La demolizione controllata di Berlusconi nell’era del pedofically correct

Data 7/7/2009 12:30:00 | Categoria: politica italiana

di Roberto Quaglia

Nessuno si è mai chiesto come saranno le discussioni politiche da bar il giorno in cui l’era di Berlusconi sarà terminata? Non è un problema da poco.

La politica in Italia ormai consiste solo in un litigio permanente fra chi insulta Berlusconi con la stressa passione e costanza con cui le nostre bisnonne ripetevano fino allo sfinimento i loro rosari, e chi invece, non insultando Belusconi, insulta a tempo pieno quelli che insultano Berlusconi. Quando Berlusconi non ci sarà più, come occuperanno il tempo tutti costoro? Azzardo un’ipotesi: continueranno a litigare a proposito di Berlusconi per i decenni a venire, nello stesso spirito in cui ancora adesso si litiga a proposito di Mussolini.

Italiani brava gente, siamo d’accordo, ma per favore almeno smettiamola di tirarcela da intellettuali che non è più proprio il caso. Le discussioni di politica nel Bel Paese sono ormai indistinguibili nei contenuti dai battibecchi del tifo calcistico. Ragione per cui anziché con il solito testa e croce delle elezioni (non vi siete accorti che le elezioni un po’ le vincono gli uni e un po’ le vincono gli altri, proprio come se se la giocassero a testa e croce? Questo non vi da da pensare? O vi siete lasciati confondere dal fatto che la chiamano “alternanza”, che forse suona bene, ma a sembra che anche alla roulette il rosso e il nero si alternino con discreto successo…) sarebbe paradossalmente più coerente che i nostri politici si giocassero il governo in un regolare incontro di calcio (o per lo meno a calcetto), almeno così saremmo sicuri che davvero vince il migliore. E in caso di parità, sempre meglio la lotteria dei rigori che il testa e croce elettorale.

Amen.

Ecco, in questo articolo io vorrei evitare di scendere a questi livelli, quindi per favore i tifosi in ascolto si astengano dal cercare di stabilire se intendo qui difendere Berlusconi …
… o se invece mi sto trattenendo a stento dall’unirmi al linciaggio. Nulla di tutto ciò. Azzardo solo una piccola e modesta analisi di quanto sta oggi accadendo, poiché non riesco a trovare in giro ragionamenti che non siano viziati da una pesante faziosità di chi scrive, da una parte come dall’altra, sin dai grandi giornali fino ai più piccoli blog.

Uno dei motivi per cui non si ragiona più, è che in effetti è rimasto ben poco su cui ragionare. La Politica con la P maiuscola dalle nostre parti è finita, così come ci dobbiamo scordare la Democrazia con la D maiuscola. Ci aspetta a breve la ratificazione del Trattato di Lisbona, che nessuno sa bene cosa sia (qualcuno se/me lo sa spiegare?), ma alcuni sostengono che comporterà sostanziali cessioni di sovranità da parte delle varie nazioni al governo europeo.

I nostri politici avranno quindi sempre meno possibilità di scelta, dovendo obbedire per i temi importanti alle “direttive europee”, che nessuno bene capisce come si formino. In pratica saranno declassati ad un rango di poco superiore a quello di amministratori di condominio. Visto il livello medio della nostra classe politica c’è chi dice che questo sia in fin dei conti un bene, mentre per altri è molto male dato che non è chiaro quanto il nuovo sistema possa ancora essere davvero democratico. A voler approfondire c’è allora chi si interroga sulla possibilità che una democrazia parziale possa in effetti funzionare meglio rispetto una democrazia completa, ma noi non ci lasciamo attirare in queste discussioni accademiche.

“Come cominciano le guerre? I diplomatici raccontano bugie ai giornalisti, poi credono a quello che leggono.” (Karl Kraus)

Ciò che ci interessa oggi è esaminare il procedimento di demolizione controllata di Berlusconi che si sta attuando in questi giorni. In gergo tecnico si chiama character assassination (assassinio del personaggio), in parole povere si diffama ad arte il bersaglio fino al punto di rendere la sua immagine impresentabile. E’ una tecnica usata innumerevoli volte ovunque nel mondo e nella storia, ed ogni popolo ha i suoi modi e stili preferiti.

