Il caso Sicko - Come funziona la propaganda

Data 23/11/2010 7:20:00 | Categoria: media

Wendell Potter, un ex-dirigente della società di assicurazione sanitaria CIGNA, si è pubblicamente scusato con Michael Moore per aver contribuito alla campagna di diffamazione che affossò il film “Sicko” negli Stati Uniti, tre anni fa.

Lo ha fatto con una lettera aperta sul suo blog, indirizzata a Michael Moore, e poi ha ripetuto le sue scuse in televisione, in presenza di Moore, nel programma “Countdown” di Keith Olbermann (MSNBC).

Molti ricordano ancora la sera in cui il dott. Sanjee Gupta, allora “consulente medico” della CNN, silurò in diretta mondiale il nuovo film di Moore, definendolo “impreciso” e “non corrispondente ai fatti”. A Moore non fu concesso di replicare, e quello che poteva diventare un importante documentario, che denunciava il vero volto delle assicurazioni mediche in America, venne immediatamente eliminato da ogni listino di programmazione.

In realtà "Sicko" denunciava la degenerazione dell’intero sistema sanitario americano, ...

... che è ormai diventato una gigantesca macchina da soldi che si arricchisce sulla pelle dei cittadini.

Fu così che i dirigenti della CIGNA – racconta Potter – pensarono bene di mettere le mani avanti, e di distruggere il potenziale nemico prima che potesse fare dei danni irreparabili.

Nell’estate del 2007 Potter fu mandato di nascosto nella cittadina del Michigan dove vive e lavora Moore, con il compito di spiare letteralmente il giovane regista, e di scoprire su di lui tutto quello che si poteva scoprire. Potter arrivò anche ad assistere – sotto falsa identità – alla prima proiezione del film, per scoprirne gli eventuali punti deboli. Si accorse invece che il film era molto preciso e dettagliato, e scrisse ai suoi superiori un rapporto così allarmante da far mettere in moto immediatamente la macchina della disinformazione e della propaganda.

Prima di tutto fu creata una falsa organizzazione (un “front”), chiamata Health Care America, che si professava “non a scopo di lucro”, “non-partisan”, con lo scopo di “promuovere l’accesso, la scelta, le innovazioni, la qualità e la competitività nel sistema sanitario americano”. In realtà dietro a questa organizzazione c’era la APCO, la potente lobby delle farmaceutiche e del tabacco, da cui partirono sia la strategia che le alleanze per affossare il film di Moore.

In un loro documento – racconta Potter nel suo libro “Deadly Spin” – li leggeva addirittura: “Se Sicko mostrasse segni di poter influenzare la pubblica opinione sulla riforma sanitaria come lo ha fatto “An Inconvenient Truth” sul Global Warming, l’industria [medico-assicurativa] dovrà prendere in considerazione un piano per spingere Moore giù dal burrone” (Letteralmente, “push Moore off the cliff”).

Che cosa si intendesse esattamente con questa espressione non veniva chiarito, ma fortunatamente quel piano non divenne mai necessario: bastò la disseminazione di alcuni documenti che denunciavano la presunta mancanza di affidabilità da parte di Moore, e i grandi media abboccarono come pesci nella tonnara. O forse vollero abboccare, senza andare a loro volta a verificare quelle accuse.

Sta di fatto che il film "Sicko" fu un flop totale, che praticamente nessuno ha visto al di fuori della rete.

Oggi il mea culpa, tanto imprevisto quanto confortante, di Potter, che nel libro “Deadly Spin” ha voluto raccontare per filo e per segno tutti gli inganni, i sotterfugi e i crimini veri e propri che vengono commessi dall’industria medico-assicurativa nel nome del profitto.

Fra le altre cose, quindi, il libro di Potter dà pienamente ragione a Moore, e ne conferma l’accuratezza dell’indagine e delle accuse.

Moore, da vero gentleman, ha accettato pubblicamente le scuse di Potter, onorando anzi il suo coraggioso gesto nel saltare la barricata. “Non è stato facile, però – ha detto Moore – ritrovarmi faccia a faccia con l’uomo che ha ucciso il mio bambino”.

Massimo Mazzucco



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