MA CHI HA UCCISO NICHOLAS BERG?

Data 13/5/2004 10:00:00 | Categoria: Iraq






MA CHI HA UCCISO NICHOLAS BERG?









CURIOSE COINCIDENZE: I TAGLIAGOLE USANO LE STESSE SEDIE CHE SI USAVANO AD ABU GHRAB?



AGGIORNAMENTO 14.05.04 - Continuano ad emergere particolari inquietanti


13.05.04 - Ancora
una volta la logica si ribella alla versone ufficiale dei fatti, ed
ancora una volta emergono curiosi particolari che sembrano confermare
come la faccenda sia in realtà andata in maniere diversa. Molto
diversa. O forse, addirittura, diametralmente opposta.

Ciò che
già suonava strano, nella versione ufficiale dell’esecuzione di Berg,
erano due cose: una, che l’esecutore materiale della decapitazione, pur
restando incappucciato come tutti gli altri, si fosse presentato al
mondo con tanto di nome e cognome, Abu Musab al-Zarqawi (fra l’altro,
un ennesimo A..A. – vedi link a fine articolo), e l’altra che il video
chiudesse, a detta di chi l’aveva visto fino in fondo, con
l’esclamazione classica Allah Akbar – Allah è grande. Tanto banale,
appunto, quanto stonata in bocca a chi si era completamente
dimenticato, fino a quel momento, di dire che agiva “in nome di dio”.

A
questi sospetti istintivi, aggiungiamo ora il fatto di ritrovarsi con
due versioni completamente diverse, fra militari e famiglia del
ragazzo, sull’ultimo mese trascorso da Berg in Iraq, e soprattutto ...

.. sui tredici, fatidici giorni passati in carcere. Mentre i genitori
sostengono che Berg fosse stato arrestato dagli americani, e poi
detenuto in una prigione locale, il Pentagono nega di aver avuto nulla
a che fare con tale arresto. Come se la polizia irachena – la polizia
di uno stato che al momento attuale nemmeno esiste – potesse agire
indisturbata nei confronti di un cittadino che è della stessa
nazionalità di chi controlla militarmente l’intero territorio.





Facciamo
un passo indietro, e vediamo chi era Berg, e cosa ci faceva in Iraq: a
detta di tutti – fin qui almeno di contraddizioni non ce ne sono – era
un imprenditore nel ramo delle telecomunicazioni, che era andato in
Iraq per cercare di porre le basi per un futuro business, che lui
presumeva molto lucrativo. Lo stesso Berg ha detto ad un suo amico,
incontrato appena uscito dalla prigione, “non vedo l’ora di tornare a
casa, mettere su il business, e guadagnare abbastanza soldi da poter
mettere su famiglia”. “Con chi?” gli aveva chiesto l’amico. “Non lo so,
con una donna che non conosco ancora, ma che so che da qualche parte
esiste.”





Circa due settimane fa Berg viene arrestato, e qui
cominciano le discrepanze che abbiamo già detto. Diventa però difficile
dare ragione al Pentagono, che sostiene di non avere nulla a che fare
con l’arresto, quando si scopre che la famiglia stessa di Berg aveva
sporto regolare denuncia contro Rumsfeld, per “detenere abusivamente un
cittadino americano, negandogli i più elementari diritti di ordine
legale e personale". Sarà come sarà, ma al tredicesimo giorno, quando
Berg è stato finalmente liberato, anche la denuncia è stata ritirata.





A
questo punto l’FBI sostiene di aver offerto a Berg un rapido ritorno a
casa, ma che lui, per qualche motivo, l'abbia rifiutato. Ma a smentire
anche questa affermazione, è ora una email di Berg, che la famiglia ha
mostrato alla stampa (mandata dopo essere uscito di prigione), dove il
ragazzo non solo racconta di essere stato interrogato ripetutamente da
FBI e polizia militare (lo sospettavano di essere un pro-iracheno,
venuto lì magari per organizzare qualche attentato contro di loro), ma
conclude dicendo “non vedo l’ora di tornare a casa, sto informandomi
per vedere se il mio biglietto è ancora valido, vi faccio sapere”.





Poi, più nulla.




Mentre
resta un grosso punto di domanda sul perchè sia Pentagono che FBI
debbano offrire versioni discordanti rispetto a quelle della famiglia,
non si può non notare che nel frattempo era esploso lo scandalo delle
torture in carcere, e che di nulla avrebbero avuto più bisogno gli
americani che non di un fatto – anzi, di un lurido fattaccio – che
mostrasse al mondo come in fondo “loro” sono molto più incivili di noi.






Sarà un caso, ma qualche giorno fa Nicholas Berg è stato
sgozzato e decapitato nel modo più brutale che si possa immaginare.
Mentre da quel momento Casa Bianca, Pentagono e senatori vari vanno
incessantemente ripetendo come “questi esseri abbiano mostrato al mondo
la loro vera natura barbarica”.





Massimo Mazzucco




AGGIORNAMENTO 14.05.04 - Continuano ad emergere particolari inquietanti:



1 - Molti
siti internet, fra cui Indymedia Italia, segnalano la curiosa coincidenza dello stesso tipo di
sedie (come avete visto nella foto d'apertura) usate dagli assassini di Berg e nel carcere delle torture di Abu
Ghrab.



2 - Pare che per un certo periodo Berg abbia lavorato ad Abu Ghrab, come guardiano di una torretta di controllo.



3 - Chi ha visto il video per intero sostiene che l'assassino non porti
i guanti, e che si veda più volte, chiaramente, come porti al
dito un vistoso anello d'oro. L'Islam proibisce di usare oro come
ornamento del corpo.



4 -  Il corpo di Berg appare particolarmente immobile per tutto l'arco della lettura del comunicato - circa 4 minuti.



5 - Quando gli viene tagliata la testa, non c'è alcuno schizzo
di sangue, che invece dovrebbe uscire a fiotti potenti, soprattutto
dalla carotide, arteria molto spessa che proviene direttamente dal
cuore.



6 - Le "urla" di Berg, nel momento in cui è gettato a terra,
appaiono chiaramente fuori sincrono. Come se fossero state aggiunte in
seguito alla colonna sonora.



Peccato che non siamo a Hollywood.



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A.A.AL. TERRORISTA CERCASI: IL VASO DI PANDORA DELL'ARABO DAI MILLE VOLTI





Si
chiamano tutti Aziz, Ahmed o Abdul, e di cognome fanno tutti
Al-Zarraya, Al-Surami, o Al-Bayati, al punto che ti vengono legittimi
due sospetti: uno, che le altre lettere dell’alfabeto... (continua)










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