"La voce del padrone" fa tremare le macerie… d'Italia

Data 10/7/2009 15:30:00 | Categoria: politica italiana

di Enrico Galoppini

Cronache dalla colonia-Italia, alla ricerca d'un barlume di dignità e di sovranità.

Che Berlusconi non sia gradito all'Angloamerica e alla GF&ID (Grande Finanza e Industria Decotta, per usare una felice definizione di Gianfranco La Grassa) ormai è un fatto acclarato che solo chi è mosso da faziosità ideologica preconcetta può non riconoscere. Il perché è ben spiegato in varie analisi uscite in questi giorni, di fronte alle quali i solerti "anticonformisti" del massimalismo rivoluzionario parolaio non hanno saputo fare di meglio che lanciare l'accusa di "filo-berlusconismo" (che nella scala gerarchica dell'infamia viene seconda solo a quella di "filo-fascismo").

Che costoro - che pure si considerano "politicamente impegnati" - continuino a scambiare la politica per la prateria nella quale far scorazzare i loro sogni frustrati è un fatto che concerne solo la psichiatria. La politica, in specie quella estera, è questione di rapporti di forza e di sfere d'influenza. Il resto è aria fritta.

Veniamo alle cose serie, anzi gravi, gravissime accadute in questi giorni in Italia, ...
...che fanno seguito ad altre cose poco simpatiche come la canea contro Gheddafi imbastita da un'accozzaglia eterogenea di desperados della politica.

C'è il G8 dell'Aquila, in mezzo alle macerie del terremoto (una 'trovata' utile per spillare dai "grandi" un po' di quattrini per la ricostruzione), al quale è stata invitata anche la Cina. La "stampa internazionale" (eufemismo) è dedita anima e corpo alla lapidazione di Berlusconi (non è la stampa "di sinistra" a "tirare la volata" come, per prudenza, anche la stampa vicina a Berlusconi ripete).

È un crescendo wagneriano di accuse e maldicenze: "Disorganizzazione del G8", "Berlusconi pensa solo alle donne" (ma Kennedy, il totem della sinistra obamiana, predicava forse la castità?), "Berlusconi incapace", "fuori l'Italia dentro la Spagna" ed una copertina spregevole de "L'Express" (v. foto)… Poi arriva la bordata: "Obama assuma la guida del G8!".

Tradotto in linguaggio concreto ciò vuol dire: "Ora facciamo capire chi comanda in Italia a quel pazzo di Berlusconi". Così, con la scusa degli uiguri "in rivolta", Hu Jintao ha capito che era meglio tornare a casa, prima del G8, ma figuriamoci se la sua decisione è stata determinata da una tempesta in un bicchier d'acqua spacciata per uno tsunami dalla Cia, dal "corrispondente" della Rai, più gli untori del "pericolo giallo", i Radicali, i "bonzi per i gonzi" e i "saraceni dello Zio Sam".

È il padrone che ha ordinato all'Italia serva di rimandare a casa l'indesiderato ospite che s'era permessa d'invitare (con grave disappunto della GF&ID, alleata di ferro degli USA) e che stava sottraendo quote di mercato alle corporation del "negretto abbronzato".

Nella stessa logica va inquadrato l'ostentato idillio di Obama con Napolitano, il "gentiluomo dall'alto profilo morale" (Obama dixit), il "comunista (da sempre) di casa a Washington" che all'impassibile Hu Jintao - soddisfatto per gli affari conclusi dalla delegazione d'imprenditori cinesi - ha tenuto la lezioncina sui "diritti umani"… Poteva tenerla anche a Obama, no?, visto che dall'Iraq all'Afghanistan, passando per la Palestina, è tutto un rispetto per questa nuova "religione dell'umanità"!

Il resto, dai gelatini fatti dalle "adorabili bambine" alla loro maglietta "pacifista", all'unico leader ritratto nelle prime pagine dei giornali-zerbino che è solo e sempre Obama, rientra nella solita nauseabonda propaganda di una Repubblica delle banane, della quale è cittadino a tutti gli effetti anche Di Pietro che, eccitatissimo davanti alla "stampa internazionale", s'è prodotto in uno dei suoi migliori spettacoli cabarettistici, tacciando in un colpo solo Berlusconi di "pidduismo", "fascismo" e "razzismo".

La partenza (o meglio 'l'invito ad andarsene' su ordine Angloamericano) di Hu Jintao è un fatto d'una gravità inaudita, che segue l'annullamento della visita di Frattini in Iran, il mancato arrivo degli iraniani al G8 dei Ministri degli Esteri a Trieste e l'annullamento del viaggio di Berlusconi a Tripoli, giusto per non attribuire un "riconoscimento" di fatto al presidente Ahmadinejad, contro il quale, al di là delle rituali "condanne", il G8 non ha prodotto alcunché dato che la Russia non ne vuol sapere di veder occupato ulteriormente il suo "estero vicino".

Di questo passo, c'è da attendersi ogni carognata. Che piaccia o meno, l'Italia può evitare un disastro al cui confronto l'attuale situazione è una manna solo se riacquista la sua funzione geopolitica, ovvero se - dopo il buco nero degli anni Novanta, che hanno visto addirittura una guerra alle porte di casa (con l'appoggio della sinistra)! - saprà rendersi di nuovo "indispensabile" nel nuovo scenario multipolare, che implica "l'amicizia" con la Russia, la Cina, la Libia e l'Iran… Questa è l'unica linea sensata che un uomo politico italiano deve seguire, non per "antiamericanismo" o altre posizioni ideologiche, ma per la pura pragmatica sopravvivenza di questo Paese e per dargli una concreta speranza di autonomia, al di là degli slogan dei professionisti della "rivoluzione" e dei "mondi migliori".

Che piaccia o meno, il mondo è diviso in chi comanda e chi ubbidisce, in chi conta e chi non conta un accidente. Noi, sinceramente, che già mal sopportiamo di contare ben poco, vorremmo contare un po' di più ed avremmo preferito vedere Hu Jintao passeggiare col gelato a Roma.

Enrico Galoppini

Fonte Eurasia




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