Lo scandalo sessuale, di cui oggi Berlusconi è vittima, è un modo inedito nel nostro paese. E’ invece come si sa il trattamento preferito nei paesi anglosassoni. Bill Clinton fu quasi interdetto dalla sua carica di Presidente degli Stati Uniti in seguito allo scandalo montato intorno alla fellatio di Monica Lewinski, un atto di sesso orale con opportuna eiaculatio ante cassafortem, (la Lewinksi conservò a lungo la propria blusa sporca di sperma presidenziale in cassaforte – non farebbe così qualsiasi fanciulla di buona famiglia?).

“Ovunque la gente scambia quello che legge nei giornali per notizie” (A. J. Liebling).

Vediamo quindi innanzitutto in dettaglio un piccolo esempio di questa demolizione del personaggio Berlusconi, dopo di che ne analizzeremo i possibili retroscena. Il quotidiano La Repubblica è l’ariete principale in questa operazione, quindi scegliamo un giorno a caso e commentiamone la prima pagina. L’immagine sottostante mostra la homepage dell’edizione online de La Repubblica del 22 Giugno 2009.

Repubblica titola: Berlusconi, indagini su 5 feste, si allarga il filone della cocaina A fianco del titolo un’immagine di Berlusconi che si muove frettolosamente su un prato, con ansia, quasi scappando. L’insieme dei segni evoca l’idea che Berlusconi organizzi feste a base di cocaina e che ora che è stato scoperto si stia dando alla fuga. Subito dopo la frase “In almeno 4 occasioni Tarantini POTREBBE avere reclutato donne per il Cavaliere” si commenta da sola.

L’uso del condizionale è una vecchia tecnica per insinuare impunemente colpe che non sono provate. Subito sotto, gratuita e fuori luogo, la parola “transessuale”. Ancora sotto, titolo grosso: “Slave vestite da Babbo Natale” – si noti l’uso chiaramente dispregiativo, classista e razzista in questo contesto della parola “slave” (in un certo immaginario nostrano di bassissima lega sinonimo implicito di troie). Si poteva scrivere “donne”,”ragazze”, invece si è scritto “slave” per rendere l’espressione molto più morbosa, soprattutto in accostamento a Babbo Natale. “Ragazze vestite da Babbo Natale” suonerebbe molto più innocente.

E poi: “C’erano rumene, sembravano di casa..:” e anche qui la parola rumene è intesa in senso razzista, classista e dispregiativo, di nuovo accomunate al ruolo di puttane, e l’elemento diffamatore per Berlusconi è che sembrassero di casa. Lo dimostra il fatto che se invece si fosse scritto “C’erano ragazze, sembravano di casa”, l’effetto non si sarebbe ottenuto. Le rumene peraltro NON sono slave, ma chi se ne frega, l’obiettivo è raddoppiare l’insulto. Il milione e rotti di rumeni che vivono e lavorano in Italia prendano nota del rispetto loro tributato da Repubblica, e così facciano gli slavi. Con quale autorità morale Repubblica potrà in futuro criticare casi di discriminazione razzista dopo titoli di questa risma?

Glissando sui dettagli puramente trash (Barbara mostra i regali di “Papi”, la “trans” Manila, “così andai a cena da lui”) facciamo il bilancio tecnico di questa notizia: nello spazio di pochissime righe – i titoli e sottotitoli – Berlusconi viene associato alle seguenti parole chiave 1. Indagini (NB: lui non è al momento indagato in questa vicenda) 2. Cocaina, 3. Transessuali, 4. Droga, 5. Slave (sottintese come zoccole), 6. Rumene (sottintese come zoccole) Gli psicologi ben sanno che il cervello umano crea associazioni automatiche fra elementi che vede fisicamente attigui, anche se privi di collegamenti logici. Quando perseguono una character assassination, i giornalisti (di ogni parte politica, Repubblica è solo un caso, anche se eclatante) ricorrono sistematicamente a questa tecnica.

