September Blues. Una commedia in tre atti

Data 28/12/2010 9:30:00 | Categoria: 11 settembre

(Articolo originale del 8/3/2010)

Immaginiamo una scenetta inventata, con Aldo Giovanni e Giacomo come protagonisti.

ATTO PRIMO

Si apre il sipario. L’ ambiente è scuro, tenebroso. Una sola luce centrale, bassa, illumina un tavolo rotondo attorno al quale sono seduti tre uomini. Il cono di luce permette di vedere le loro mani, ma il corpo e i volti restano parzialmente in ombra.

Aldo porta una divisa da generale, con la giacca coperta di decorazioni e la visiera del cappello calata sugli occhi. Giovanni indossa un abito scuro con il classico gilet e la camicia bianca. Porta gli occhiali da sole, e si vede il filo di un auricolare che gli esce dall’orecchio. Giacomo si presenta con una spavalda giacca viola a quadrettoni bianchi, camicia celeste elettroshock e cravatta arancione sgargiante. Inguardabile. E’ chiaramente lui il pesce fuor d’acqua.

Giovanni si rivolge ad Aldo, con tono serio e confidenziale.

GIOVANNI: Allora, mi è stato detto che la cosa si può fare.

ALDO (tira un sospiro di sollievo): Oohhhhh, finalmente, era ora! E quando?

GIOVANNI: Presto, presto. Entro settembre.

ALDO: Si potrebbe fare per l’11, già che ci siamo?

GIOVANNI: Si può provare. Ma perché proprio l’11?

ALDO: Sai com’è… E’ una data che ci ricorda tante cose…

Giacomo interviene, curioso come una faina.

GIACOMO: Tipo?

ALDO (vago, con una alzatina di spalle): Non so, tante cose….

GIOVANNI (a Giacomo): Ad esempio, gli ricorda il giorno in cui sono nate le sue gattine, Sabra e Chatila. Vero Aldo?

ALDO: Verissimo. E’ anche il compleanno di Pinocchietto, proprio quel giorno.

GIACOMO: Pinocchietto? E chi sarebbe, il figlio di Geppettino?

GIOVANNI: E’ il suo coniglio preferito. Ha le macchie sul petto, come delle medaglie. E’ un coniglio cileno, vero Aldo?

ALDO: Cileno, cileno al cento per cento. Però lo abbiamo allevato qui da noi.

GIACOMO: Scusate, ma allora perché non facciamo il 15, che in quel giorno si è sposata mia cugina?

GIOVANNI (secco, a Giacomo): Tu non devi preoccuparti di queste cose! Non ti riguardano.

Giacomo annuisce e tace.

GIOVANNI (a Aldo): Dunque, dicevamo?

ALDO: Che si può fare. In settembre, possibilmente per l’undici.

GIACOMO: Ma che cosa, esattamente, si può fare?

GIOVANNI: Niente, uno dei soliti lavoretti. C’è da buttare giù le Torri Gemelle.

GIACOMO: Ah, vabbeh… Pensavo chissà cosa…

ALDO (a Giovanni): E come lo faremmo, esattamente?

GIOVANNI: Questo dovete dircelo voi. Siete voi gli esperti, no?

ALDO: Certo, certo. Dunque, vediamo, Torri Gemelle …

GIACOMO: Esperti di che cosa? Di buttare giù torri?

GIOVANNI: Di creare incidenti militari.

ALDO: Se no in guerra come cazzo ci vai, scusa?

GIACOMO (chiaramente non ha capito): Ah, già. Certo.

GIOVANNI: Cosa credi che sia successo, a Pearl Harbour?

GIACOMO: Non lo so. Cosa è successo a Pearl Harbour? Che ci hanno affondato le navi, no?

ALDO (un sorrisetto ironico): Certo. Ci hanno affondato le navi.

GIOVANNI: Noi ci siamo incazzati come delle bestie, e abbiamo dovuto reagire.

GIACOMO: E certo che abbiamo dovuto reagire! Ci mancherebbe…

ALDO: Pure gli spagnoli ci hanno affondato una nave, davanti a Cuba.

GIACOMO: Assssì? Questa non la sapevo. E quando?

ALDO: Mah, nel 1800, o giù di lì.

GIACOMO (un sibilo di rabbia): Bastaaaardi!

GIOVANNI (con tono ripetitivo): Noi ci siamo incazzati come delle bestie, e abbiamo dovuto reagire.

ALDO: Anche nella Prima Guerra Mondiale, ci hanno affondato il Lusitania.

GIACOMO: Chi, gli spagnoli?

ALDO: No, i tedeschi.

GIACOMO: Bastaaaardi!

GIOVANNI (ormai è una cantilena): Noi ci siamo incazzati come delle bestie, e abbiamo dovuto reagire.

ALDO: Anche nel Golfo del Tonchino hanno cercato di affondarci una nave.

GIACOMO: Chi, i tedeschi?

ALDO: No, i vietnamiti.

GIACOMO: Minchia, ma ce l’hanno tutti con le nostre navi?

Giovanni gli afferra l’avambraccio, glielo stringe con forza e lo guarda dritto negli occhi.

