «pezzo di merda»; percosso con pugni e tirate d'orecchie; ingiuriato con epiteti del tipo «merda, fai schifo» e con sputi; minacciato: «La notte è lunga, questo è solo l’inizio»; percosso con colpi ripetuti dati con la mano aperta protetta da guanti; percosso ancora dopo essere stato costretto a spogliarsi completamente, percosso e minacciato («Sei stanco? Prova a tirare giù le mani che te le spezziamo»).

50 M. Costretto a marciare nel corridoio della caserma e ad alzare il braccio destro in segno di saluto fascista; percosso da agenti in cella con calci alle ginocchia e allo stomaco, schiaffi in faccia; ingiuriato con sputi anche in bocca; costretto con minaccia a inneggiare al fascismo, urlando «Viva il Duce»; colpito con un calcio alla schiena mentre transitava lungo il corridoio per essere ricondotto in cella dopo il fotosegnalamento.

51 F. Costretta, nell'infermeria, a rimanere nuda alla presenza di uomini, osservata nelle parti intime e costretta a girare più volte su se stessa; percossa al passaggio nel corridoio con spinte e sgambetti; minacciata da agente con la frase «questa è mia, questa me la porto via io; ci penso io».

52 M. Costretto a dire a voce alta «Buonasera lor signori» agli agenti entrati in cella, con violenza consistita nel torcergli la testa, dandogli anche uno schiaffo sul collo.

53 M. Percosso prima di entrare in cella: colpito con due cazzotti, percosso in cella dove veniva messo al centro in ginocchio e ripetutamente percosso e minacciato con frasi del tipo «non ti preoccupare te la facciamo noi la festa» (in considerazione del fatto che era il giorno del suo compleanno); colpito con pugni, calci e colpi con il manganello; ingiuriato con epiteti e canzoncine vari a sfondo politico.

54 F. Percossa nel corridoio con calci; subiva l'esalazione del gas urticante; veniva ingiuriata con epiteti rivolti anche ad altre donne del tipo «puttane, troie».

55 M. Percosso e ingiuriato, minacciato con frasi del tipo «adesso a questi gli facciamo sputare il sangue».

56 M. Percosso con pugni in faccia e due calci alla schiena prima di entrare nella cella; colpito in cella con un pugno allo stomaco; costretto, con violenza e minaccia, a urlare «viva il Duce»; percosso in più occasioni mentre transitava nel corridoio, anche con una ginocchiata allo stomaco.

57 M. Costretto con violenza (percosse) e minaccia a firmare gli atti relativi all'arresto contro la sua volontà; ripetutamente percosso da due ali di agenti quando transitava nel corridoio e in cella, quando tentava di sedersi perché stanco.

58 F. Rimasta nuda nell'infermeria alla presenza anche di personale non sanitario per un tempo prolungato non necessario per la visita medica, minacciata e costretta a girare più volte su se stessa. Mancato ricovero in ospedale nonostante la gravità delle lesioni subite: tra l'altro una frattura scomposta del 3 -4 dista le ulna sinistra (arrestata alla Diaz).

59 F. Costretta a camminare lungo il corridoio con la faccia abbassata e le mani sulla testa, colpita con calci, derisa e minacciata.

60 M. Percosso fino allo svenimento, mentre stava in ginocchio con la testa appoggiata contro il muro; percosso ripetuta mente anche con un forte colpo alla schiena da un agente nella cella.

61 F. Costretta con violenza (percosse) e minaccia a firmare gli atti relativi all'arresto contro la sua volontà; accompagnata dalla cella al bagno, e viceversa, costretta a camminare lungo il corridoio con la faccia abbassata e le mani sulla testa, colpita da altri agenti con calci, derisa e minacciata. Costretta con violenza e minaccia a chinare la testa all'interno della turca. Insultata con: «puttana», «troia»; e a subire da altri agenti frasi ingiuriose con riferimenti sessuali del tipo «che bel culo», «ti piace il manganello»; costretta a fare il saluto romano e a dire: «Viva il Duce », «Viva la Polizia penitenziaria».

62 M. Colpito alla schiena con un corpo contundente tipo bastone o manganello, riportava lesioni: ecchimosi ed ematoma; percosso da un agente afferrandogli il braccio già dolorante e torcendoglielo violentemente; offeso dicendogli: «Sei senza dignità» e in altra circostanza sputandogli addosso; percosso in cella da agenti in borghese che indossavano guanti neri con pugni e calci alle ginocchia.

63 M. Percosso con un colpo allo stomaco e con il manganello; ingiuriato con frasi del tipo «siete delle merde, stronzi, comunisti»; «Heil Hitler» e con la canzoncina su Pinochet costretto, con minaccia, a gridare in tedesco «Che Guevara stronzo».

64 M. Percosso con un colpo alla schiena, schiaffi e botte varie; in una stanza veniva costretto a denudarsi, a mettersi in posizione fetale e - da questa posizione - a fare una trentina di salti mentre due agenti lo colpivano con schiaffi; costretto a subire l'esalazione del gas urticante e ingiurie: «Stronzo, rubi i soldi».