“L’editore è una persona impiegata in un giornale, il cui lavoro è separare la crema dal fango e far stampare il fango” (Bob Phillips)

Se avete dei dubbi sul fatto che questa pratica funzioni, potete sempre fare un esperimento facile facile, della serie try-it-at-home: prendete una fotografia che vi ritrae ed incollatela su un foglio bianco. Poi prendete la foto di un bel pezzo di merda ed appiccicatecela a fianco. Quindi incorniciate il tutto e regalatela al/alla vostra/o fidanzata/o (se ne siete privi provate con la mamma), pregandola/o di tenerla sempre sul comodino. E se il partner butta via o nasconde la foto dove non la può vedere, voi regalategliene una al giorno, ad oltranza. Quindi osservate nelle settimane seguenti se qualcosa cambia nel comportamento del partner nei vostri confronti…

Ogni giornale, dalla prima all’ultima riga, non è che un tessuto di orrori. [...] Non capisco come una mano pura possa toccare un giornale senza una convulsione di disgusto. (Charles Baudelaire)

Scherzi a parte, sia quindi chiaro che Repubblica non è peggio delle altre testate giornalistiche, solo più efficiente nei risultati, eventualmente. Quando conviene, i giornali (o i telegiornali) fanno tutti così, questo è il giornalismo, e non da ieri, complice la dabbenaggine di chi leggiucchia privo del senso critico necessario per distinguere le informazioni significative dalle vacue ciance e le balle. Qualcuno si ricorda dell’emblematico caso di Enzo Tortora? A smemorati e ignavi consiglio l’ottimo libro in merito di Vittorio Pezzuto, che andrebbe reso obbligatorio nelle nostre scuole.

“La pubblicità è la parte più veritiera di un giornale” (Thomas Jefferson)

Adesso che abbiamo verificato il fenomeno, possiamo investigarne l’eziologia. Fosse un fenomeno interamente italiano, l’opera non sarebbe molto interessante. Invece è ormai uno scandalo di visibilità internazionale che riempie le pagine anche all’estero, soprattutto nei paesi anglosassoni. The Times da al nostro Presidente del Consiglio del pagliaccio al quale è caduta la maschera, il Financial Times lo attacca pesantemente (e non per la prima volta), nello staff di Berlusconi qualcuno accusa la sinistra italiana di essere in grado influenzare questi grandi giornali inglesi, che come si sa sono un tutt’uno con i potenti centri finanziari anglosassoni. Che sciocchezza! In realtà il semplice buon senso suggerisce che ad essere vero è probabilmente l’esatto contrario. Molti elementi suggeriscono che la demolizione controllata di Berlusconi sia un prodotto d’importazione, e venga da lontano.

Il presidente emerito Cossiga si è espresso almeno due volte in merito: nella prima intervista non esclude un ruolo dell’America, la seconda volta propende per un complotto nazionale, ma tra le righe rimane l’idea dell’intrigo internazionale. L’opinione di Cossiga è sempre molto interessante, poiché è uno dei pochi politici in giro che si conceda il lusso di divertirsi a dire ciò che pensa, e di sicuro non gli fanno difetto intelligenza, esperienza e fonti.

Pochi lo sanno, ma nel 2007 Cossiga dichiarò al Corriere della Sera che negli attentati dell’11 settembre Al Qaeda non c’entrava, che si era trattata di un’operazione essenzialmente made in USA. Non lo sanno in molti poiché curiosamente nessun altro giornale riprese la notizia. Neppure Repubblica, oggi così pervicace in questa manifestazione di giornalismo esemplare che ci fa scoprire di tutto e di più sui genitali assortiti dell’orbita presidenziale. Uno scoop di tale magnitudo – accipicchia, un ex-Presidente della Repubblica Italiana che dichiara che gli americani di sono fatti l’11 settembre da soli – è passato sotto un silenzio che avrebbe fatto invidia alla censura dell’Unione Sovietica di Stalin. Niente male, eh, per la trasparente e democratica stampa occidentale? D’altra parte anche sul mio libro di 500 pagine sui retroscena dell’11 settembre il silenzio della stampa è stato perfetto e la disinformazione tale che anche chi ne ha sentito parlare non ha provato il bisogno di leggerlo credendo di sapere già tutto nel merito (vedi www.mito11settembre.it).