GIOVANNI: Ascoltami bene, ciccio. Se aspettiamo che qualcuno ci attacchi davvero, noi di guerre non ne faremo mai. E’ chiaro il concetto?

GIACOMO: Chiarissimo, figurati. (Ritira il braccio, massaggiandoselo per il dolore). Però scusate, con le Torri Gemelle come facciamo? Mica possiamo tirargli contro una nave!

C’è una lunga pausa, in cui i tre uomini si scambiano sguardi interrogativi. Poi Aldo rompe il silenzio.

ALDO: Una nave no, ma un aereo sì.

GIOVANNI (entusiasta): Evvài col genio! Un aereo! Questa sì che è un’idea!

GIACOMO: Un aereo? Con su la gente?

GIOVANNI: Che cazzo te ne frega? Mica è gente che conosci.

ALDO: E poi, scusa, secondo te le Torri le buttiamo giù vuote?

GIACOMO: Ah no?

Giacomo riflette, immaginando la scena.

GIACOMO: Minchia, ma così viene fuori un casino…

ALDO: Embeh? E’ proprio quello che vogliamo, no? Loro ci attaccano…

GIOVANNI: … noi ci incazziamo come delle bestie…

GIACOMO (si illumina di colpo): … e così dobbiamo reagire!

Una doppia pacca sulla spalla, in contemporanea sui due lati, gli fa quasi sbattere la faccia sul tavolo.

GIOVANNI: E bravo il nostro Giacomino!

ALDO: Lo vedi che quando vuoi sai essere intelligente?

La luce sul tavolo si spegne. Buio.

FINE PRIMO ATTO

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SECONDO ATTO


Si apre il sipario. Il tavolo ora è coperto da documenti, cartelle, tabulati, fascicoli e cartacce di ogni genere.

ALDO e GIOVANNI stanno scartabellando, ciascuno per conto suo, alla ricerca di qualcosa di particolare. GIACOMO li osserva incuriosito, ma anche un pò annoiato, mentre ciascuno borbotta a mezza voce leggendo quello che ha davanti a sè.

ALDO (a Giovanni): Senti un pò questo… (legge a voce alta). “Si potrebbe far esplodere un aereo passeggeri sopra il cielo di Guantanamo, e poi dare la colpa ai cubani.”

GIOVANNI: Guarda che non sono i cubani questa volta, sono i talebani.

ALDO: Si vabbeh …

GIACOMO: I chi?

GIOVANNI: I talebani.

GIACOMO: E chi sono, i "talebbàni"?

GIOVANNI: I talebani sono quelli che ci attaccano stavolta, va bene?

GIACOMO: Sì sì, figurati…

ALDO (a Giovanni): Vabbeh, ma chettefrega, scusa?

GIACOMO (fra sè e sè, girando la manina come per dire “minchia che roba”): I talebbàni….

ALDO: Se fai mutatis mutandis, togli i cubani …

GIACOMO (a persone immaginarie): Ragazzi cheppaùùra…. Ci hanno attaccato i talebbàni….

GIOVANNI: Ma vuoi star zitto, che qui non si riesce nemmeno a discutere? (Ad Aldo) Dicevi?

ALDO: Dicevo… Se fai mutatis mutandis, togli i cubani e ci metti i talebani, no?

GIOVANNI: Si perchè adesso i talebani abitano a Cuba!

ALDO: Ma che c’entra? Se i talebani stanno in Pakistan, vuol dire che faremo esplodere un aereo sul Pakistan, no? Che problemi ci sono?

GIOVANNI: A parte che casomai è l’Afghanistan…

GIACOMO (ad Aldo): Ignorante!

ALDO: Tu stai zitto che manco sai dov’è l’Afghanistan.

GIACOMO: Certo che lo so! Sta in Cina! Vicino alla Cina! Vero Giova?

GIOVANNI: Vero. Adesso però taci, okay?

Soddisfatto, Giacomo guarda Aldo e gli fa il “gesto dell’introduzione”, con la manina sull’avambraccio. Aldo non raccoglie.

ALDO: Senti questo allora (legge dal fascicolo) “Potremmo far esplodere una nave americana nella baia di Guantanamo”…

GIOVANNI: E basta con ‘ste navi!

ALDO: Scusa, ho sbagliato riga. Era questo… (scorre il testo col dito, cercando il punto). Dunque… “potremmo far affondare un carico di cubani vero o simulato”… questo no… “Potremmo far esplodere un naviglio senza passeggeri”… no. Eccolo qui. “E’ anche possibile creare un incidente in cui dimostrare in maniera convincente che un aereo cubano ha attaccato un aereo civile americano che viaggiava sugli Stati Uniti”.

Giovanni sta per sbottare di nuovo, ma Aldo lo precede.

ALDO: Sostituisci “cubano” con “talebano”, naturalmente.

GIACOMO: Fai mutatis mutandis, no?

GIOVANNI: Ma che cazzo di mutatis mutandis! I talebani non hanno aerei, la vuoi capire? Quelli vanno ancora in giro col cammello!