65 M. Ripetutamente ingiuriato in cella e nel corridoio con epiteti del tipo «bastardi», «pezzi di merda», «comunista di merda» e, con il ritornello riferito a Pinochet, attivando la suoneria del cellulare riproducente il motivo Faccetta nera; percosso in cella quando contravveniva all'ordine di stare in piedi contro il muro con calci al costato e sulle dita nonché con un piede con anfibio sul collo per bloccarlo a terra; percosso con pugni, calci, spinte, tirate di capelli.

66 M. Percosso ripetuta mente con schiaffi - costretto a dire: «Sono una merda»; costretto a firmare i verbali relativi al suo arresto; costretto a subire lo spruzzo di gas urticante agli occhi, con conseguenti lesioni aggravate; condotto alle docce per la decontaminazione, era percosso con il manganello.

67 M. Percosso nel corridoio da agente che gli ordinava di raccogliere degli oggetti per terra senza piegare le ginocchia e tenendo le punta dei piedi contro il muro.

68 M. Ingiuriato in cella con epiteti e ritornelli di ispirazione fascista: «Heil Hitler», «viva il duce», «bastardi», «uno, due, tre viva Pinochet...»; percosso nel corridoio da due ali di agenti; nella cella veniva costretto ad accucciarsi a quattro zampe come un cane e percosso con calci nel sedere; percosso alle testa, ai genitali e alle gambe.

69 M. Percosso con schiaffi alla nuca e ingiuriato con epiteti vari da due ali di agenti, mentre transitava nel corridoio (arrestato alla Diaz).

70 M. Ingiuriato in cella con epiteti e ritornelli di ispirazione fascista: «Viva il Duce», «un, due, tre viva Pinochet...»; minacciato con espressioni del tipo: «Vi ricorderete della Polizia penitenziaria», «senti che schifo questi froci come puzzano»; percosso nella cella da un agente con un colpo secco a mano aperta sul rene destro e in prossimità del ginocchio destro.

71 M. Percosso ripetutamente nella cella e nel corridoio mentre transitava, con calci e pugni dietro alla schiena e con il manganello; costretto, con violenza e minacce a dire frasi del tipo «Viva il Duce», «viva il Corpo di Polizia penitenziaria»; «Ecco il Popolo di Seattle» ; offeso durante la visita medica: «Dove vai concio così; fai schifo».

72 M. Percosso in cella, con pugni alla schiena; minacciato con la frase che l'avrebbero pagata perché era stato ucciso un carabiniere; ingiuriato con frasi inneggianti il fascismo quali «viva il Duce».

73 M. Percosso con sgambetti e calci nel sedere e ingiuriato da due ali di agenti mentre transitava nel corridoio (arrestato alla Diaz).

74 M. Dichiarato in codice rosso e conseguentemente ricoverato in ospedale, affetto da trauma addominale, midriasi, midriasi pupillare e lipotimia.

75 M. Minorenne, ripetuta mente percosso con pugni; costretto a eseguire flessioni nudo con un agente che lo teneva per i capelli facendolo andare su e giù; ingiuriato con epiteti e ritornelli di ispirazione fascista («Uno, due, tre Viva Pinochet...», «Mussolini, olé»); percosso al passaggio nel corridoio da due ali di agenti.

76 M. Percosso quando transitava nel corridoio, in sala medica durante la perquisizione e la visita e costretto a rimanere in ginocchio; veniva costretto, con violenza, a subire il taglio di un codino.

77 F. Mancata assistenza medica pur avendo vomitato nella cella, gettato uno scottex e ordinandole di pulire la cella; costretta a fare il saluto romano e a dire ed ascoltare frasi: «Viva il Duce», «viva la Polizia penitenziaria»; minacciata e ingiuriata, con frasi ed epiteti del tipo «Non uscirete vivi da qui, bastardi, comunisti di merda» ed «entro stasera vi scoperemo tutte»; subiva percosse al suo passaggio nel corridoio da parte di agenti.

78 M. Percosso e ingiuriato in cella, colpito da un agente che gli faceva ripetutamente sbattere la testa contro il muro, colpito con pugni alle costole e un calcio nel sedere e gli urlava «ora avrete ciò che vi meritate, assassini»; percosso al passaggio nel corridoio da due ali di agenti.

79 M. Percosso nel corridoio al suo passaggio; percosso in bagno con calci nella schiena mentre orinava.

80 M. Percosso con un forte pugno al fianco sinistro quando si chinava a terra per raccogliere il sacchetto di ghiaccio sintetico che teneva alla fronte ferita; veniva percosso nel corridoio da due ali di agenti.

81 M. Percosso ripetutamente in cella con calci, manganellate ai fianchi e schiaffi alla testa; costretto ad urlare «viva il Duce e viva la Polizia penitenziaria» con minaccia; ingiuriato con ripetute frasi quali «sei un gay o un comunista?», scottato con accendino.

82 F. Subiva minacce anche a sfondo sessuale da persone che stavano all'esterno: «Entro stasera vi scoperemo tutte»; subiva percosse al suo passaggio nel corridoio da parte di agenti; colpita con violenza con una manata alla nuca; costretta a firmare i verbali relativi al suo arresto, che la stessa non voleva firmare; mostrandole le foto dei suoi figli, prospettandole che se non avesse firmato non avrebbe potuto rivederli.

83 M. Percosso con calci, sgambetti e colpi vari e ingiuriato da due ali di agenti, mentre transitava nel corridoio (arrestato alla Diaz).





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