Barnard e la scuola pubblica

Data 26/10/2008 6:18:00 | Categoria: politica italiana

Con un articolo in certo modo folgorante, Paolo Barnard ha colto un aspetto tanto evidente quanto inespresso – almeno fino ad oggi – della situazione politica italiana: la destra fa il suo mestiere, la sinistra non lo fa più.

Al di là della sottile ambiguità politica – nel dire che i cattivi “continuano a fare il loro mestiere”, in qualche modo si finisce per giustificarli acriticamente – lo spunto proposto da Barnard merita una seria riflessione, perchè sembra portare dritto alla radice del problema politico italiano: la mancanza di una vera alternativa.

E’ da una ventina d’anni, ormai, che il problema ha iniziato a palesarsi. Fu durante la sua prima campagna elettorale (intorno al ’92, se non sbaglio) che Berlusconi un giorno esplose sulla stampa, gridando ai quattro venti: “D’Alema mi ha rubato il programma!” Sembrava un bambino a cui hanno tolto il lecca-lecca, ma in realtà Berlusconi – forse senza saperlo - denunciava i primi sintomi della nascente globalizzazione, che avrebbe necessariamente portato ad una unificazione delle diverse politiche nazionali.

La “morte” delle sinistre - non solo quella italiana, ma anche tedesca, spagnola, francese, inglese, ecc. – origina infatti, in buona parte, dalla nascita della globalizzazione ...

... e dalla necessaria unificazione dei criteri economico-politici internazionali (a quei livelli, l’economia “è” la politica) che questa ha imposto.

Quando senti un “laburista” come Blair combattere i limiti alle emissioni di CO2, oppure un “socialista” come Zapatero sposare allegramente il nucleare, ti domandi se per caso qualcuno abbia messo un “meno” fuori dalla parentesi, capovolgendo l’intera serie di valori all’interno dell’equazione.

il Nuovo Ordine Mondiale non è una “società segreta”che si riunisce ogni terzo giovedì del mese a casa di Rockefeller (forse lo è anche, ma) è soprattutto un nuovo ordine mondiale - con la minuscola - che impone una revisione delle regole politico-economiche a livello nazionale, a costo di restare esclusi dalla competizione.

In casa propria però, nel sociale soprattutto, esistono ancora i margini per esprimere una sostanziale differenza fra conservatori e progressisti. Ne è un buon esempio – checchè ne dicano i “qualunquisti alla rovescia” di oggi – l’alternativa Obama/McCain, attualmente in gioco nelle presidenziali americane.

Se vincerà McCain, la sanità pubblica verrà tranciata a fette, le grandi corporations vedranno le loro tasse scendere, il Pentagono vedrà continuare ininterrotta la pioggia di denaro pubblico, e la scuola statale – ohibò – diventerà una specie di lager per minoranze senza speranza e senza futuro. Se vincerà Obama aumenteranno un pò le tasse per le corporations, il Pentagono tirerà un pò la cinghia, e con quei soldi si darà un pò di respiro alla pubblica sanità e al sistema scolastico. Tutto qui. Può essere poco, per gli idealisti dal futuro tinto di rosso, ma è moltissimo per i milioni di famiglie americane che sudano dal mattino alla sera esattamente come le nostre.

Io mi trasferii negli USA nel ’93: Clinton era appena salito al potere, e la scuola pubblica, dopo 12 anni di reaganomics, versava in condizioni disperate. Le classi erano di 40-50 alunni, i punteggi delle scuole erano fallimentari, e le maestre dovevano portarsi le matite da casa, se volevano che i ragazzi facessero i compiti in classe. Alla fine del mandato Clinton il numero degli alunni per classe era dimezzato, i punteggi saliti sensibilmente, e c’erano matite e pennarelli per tutti.

Tornando alla scuola e alla sinistra italiane, bisogna riconoscere che il duo Prodi-Veltroni, pur potendolo, non ha fatto nulla di quanto sopra, e la cosa è particolarmente grave se si pensa che l’educazione è la vera chiave politica di una nazione. Obama parla di scuola pubblica come metodo per investire nel futuro della nazione, e propone addirittura un sistema di punteggio attraverso il quale i ragazzi che offriranno un servizio pubblico durante le scuole medie saranno poi ricompensati con un aiuto per accedere alle superiori.

In questo modo si inculca il senso civico nelle nuove generazioni, e ci si propone di preparare anche i meno abbienti per competere a livello globale.

Veltroni di Obama si limita a imitare gli slogan, con un doppio effetto di tristezza da una parte, e di assoluta immobilità dall’altra.

Ha quindi perfettamente ragione Barnard a puntare il dito sulla vera colpa – storica, sociale e morale – della sinistra italiana negli ultimi anni: aver contribuito a quella distruzione del sistema scolastico (non opponendosi con forza alla sua demolizione, quando non erano al governo, e non facendone una priorità assoluta, quando lo erano) che rappresenta la vera sconfitta del nostro paese futuro.

Massimo Mazzucco



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