Il giornalismo è un inferno, un abisso d’iniquità, di menzogne, di tradimenti, che non si può traversare e dal quale non si può uscire puri a meno di essere protetti, come Dante, dal divino alloro di Virgilio.(Honoré de Balzac)

A questo punto sorge la domanda : cosa avrebbe fatto Berlusconi per meritarsi tanta sgradevole attenzione da parte di questi poteri esteri? C’è solo l’imbarazzo della scelta. Ad inizio novembre 2008 Berlusconi va in Russia e si incontra col Presidente Medvedev e pubblicamente dichiara qualcosa di inaudito. Vediamo se qualcuno si ricorda. Vi dice qualcosa la battuta di Berlusconi su Obama, bello, giovane ed abbronzato? Esatto, Berlusconi pronunziò queste parole in occasione di quell’incontro con Medvedev, ed i nostri giornali amanti della verità non persero l’occasione di ricamarci sopra un tormentone che durò a lungo. Ma io non mi riferivo a questo, quando ho usato la parola inaudito. Nella stessa occasione Berlusconi ha infatti anche dichiarato, testualmente: “Ringrazio il presidente Medvedev per avere apprezzato la posizione italiana in merito al conflitto con l’Ossezia. Questa posizione era basata sulla conoscenza dei fatti.

E io penso che questi fatti dovrebbero aiutare la comunità internazionale a comprendere che cosa sia accaduto in realtà e superare la disinformazione che spostò l’opinione pubblica lontana dalla realtà.” Accipicchia, ecco qualcosa di veramente inaudito, il presidente di una nazione della NATO che pubblicamente riconosce che la versione dei fatti fornita dall’America e ripetuta su tutti i giornali è una totale menzogna, e che la versione dei fatti autentica è quella della Russia. Ma voi questo probabilmente non lo sapevate, dato che i giornali nei quali riponete la vostra fiducia vi parlavano invece tutto il tempo della battuta sull’Obama bello, giovane ed abbronzato.

Chi l’avrebbe mai detto che il famoso invito di Nanni Moretti a Massimo d’Alema, “Dì qualcosa di sinistra”, sarebbe stato piuttosto raccolto da Berlusconi? Di bene in meglio (o di male in peggio – dipende dai gusti), qualche giorno dopo Berlusconi alza ulteriormente il tiro, dichiarando che le progettate installazioni dei radar e missili americani in Polonia e Repubblica Ceca, ufficialmente destinate ad intercettare missili dall’Iran (!), sono in realtà una provocazione contro la Russia, così come lo è il riconoscimento del Kossovo, provocazioni che potrebbero condurre ad una nuova guerra fredda. Tutto vero, ma sempre più inaudito, da parte del leader di una nazione della NATO! L’unico commento noto a riguardo è quello di Giulio Andreotti, che consiglia discretamente a Berlusconi di tenersi lontano da certi argomenti. La notizia scomparirà immediatamente dal proscenio giornalistico, e per immediatamente intendo poche ore. Io ebbi la ventura di leggere la notizia sulla versione online del Corriere della Sera, e quando poche ore la volli rileggere scoprii che era scomparso qualsiasi riferimento ad essa dalle prime pagine del quotidiano. Riuscii a ritrovarla solo ricercando nella cronologia della navigazione.

Giornalisti. Chi si salverà da questi cuochi della realtà? (Ennio Flaiano)

Così, mentre gli strateghi angloamericani investono energie e risorse per isolare la Russia cercando in mille modi di rovinarne l’immagine internazionale, Berlusconi esce dal coro dicendo la scomoda verità (mi rendo conto che per alcuni può essere un duro colpo dal quale non ci riprende più sorprendere Berlusconi nel flagrante atto di non mentire) e, non pago, dichiara poi addirittura di volere che la Russia entri nell’Unione Europea. Già questo basta ed avanza a decretare la necessità della sua fine politica.

