Quale professione?

Data 19/12/2006 8:01:24 | Categoria: opinione

Di N.P.

Sul retro di questo quadro di Mario Sironi, intitolato "L'architetto", compare la seguente citazione di Walter Gropius, il fondatore della Bauhaus:

Qualsiasi professione abbiate scelto, il vostro senso del dovere riguardo al compito che vi siete proposti, deve essere così profondo da non distogliervi mai più dalla linea di condotta iniziale. Ciò nonostante può accadere che l’incarico che vi è stato dato vi sia tolto. In tal caso dovrete dimostrare abbastanza pazienza da poter aspettare a svilupparlo di nuovo. Agite come se la vita umana non avesse fine e fate piani che guardino al futuro. Soltanto così vi sentirete responsabili senza limiti di tempo ed il fatto che voi possiate o no vederne i risultati non dovrà mai sfiorare il vostro pensiero. Se la vostra contribuzione è stata vitale ci sarà sempre qualcuno che potrà continuare quello che voi avete realizzato e questo sarà la vostra partecipazione all’immortalità. - Walter Gropius.

Il progresso sociale si è arrestato, stiamo assistendo ad un regresso della civiltà e della cultura del lavoro.

Negli anni ’80 e ’90 le aziende rischiavano, oggi riducono i costi e snelliscono il personale, i ragazzi non riescono a crearsi un curriculum vitae e ad essere attori del loro futuro; chi invece un curriculum ce l’ha già ...
… non può più permettersi di cambiare posto di lavoro ed evolvere: “l’esperienza non serve", ci si sente rispondere.

Efficienza, competenza, qualità, sono ormai parole vuote.

Mentre la povertà incalza si assiste alla discriminazione sociale e al declassamento delle scuole di qualità e per tutti. Vediamo un ritorno in grande stile delle scuole private e di percorsi - solo verso l’alto - di eccellenza, come se tutti volessimo diventare dirigenti e “liberi” professionisti. La scelta del percorso di studio che servirà alla tua formazione professionale la deciderà il bilancio familiare.

Siamo fermi, siamo paralizzati, siamo imbavagliati.

Paralizzati dal denaro che non entra e dal sentimento di inutilità e di impotenza, intorpiditi. La precarietà ha prodotto solitudine, suicidi e drammi esistenziali. Il turbocapitalismo ha fallito e il progresso sociale non c'è stato. L’individualismo ha raggiunto un punto di non ritorno - non c’è collante sociale- e il mercato è spietatamente competitivo, saturo, iperframmentato.

E’ un momento pericoloso culturalmente. Un’alternativa all’effimero sembra essere sempre più lontana e sfocata; rotoliamo verso “l’omologazione” di questa “nuova cultura” rampante e di massa: “carriera per tutti”, “denaro per tutti”, “apparizioni in tv per tutti”.

Di fronte ai valori che si appiattiscono proviamo a volgerci al passato, alla ricerca di qualcosa che ci sembri più concreto - più riconoscibile - che abbia un racconto al suo interno, un concetto, un’invenzione, una visione. Che abbia un valore.

La creatività e la genialità vanno scomparendo; ci stiamo tutti rassegnando alla mercificazione di noi stessi, anzi, siamo già “merce”. Merce di scambio, merce di riciclo, merce avariata, merce scaduta.

Genialità e creatività in “qualsiasi professione” non sono talento e non sono follia – non è l’artista folle il vero genio. La creatività e la genialità sono quintessenza della natura umana: nulla di mistico o di romantico, ma semplice invenzione di un nuovo futuro, nella giusta e necessaria ottica dell' evoluzione: etica applicata.

N. P. (Nike13)




La fonte di questa news è Luogocomune
https://old.luogocomune.net/site

L'indirizzo di questa news è:
https://old.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=1603