Il caso mediatico di Amanda Knox

Data 4/10/2011 6:20:00 | Categoria: media

Amanda è libera, l’America esulta.

Negli Stati Uniti l’avventura di Amanda Knox nelle carceri italiane è stata presentata dai media come una specie di viaggio nel medioevo da parte di una “turista accidentale”. Una ragazza venuta in Italia per studiare, piena di vita e di buone intenzioni, si trova improvvisamente coinvolta in una ragnatela di perversione, menzogne e trappole giudiziarie dalla quale esce con una condanna a vita per un delitto che non ha commesso.

Quando fu emessa la sentenza di primo grado, nel 2009, non ci fu rete televisiva in USA che non abbia lamentato apertamente l’ingiusta condanna subita dalla giovane americana ad opera dei giudici italiani. Tutti i reporter partivano dallo stesso presupposto, che Amanda “non potesse” essere colpevole, per poi esibirsi in acrobatiche spiegazioni di tipo social-filosofico, tese a giustificare in qualche modo questo “impossibile” verdetto. La più ricorrente di queste spiegazioni era che “Perugia non è Roma o Milano, Perugia è una cittadina di provincia, culturalmente arretrata, per la quale Amanda rappresentava la quintessenza dei mali del mondo: americana, libera ed emancipata, venuta a “portar via” i loro bei ragazzi, Amanda rappresentava in tutto e per tutto quello che le madri di Perugia temono di più”.

E quindi, secondo i media americani, la giuria non avrebbe fatto che rispecchiare questo sentimento, provinciale e distorto, condannando insieme ad Amanda tutti i mali che lei rappresentava. (Da cui si dovrebbe dedurre che Pietro Valpreda, che fu invece processato nella modernissima Milano, fosse davvero colpevole).

Poi emerse la personalità un pò ambigua del procuratore Mignini, sulla cui figura si allungavano le ombre irrisolte del mostro di Firenze. Lentamente diventava lui “il cattivo” di turno, …
… e la colpa della condanna di Amanda si spostava sulla personalità contorta di un uomo alla ricerca di una rivincita, dopo il fallimento imbarazzante delle indagini sul “mostro”.

Nel frattempo Perugia passava da una specie di bolgia medioevale ad una ridente cittadina di provincia, mentre il vero “mostro” – mediatico, in questo caso – diventava Mignini.

A rimetterci era sempre l’immagine dell’Italia, il cui sistema giuridico – ci raccontavano i media americani – permette ad uno come Mignini di inventarsi colpevoli inesistenti, e se per caso ti provi a criticarlo ti becchi pure una denuncia per offesa a pubblico ufficiale. (In America invece se offendi un pubblico ufficiale vinci un viaggio alle Bahamas con Pamela Anderson).

Insomma, l’Italia ne usciva come un paese in cui i Torquemada la fanno ancora da padrone, e il sistema giuridico rimane un giocattolo nelle mani dei potenti e dei corrotti.

Poi ci fu la riscossa dell’appello. Mentre il vero assassino veniva arrestato e condannato, le prove del DNA contro Amanda risultavano “contaminate”, o comunque non più valide. Il frammento umano trovato sul coltello risultava essere una semplice mollica di pane – ci fu detto - mentre il video della Scientifica che preleva e depone più volte sul pavimento il “pezzetto di reggiseno” veniva passato e ripassato all’infinito dai telegiornali americani, come se fosse lo spezzone di un film di Ridolini. Guardate con quale inaccuratezza – dicevano i commentatori indignati – la polizia italiana tratti elementi probanti di importanza cruciale come quello.

Ora il “cattivo” non era più l’ambiguo Mignini, ma la totale incompetenza della nostra polizia, che confondeva il pane con i frammenti umani e conservava i reperti probanti insieme alle salsicce nel frigo della caserma.

Nel frattempo crescevano le speranze per un annullamento della pena, e quindi agli occhi del pubblico americano il nostro sistema giuridico passava da un residuato dell’Inquisizione ad un “moderno sistema giuridico che permette addirittura di fare un processo ex-novo in fase di appello”.

Come dire, provateci soltanto, a confermare la condanna, e vi rovesciamo addosso 300 milioni di americani imbestialiti.

Ma non era finita. Quando sembrava che Amanda fosse ormai alle soglie della liberazione, restava ancora da demonizzare l’opinione pubblica italiana, “pesantemente influenzata dai nostri media”, che ormai presentavano regolarmente la ragazza come una “strega con la faccia d’angelo”. In questo modo, se per caso Amanda non fosse stata assolta, rimaneva sempre qualcuno a cui dare la colpa.

Invece per fortuna le cose sono finite bene, e Amanda potrà presto tornare nel paese della libertà e della giustizia. Paese che ovviamente si è dimenticato di stracciarsi le vesti e di montare una simile campagna mediatica per un certo Troy Davis, che sulla carta risultava innocente almeno quanto Amanda Knox.

Ma Amanda è stata condannata dal sistema giudiziario antiquato e corrotto di un paese lontano, e quindi costa poco criticarlo. Mentre il nostro sistema funziona benissimo – si dicono gli americani – e non ci passerebbe nemmeno per la testa di metterlo in discussione.

Ma soprattutto - non dimentichiamolo - Amanda Knox è bianca, allegra e piena di vita. Amanda è una di noi, rappresenta il nostro futuro, e noi non meritiamo in ogni caso di andare in galera, nemmeno per interposta persona. A “loro” invece può capitare. Loro sono diversi da noi, loro rappresentano il passato, sono un ingombro per la società, e ogni tanto con loro le ingiustizie capitano. Che cosa ci vuoi fare?

Massimo Mazzucco



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