REAGAN SE N'E' ANDATO, MA IL BRUTTO SEGRETO DELLA SUA ELEZIO

Data 6/6/2004 3:04:46 | Categoria: news internazionali

<html><head><meta content="text/html; charset=ISO-8859-1" http-equiv="content-type"><title></title></head><body vlink="#000099" alink="#000000" link="#000099" style="color: rgb(0, 0, 0); background-color: rgb(255, 255, 255);"><span style="font-weight: bold;">REAGAN SE N'E' ANDATO, MA IL BRUTTO SEGRETO DELLA SUA ELEZIONE RIMANE</span><img align="right" style="width: 240px; height: 151px;" alt="" src="http://www.luogocomune.net/lc/images/library/recar240.jpg"><br>
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<span style="font-weight: bold;">Ed è oggi più significativo che mai</span><br>
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di Massimo Mazzucco<br>
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05.06.04 - Ronald Reagan, da un punto di vista “civile”, era già
morto una decina di anni fa. Più o meno da quando, vittima
dell’Alzheimer, era passato in quella zona d’ombra sempre più
fitta, dove l’assenza di memoria appiattisce il tempo e ti impedisce di
relazionarti in qualunque modo con l’esterno. Oggi si è spento
anche il suo corpo, rendendolo comunque, per chi ama i primati, il
presidente più longevo di tutta la storia americana (93 anni).
Aveva già detenuto, in vita, il record del presidente eletto
più anziano di tutti (a 63 anni), mentre Kennedy rimane sia il
presidente più giovane mai eletto (42 anni), che quello morto
più giovane di tutti (45). Quasi come dire che l’America ama
“preservare” i conservatori (che preservano il passato), mentre ...
...“distrugge” i progressisti, che a loro volta lo distruggono. <br>
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Ma a parte le statistiche, per cosa dovremmo mai ricordare noi il
presidente-cowboy per eccellenza, la “monumentale figura storica” (per
l' America) della quale George Bush non è che un miserevole
falso in atto pubblico? (Bush è anche soprannominato, dai
vaccari più sopraffini, “all-hat-and-no-cows”, cioè tutto
cappello e niente mandria. Mentre noi, che di vacche ce ne intendiamo
meno, di solito diciamo “abbaia ma non morde”).<br>
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Reagan, secondo il metro conservatore, ha avuto il grande pregio di
illudere un’intera nazione, per ben otto anni (1980-1988), di vivere in
un meraviglioso film a colori, che lui intitolava gioiosamente&nbsp;
“America’s new morning”, il nuovo mattino americano. <br>
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Secondo il metro progressista, invece, ha avuto il grande difetto di
inflazionare artificialmente l’economia americana per otto anni,
lasciandosi alle spalle un buco di circa 3 miliardi di dollari. (Il
buon Bush, se è solo per quello, è già arrivato a
4 miliardi di deficit pubblico, in soli tre anni di reggenza, e dopo
essersi ciucciato pure i tre miliardi di surplus lasciati da Clinton,
che ha passato pari pari al suo compagno d’avventura Donald Rumsfeld,
“per la difesa del territorio”).<br>
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Oppure: Reagan, secondo il metro conservatore, ha avuto il grande
pregio di stabilizzare il mondo, raggiungendo con Gorbacev gli accordi
per il disarmo nucleare, che hanno posto anche le basi per il
susseguente crollo del muro, dieci anni dopo. <br>
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I progressisti invece, pur non negando il contributo alla
stabilità mondiale, di Reagan preferiscono ricordare lo scandalo
Iran-Contra (qualcuno ricorda un certo Oliver North?), in un lurido
giro di miliardi sporchi che permisero alla CIA di finanziare la
controguerriglia in Centroamerica, con le migliaia e migliaia di morti
fra la popolazione locale. (Fra l’altro, l’uomo che oggi va a fare
l’ambasciatore di pace in Iraq, John Negroponte - vedi link - si
è guadagnato i galloni proprio lì, in quel periodo
particolarmente oscuro).<br>
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Ogni volta che penso a Reagan, a me invece viene in mente il modo
stesso in cui fu eletto presidente, nel 1980. Nel ‘79, con Jimmy Carter
allo scadere del suo primo mandato (e naturale candidato per il
secondo), furono presi in Iran – sotto l’Ayatollah Komeini - degli
ostaggi americani. Carter, pacifista politicamente e uomo pacifico in
natura, rifiutò sistematicamente di approvare una qualunque
azione tipo “teste di cuoio”, che avrebbe portato di sicuro alla morte
di almeno una parte degli ostaggi. E quando finalmente si lasciò
convincere ad approvare un intervento del genere, l’azione fini&nbsp;
male, e nessuno fu liberato. In un coro di contestazioni, crescevano da
destra le chiamate per una presa di posizione ufficiale molto
più dura, più “americana” - e intanto le elezioni sia
avvicinavano. Ma Carter persistette nella sua ricerca di una trattativa
pacifica, finchè in effetti riuscì a raggiungere un
accordo per la liberazione indolore degli ostaggi. Ma si era ormai
sotto elezione, e lo sdegno popolare, abilmente alimentato dalla
destra, era ormai tale che Reagan vinse con un margine addirittura
umiliante per l’avversario. Nonostante ciò, da quel giorno di
novembre al 20 di gennaio - data storica dell’insediamento del nuovo
presidente - Jimmy Carter rimase in trepidante attesa del ritorno degli
ostaggi, per poter almeno chiudere dignitosamente la sua contestata
presidenza. Attese letteralmente fino all’ultimo minuto, ma il caso
volle che gli ostaggi fossero liberati soltanto a mezzogiorno e mezza
di quel 20 gennaio, ovvero nella prima mezz’ora di presidenza Reagan.
Fu così il buon cowboy ad accogliere i compatrioti liberati, con
tanto di fanfara, al loro ritorno in patria.<br>
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Si è poi scoperto, nel tempo, che la CIA con tutta probabilità aveva orchestrato il rapimento, infiltrandosi fra gli studenti iraniani sin dall’inizio, per buttare
giù Carter a favore di Reagan.<br>
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&nbsp;Massimo Mazzucco<br>
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* (Ecco forse, anche, l’aspetto di “ricompensa” del premio Nobel per la
pace dato a Carter qualche anno fa. Durante la sua presidenza, fra le
altre cose, Carter fu anche l'artefice degli storici accordi di Camp
David, che posero di fatto fine allo stato di guerra fra Israele e
Egitto, che perdurava dal 1967).<br>
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<span style="font-weight: bold;">VEDI ANCHE:</span><br>
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<a href="http://www.luogocomune.net/lc/modules/news/article.php?storyid=142"><span id="news_dom" name="news_dom" class="news_css"><img src="http://www.luogocomune.net/lc/images/library/negro220.jpg" align="top" alt="" style="border: 0px solid ; width: 220px; height: 173px;"><br>
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