Il "bratpack" festeggia

Data 26/2/2007 15:57:19 | Categoria: media

Chi ha guardato la notte degli Oscar, avrà potuto gustarsi un rapido momento di meravigliosa umanità, disperso fra le pieghe di inutili luccichii, false riverenze e parole vuote.

Quando è stato momento di nominare il vincitore per l'Oscar alla regia, si sono presentati sul palco addirittura Steven Spielberg, George Lucas, e Francis Ford Coppola, con in mano la fatidica busta. Tutti gli occhi sono allora corsi a Martin Scorsese, il regista che non ha mai voluto saperne di trasferirsi a Hollywood, e che Hollywood per questo motivo ha punito, nominandolo ben cinque volte per l'Oscar, senza mai assegnargliene uno.

I tre sul palcoscenico sogghignavano come ragazzini che abbiano appena rubato la marmellata, ...
... e hanno fatto un breve cenno ai "vecchi tempi", nei quali loro tre, proprio insieme a Scorsese, erano definiti il "bratpack", ovvero il gruppo di ribelli.

Sono stati loro, negli anni '70, a salvare il cinema americano, o almeno a ritardarne di una ventina d'anni la resa, di fronte all'onnipotenza degli studios e all'arroganza dello star system.

In un periodo in cui la figura del regista era ormai ridotta a quella di semplice impiegato della cinepresa, fu Coppola che si ritrovò un giorno a dire: mi sono svegliato, e ho capito una cosa importantissima: a Hollywood comanda chi ha le idee, non chi ha i soldi. Di soldi per fare i film ne trovi quanti ne vuoi, ma di idee buone ne trovi una ogni diecimila. Se gli autori validi impareranno a tener duro, e a non cedere le loro idee al primo offerente, lasciando che vengano poi macellate da orde di anonimi sceneggiatori, produttori, agenti, attori, e parrucchieri degli attori, potremo fare ancora qualcosa di decente con questa industria che ormai di artistico non ha più nulla.

Nacquero così il Padrino, American Graffiti e Guerre Stellari, Duel, Sugarland Express e Incontri Ravvicinati, mentre dalla East Coast faceva loro eco Scorsese con Mean Streets e Taxi Driver, che lanciavano uno sconosciuto De Niro nell'olimpo della recitazione di tutti i tempi.

Sempre film rivolti al mercato, sia chiaro, ma anche film d'autore, nei quali senti chiaramente la presenza di una mano ferma alla guida del progetto, dalla prima riga di sceneggiatura fino all'ultimo taglio di montaggio.

Dopo di loro, è stato il buio.

È stato quindi un momento magico e triste insieme, rivedere i tre "brats" che aprivano la busta e assegnavano finalmente, con un sorriso che gli arrivava fino al cuore, il primo Oscar per la regia al quarto di loro, Martin Scorsese.

Magico, perché rivedere tutte insieme quelle meravigliose energie creative non può che dare questa sensazione, triste nel rendersi conto che anche loro, purtroppo, hanno dovuto lentamente inchinarsi al sistema, riducendosi a fare film che ormai di autoriale hanno ben poco.

Ma non importa, il loro tempo lo hanno fatto, il loro segno lo hanno lasciato, ed è giusto che sia ora qualcun altro a portare avanti una nuova rivoluzione nel cinema.

Se mai ci sarà lo spazio per farne ancora una.

Massimo Mazzucco




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