GIACOMO: E va beh, gli faremo scoppiare un cammello! Tanto, una volta esploso non è che c’è ‘sta gran differenza…

Uno scappellotto di Giovanni sulla nuca lo rimette a tacere.

GIOVANNI (ad Aldo): Vai avanti.

ALDO (riprende a leggere): “Un aereo della base di Eglin verrebbe dipinto e numerato come una esatta copia di un aereo civile che appartiene a una società controllata dalla CIA nella zona di Miami.” (Guarda Giovanni) Toglici Miami, e mettici New York. (Torna a leggere) “Al momento prestabilito il duplicato andrebbe a sostituire l’aereo civile, e sarebbe caricato con i passeggeri prescelti, tutti imbarcati sotto falsi nomi, accuratamente preparati prima.”

Giovanni e Giacomo si fanno attenti, per non perdere il filo.

ALDO: “Il decollo dei due aerei verrebbe programmato il modo da permettere un incontro al largo della Florida.” (Guarda Giovanni) Toglici Florida, e mettici Long Island. (Torna a leggere) “Dal punto di incontro l’aereo con i passeggeri scenderebbe ad altitudine minima, ed atterrerebbe direttamente su una pista secondaria della base di Eglin, dove sarebbero stati organizzati in anticipo l’evacuazione dei passeggeri e il ritorno dell’aereo al suo stato originale.”

Giovanni e Giacomo si guardano, confusi. Giacomo fa una espressione come a dire “Ma che cosa sta dicendo?”

ALDO: “L’altro aereo proseguirebbe nel suo piano di volo, e una volta arrivato su Cuba” – toglici Cuba e mettici New York – “inizierebbe a trasmettere segnali di emergenza, dicendo di essere attaccato in volo. La trasmissione verrebbe interrotta dalla distruzione dell’aereo, che sarebbe stata provocata da un nostro missile.”

GIOVANNI: Toglici missile e mettici deficiente!

Con una sventola Giovanni gli fa volare via il fascicolo, che finisce per terra.

GIOVANNI: Ma che cazzo è sta roba? Dove l’hai presa?

GIACOMO: L’ha presa in Afghanistan! Lui parla portoghese.

Lentamente Aldo si alza, va a raccogliere il fascicolo e torna verso il tavolo, spolverandolo con delicatezza. Poi lo porge a Giovanni.

ALDO: Guarda che questa è roba vostra.

GIOVANNI: Ah sì?

ALDO: Leggi lì. Cosa c’è scritto?

GIOVANNI (guarda la copertina): Operazione Northwoods. Top Secret… Ma di quand’è sta roba?

ALDO: Una quarantina di anni fa.

GIOVANNI: Ah, ecco perchè è piena di cazzate!

ALDO: E’ il più recente che abbiamo trovato.

GIOVANNI: Ma voi non avete idee vostre? Dovete sempre venire a rubare le nostre? (Getta il fascicolo sul tavolo, seccato). Dunque, cerchiamo di ragionare.

ALDO: E cerchiamo di ragionare. (Torna a sedersi). Comincia tu, che io già c’ho mal di testa.

Non visto, Giacomo allunga una mano, prende il fascicolo e comincia a sfogliarlo.

GIOVANNI: Allora, abbiamo due torri da colpire, giusto?

ALDO: Giusto.

GIOVANNI: Con le navi non si possono colpire, quindi usiamo gli aerei.

ALDO: E fin lì ci siamo.

GIOVANNI: Il problema è, dove prendiamo gli aerei?

ALDO: Dove prendiamo gli aerei?

GIOVANNI: Si ma non è che devi farmi l’eco, ogni volta che parlo!

ALDO: Già ti ho dato l’idea principale, ora se permetti tocca un pò a te, no?

GIOVANNI: Grazie, a me sempre la parte più difficile.

ALDO: Vabbè dai, ti aiuto ancora una volta. Non è che per caso… questi aerei… si potrebbero affittare?

GIOVANNI: Affittare? Guarda che stiamo parlando di Boeing, mica di un pattino all’Idroscalo.

ALDO: E vabbè, che problema c’è? Non mi dirai che non avete i soldi per affittare un paio di Boeing.

GIOVANNI: Non è quello… Volendo i soldi ci sono anche. Ma poi chi li guida?

Con aria sorniona e divertita, Giacomo si intromette.

GIACOMO: Scusate, non è che vi voglio interrompere, però lo avete letto cosa c’è scritto qui?

Giovanni si accorge che stava leggendo il documento e cerca di toglierglielo di mano, ma non ci riesce.

GIOVANNI: Metti giù. Quella non è roba per te...

GIACOMO: Senti qua Aldo, questa è troppo bella: “Operazione caduta libera. Si potrebbero paracadutare sull’isola di Cuba migliaia di volantini, con foto che ritraggono il presidente Castro a letto con due aitanti giovanotti. In questo modo verrebbe a crollare l’immagine di leader carismatico e virile, …”

Con un guizzo Aldo gli strappa il fascicolo di mano.

GIOVANNI: Dammi questa roba ti ho detto! Se non la pianti chiamo la security e ti faccio sbattere fuori!

GIACOMO: Guarda che la security sono io.