Tuttavia, dalle parole Berlusconi passa anche ai fatti, concludendo con la Russia accordi importanti in campo energetico fra l’italiana Eni e la russa Gazprom. Se è vero che verba volant, energia manent, insomma, chi si ricorda del caso Mattei saprà che a giocare sul serio col fuoco (o con ciò che serve a produrre il fuoco) ci si scotta, magari con qualche aiutino da parte del famigerato club atlantico dei fuochisti invidiosi. Anche l’invito in Italia a Gheddafi, del quale gli americani bombardarono l’abitazione uccidendone una figlia, non deve avergli guadagnato molte simpatie oltreoceano. E l’operazione Alitalia di sicuro gli ha esacerbato altre importanti inimicizie.

C’è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette. (Napoleone I)

L’attacco con armi sessual-scandalistiche a Berlusconi iniziò con le famose foto della diciottenne Noemi, alla cui festa di compleanno il Presidente del Consiglio si recò. Ben poca cosa, in confronto a ciò che sarebbe seguito, ma all’epoca sembrava già abbastanza per intaccare il consenso popolare del Cavaliere. Ricordo Berlusconi, in televisione per la campagna elettorale, sottolineare fuori da ogni contesto l’importanza della imminente ratificazione del Trattato di Lisbona, un argomento curioso da usarsi in campagna elettorale dato che non mi risulta che in Italia ci siano partiti che osino esprimersi contro (a parte qualche voce isolata all’interno della Lega e all’estrema sinistra, se ricordo bene).

Quindi il destinatario di tali dichiarazioni non era probabilmente qualcuno nel nostro paese. Berlusconi ha forse cercato di mandare deboli messaggi a chi aveva iniziato a mettere in opera la sua character assasination, che tuttavia non sono bastati a richiamare i sicari. Ma Noemi non bastò a disarcionare il Cavaliere, l’elettorato non lo ha abbandonato, e quindi per questo lo scandalo è dovuto salire di livello. Eppure Berlusconi per il momento resiste. L’aspetto grottesco di questo processo è che proprio il suo controllo sulle reti televisive (oggettivamente poco democratico) a proteggerlo dal complotto (oggettivamente altrettanto poco democratico).

Politica: Conflitto di interessi mascherato da lotta fra opposte fazioni. Conduzione di affari pubblici per interessi privati. (Ambrose Bierce)

Il paradosso affascinante di questa questione è rappresentato dalla notevole (quasi sadica, psicanaliticamente parlando) passione e soddisfazione catartica che trapela fra i detrattori di Berlusconi mentre lo scandalo si sviluppa. E’ un paradosso, dato che generalmente i detrattori di Berlusconi sono tali poiché gli imputano comportamenti illegali, conflitti di interesse e soprattutto velleità antidemocratiche. E si tratta di tre elementi chiaramente presenti anche nella costruzione di questo scandalo: è difficile sostenere che fotografare col telescopio da chilometri di distanza qualcuno nudo a casa sua, non violi la sua privacy (e quindi la legge rispettiva) oltre ovviamente al buon gusto, è ingenuo pensare che non vi siano precisi e potenti interessi in questa “crociata morale” che con la morale nulla abbiano a che fare, ed infine, per quel poco che capisco di democrazia, mi sembra che l’unica cosa che dovrebbe legittimare o delegittimare un governante in democrazia sia il voto dei cittadini, e non so quanto democratica sia una eventuale delegittimazione mediante scandalo sessuale.

