I simpatici consiglieri di Obama

Data 15/11/2010 8:20:00 | Categoria: opinione

Chi l’avrebbe mai detto che un personaggio come Barack Obama – il “liberal” per eccellenza del partito democratico, il teorico del “movimento dal basso”, l’amico di presunti “rivoluzionari”, il propugnatore della trasparenza governativa – una volta eletto presidente avrebbe scelto fra i suoi più stretti collaboratori un professore di legge che suggerisce apertamente di infiltrare i vari gruppi di “complottisti” esistenti al mondo (in rete e non), con l’intento di indebolire le loro tesi dall’interno, e di togliere loro credibilità di fronte al resto dei cittadini, che rischiamo altrimenti di perdere fiducia nelle istituzioni?

Ebbena la cosa è avvenuta, esattamente come l’abbiamo descritta, negli ultimi due anni. Il personaggio in questione si chiama Cass Sunstein, ed il documento a cui ci riferiamo si intitola “Conspiracy Theories” (“Le teorie del complotto”), la cui prima stesura risale all’agosto del 2008.

La data è perlomeno curiosa, visto che corrisponde proprio al momento in cui apparve chiaro che Obama avrebbe vinto le elezioni, scatenando intorno a sè la classica “corsa” per saltare sul carro del vincitore, ovvero la frenetica kermesse, fra i personaggi più disparati, per guadagnarsi la simpatia del futuro presidente, e quindi un posto al sole nella nuova amministrazione.

Sarà sempre soltanto un caso, ma l’ex-professore di Harward è diventato oggi uno dei consiglieri più fidati di Obama, e dirige il potente ufficio dell’OIRA (“Office of Information and Regulatory Affairs”), che si occupa di valutare i potenziali effetti delle nuove legislazioni sul futuro della nazione. Sembra un semplice esercizio per intellettuali, ma in realtà l’OIRA è diventato un passaggio obbligato per vedere qualunque disegno di legge diventare realtà. Se per caso una nuova legge non piace a Sunstein, il presidente rischia di non firmarla.

Vale quindi la pena di studiare più a fondo il documento di Sunstein sul “complottismo”, ...

... per capire meglio quale tipo di mentalità gli abbia permesso di guadagnarsi i preziosi favori del presidente Obama.

Traduciamo alcuni segmenti del documento, iniziando dall'abstract, ovvero la sintesi che compare sulla prima pagina dell'originale.

Molti milioni di persone sostengono le teorie del complotto. Esse credono che certi personaggi potenti si siano accordati per nascondere la verità su qualche importante attività o su qualche evento tragico. Un esempio recente è la credenza molto diffusa in alcune parti del mondo, che gli attentati dell’11 settembre non siano stati perpetrati da Al-Queda, ma da Israele o dagli Stati Uniti. Coloro che supportano queste teorie del complotto possono creare dei seri rischi, incluso il rischio di violenza, e l’esistenza di queste teorie crea un problema significativo per la politica e per la legge.

La prima difficoltà sta nel comprendere il meccanismo attraverso il quale le teorie del complotto si diffondono. La seconda sta nel cercare di capire come queste teorie possano essere rese innocue. Queste teorie normalmente si diffondono come risultato di una errata conoscenza, unitamente ad influenze di tipo informativo o basate sull’autorevolezza.

Un aspetto caratteristico delle teorie del complotto è la loro auto-referenzialità. Non è facile convincere un complottista a rinnegare le sue teorie, mentre egli potrebbe addirittura interpretare il tuo tentativo come una prova ulteriore del complotto stesso. Poiché i sostenitori delle teorie del complotto sono normalmente affetti da una epistemologia distorta, secondo la quale è ragionevole sostenere tali teorie, la migliore risposta consiste nella infiltrazione cognitiva
[“cognitive infiltration”] dei gruppi estremisti. Diverse scelte operative, come ad esempio domandarsi se sia meglio per un governo controbattere alle teorie del complotto piuttosto che ignorarle, vengono analizzate sotto questa luce.

Più avanti nel documento leggiamo:

Noi sosteniamo che normalmente le teorie del complotto non nascono da forme di irrazionalità nè da disturbi mentali di alcun tipo, ma derivano da una epistemologia distorta, rappresentata da un numero altamente limitato di fonti di informazione di una certa rilevanza. Coloro che sostengono le teorie del complotto lo fanno in seguito a ciò che sentono e leggono. In questo senso l’accettazione di queste teorie non è irrazionale dal punto di vista di coloro che vi aderiscono.

[...]

