Dove vanno i soldi del petrolio?

Data 9/6/2008 2:40:00 | Categoria: news internazionali

Quando fu chiaro, nel 2005, che la guerra in Iraq stava alimentando una spirale di aumento nel prezzo del petrolio, qualcuno profetizzò con orrore: “verrà un giorno in cui il petrolio raggiungerà i 100 dollari al barile”. (Allora il prezzo era sui 37-40 dollari al barile, e già sembrava una cifra enorme).

Nel gennaio del 2008 il limite dei 100 dollari è stato sfondato, e da allora il prezzo ha continuato a salire in maniera impressionante: la scorsa settimana c’è stato addirittura un aumento di dieci dollari al barile in un solo giorno, e ormai stiamo viaggiando tranquillamente verso i 150 dollari di media mondiale, che si prevede verranno raggiunti nel corso dell’estate.

E c’è chi già prevede che entro 18 mesi il prezzo del barile sarà arrivato a 200 dollari.

In occasione del recente G8 in Giappone si è parlato di varie misure per cercare di contenere questa spirale terrificante, ma nessuno sembra in grado di spiegare con precisione a che cosa sia dovuta.

C’è chi punta il dito sulla crescente domanda dei paesi in forte espansione industriale, ...
... come la Cina e l’India, che di recente ha superato il Giappone come secondo consumatore di petrolio in assoluto al mondo.

Altri parlano di fattori psicologici, come ad esempio la recente minaccia da parte di Israele di attaccare l’Iran, che avrebbe fatto crollare la borsa americana e schizzare in alto il prezzo del barile.

C’è chi sostiene che il rialzo sia dovuto alle aspettative troppo ottimistiche dei paesi non-OPEC, che sono liberi di fissare i prezzi a piacimento, e non sono obbligati a rispettare il tetto imposto all’interno dell’OPEC stessa.

Altri invece accusano i paesi membri dell’OPEC di limitare intenzionalmente la loro produzione, proprio perché obbligati ad un tetto massimo sul prezzo di vendita.

Altri ancora rimandano la spirale di mercato alla sempre più imminente, presunta “fine delle risorse“ - la cosiddetta teoria del Peak Oil, che sostiene che il ritmo massimo di estrazione mondiale sia già stato superato - ma nessuna di queste spiegazioni, né in assoluto ne combinata con le altre, sembra sufficiente a spiegare il letterale raddoppio dei prezzi, avvenuto in un solo anno, della più venduta materia prima al mondo.



Quando un bene di consumo è così diffuso, oltre che indispensabile, si presume infatti che le fluttuazioni del suo prezzo debbano essere molto più lente, e comunque sempre giustificabili in qualche modo in maniera razionale.

Ma è evidente che questo punto, nel mondo “impazzito” – non certo per caso - del post 11 settembre, di razionale sia rimasto ben poco, e questo è purtroppo un pessimo presagio per chi ama pensare, oltre che ai propri interessi a breve termine, anche al futuro dei propri figli.

Massimo Mazzucco





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