Windows Vista: la stretta finale?

Data 21/5/2007 9:00:00 | Categoria: media

di Giorgio Codazzi

Ogni qual volta il colosso di Redmond esce con un suo nuovo sistema operativo, arriva la solita pioggia di critiche da parte del resto del mondo.

Che Microsoft abbia ormai da tempo una posizione di monopolio era evidente a tutti da un pezzo, fatta eccezione per l'antitrust americano (assieme alla attuale amministrazione americana) che chiude tutte e due gli occhi e favorisce in modo più o meno palese la presenza monopolista sul mercato del gigante informatico. Che questa posizione di predominio abbia poi nei fatti imposto prodotti scadenti, se non proprio truffaldini, non é altrettanto evidente (mancano i necessari confronti nella maggior parte dei casi), ma quanto meno é razionalmente accettabile.

Tuttavia una delle leggi fondamentali per la sopravvivenza del mercato é che non vi siano attori che mantengano posizioni di predominio assoluto per un tempo troppo lungo. Come la spiaggia: piccole onde accontentano molte persone e ne scontentano poche, ...
... grandi onde accontentano poche persone e ne scontentano molte. Ma onde troppo grandi finiscono per scontentare tutti.

Vista non solo ha raccolto critiche interne, dai partner storici e su argomenti spinosi come la sicurezza , ma per la prima volta mette insieme le critiche dei produttori con quelle di vaste categorie di consumatori.

Apparentemente le critiche più blande sono rivolte alla politica dei prezzi, fortemente discriminante e caotica, anche perché alla scelta di commercializzare il prodotto in Cina a 3 dollari - cioé una rovinosa ammissione di impotenza per ciò che riguarda il controllo del mercato della pirateria proprio nei paesi economicamente più promettenti - fa da contraltare un caos di versioni del listino ufficiale, dalla versione Basic a 99$ fino alla Ultimate Full da 399$, che moltiplica l'offerta già piuttosto confusa dei prodotti di casa.

In realtà le critiche sono davvero tante, pesanti e coprono tutti gli aspetti del nuovo prodotto di Redmond. Si va dalle richieste hardware incomprensibilmente esose - sottolineate dal rifiuto all'aggiornamento software del parco macchine della FAA, l'aviazione federale americana, al fatto che esistano versioni di sistemi operativi "open" che offrono caratteristiche simili, ma con richieste e consumi molto inferiori, facilimente verificabili da chiunque.

D'altronde i problemi di performance per la tanto pubblicizzata nuova tecnologia Window Aero UI (quella per intenderci che rende così accattivante l'aspetto grafico) sono tali da aver costretto Microsoft a renderla opzionale. Un paradosso, se si pensa che attorno ad essa ruota la maggior parte delle novità più succose del prodotto.

Vi sono critiche di compatibilità software, dato che la maggior parte di quello esistente fatica non poco a girare sul nuovo sistema operativo, eccessivamente chiuso attorno agli standard stabiliti da Microsoft.

E vi sono critiche di compatibilità con l'hardware, perché Microsoft ha deciso non solo di certificare tutto il software, ma anche l'hardware, rendendo di fatto quasi impossibile la produzione indipendente di terze parti. Se ciò riduce (a sentire gli esperti che difendono l'azienda) il pericolo dei malfunzionamenti, riduce di fatto anche lo spazio operativo di gran parte della costellazione d'aziende che si occupa di High Tech. In un mondo dove la delega verso il basso e la frantumazione del lavoro verso i contratti a termine riduce anche lo spazio di investimento, persino le grandi aziende diventano automaticamente vittima di una simile manovra, constringendo sempre maggiori fette di mercato a fare scelte economiche più elastiche, anche se meno garantiste.

Vi sono infine critiche di sicurezza, come già detto, che evidenziano come lo sforzo di migliorare almeno questo aspetto, obbligatoriamente imposto dalle sempre maggiori integrazioni con il mondo della rete, sia più pubblicitario che reale.

Accortasi del pericolo di una deriva open, l'azienda ha reagito rapidamente e attraverso Brad Smith, responsabile legale di Microsoft, ha fatto sapere che il software libero viola ben 235 brevetti del colosso di Redmond, lasciando intravedere serie denunce contro chi si ostina ad alimentare certe teorie complottiste, tra cui per esempio quella che vuole la conoscenza garantita e non mercificabile.

Si paventa cioé un'azione politica che abbia la funzione di scoraggiare quanti vorrebbero aggirare il monopolio e mettere in guardia quanti già lo hanno fatto, bollando come "pericolosi criminali" dei semplici utenti alle prese con un budget sempre più misero e sempre più incerto su un mercato sempre più folle.

A questo proposito l'attacco verso il vasto mondo del copyleft sembra arrivato a un punto di non ritorno: alle minacce dovranno necessariamente seguire le azioni, e queste di certo non porteranno nulla di buono nel nostro futuro.

Giorgio Codazzi (Lamefarmer)



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