Il caso Zimmermann

Data 15/7/2013 0:10:00 | Categoria: news internazionali

Un uomo (bianco-ispanico) esce di casa alla sera, armato. Vede un ragazzino (nero) che secondo lui si comporta in modo sospetto, e decide di seguirlo. Nasce una colluttazione e alla fine l'uomo uccide il ragazzino, che era disarmato, con un colpo di pistola al cuore.

Arriva la polizia, ma l'uomo non viene arrestato. Dopo il fermo, torna serenamente a casa sua. Soltanto dopo due settimane la polizia lo arresta, perché nel frattempo è stato incriminato per omicidio. Al processo però l'uomo viene ritenuto "non colpevole" per la morte del ragazzo, e torna ad essere un libero cittadino. Tutto ciò è avvenuto nel pieno rispetto delle leggi vigenti.

Sembra uno di quei famosi "quiz" della Settimana Enigmistica, dove alla fine ti chiedevano "spiega come tutto questo sia possibile".

È possibile, perché le leggi di cui stiamo parlando sono quelle dello Stato della Florida. La vittima si chiamava Trayvon Martin, e aveva 17 anni. L'omicida "non colpevole" della sua morte si chiama George Zimmermann, e ne ha 29.

La sera del 26 febbraio 2012 Zimmerman è uscito in macchina, quando ha notato un ragazzino col cappuccio che si muoveva nell'oscurità "in modo sospettoso", fra un vicolo all'altro.

Siccome c'erano stati già diversi furti nel quartiere - ha detto Zimmermann - ...
... lui ha deciso di chiamare la polizia, chiedendo che mandassero qualcuno al più presto. "Questo tizio sembra male intenzionato - ha detto Zimmermann al poliziotto - E' incappucciato, e si aggira fra le case come se non avesse nulla di meglio da fare". Verso la fine della telefonata si sente Zimmerman che dice: "Sbrigatevi, perchè questi bastardi riescono sempre a scappare".

Nel frattempo, Trayvon era scomparso alla sua vista - ha detto Zimmermann - per cui lui è sceso dalla macchina, "per vedere dove andava". Il poliziotto che era al telefono con lui ha sentito la portiera della macchina che sbatteva, e gli ha chiesto se fosse uscito dalla macchina. Zimmermann ha risposto di sì, e il poliziotto gli ha detto "non è necessario che lo segua. Rientri in macchina, ci pensiamo noi". Zimmermann ha acconsentito, e ha chiuso la telefonata.

A quel punto, racconta Zimmermann, Trayvon "è saltato fuori dal nulla" e gli è saltato addosso, "iniziando a picchiarlo e a sbattergli la testa sul selciato". Zimmermann ha iniziato a urlare, chiedendo aiuto, dopodiché è riuscito a mettere mano alla pistola e a sparare a Trayvon.

Quando la polizia è arrivata, Trayvon era già morto.

Veniamo ora agli aspetti legali: Zimmermann aveva un regolare porto d'armi, e girava armato. Zimmermann era anche un membro del "neighborhood watch volunteers", una specie di corpo di "vigilantes" del quartiere.

E qui scatta la prima legge della Florida, molto curiosa nella sua enunciazione: per quanto i "vigilantes" di quartiere che hanno il porto d'armi siano "scoraggiati" a girare armati, dice la legge, la cosa non gli è categoricamente proibita. (Per chiunque sappia leggere, in America questo significa "girate pure armati, tanto nessuno può dirvi niente").

In secondo luogo, Zimmermann ha subito dichiarato di aver agito in legittima difesa. E qui scatta la seconda legge americana (che non è soltanto della Florida, in questo caso, ma di tutti gli Stati Uniti): la polizia non ti può arrestare se non esiste una "probable cause", ovvero se non esistono indicazioni concrete che tu abbia commesso un reato di qualunque tipo.

Se passi in macchina davanti alla polizia con quattro cadaveri che penzolano dai finestrini, c'è rischio che tu venga fermato e arrestato. Se invece i cadaveri non si vedono, tu porti correttamente la cintura e le gomme non sono nè lisce nè sgonfie, non ti possono nemmeno fermare.

Poiché non c'erano testimoni diretti, e Zimmermann aveva delle lacerazioni al volto e al cranio, la sua tesi della legittima difesa stava perfettamente in piedi, e quindi non venne arrestato.

Questo scatenò un'ondata di indignazione popolare, che portò finalmente all'arresto di Zimmermann, ma soltanto dopo l'incriminazione formale per omicidio da parte della procura locale.

Al processo, conclusosi ieri, Zimmermann non è stato ritenuto colpevole nè di omicidio di secondo grado (intenzionale, ma non premeditato), nè di omicidio colposo (involontario). E' stato giudicato "non colpevole", poichè - secondo la giuria - ha agito per legittima difesa.