GIOVANNI: E allora stai zitto e tieni giù le mani. (Ad Aldo) Dunque, dove eravamo arrivati?

ALDO: Che affittavamo gli aerei.

Giacomo si calma, poi estrae dalla tasca un mini-computer e comincia a battere comandi.

GIOVANNI: Cosa fai adesso? Sei il capo della security e non sai che qui è proibito usare i cellulari?

GIACOMO: Volevo ordinare un panino… E’ che siamo qui da due ore, e comincio a sentire un certo languorino…

GIOVANNI: Va beh, basta che taci…

Ubbidiente, Giacomo torna a battere comandi.

ALDO: Non è che si può avere anche un caffè, già che ci sei?

GIOVANNI: Ma insomma! E’ una riunione degli alti servizi congiunti, questa, o è la sagra del cotechino?

ALDO: Hai ragione, scusa.

GIOVANNI: Allora.

ALDO: Allora, niente. Affittiamo ‘sti cazzo di aerei, li sbattiamo contro le torri e finiamola li, no?

GIOVANNI: Si, bravo. E chi li guida?

Di nascosto da Giovanni, Giacomo guarda Aldo e gli domanda con le labbra “zucchero?”, facendo il gesto del cucchiaino che gira nella tazza.

ALDO: E chennesò chi li guida! I talebani, no?

Aldo indica “2” con le dita a Giacomo, che batte il comando sul mini-computer.

GIOVANNI: Seeee, prima che un talebano riesca a colpire una di quelle torri gli finisce la benzina tre volte, a furia di andare avanti e indietro.

Giacomo rimette in tasca il mini-computer e di nascosto torna ad afferrare il fascicolo.

ALDO: E la madonna, sai cosa ci vuole? Sono torri enormi, quelle. Saranno alte 500 metri.

GIOVANNI: Si, ma mica le devi colpire per lungo. E’ per largo che devi colpirle.

ALDO: E va bè, anche se fosse per largo, ...

GIOVANNI: Ma lo hai mai visto in faccia un talebano? Ci mette un quarto d’ora solo per metterti a fuoco, quando gli parli.

ALDO: Massì, mica sono grissini quelle torri, dài... e poi sono due, ne sbagli una e pigli l'altra.

GIOVANNI: Sbagli l'altra e come minimo mi finisci sulla 5a strada.

ALDO: Infatti, qualcosa becchi di sicuro.

Giacomo esplode in una risata incontenibile. Giovanni lo guarda gelido, ma lui continua a ridere senza nemmeno vederlo. Giovanni incrocia le braccia, aspettando che finisca, ma Giacomo ride sempre di più, finchè rotola a terra, travolto dalle convulsioni. Poi finalmente, fra singhiozzi e lacrime, riesce a dire:

GIACOMO: Giuro.. non ci credo.. questa è troppo bella… senti Aldo… (legge dal documento) “Si potrebbe infiltrare un cameriere … fra i servitori di Fidel Castro… che al momento oppurtuno fingerebbe di cadergli addosso, versandogli in faccia un liquido che gli avvelena la barba….”

Aldo sogghigna divertito.

ALDO: Pensa te! Riescono a inflitrare un cameriere, e quello invece di avvelenargli direttamente il cibo gli avvelena la barba.

GIACOMO (ad Aldo): Magari pensano che se la mangi. (A Giovanni): Ma dove le prendete queste idee? Cazzo, manco sull’Intrepido leggi delle cagate del genere!

Con un gesto deciso Giovanni gli strappa di nuovo il fascicolo, e lo chiude in una valigetta metallica.

GIOVANNI: Basta! Tu questa roba non devi più toccarla.

Continuando a ridere, Giacomo cerca un’intesa con Aldo.

GIACOMO: E’ la marchiano pure Top Secret, ‘sta roba.

ALDO: La marchiano Top Secret perchè si vergognano, secondo me.

GIACOMO (A Giovanni): Mi raccomando Giova, mettigli anche la combinazione, al tuo documento. Non si sa mai che un giorno vi rubano le idee.

Giovanni scatta in piedi, urlando con tono imperioso.

GIOVANNI: Adesso basta! Vogliamo lavorare seriamente qui o no?

I due ammutoliscono. Hanno capito che non scherza. Giovanni si risiede, con calma.

GIACOMO: Scusa Giova, posso fare una domanda seria?

GIOVANNI: Sentiamola.

GIACOMO: Ma perchè state a complicarvi la vita, con ‘sti aerei che devono andare a sbattere nelle Torri?

GIOVANNI (lo guarda di traverso): E la domanda seria quale sarebbe?

GIACOMO: Questa. Te l’ho appena fatta (separa bene le parole): Perchè-state-a-complicarvi-la-vita con-gli-aerei-che-devono-andare-a-sbattere-nelle-torri?

GIOVANNI (con lo stesso tono meccanico): Perchè-vorremmo-creare-un-incidente-per-far-spaventare-gli-americani. Credevo che almeno questo fosse chiaro.

GIACOMO: L’ho capito! Ma mica c’è bisogno di sbattere davvero gli aerei sulle torri, per spaventarli. L’importante è che loro “credano” che ci hanno sbattuto, no?