Le teorie del complotto risultano particolarmente difficili da essere smontate o rimosse. Hanno una particolare qualità di auto-referenzialità che le rende altamente immuni alla confutazione. Suggeriamo quindi diversi approcci operativi che possano indebolire il flusso delle teorie del complotto, in parte introducendo diverse possibili angolazioni e diverse premesse fattuali nel cuore dei gruppi che elaborano queste teorie. In questo lavoro sosteniamo soprattutto il grande potenziale dell’infiltrazione cognitiva dei gruppi estremisti, intesa ad introdurre una diversità di informazione in questi gruppi, e di dimostrare l’insostenibilità delle teorie del complotto.

[...]

Per quanto non esista una precisa definizione di teoria del complotto, possiamo attenerci alla seguente descrizione: il tentativo di spiegare qualche evento o pratica mettendoli in relazione a macchinazioni di gente potente, che nel frattempo riesce anche a nascondere il proprio ruolo.

[...]

Consideriamo ad esempio l’idea che la CIA sia stata responsabile dell’assassinio del presidente Kennedy; che i medici abbiano intenzionalmente prodotto il virus dell’AIDS; che il disastro del volo TWA 800 del 1996 sia stato causato da un missile militare americano; che la teoria del riscaldamento globale sia intenzionalmente falsa; che la Commissione Trilaterale sia responsabile di importanti movimenti nell’economia internazionale; che Martin Luther King sia stato ucciso da uomini dell’FBI; che l’incidente aereo nel quale è morto il senatore democratico Wellstone sia stato pianificato dai politici repubblicani; che i viaggi sulla Luna siano stati una messinscena e non siano mai avvenuti.

[...]

Ovviamente alcune teorie del complotto, secondo la nostra definizione, si sono rivelate vere. La stanza dell’Hotel Watergate usata dal Comitato Nazionale Democratico era stata effettivamente messa sotto sorveglianza dei leader repubblicani, per conto della Casa Bianca. E’ vero che negli anni ’50 la CIA ha somministrato LSD e droghe simili, nell’ambito del progetto MK-Ultra, nel tentativo di investigare le possibilità di “controllo mentale”. L’ “Operazione Northwoods”, un progetto del Pentagono per simulare azioni di terrorismo e poi dare la colpa a Cuba, è stato effettivamente proposto ai più alti livelli di comando (per quanto il piano non sia poi mai stato realizzato). Nel 1947 alieni dallo spazio sono di fatto atterrati a Roswell, New Mexico, ed il governo ha poi insabbiato tutto. (O forse no.)

[...]

La nostra intenzione è di focalizzarci sulle false teorie del complotto, non su quelle vere. Lo scopo ultimo è quello di capire come dei pubblici ufficiali possano smontare queste teorie, mentre come regola generale quelle vere non debbono essere smontate.

[...]

Fra le false teorie del complotto, ci limitiamo a nostra volta ad analizzare quelle potenzialmente pericolose. Non tutte le false teorie del complotto sono pericolose: consideriamo ad esempio la falsa teoria del complotto a cui credono molti giovani membri della nostra società, secondo la quale un gruppo segreto di elfi, che lavora in una località remota, sotto la guida di un misterioso “Babbo Natale”, produca e distribuisca regali la sera di Natale. Questa teoria è falsa, ma viene diffusa attraverso il complotto dei potenti genitori, i quali a loro volta nascondono il loro vero ruolo nella faccenda.

[...]

Karl Popper ha notoriamente sostenuto che le teorie del complotto sottovalutano le conseguenze non intenzionali delle azioni politiche e sociali, e presumono invece che tutte le conseguenze debbano essere state volute da qualcuno. L’idea di fondo è che molte conseguenze di tipo sociale, compresi i grandi movimenti dell’economia, avvengano come risultato di azioni ed omissioni da parte di molte persone, nessuna delle quali intendeva causare tali conseguenze. La grande depressione degli anni 30 non è stata concepita intenzionalmente da nessuno: aumenti nel tasso di disoccupazione o nel tasso di inflazione, come il prezzo della benzina, possono riflettere la pressione del mercato piuttosto che azioni intenzionali. Nonostante questo, vi è una diffusa tendenza tra gli esseri umani a pensare che gli effetti siano causati da atti intenzionali, in particolar modo da coloro che ne traggono un beneficio (il famoso “cui prodest?”). Per questo motivo le teorie del complotto risultano particolarmente attraenti, anche se ingiustificate.

[...]