Non sto cercando qui di difendere Berlusconi (già si odono tra un bit e l’altro gli ululati dei ciberlupi), bensì formulando un ragionamento logico che vuol solo essere tecnico e mettere in evidenza alcune contraddizioni palesi. E’ interessante a questo proposito il consiglio che Cossiga ha dato a Berlusconi in una lettera aperta: fare una dichiarazione personale in parlamento su questa vicenda, porre la fiducia su di essa, farsi intenzionalmente votare contro dalla maggioranza suicidando così la legislatura e andare subito ad elezioni anticipate. Chi vincerebbe le elezioni? Ognuno deve cercare la risposta in cuor suo. Ma chiunque vincesse, l’argomento sarebbe chiuso una volta per tutte. Fin qui abbiamo gustato solo l’antipasto del paradosso. Il piatto forte del paradosso è che i detrattori di Berlusconi sono di solito parimenti ostili anche al potere imperialista americano, al sistema dei banchieri internazionali e compagnia bella. Dato che pare siano proprio costoro ad avere decretato la demolizione controllata di Berlusconi, scopriamo che l’esultazione degli antiberlusconiani per l’attacco a Berlusconi è quanto meno bizzarra.

Per quanto essi – a ragione o a torto, non sta a me qui giudicare, schierarsi non giova mai all’analisi – detestino Berlusconi, è un dato di fatto che il Cavaliere ha ripetutamente pestato i piedi agli americani in un modo che nessun altro leader occidentale ha osato fare in tempi recenti (a parte forse Schroeder in Germania qualche anno fa, con il suo accordo coi russi per un oleodotto marino – e la sua carriera politica è finita 10 minuti dopo). Non si tenta quindi oggi di demolire Berlusconi per le colpe che storicamente gli vengono ascritte, bensì per azioni che a rigore di logica dovrebbero riscuotere l’approvazione di chi lo ha sempre avuto in antipatia. In pochi per ora si sono resi conto di questa “alternativa del diavolo”, che colpisce chiunque viva la politica in termini di bianco e nero, di buoni e cattivi, e ad un tratto si trova di fronte alla necessità di fare un bilancio fra differenti mali e decidere qual è il meno peggiore. Qualcuno però si sta svegliando, in quella parte di blogosfera dove Berlusconi è sempre stato visto come IL nemico da abbattere, e a denti stretti deve ammettere di dover considerare l’eventualità di ritrovarsi un giorno a rimpiangere l’odiatissimo Cavaliere, perché ciò che verrà dopo sarà probabilmente assai peggio.

“La differenza tra la letteratura e il giornalismo? Il giornalismo è illeggibile e la letteratura non è letta. (Oscar Wilde)

Non ho idea di quanto i burattinai di questa demolizione controllata di un Presidente del Consiglio siano in grado di alzare il tiro, né di quante forze – politiche e psicologiche – l’ormai ultrasettantenne Silvio Berlusconi possa disporre per resistere all’assedio. Dato per finito innumerevoli volte, come niente fosse il Cavaliere si è finora sempre rialzato e ogni volta più baldanzoso di prima. La demolizione di Berlusconi è ormai già anche uno show nelle televisioni americane (come potete vedere nel videoclip in calce a quest’articolo). Quale sarà la prossima puntata del melodramma? E quale ne sarà l’epilogo? Berlusconi può resistere e vincere, oppure resistere e cadere.

Oppure può arrendersi sottobanco e mettersi in riga a prendere ordini dall’alto come ogni politico “che si rispetti”. Se non cederà, forse l’escalation andrà avanti, e ne vedremo di tutti i colori. In una recente (e criticata) battuta Berlusconi ha detto: “Ci manca solo che mi dicano che sono gay”. No, caro presidente, sia più immaginativo, se l’ipotesi di complotto internazionale è fondata, c’è probabilmente il fior fiore dei creativi a lavorare sul Suo caso. Da alcuni anni viviamo in un mondo pedofically correct (lo so che in inglese si dovrebbe scrivere pedophically correct, ma il mio neologismo è in italiano), ovvero è stata approntata questa formidabile arma di scomunica moderna istantanea, l’accusa di pedofilia, dalla quale non c’è ritorno, anche quando si viene assolti, l’arma definitiva di demolizione di qualsiasi personaggio. Non è mai stata usata sinora contro un capo di governo. Ma come Hiroshima insegna, per tutto c’è sempre una prima volta.

Roberto Quaglia

originalmente pubblicato su: www.Roberto.info

per approfondimenti:
www.Robertoquaglia.com
www.mito11settembre.it
www.edicola.biz




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