25 Aprile. Due articoli

Data 25/4/2007 22:28:57 | Categoria: storia & cultura

25 Aprile. Due articoli

La triste eredità

di Fernanda Alene

25 aprile. Ancora una volta la stessa retorica. Fascisti - partigiani. Mi fa tristezza questa divisione che si trascina da sempre, opportunamente alimentata perchè a qualcuno serve che tanti italiani vivano in questo odio ereditato da altri.

Quel 25 aprile a Torino. Due giorni chiusi in casa a guardare dalla finestra senza capire cosa stava succedendo. Si sentivano colpi di mitra lontano e vicino. Passava qualche camionetta tedesca mentre i partigiani si muovevano cautamente dietro gli angoli delle case. Poi una macchina con un grappolo partigiani che cantavano "bandiera rossa" e avvertivano con un megafono che "la città era libera".

Libera, ma non dall'odio che per tre giorni ancora ha attraversato la città, prima che il C.L.N potesse creare un minimo di ordine e legalità. La caccia per le strade e per le case di quelli che avevano collaborato. L'uccisione delle spie. L'impiccagione di Solaro il torturatore. La ricerca dei cecchini che sparavano dalle finestre, e che quando venivano individuati erano buttati dalle finestre e lasciati lì nel loro sangue. La misera visione delle donne amiche dei tedeschi, …

… trascinate per le strade, umiliate e derise con la testa rapata e la svastica sulla schiena.

Chi pagava giustamente e chi pagava per errore o vendetta personale. I veri responsabili intanto avevano già in tasca i documenti falsi forniti dal Vaticano per arrivare indisturbati in Argentina.

Io pensavo agli amici che non avrei rivisto mai più. Mario Mattioli ucciso dai partigiani. Carlo Lewis ucciso dai fascisti. Sergio Bassi morto in Russia. Gianni Pellerei ferito in Libia e morto prigioniero degli inglesi. Dedo Manfredi morto sotto l'ultimo bombardamento di Torino.

Per me non è stato troppo presto per capire che il confine fra Giusto e Sbagliato, fra Vero e Falso, non è una linea dritta e luminosa, visibile per tutti allo stesso modo, ma una difficile scelta da fare ogni giorno della vita. Per questo guardo con tristezza questo odio strumentale che ancora divide l'Italia su un passato che dovrebbe solo fare parte della storia e non essere una palla al piede che ci impedisce di cercare nel futuro qualcosa di diverso.

Fernanda Alene ("Fernanda")


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Le vite sprecate

Federico e Anselmo avevano quarant'anni in due, il giorno in cui morirono, l'uno per mano dell'altro.

Federico aveva 18 anni, ed era stato fra gli ultimi a entrare nella brigata partigiana che stava rintanata allo sbocco del vallone, nel fienile semidistrutto di una fattoria abbandonata. Alla sera faceva molto freddo, non si poteva usare il fuoco, e bisognava stare attenti a non fare nessun rumore. Ma lo spirito del gruppo era alle stelle, e l'idea della liberazione per cui stavano combattendo era sufficiente a illuminare il loro sentiero e a riscaldare i loro cuori. La mamma di Federico aveva fatto di tutto per trattenerlo, quando lo aveva visto imbracciare il mitra e preparare lo zaino per unirsi ai partigiani, ma lui le aveva detto "Non ti preoccupare, mamma, so quello che faccio. E so anche che non posso non farlo".

A poche centinaia di metri dal fienile, quella notte, stava appostato Anselmo. Immobile, con le orecchie tese, cercava di cogliere il minimo rumore che potesse rivelargli la presenza di un partigiano. Di un traditore della Patria. Anselmo aveva ventidue anni, era cresciuto in una famiglia dai sani ideali fascisti, e per il Duce avrebbe dato la vita cento volte senza pensarci un solo momento. Il padre era orgoglioso di lui, e prima di dargli l'addio, sulla porta di casa, gli aveva detto "che tu ritorni fiero vincitore, o che tu cada in difesa della Patria, sappi che un giorno questa nazione ti sarà profondamente grata".

Come tutte le sere, Federico stava facendo il giro intorno al fienile, per accertarsi che tutto fosse tranquillo, prima di coricarsi. Pistola alla mano, si muoveva lentamente, attento a non spezzare rami o a fare rumori sospetti.

Anselmo sentì qualcuno che si muoveva nel bosco, e si rese conto che stava venendo dritto verso di lui. Il sangue gli si gelò nelle vene, mentre tratteneva il respiro e portava lentamente la canna della mitraglietta in direzione dello sconosciuto.

Federico si ritrovò di colpo a fissare una forma strana, scura, che stava raggomitolata nel buio proprio davanti a lui. Mentre cercava di metterne a fuoco i contorni, si rese conto che era una figura umana. Un istante dopo vide un violento lampo rosso davanti agli occhi. Non sentì nulla, e cadde all'indietro senza nemmeno accorgersi di avere sparato nello stesso momento verso la figura che gli stava di fronte.

Anselmo e Federico morirono a pochi metri l'uno dall'altro, riversi in una pozza di sangue, senza avere nemmeno il tempo di capire bene chi fosse stato il loro assassino. Ebbero solo un istante di lucidità, nel quale riuscirono a immaginare di stare morendo per una patria libera e felice, proprio come l'avevano sempre sognata. Una Patria che, grazie al loro sacrificio, avrebbe potuto restare fedele a quegli ideali di libertà e giustizia per i quali avevano deciso fin dall'inizio di esser disposti a dare la vita.

Morirono sereni, incuranti del dolore, soddisfatti e orgogliosi di se stessi, con l'ultimo pensiero dedicato alla futura nazione che avevano contribuito a creare.

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Qualche anno dopo, un'Italia finalmente riunita e rappacificata si dava un governo democratico ed una Costituzione degna di quel nome. Nelle sua pagine brillavano principi assoluti, supremi e intoccabili, che facevano palpitare i cuori nel solo enunciarli:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.

La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti.

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.

L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.


Ed è esattamente in questa Italia che oggi viviamo.

Grazie, Federico. Grazie, Anselmo. Non siete morti per nulla. Grazie a voi e a tutti coloro che sono morti in guerra, disposti a dare una vita non ancora vissuta per un futuro migliore, in una nazione libera e giusta come quella che voi ci avete saputo regalare.

Massimo Mazzucco




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