GIOVANNI: E cosa facciamo, glielo raccontiamo per radio?

ALDO: Come fece Raquel Welch, con quella trasmissione sui marziani.

GIOVANNI: Orson Welles, non Raquel Welch.

ALDO: Evabbeh, Welch, Wells…

GIACOMO: Cerca di capirmi, Giovanni. Oggi non viviamo più nel mondo reale, viviamo in un mondo virtuale. Sono le apparenze che contano. La realtà non conta più niente.

ALDO: A proposito di apparenze, arriva o no ‘sto caffè?

GIACOMO: Non lo so, ora sollecito.

Batte i tasti sul mini-computer, poi mostra a Giovanni il piccolo schermo luminoso.

GIACOMO: Lo vedi questo schermo, Giova?

GIOVANNI: Lo vedo.

GIACOMO: E’ questo il mondo. E’ questa la realtà di oggi. Quello che accade su questo schermo è reale, quello che accade là fuori non interessa più a nessuno. Lo hai visto Avatar?

GIOVANNI: Bellissimo! L’ho visto tre volte. Di seguito.

ALDO: A me sinceramente m’ha fatto una paura della madonna.

GIOVANNI: Come paura?

ALDO: Minchia, quella foresta... (rabbrividisce al pensiero) tutti quegli insetti enormi…

GIOVANNI: Va bè, ma era finto no?

GIACOMO (ad Aldo): Lo vedi? Anche tu sei un uomo del passato. Non capisci la realtà virtuale. Come dice Schopenhauer, “tutto ciò che non si capisce ci spaventa”.

ALDO: Cazzo c'entra Schopenhauer? Non è che non ho capito, ho detto che mi fanno schifo le bestie! E poi, cosa vuoi che ci sia da capire in quel film?

GIOVANNI: Veramente, ha un messaggio molto importante. Ma lasciamo perdere, sarebbero perle ai porci.

Giacomo lo guarda sdegnato.

GIACOMO: Ignorante! Vai a giocare coi talebbàni, tu… che magari fra di voi vi capite.

GIOVANNI: Allora, dicevamo?

GIACOMO: Allora: realtà… apparenza. Hai presente? Realtà da una parte, apparenza dall’altra.

GIOVANNI: Ho capito. Realtà… apparenza.

GIACOMO: Hai mai sentito parlare di sì-gì-ài?

GIOVANNI: Di che?

GIACOMO: Sì-gì-ài. Scritto C - G - I

ALDO: Cos’è, un sindacato?

GIACOMO: Computer Generated Images, ignorante!

La luce si spegne. Buio.

GIACOMO: Benvenuti nel terzo millennio, amici!

Fine II ATTO

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TERZO ATTO


Al posto dei fascicoli di carta sul tavolo c’è ora un grande modellino di Manhattan, fatto con il Lego. È un modello molto complicato, con centinaia di piccoli pezzi di tutti i colori, fra i quali spiccano le Torri Gemelle. La città è circondata da due strisce d’acqua, accanto alle quali c’è nuovamente la terra.

Seduto dietro al modellino Giacomo illustra a Giovanni e Aldo le varie parti che lo costituiscono.

GIACOMO: Manhattan. Central Park. Empire State Building. Torri Gemelle.

ALDO: Quello sarebbe l’Empire State Building? Me lo ricordavo più alto.

GIACOMO: Il modello è in scala perfetta, Aldo. Diecimila-a-uno.

ALDO: Anche quello stuzzicadenti è in scala?

Aldo indica uno stuzzicadenti piantato in cima all’edificio.

GIACOMO: Oh ragazzi, i pezzi del Lego sono quelli che sono. Allora, dicevamo: Manhattan. Central Park. Empire State Building. Torri Gemelle. Fiume Hudson. Costa del New Jersey. Costa di Brooklyn.

ALDO: non c’è la Statua della Libertà?

GIACOMO: C’è, ma non si vede. E’ molto più in giù. E’ lì dove sei tu.

ALDO: Così lontano? Mi sembrava più vicina.

GIACOMO: Te l’ho già detto. Nella realtà le cose non sono mai quello che sembrano.

GIOVANNI (ad Aldo): Realtà… apparenze. Realtà… apparenze. Modernizzati, no?

GIACOMO: Esatto. Dunque dicevamo: Manhattan, Central Park. Empire state building, …

ALDO E GIOVANNI (si aggiungono in coro): Torri Gemelle. Fiume Hudson. Costa del New Jersey. Costa di Brooklyn. Non è che siamo deficienti. Vieni al punto.

GIACOMO: Il punto. Eccolo qua, il punto!

Giacomo mostra due pezzettini di lego rossi, di dimensioni minime.

GIACOMO: Bomba numero uno, bomba numero due. (Piazza un pezzo dentro la prima torre) Colloco la bomba numero uno nella Torre Nord, al punto di impatto previsto. Poi piazzo la bomba numero due nella Torre Sud, al punto di impatto previsto, e poi me ne torno a casa. Fine del lavoro.