Popper identifica un aspetto molto importante di alcune teorie del complotto, che sarebbero attraenti poiché attribuiscono ad una azione intenzionale eventi altrimenti inspiegabili, uniti all’incapacità di accettare che sostanziali conseguenze avverse possano derivare da un meccanismo invisibile, come ad esempio le forze del mercato o le spinte del progresso.

[...]

Ricordiamo che una caratteristica ricorrente delle teorie del complotto è che attribuiscono poteri immensi agli agenti del complotto. Questo attributo è normalmente implausibile, e rende inoltre la teoria particolarmente vulnerabile. Pensate allo sforzo che deve essere fatto per nascondere e coprire il ruolo del governo nel mettere in atto un attacco terroristico sul proprio territorio, oppure organizzare l’omicidio di un nemico politico. In una società controllata, certi segreti non sono difficili da mantenere, e la sfiducia nelle versioni ufficiali è ampiamente giustificata in queste società. Quando invece c’è una libera stampa e quando il sistema di controlli incrociati funziona, il governo non può mantenere a lungo nascoste le proprie cospirazioni. Questo significa che sia logicamente impossibile nelle società libere che gruppi di potenti possano mantenere segreti nascosti per un lungo periodo, soprattutto se questi segreti riguardano eventi importanti con sostanziali conseguenze sociali.


Il documento prosegue per diverse pagine, ma ormai ne abbiamo letto a sufficienza da capire di cosa si tratti, e su quale tipo di “logica” sia basato.

Sembra infatti di leggere il prontuario del debunker da seconda serata - tipo Jas Gawronsky, tanto per capirci - il quale va in TV e si domanda: “come sarebbe possibile organizzare un complotto del genere, che richiede la partecipazione di migliaia di persone, senza pensare che prima o poi qualcuno parli?” (A parte che resta ancora da capire perchè mai uno debba partecipare ad un complotto di quel genere e poi rivelarlo pubblicamente. Cos’è, la nuova sindrome da “desiderio di sedia elettrica”?).

Perchè invece dell'argomentazione sulla "libera stampa" vogliamo davvero parlare?

Anche la spiegazione del “trovare una motivazione causa-effetto” ad eventi che sarebbero invece “meccanismi naturali”, per quanto nobilitata dalla citazione di Popper, resta decisamente patetica. Soprattutto in bocca a Popper, se davvero è stata espressa in quei termini. Pensate: secondo Sunstein, la crisi del ’29 non sarebbe stata causata intenzionalmente, ma sarebbe risultata da “pressioni del mercato” (il quale naturalmente agisce e pensa per conto suo, e non è il risultato di scelte intenzionali di chi vi opera)!

Ma c’è soprattutto qualcosa di metafisico, che aleggia per lungo tempo fra le pagine di Sunstein prima di lasciarsi identificare, ed è la assoluta certezza con cui l’autore presume di poter distinguere a priori fra una “falsa” teoria del complotto ed una vera. Naturalmente – non trattandosi di un imbecille - si deduce che lui parli dal punto di vista del governo, il quale saprebbe già in partenza se un complotto c’è stato oppure no. Ma è proprio qui che la trappola logica di Sunstein si richiude su sè stessa: se ad esempio il governo americano sapesse che davvero il 9/11 è stato perpetrato dai servizi occidentali, che cosa deve fare? Lasciar prosperare la teoria, poichè “vera”, e dedicarsi invece a smontare quella di Babbo Natale?

Tornando a parlare seriamente, se davvero si volesse difendere e rafforzare nel cittadino la credibilità delle istituzioni di fronte alle cosiddette “teorie del complotto”, un modo ci sarebbe. Basterebbe:

a) Svolgere dei veri processi a porte aperte, sotto gli occhi di tutti, invece di istituire fantomatiche commissioni telecomandate che operano dietro le quinte.

b) Che in questi processi si tenga conto di tutte le istanze e le obiezioni dei cittadini, e non solo di alcune, trascurandone e dimenticandone palesemente altre.

c) Che i giudici non abbiano nessun timore di incriminare eventuali colpevoli all’interno delle istituzioni stesse, invece di coprirne sistematicamente le azioni criminali con le loro “distrazioni”.

Questo sì che rafforzerebbe le istituzioni, aumenterebbe la loro credibilità di fronte alla popolazione, e cementerebbe in modo indistruttibile la fiducia del cittadino nei loro confronti.

Ad una soluzione del genere però non pensa mai nessuno. Chissà perchè?

Massimo Mazzucco


Il documento originale di Sunstein: “Conspiracy Theories”

L’articolo di Salon che ha scoperto e denunciato il documento di Sunstein, nel gennaio 2010.

Il sito dell’ OIRA.



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