Corea: "La guerra è possibile"

Data 4/4/2013 21:00:00 | Categoria: news internazionali

Intervista della BBC a John Everard, ex-ambasciatore britannico in Corea del Nord.





D.: John Everard, ex ambasciatore inglese. Lei crede che questa volta sia diverso, Signor Everard?

R.: Sì, lo credo, per diverse ragioni. Prima di tutto, non abbiamo mai visto prima questo livello di retorica, in particolare questa escalation di retorica e minacce contro gli Stati Uniti e contro la Corea del sud.

In secondo luogo, non abbiamo mai visto in passato questo tipo di dichiarazioni legate direttamente al leader supremo, in questo caso Kim Jong-un. Nei precedenti scontri hanno usato dei mezzi diversi, come ad esempio le dichiarazioni del ministro degli esteri, che erano meno importanti. In termini nordcoreani, questa differenza è molto significativa.

I cinesi certamente sembrano vederla in modo diverso. La cosa più importante è che ieri la televisione nazionale cinese ...
... ha comunicato che l'esercito cinese sta muovendo delle truppe lungo il confine nordcoreano. Non hanno detto in che direzione le truppe si muovano, o cosa stiano facendo, ma il fatto che lo abbiano annunciato credo sia significativo.

D.: Che cos'è che fa arrabbiare la Corea del nord? Non gli piacciono le sanzioni che abbiamo messo contro di loro, per le cose che hanno fatto, ma hanno in qualunque modo ragione? C'è qualcosa che abbiamo fatto, noi dell'Occidente o chiunque altro, che possa giustificare il modo in cui si stanno comportando?

R.: Giustificarlo agli occhi di un paese mentalmente sano, no. Giustificarlo ai propri occhi, sì. Sono convinti di essere le vittime, sono convinti di essere perseguitati dagli Stati Uniti, e credono che se mai dovessero consegnare le loro armi atomiche farebbero la stesa fine della Libia o dell'Iraq.

D.: In altre parole, pensano di venire invasi. Sono sinceramente convinti che se non mantengono e continuano a rafforzare il proprio potenziale nucleare verranno invasi?

R.: O invasi, oppure che gli Stati Uniti troveranno un altro modo per rovesciare il loro regime. Fanno spesso riferimento alle sanzioni - sia quelle delle Nazioni Unite che quelle bilaterali, che loro vedono allo stesso modo - come un tentativo per soffocarli.

D.: Quindi c'è il pericolo, se loro ritengono di venire soffocati - per usare il termine in un modo come nell'altro - che a quel punto preferiscano cadere combattendo. È questo il pericolo?

R.: Credo che questo sia possibile, ma non ritengo che sia il pericolo principale. Il vero pericolo è che in questa escalation loro sembrano voler annunciare qualcosa di negativo ogni giorno, sembra che siano spinti a fare qualcosa che superi una "linea rossa" americana oppure sudcoreana. Ed è possibile che non sappiano valutare bene dove si trova questa linea rossa. Io ho la sensazione che Kim Jong-un sia convinto che ora che la Corea del Nord ha portato a termine il suo terzo test nucleare, né gli Stati Uniti nè la Corea del sud oseranno reagire ad una nuova provocazione nordcoreana.

Non più tardi di ieri la Corea del sud ha annunciato che le cose non stanno certamente così, e che loro saranno irremovibili. Il giorno prima il ministro degli esteri americano Kerry aveva ripetuto che gli Stati Uniti appoggeranno la Corea del sud. Se quindi la Corea del Nord facesse una stupidaggine, come ad esempio una ripetizione dell'affondamento di una nave sudcoreana, avvenuto nel 2010, oppure il bombardamento di un'isola sudcoreana, a quel punto ci sarebbe una reazione notevole, che temo porterebbe ad una spirale di violenza.

D.: Quindi, in due parole, lei sta dicendo che questa volta possiamo davvero andare verso una guerra?

R.: La cosa è possibile.

Fonte BBC



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