GIOVANNI: E come la collochi, tanto per capire? Permesso, devo collocare una bomba nel punto di impatto?

GIACOMO (sdegnato): Giovanni! Mi meraviglio di te! Non dirmi che non avete nessun infiltrato, che già appartiene all’organizzazione?

GIOVANNI: Certo che ce l’abbiamo, certo.

Aldo lo guarda interrogativo, Giovanni gli fa il gesto della papalina in testa e del naso adunco, Aldo fa segno di aver capito.

GIACOMO: Perfetto. Ci pensa lui a farvi entrare e piazzare le bombe, no?

GIOVANNI: Certo.

GIACOMO: Quindi, una volta piazzate le bombe voi ve ne tornate a casa e vi sistemate belli comodi davanti al televisore. Cosa trasmettono il martedì mattina in TV? Alle nove meno un quarto?

GIOVANNI: Non lo so. Cosa trasmettono?

ALDO: “Il prezzo è giusto”, mi sembra.

GIOVANNI: No, quello comincia alle nove. Prima c’è Tom e Jerry.

GIACOMO: Qualunque cosa ci sia, nessuno sta ancora trasmettendo le immagini delle Torri Gemelle, giusto?

GIOVANNI: Ovvio, se ancora non è successo niente.

GIACOMO: Benissimo. A un certo punto – avvicina la mano alla bomba collocata nella torre nord - boom, questa esplode senza che nessuno se lo aspettasse. A quel punto cosa succede?

ALDO: Cosa succede? Che si sente un botto.

GIACOMO: Esatto. Ma succede che quelli in strada, quelli che stanno andando a lavorare, si voltano di colpo, e vedono un grande buco nella facciata della torre, a forma di aereo. Cosa dicono quel punto?

ALDO: Dicono “Minchia, che botto!”

GIACOMO: Sì, ma “che botto” dove?

ALDO: Beh, lì dove ha colpito l’aereo, no?

GIACOMO: Aha! Lo vedi che ci sei cascato anche tu? Non c’era nessun aereo, c’è stata solo un’esplosione, e tutti sono già convinti che la torre sia stata colpita da un aereo.

GIOVANNI: Grazie al cazzo! C’è la forma di un aereo, è chiaro che pensano tutti che è stato un aereo. Se ci fosse stata la forma di una gazzella, pensavano tutti che l’avesse colpita una gazzella, no?

Aldo e Giacomo si scambiano uno sguardo interdetto.

GIOVANNI: Va beh, ho fatto un esempio qualunque, dài…

ALDO: Dovevi dire il Vil Coyote, casomai. Quello sì che era l’esempio giusto.

GIOVANNI: E’ sì, perchè se la gente vede nelle Torri Gemelle un buco con la forma del Vil Coyote dice “Cazzo, sono state colpite dal Vil Coyote!”

ALDO (a Giacomo): Piuttosto, scusa una cosa: se l’aereo non c’era, come ha fatto il buco a venire a forma di aereo?

GIACOMO (sdegnato): Aldo! Mi stupisco di te! Non mi dirai che non avete delle bombe capaci di fare il buco con la forma che volete voi!

ALDO: Ah sì, certo che le abbiamo! Figurati, bastava dirlo.

GIACOMO: E allora, che problema c’è? Mettete una bomba che fa il buco a forma di aereo, e siamo a posto.

GIOVANNI (ad Aldo): Non sapevo che aveste bombe di quel genere.

ALDO: Uh, ne abbiamo di moltissimi tipi. Abbiamo anche le bombe che fanno il buco a forma di tortiglione, volendo.

GIOVANNI: Come, di tortiglione?

ALDO: Hai presente, le trecce del rabbino? Ecco, noi abbiamo delle bombe che fanno un buco tutto arrotolato, che sembra che ci sia passato dentro un rabbino. Le avevamo fatte preparare apposta, per dare a loro la colpa degli attentati alle olimpiadi di Monaco.

GIOVANNI: E poi, non le avete usate?

ALDO: No, perchè loro ci hanno preceduto, e hanno dato la colpa ad Arafat.

GIOVANNI: A forma di nacchere ce le avete?

ALDO: Come a forma di nacchere?

GIOVANNI: Delle bombe che lasciano la forma delle nacchere. Così fate gli attentati e poi date la colpa agli spagnoli, no?

GIACOMO: Da ragazzi siamo seri per favore.

GIOVANNI: Giusto siamo seri. Allora, dove eravamo?

GIACOMO: C’era stata l’esplosione nella prima torre. La gente guarda su e vede il buco. A quel punto cosa succede?

ALDO: Ma dillo tu cosa succede! Cazzo, tutte le volte ci devi fare l’indovinello? E’ tuo il progetto, dillo e basta.

GIACOMO: Sono domande retoriche, ignorante! Non è che devi rispondere tutte le volte.

ALDO: E tu evita di farle allora! Minchia, non è che tutte le volte che vado in bagno mi domando “Dove sto andando? Vado a fare la pipì”. Ci vado e basta.

GIOVANNI: Dài, vai avanti.