Ci si domanderà come sia possibile che un uomo armato di pistola possa invocare la legittima difesa per aver ucciso una persona disarmata. Il principio della legittima difesa, infatti, prevede che non si possa mai usare contro l'assalitore una forza superiore a quella che lui sta usando contro di te.

Se la fidanzata ti aggredisce a schiaffi, al massimo puoi reagire con una serie di schiaffi. Non è che puoi prendere un bazooka e farle un buco nella pancia di 40 cm, soltanto perché avevi il diritto di difenderti.

In tutti gli Stati Uniti, inoltre, la legge sulla legittima difesa prevede che prima ancora di esercitare quel diritto, se ti è possibile, tu cerchi di allontanarti in qualunque modo dalla zona del confronto.

Se tu sei fermo in motocicletta al semaforo, e arriva uno a piedi che ti dice "imbecille, ti spacco la faccia", non è che tu puoi scendere dalla moto, parcheggiarla, e poi spaccare tranquillamente la faccia a lui. In quel caso, hai il dovere di dare il gas e di allontanarti al più presto dalla zona del confronto. (Se invece preferisci scendere e fartela fuori a cazzotti va benissimo, non poi non venire ad invocare la legittima difesa).

Nel caso della Florida però (e di altri 17 stati), esiste una "esenzione" a questa legge, che si chiama "Stand your ground". Il termine significa letteralmente "resta dove sei", ma vuole anche dire "difendi il tuo territorio". Se tu temi che la tua vita sia in immediato pericolo - dice questa legge - non hai più l'obbligo di provare ad allontanarti, ma puoi scegliere di confrontarti direttamente con chi ti minaccia.

Anche questa è una legge molto curiosa, poiché si presume che la tua vita non sia mai realmente in pericolo finché tu stesso non abbia deciso di confrontarti. Mentre, una volta che stai facendo a botte, diventa più difficile per chiunque "allontanarsi dalla zona del confronto". Ma sembra evidente che questa legge sia soltanto un paravento legale per aggirare l'obbligo di allontanarsi, in modo da permettere a questi gloriosi cowboy dei giorni nostri di continuare ad utilizzare a proprio vantaggio la sempre opinabile tesi della legittima difesa.

Sarà un caso, ma da quando la legge "Stand-your-ground" è entrata in vigore nel Texas, c'è stato un "significativo aumento statistico delle morti per omicidio, mentre gli effetti di deterrenza sul crimine sono stati insignificanti".

Altrettanto evidente che qualunque tentativo per far abolire questa legge abominevole sia regolarmente finito nel nulla.

In conclusione, grazie alle leggi della Florida, Zimmermann ha potuto sostenere di essere stato improvvisamente aggredito da Trayvon, e di avere immediatamente "temuto per la propria vita", non dovendo più rispettare l'obbligo di allontanarsi. A sua volta, "la violenza con cui Trayvon lo ha aggredito" l'ha obbligato a mettere mano alla pistola, e a sparagli "per legittima difesa".

Purtroppo, Trayvon non è qui per raccontarci la sua versione dei fatti.

Ma una cosa è chiara in ogni caso: se questo "vigilante" da strapazzo fosse rimasto chiuso tranquillo in macchina, come la polizia gli aveva detto di fare, Trayvon oggi sarebbe ancora vivo.

Risulta infatti che quella sera Trayvon Martin non fosse affatto "male intenzionato", nè avesse intenti criminali di alcun tipo. Era semplicemente andato a comprarsi una bibita al vicino 7-Eleven, e stava rientrando a casa. Portava il cappuccio perchè pioveva, non perchè volesse nascondersi da nessuno. Trayvon Martin è morto a 70 metri dal portone di casa sua.

Aggiungiamo inoltre che, al momento del fermo iniziale, i poliziotti chiesero a Zimmermann se conoscesse la legge "Stand your ground". Lui ha risposto di no, e la cosa fu messa a verbale. In seguito però un militare che ha tenuto corsi di legge criminale in Florida - nei quali ovviamente viene insegnata anche quella legge - ha detto che Zimmermann nel 2010 è stato uno dei suoi allievi, e che era "uno dei migliori della classe, uno studente da 10 e lode".

Infine, notiamo che Zimmermann è stato ritenuto "non colpevole" della morte di Trayvon Martin da una giuria formata da cinque donne bianche e da una donna messicana come lui.

Ma naturalmente hanno ragione i conservatori della Fox, i "white supremacists" del Bible Belt e i razzisti in generale, ad "indignarsi" quando sentono dire che si è trattato di un omicidio e di un processo con motivazioni di tipo razziale. Ma stiamo scherzando? Qui è stata semplicemente applicata la legge. E quella, come è noto, è uguale per tutti.

Massimo Mazzucco



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