Susan Boyle: dalle stalle alle stelle

Data 19/4/2009 2:40:00 | Categoria: media

Se non sapete chi è Susan Boyle non c’è niente di male: fino a ieri nessuno al mondo la conosceva. Oggi le grandi case discografiche fanno a gara per assicurarsi il suo primo album, che è destinato certamente a raggiungere in poco tempo le hit parade di tutto il mondo.

Susan Boyle è una donna “qualunque” di 47 anni, disoccupata, che sbarcava il lunario cantando la domenica in chiesa per i suoi compaesani di Blackburn, una delle mille cittadine dimenticate della Scozia dei minatori.

Susan non ha mai avuto un fidanzato, e vive da sola con il suo gatto. Poco tempo fa ha deciso di tentare la fortuna, per cercare di coronare il sogno della sua vita: diventare una cantante famosa. Quando è comparsa sul palcoscenico del concorso “Britain’s got talent”, con al collo il numero 14.321 dei “dilettanti allo sbaraglio”, la sua figura tarchiata e il suo look decisamente demodè hanno suscitato ondate di risolini e di commenti divertiti da parte del pubblico, che aveva davanti la quintessenza di questo tipo di concorso: la più grande illusione umana di fronte ad un sogno chiaramente irrealizzabile.

Da parte loro i giurati hanno aggiunto una nota di cinismo di dubbio gusto, roteando vistosamente gli occhi all’annuncio dell’età di Susan, e scambiandosi sguardi compassionevoli quando la medesima ha dichiarato, con assoluta serenità, di voler diventare una cantante “famosa come Elaine Paige”.

Ma non appena Susan ha iniziato a cantare è cambiato tutto.



In due semplici strofe Susan ha saputo mostrare delle qualità canore assolutamente eccezionali, che nell’arco di pochi minuti hanno trasformato la platea deridente …
… in una specie di “ola” di appassionati che la applaudiva urlando a squarciagola.

Per fortuna i tre giurati hanno saputo riconoscere immediatamente la gaffe in cui erano incorsi, anticipando con i loro commenti a caldo quelle che sarebbero poi diventate delle scuse “ufficiali”, porte addirittura a Susan dal direttore del concorso, Piers Morgan, in diretta sulla CNN di Larry King.

In tutto questo Susan ha detto di non essersi assolutamente lasciata influenzare dai risolini di scherno che hanno preceduto la sua performance, concentrata com’era nel dare il meglio di se stessa.

Nell’arco di poche ore il video della sua performance è arrivato su Youtube, dove ha già superato la cifra record di 30 milioni di visioni nel mondo.

Sono gli estremi assoluti di questa vicenda ad averla resa, a sua volta, una notizia degna di attenzione: da una parte abbiamo la distanza siderale fra l’immagine esteriore di Susan e lo stereotipo della “cantante di successo” di oggi: magra, slanciata, felina e appariscente, in tale aderenza con gli attuali canoni di bellezza da arrivare a dettarli lei stessa. Goffa, antiquata e decisamente poco attraente era invece Susan, in assoluto contrasto con tutto quanto descritto sopra.

Naturalmente, le vere vittime dello “scherzo” siamo noi, così abituati a identificare la cantante di successo con l’apparenza esteriore, da esserci completamente dimenticati che il successo di un cantante inizia proprio dalla voce.

Non a caso Larry King ha commentato che per battere Susan nelle finali del concorso - che ancora non si è concluso – “bisognerebbe far rinascere Frank Sinatra”.

L’altro estremo che ha reso possibile questo fenomeno è la velocità di propagazione e di penetrazione con cui Internet riesce oggi a portare le notizie nel mondo, confermando ancora una volta come ormai sia la rete ad imporre ai network televisivi tempi modi e contenuti della moderna comunicazione.

Rimane un ultimo aspetto su cui riflettere, ed è quello dell’archetipo dell’ “uomo comune” che prima o poi nella vita deve affrontare il processo di accettazione da parte della società. Per la maggioranza di noi questa “prova del fuoco” avviene fra i 18 e i 25 anni, quando si “cerca lavoro”, o ci si inserisce in qualche modo nel mondo degli adulti, con risultati spesso così drammatici da continuare a pesare sulla nostra esistenza per il resto dei nostri giorni. Susan Boyle invece ha dovuto aspettare 47 anni per affrontare questo momento, ma l’ha superato con il massimo dei voti grazie all’assoluta fermezza – altri lo chiamerebbero coraggio incosciente - con cui ha saputo rimanere fedele a sè stessa. Se Susan avesse tradito uno solo dei suoi riccioli anteguerra, se avesse voluto coprire un solo grammo della sua “ciccia” traboccante, o se avesse provato in qualunque modo ad adeguarsi all’iconografia imperante, oggi sarebbe ancora una sconosciuta fra milioni di altri.

Forse anche questa forza di restare fedeli a sè stessi, nonostante tutto intorno ci spinga ad omologarci ad un modello che non ci appartiene, può essere letto come un segno dei tempi che stanno cambiando rapidamente.

Massimo Mazzucco



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