GIACOMO: Allora, succede che arrivano tutte le televisioni, e cominciano a trasmettere le immagini della torre che brucia. A questo punto io non posso più far scoppiare la seconda bomba così, all’improvviso, perché lo vedrebbero tutti che non c’è il secondo aereo.

GIOVANNI: Infatti.

GIACOMO: E’ qui che entra in gioco la realtà virtuale. (Prende un modellino di elicottero, fatto sempre con il Lego, e lo fa volare vicino alle Torri Gemelle). Questo è il Chopper Five – ricordatevelo bene.

ALDO: Cos'è, un tritacarote?

GIACOMO: E' l’elicottero n. 5, della ABC News. Sarà lui a trasmettere le immagini del secondo impatto, e lui soltanto.

GIOVANNI: E tutte le altre TV? Cosa fai, gli stacchi la corrente?

GIACOMO: Giovanni! Mi meraviglio di te! Non mi dire che non siete in grado di obbligare tutte le televisioni a trasmettere un’immagine unica.

GIOVANNI: (poco convinto) No, certo, ovvio che possiamo.

ALDO: E come fate, scusa?

GIACOMO: Ma dài, è semplicissimo! Siamo o non siamo in una emergenza nazionale? E allora? Unificate le immagini per non dare informazioni ai terroristi, no?

ALDO: Ah già, giusto.

GIOVANNI: Si va beh, sarà anche una immagine sola, ma lì comunque l’aereo non c’è.

GIACOMO (sdegnato): Giovanni!

GIOVANNI: Si lo so, ti stupisci di me. Però vai al sodo. Cosa succede?

GIACOMO: Chi c’è, secondo te, sul Chopper Five?

GIOVANNI: Boh, chi c’è?

ALDO: Il Mago Silvan?

GIACOMO: Ma ci sono io, ragazzi!

ALDO: Lo guidi tu, il Chopper Five?

GIACOMO: No, io siedo alla consolle digitale.

GIOVANNI: Lui siede alla consolle digitale, no?

GIACOMO: Io seguo le immagini della torre uno che brucia. (Si immedesima, emozionato) Le ho nel monitor. Quando è il momento di far scoppiare la bomba nella torre due, io zac, ci pianto dentro il mio sì-gi-ài, e tutto il mondo vede un Boeing che non c’è.

ALDO (a Giovanni): Cos’è che pianta dentro?

GIOVANNI: Il sì-gi-ài, no? Prendi un sì-gi-ài e lo pianti dentro. Come una freccetta, praticamente. Zac!

GIACOMO: Il sì-gi-ài, caro ignorante che ha fatto le scuole in Pakistan, è la figurina di un aereo ritagliata, che viene sovrapposta alle immagini reali, e fa sembrare che ci sia in cielo un aereo.

ALDO: Minchia. E’ come un film, praticamente. (Ci riflette sopra) Ma scusa, allora perchè non giriamo un film vero e proprio, già che ci siamo? Con gli effetti speciali….

GIACOMO: E bravo il nostro Einstein! Giovanni. Spiegagli perchè non si può girare un film vero e proprio.

GIOVANNI: No dài, spiegaglielo tu, io sono stufo di fare sempre il professore.

GIACOMO (ad Aldo): Un film non si può mandare in onda, perchè le immagini devono combaciare con la realtà di quel giorno, no?

GIOVANNI: Ovvio.

GIACOMO: Metti che noi giriamo il film in una giornata di sole, e poi quel mattino è nuvolo: la gente se ne accorge subito che non erano immagini vere.

ALDO: E va beh, girane due, uno con il nuvolo e uno con il sole.

GIOVANNI (carogna): E se poi piove?

ALDO: E che cazzo ne so? Rimandi, no?

GIOVANNI: No, aspetta, mi piace invece questa cosa del sì-gi-ài. Vai avanti Giacomo.

GIACOMO: Basta. Finito. Tu hai due torri con due buchi a forma di aereo, la gente a casa è convinta che siano stati due aerei, e tu ti risparmi tutti i casini.

GIOVANNI: E tutti quelli che sono lì cosa vedono?

GIACOMO: Come cosa vedono?

GIOVANNI: La gente per strada, a Manhattan… Minchia, con una torre che brucia ci sarà qualcuno che guarda in su ogni tanto, no?

GIACOMO: Embeh?

GIOVANNI: E quelli cosa vedono? Gli fai vedere anche a loro il sì-gi-ài, al posto dell’aereo?

GIACOMO (sdegnato): Giovanni! Mi stupisco di te! Hai mai sentito parlare della S.T.O.?

ALDO (gli fa il verso): Giovanni! Non hai mai sentito parlare della S.T.O.?

GIACOMO: S.T.O. sta per Sindrome del Testimone Oculare.

ALDO: Davvero non la conosci?

GIOVANNI (seccato): No, non la conosco, va bene? Mia sorella ha avuto una cataratta, ultimamente, però quella sindrome lì non l’avevo mai sentita. Oh!

GIACOMO: La S.T.O. funziona così: c’è un grave incidente. All’inizio la gente crede di aver visto una cosa. Poi va a casa, riguarda la tv, e si convince di averne visto un’altra.

ALDO: Realtà.. apparenza… Realtà… apparenza… no?

Giovanni non è convinto.

GIOVANNI: Scusa, non per fare il pignolo, ma … Avranno anche la sindrome, ma se per caso uno di questi “testimoni oculari” stava filmando la prima torre che brucia, quando esplode la seconda, dopo cosa fai? Convinci anche la video-cassetta che lì c’era un aereo?

GIACOMO (sdegnato): Giovanni…

ALDO: Mi stupisco di te…

GIACOMO: Cosa ci vuole a falsificare anche quei video? Una volta fatto un sì-gi-ài l’hai fatto per sempre, no?

GIOVANNI: Cioè?

GIACOMO: Cioè lo applichi dove vuoi.

ALDO (spiega a Giovanni): Praticamente, tutti quelli che si ritrovano con una video-cassetta senza l’aereo vanno da lui, e lui glielo mette.

GIOVANNI: Ah, ho capito! Certo, vanno da lui, e lui gli aggiunge l’aereo.

ALDO: Alla peggio fanno un pò di coda, se sono in tanti. Tanto, che ci vuole ad aggiungere un sì-gi-ài? Un paio di minuti, no?

GIACOMO: Beh, proprio un paio di minuti no, però con mezz’oretta al massimo te la cavi.

ALDO: D’altronde, ne vale la pena. Mica vorrai essere l’unico che si ritrova un video delle Torri Gemelle senza nessun aereo che le colpisce, no? Che video sarebbe, scusa? Non vale niente senza l’aereo.

GIOVANNI: Certo, certo, capisco… (A Giacomo) Niente male l’idea, mi piace.

ALDO: No, scusa, permettimi, ma quando ci vuole ci vuole: qui non è questione di “mi piace”, questa è un’idea ge-ni-a-le, punto e a capo.

GIOVANNI: Realtà, apparenza… realtà, apparenza. Bello, bello….

Giacomo gongola soddisfatto.

ALDO: Pensa che io nel frattempo avevo addirittura pensato di dirottarlo, un aereo.

GIOVANNI: Come dirottarlo?

ALDO: Beh, invece di affittarlo pensavo, ce ne sono già tremila in giro che volano…

GIOVANNI: Ma no, è troppo complicato, dài… poi metti che qualcosa va storto… metti che il terrorista alla fine si caga sotto…

ALDO: Beh, se è solo per quello, avevo anche pensato che l’aereo si poteva telecomandare … volendo non servivano nemmeno, i terroristi.

GIOVANNI: Si vabbè, quello lo avevo pensato anch’io, era ovvio. Ma sono idee vecchie, roba del secolo scorso… Vuoi mettere invece l’idea di Giacomo? Pianti dentro un sì-gi-ài... e zac! E’ molto più pulita, molto più elegante.

ALDO: Su questo non c’è dubbio. Non ti sporchi le mani …

GIOVANNI: E poi il risultato è garantito. Vero Giacomo, che il risultato è garantito?

GIACOMO: Certo che è garantito, perchè la realtà la inventi tu. Non puoi sbagliare. Come diceva Mac Lùhan… (Guarda Giovanni, come per lasciargli finire la frase) ... cosa diceva Mac Lùhan?

GIOVANNI (ad Aldo): Cosa diceva Mac Lùhan? Dillo tu Aldo, vediamo se almeno questa la sai.

ALDO: E che ne so cosa diceva Mac Lùhan? Ogni scarrafone è bello a mamma sua?

GIACOMO: “Il mezzo è il messaggio”. Ecco cosa diceva. Il mezzo è il messaggio.

GIOVANNI: (Ad Aldo) Ignorante!

Si alza dalla sedia, e si rivolge a Giacomo.

GIOVANNI: Senti, Giacomo, sono sinceramente ammutolito di fronte a questa tua idea.

Anche Aldo si alza, imitando il tono.

ALDO: Anch’io sono ammutolito. Non ho parole.

GIOVANNI: Va beh, quello è normale.

Imbarazzato, Giacomo li guarda da sotto in su, seduto dietro al suo modellino di Manhattan.

GIACOMO: Beh ragazzi, non esageriamo… E’ un’idea come tante… Con la realtà virtuale puoi veramente sbizzarrirti…

GIOVANNI: No no, davvero! Lo sai che io non sono uno dai complimenti facili.

ALDO: Ti posso toccare, Giacomo?

GIOVANNI: E no, scusa, veramente volevo toccarlo io.

GIACOMO: E va beh, toccatemi tutti e due. Uno per parte.

Aldo tende la mano esitante verso una spalla di Giacomo, Giovanni tende la sua verso l’altra.

La luce si spegne.

ALDO E GIOVANNI (in coro, forte): Mavaffanculo!

Si sente il tonfo pesante di un uomo che ruzzola a terra. Poi dei passi che si allontanano.

GIACOMO: Ahia, ostia…. Oh, ragazzi, dove andate? Aspettatemi!

ALDO (da lontano): Andiamo al bar, andiamo! Se stiamo qui ad aspettare il tuo cazzo di caffè virtuale qui facciamo notte.

FINE

Massimo Mazzucco




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